Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se gli abiti si distinguano tra loro in base all'opposizione tra bene e male

In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 1, sol. 1

Pare che gli abiti non siano distinti in base all'opposizione tra bene e male.

Infatti:

1. Il bene e il male sono contrari.

Ma sopra [ a. 2, ad 1 ] abbiamo dimostrato che i contrari appartengono a un unico abito.

Quindi gli abiti non si distinguono tra loro in base all'opposizione tra bene e male.

2. Il bene è esteso quanto l'ente: essendo quindi comune a tutte le cose non può costituire una differenza specifica, come spiega Aristotele [ Topic. 4,6 ].

E così anche il male: essendo privazione e non ente, non può costituire la differenza di un ente.

Perciò il bene e il male non possono determinare una distinzione specifica negli abiti.

3. Intorno a un medesimo oggetto ci possono essere abiti cattivi diversi: la concupiscenza, p. es., riguarda sia l'intemperanza che l'insensibilità; e lo stesso si dica degli abiti buoni, tra i quali, al dire del Filosofo [ Ethic. 7,1 ], troviamo virtù umane e virtù eroiche, o divine.

Quindi gli abiti non sono tra loro distinti in base all'opposizione tra bene e male.

In contrario:

L'abito buono è contrario a quello cattivo, come la virtù è contraria al vizio.

Ma i contrari sono specificamente diversi.

Quindi gli abiti differiscono specificamente tra loro in base all'antinomia tra bene e male.

Dimostrazione:

Gli abiti, come si è detto [ a. 2 ], si distinguono tra loro specificamente non soltanto in base agli oggetti e ai princìpi attivi, ma anche in ordine alla natura.

E ciò può avvenire in due modi.

Primo, in base all'accordo o al disaccordo con la natura.

Ed è così che gli abiti sono specificamente buoni o cattivi: un abito infatti è buono se predispone a un atto conveniente alla natura dell'agente; è invece cattivo se predispone a un atto che a quella natura non si addice.

Come gli atti delle virtù si addicono alla natura umana perché sono conformi alla ragione, mentre gli atti dei vizi sono in contrasto con la natura umana in quanto contrari alla ragione.

È chiaro quindi che gli abiti sono tra loro specificamente distinti in base alla differenza tra bene e male.

Secondo, gli abiti possono essere tra loro distinti in ordine alla natura per il fatto che alcuni predispongono ad atti proporzionati a una natura inferiore, altri invece ad atti proporzionati a una natura superiore.

E così le virtù umane, che predispongono ad atti conformi alla natura umana, sono distinte dalle virtù divine ed eroiche, che predispongono invece ad atti conformi a una natura superiore.

Analisi delle obiezioni:

1. I contrari possono appartenere a un unico abito in quanto concordano in una ragione unica.

Ma non può mai avvenire che abiti contrari appartengano a un'unica specie: infatti la contrarietà degli abiti è basata su ragioni [ o differenze specifiche ] contrarie.

Perciò gli abiti sono tra loro distinti in base all'opposizione tra bene e male non perché l'oggetto degli uni è il bene e quello degli altri è il male, ma perché alcuni di questi abiti sono buoni e altri cattivi.

2. La differenza che costituisce la specie di un abito non è il bene generico che viene attribuito a tutti gli enti, ma è un bene determinato, cioè conforme a una determinata natura, ossia alla natura umana.

E lo stesso si dica del male che costituisce la differenza specifica di un abito: esso non è una pura privazione, ma è un male determinato in contrasto con una determinata natura.

3. Più abiti buoni riguardanti un medesimo oggetto possono distinguersi specificamente tra loro in base alla loro conformità con nature diverse, come si è visto [ nel corpo ].

Invece più abiti cattivi nelle stesse condizioni si distinguono tra loro in base a ripugnanze diverse rispetto alla natura: una virtù, p. es., può essere contrastata da vizi diversi relativi alla stessa materia.

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