Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se le virtù teologali consistano in un giusto mezzo

II-II, q. 17, a. 5, ad 2; In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 3, sol. 4; De Virt., q. 1, a. 13; q. 2, a. 2, ad 10, 13; q. 4, a. 1, ad 7; In Rom., c. 12, lect. 1

Pare che le virtù teologali consistano in un giusto mezzo.

Infatti:

1. La bontà delle altre virtù consiste nel giusto mezzo.

Ma le virtù teologali sorpassano in bontà le altre virtù.

Quindi a maggior ragione dovranno consistere in un giusto mezzo.

2. Il giusto mezzo per le virtù morali sta nel fatto che l'appetito è regolato dalla ragione, mentre per le virtù intellettuali sta nel fatto che il nostro intelletto è commisurato alle cose.

Ma le virtù teologali perfezionano sia l'intelletto che l'appetito, come si è visto [ q. 62, a. 3 ].

Quindi le virtù teologali consistono anch'esse in un giusto mezzo.

3. La virtù teologale della speranza è il giusto mezzo tra la disperazione e la presunzione.

Parimenti la fede passa in mezzo fra eresie contrarie, come nota Boezio [ De duab. nat. 7 ]: infatti l'affermazione che in Cristo c'è una sola persona e due nature sta fra l'eresia di Nestorio, il quale sostiene che ci sono in lui due persone e due nature, e l'eresia di Eutiche, il quale parla di una sola persona e di una sola natura.

Quindi le virtù teologali consistono in un giusto mezzo.

In contrario:

In tutte le cose la cui perfezione consiste in un giusto mezzo si può peccare sia per eccesso che per difetto.

Invece rispetto a Dio, oggetto delle virtù teologali, non si può peccare per eccesso, poiché sta scritto [ Sir 43,30 ]: « Nel glorificare il Signore esaltatelo quanto potete, perché ancora più alto sarà ».

Perciò le virtù teologali non consistono in un giusto mezzo.

Dimostrazione:

Il giusto mezzo della virtù viene stabilito in base al suo adeguarsi con la regola o misura, che uno potrebbe sorpassare o non raggiungere.

Ora, le virtù teologali possono avere due tipi di misura.

La prima è desunta dalla ragione formale di tali virtù.

E da questo lato la misura e la regola delle virtù teologali è Dio stesso: infatti la nostra fede è regolata secondo la verità di Dio, la carità secondo la bontà divina e la speranza secondo la grandezza della sua onnipotenza e misericordia.

E questa è una misura che sorpassa ogni capacità umana: per cui l'uomo non potrà mai né amare Dio quanto è tenuto ad amarlo, né credere o sperare in lui quanto è necessario.

E a maggior ragione non ci potranno in questo essere degli eccessi.

Quindi da questo lato la perfezione di tali virtù non potrà consistere in un giusto mezzo, ma quanto più esse si avvicinano al sommo, tanto più saranno eccellenti.

La seconda regola o misura delle virtù teologali viene desunta invece dalla nostra parte: poiché sebbene non possiamo amare Dio quanto dobbiamo, tuttavia dobbiamo avvicinarci a lui credendo, sperando e amando secondo la misura della nostra condizione.

Perciò nelle virtù teologali, rispetto a noi, si possono indirettamente determinare un giusto mezzo e degli estremi.

Analisi delle obiezioni:

1. La bontà o perfezione delle virtù intellettuali e morali consiste in un giusto mezzo secondo la conformità a una regola o misura che è possibile sorpassare.

Ma questo di per sé non può avvenire nelle virtù teologali, come si è spiegato [ nel corpo ].

2. Le virtù morali e intellettuali perfezionano l'intelletto e l'appetito in ordine a una misura o regola creata; le virtù teologali invece in ordine a una misura o regola increata.

Perciò il confronto non regge.

3. La speranza è un giusto mezzo tra la presunzione e la disperazione solo rispetto a noi: cioè perché o uno spera da Dio un bene superiore alla propria condizione, o non spera quanto potrebbe sperare nella propria condizione.

Non ci può essere invece un eccesso di speranza rispetto a Dio, la cui bontà è infinita.

- Parimenti la fede è il giusto mezzo tra eresie contrarie non in rapporto all'oggetto, cioè a Dio, al quale nessuno può mai credere troppo, ma in quanto l'opinione umana in se stessa può essere un giusto mezzo tra opinioni contrarie, come si è visto in precedenza [ a. prec., ad 3 ].

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