Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se un abito possa diminuire

Pare che un abito non possa diminuire.

Infatti:

1. L'abito è una qualità e una forma semplice.

Ora, ciò che è semplice o è posseduto tutto, o è perduto tutto.

Perciò gli abiti possono essere perduti, ma non possono subire diminuzioni.

2. Tutto ciò che appartiene a un accidente gli appartiene o per se stesso, o a motivo del soggetto in cui si trova.

Ma l'abito non ha per se stesso aumenti e diminuzioni: altrimenti si verrebbe a dire che una data specie può essere attribuita ai suoi diversi individui secondo una gradazione.

Se dunque un abito dovesse diminuire solo a motivo del soggetto, ne seguirebbe che verrebbe ad avere delle proprietà non in comune con il soggetto.

Ma una forma che ha delle proprietà non in comune con il soggetto in cui si trova è una forma separabile, come dice Aristotele [ De anima 1,1 ].

Quindi ne seguirebbe che l'abito è una forma separabile: il che è assurdo.

3. Per la sua nozione e natura un abito, come qualsiasi accidente, consiste nella sua unione concreta con un soggetto: infatti ogni accidente si definisce mediante il soggetto in cui si trova.

Se dunque un abito non può aumentare né diminuire per se stesso, non potrà decadere neppure in forza della sua unione concreta col soggetto.

Quindi non potrà decadere in alcun modo.

In contrario:

I contrari sono fatti per prodursi nel medesimo soggetto.

Ma il crescere e il decrescere sono contrari.

Dal momento quindi che gli abiti possono crescere, possono anche decrescere.

Dimostrazione:

Gli abiti in due modi possono diminuire, come in due modi possono crescere, secondo le spiegazioni date [ q. 52, a. 1 ].

E come crescono in forza della stessa causa che li produce, così diminuiscono in forza di quella stessa causa che li distrugge: infatti il decadimento è la via alla distruzione degli abiti, come viceversa la loro generazione è il fondamento del loro sviluppo.

Analisi delle obiezioni:

1. Considerato in se stesso un abito è una forma semplice, e non può diminuire; ma ciò può avvenire per il diverso modo in cui viene partecipato, dovuto all'indeterminazione della facoltà in cui si trova, che può partecipare in modo diverso una data forma ed estendersi a un numero superiore o inferiore di oggetti.

2. L'argomento sarebbe valido se l'essenza stessa dell'abito non subisse alcun decadimento.

Noi però non diciamo questo, ma solo che certi decadimenti degli abiti non hanno inizio dall'abito, bensì dal soggetto che ne partecipa.

3. L'accidente, comunque venga indicato, presenta sempre una stretta dipendenza dal soggetto nella sua nozione; però i modi sono diversi.

Infatti l'accidente indicato in astratto implica un rapporto che ha inizio dall'accidente e ha il suo termine nel soggetto: la bianchezza è infatti ciò mediante cui una cosa è bianca.

Perciò nella definizione di un accidente astratto non si mette il soggetto come prima parte della definizione, cioè al posto del genere, ma come seconda, cioè al posto della differenza: infatti diciamo che l'aquilinità è la curvatura del naso.

Invece negli accidenti indicati in concreto il rapporto inizia dal soggetto e ha il suo termine nell'accidente: bianco, p. es., è ciò che possiede la bianchezza.

Perciò nella definizione di questi accidenti il soggetto assume le funzioni di genere, cioè della prima parte della definizione: infatti diciamo che l'aquilino è il naso ricurvo.

- Così dunque ciò che appartiene all'accidente a motivo del soggetto, ma non in forza della natura stessa dell'accidente, non viene attribuito all'accidente in astratto, bensì in concreto.

E per certi accidenti tali sono la crescita e il decadimento: infatti non si parla di maggiore o minore bianchezza, ma solo di soggetti più o meno bianchi.

E lo stesso si dica degli abiti e delle altre qualità: eccetto quegli abiti i quali, come si è già visto [ q. 52, a. 2 ], crescono o decrescono per una certa addizione.

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