Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se la carità sia la più alta fra le virtù teologali

II-II, q. 23, a. 6

Pare che la carità non sia la più alta fra le virtù teologali.

Infatti:

1. La fede risiede nell'intelletto, la speranza invece e la carità risiedono nella potenza appetitiva, come sopra [ q. 62, a. 3 ] abbiamo detto: perciò sembra che la fede stia alla speranza e alla carità come le virtù intellettuali stanno alle virtù morali, come si è visto [ a. 3 ].

Ma le virtù intellettuali sono superiori a quelle morali.

Quindi la fede è superiore alla speranza e alla carità.

2. Ciò che si comporta come aggiunta rispetto a una cosa sembra essere maggiore di essa.

Ma la speranza, come sembra, è un'aggiunta alla carità: infatti la speranza, al dire di S. Agostino [ Enchir. 8 ], presuppone l'amore, e vi aggiunge un certo moto di propensione verso la cosa amata.

Perciò la speranza è superiore alla carità.

3. La causa è al di sopra del suo effetto.

Ma la fede e la speranza sono causa della carità: la Glossa [ interlin. ] infatti, commentando Mt 1,2, spiega che « la fede genera la speranza, e la speranza la carità ».

Quindi la fede e la speranza sono superiori alla carità.

In contrario:

L'Apostolo [ 1 Cor 13,13 ] insegna: « Queste sono le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità ».

Dimostrazione:

La grandezza specifica di una virtù viene misurata in base all'oggetto, come si è spiegato [ a. 3 ].

Siccome però tutte e tre le virtù teologali riguardano Dio come proprio oggetto, l'una non può dirsi maggiore dell'altra per la superiorità dell'oggetto, ma per il fatto che lo riguarda più da vicino.

E in questo modo la carità è superiore alle altre virtù.

Queste infatti implicano nella loro nozione una distanza dall'oggetto, essendo la fede di realtà che non si vedono, e la speranza di realtà che non si possiedono.

Invece l'amore di carità ha per oggetto una realtà già posseduta, poiché l'amato in qualche modo è già in chi lo ama; e chi ama, mediante l'affetto, raggiunge l'unione con l'amato: per cui sta scritto [ 1 Gv 4,16 ]: « Chi dimora nella carità dimora in Dio, e Dio dimora in lui ».

Analisi delle obiezioni:

1. La fede e la speranza non stanno alla carità come la prudenza alle virtù morali.

E ciò per due motivi.

Primo, poiché le virtù teologali hanno un oggetto che trascende l'anima umana, mentre la prudenza e le virtù morali riguardano realtà inferiori all'uomo.

Ora, nelle realtà che sono al di sopra dell'uomo l'amore è superiore alla conoscenza.

Infatti la conoscenza avviene mediante la presenza dell'oggetto nel conoscente, l'amore invece mediante l'attrazione di chi ama verso la cosa amata.

Ora, ciò che è al di sopra dell'uomo è più nobile in se stesso che nell'uomo: poiché ogni cosa si trova in un'altra subendone il modo di essere.

Capita invece il contrario per le realtà che sono al di sotto dell'uomo.

- Secondo, poiché la prudenza modera i moti appetitivi appartenenti alle virtù morali, mentre la fede non modera l'appetito tendente verso Dio, proprio delle virtù teologali, ma si limita a mostrare l'oggetto.

Anzi, questo moto appetitivo verso l'oggetto trascende la conoscenza umana, secondo l'espressione di S. Paolo [ Ef 3,19 ], il quale parla dell'« amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza ».

2. La speranza presuppone l'amore di ciò che spera di raggiungere, cioè l'amore di concupiscenza: col quale amore chi desidera il bene ama più se stesso che un'altra cosa.

La carità invece comporta un amore di amicizia, alla quale si giunge con la speranza, secondo le spiegazioni date [ q. 62, a. 4 ].

3. La causa principale è certamente superiore al suo effetto, ma non la causa dispositiva.

Se infatti così fosse, il calore del fuoco sarebbe superiore all'anima, di cui prepara la ricezione disponendo la materia: il che è falso in maniera evidente.

Ora, è così che la fede genera la speranza, e la speranza la carità: cioè in quanto l'una dispone all'altra.

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