Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se le virtù umane siano abiti

In 2 Sent., d. 27, a. 1; 3, d. 23, q. 1, a. 3, sol. 1, 3; De Virt., q. 1, a. 1; In 2 Ethic., lect. 5

Pare che le virtù umane non siano abiti.

Infatti:

1. Come dice Aristotele [ De caelo 1,11 ], la virtù è « l'ultimo termine della potenza ».

Ma in ogni genere di cose l'ultima rientra nel genere a cui appartiene come ultima: come il punto rientra nel genere della linea.

Quindi le virtù rientrano nel genere delle potenze, e non in quello degli abiti.

2. S. Agostino [ De lib. arb. 2,19.51; cf. Retract. 1,9 ] insegna che « la virtù è il buon uso del libero arbitrio ».

Ma l'uso del libero arbitrio è un atto.

Perciò la virtù non è un abito, ma un atto.

3. Si merita non con gli abiti, ma con gli atti: altrimenti un uomo meriterebbe di continuo, anche quando dorme.

Ora, noi meritiamo con le virtù.

Quindi le virtù non sono abiti, ma atti.

4. S. Agostino [ De mor. Eccl. 15 ] scrive che « la virtù è l'ordine dell'amore ».

E altrove [ Lib. LXXXIII quaest. 30 ] afferma che « l'ordinamento che viene detto virtù consiste nel fruire di ciò che è degno di fruizione, e nell'usare ciò che deve essere usato ».

Ora l'ordine, o l'ordinamento, indica o un atto o una relazione.

Perciò la virtù non è un abito, ma un atto o una relazione.

5. Come ci sono le virtù umane, così ci sono anche le virtù naturali o fisiche.

Ma le virtù naturali non sono abiti, bensì potenze.

Quindi la stessa cosa vale anche per le virtù umane.

In contrario:

Il Filosofo [ Praed. 6] afferma che la scienza e la virtù sono abiti.

Dimostrazione:

l termine virtù sta a indicare la perfezione di una potenza.

Ora, la perfezione di una cosa va concepita principalmente in ordine al suo fine.

Ma il fine di una potenza è il suo atto.

Quindi una potenza si dice perfetta in quanto viene determinata al proprio atto.

Ora, ci sono delle potenze che per se stesse sono determinate ai loro atti, cioè le potenze attive naturali.

Perciò queste potenze naturali per se stesse sono denominate virtù.

- Invece le potenze razionali, che sono proprie dell'uomo, non sono determinate a una sola cosa, ma sono indirizzate, in modo indeterminato, a molte, per cui vengono determinate ai loro atti dagli abiti, come si è visto [ q. 49, a. 4 ].

Quindi le virtù umane sono abiti.

Analisi delle obiezioni:

1. Talora si denomina virtù la realtà a cui essa è indirizzata, cioè il suo oggetto o il suo atto: come col termine fede viene indicato ora ciò che si crede, ora l'atto del credere, ora l'abito con cui si crede.

Perciò nell'espressione: « la virtù è l'ultimo termine della potenza », la virtù sta per il suo oggetto.

Infatti l'ultimo oggetto che la potenza può raggiungere è come il termine che indica la virtù di un dato essere: se uno, p. es., può portare solo fino a cento libbre, si dirà che la sua virtù è per cento libbre, e non per sessanta.

Invece l'obiezione pretendeva che l'ultimo termine della potenza fosse l'essenza stessa della virtù.

2. La stessa cosa vale per l'affermazione che identifica la virtù col buon uso del libero arbitrio: poiché quest'ultimo è il termine o l'atto a cui la virtù è ordinata.

Infatti l'atto della virtù non è altro che il buon uso del libero arbitrio.

3. Quando si dice che si merita con qualcosa, l'espressione può essere intesa in due modi.

Primo, nel senso del merito stesso, come diciamo che si corre col correre: e in questo senso possiamo meritare soltanto con gli atti.

Secondo, nel senso di un certo principio del merito, come diciamo che si corre mediante la facoltà del moto: e in questo senso meritiamo con le virtù e con gli abiti.

4. Si dice che la virtù è l'ordine o l'ordinamento dell'amore per indicare lo scopo a cui è indirizzata: infatti in noi l'amore è ordinato dalla virtù.

5. Le potenze naturali sono determinate per se stesse a una sola cosa; non così invece le potenze razionali.

Perciò, come si è spiegato [ nel corpo ], il paragone non regge.

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