Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se anche gli altri peccati di Adamo o degli altri antenati più prossimi si trasmettano ai posteri

In 2 Sent., d. 33, q. 1, a. 1; C. G., IV, c. 52; De Malo, q. 4, a. 8; Comp. Theol., c. 197; In Rom., c. 5, lect. 3

Pare che anche gli altri peccati di Adamo o degli altri antenati più prossimi si trasmettano ai posteri.

Infatti:

1. Senza una colpa non si può meritare una pena.

Ma Dio punisce alcuni per i peccati dei genitori, poiché sta scritto [ Es 20,5 ]: « Io sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione ».

Del resto anche dalla legge umana, nel delitto di lesa maestà, i figli vengono diseredati per il peccato dei genitori.

Quindi anche la colpa degli antenati più prossimi si trasmette ai posteri.

2. È più facile per una cosa trasmettere ciò che ha da se stessa che quanto riceve da altri: il fuoco, p. es., può scaldare meglio dell'acqua calda.

Ora, un uomo trasmette per generazione alla prole il peccato ricevuto da Adamo.

Quindi a maggior ragione trasmette il peccato che lui stesso ha commesso.

3. Si contrae il peccato originale dal nostro progenitore perché eravamo in lui come nel principio [ germinale ] della nostra natura, la quale può essere ulteriormente guastata dal peccato, come si legge nell'Apocalisse [ Ap 22,1 ]: « Chi è contaminato si contamini ancora ».

Quindi i figli contraggono per generazione le colpe dei loro antenati più prossimi come quella dei progenitori.

In contrario:

Il bene tende a diffondersi più del male.

Ma i meriti degli antenati più prossimi non si trasmettono.

Quindi molto meno si trasmettono i peccati.

Dimostrazione:

S. Agostino imposta il problema nel suo Enchiridion [ cc. 46,47 ], lasciandolo insoluto.

Ma se uno considera attentamente la questione vede l'impossibilità che si trasmettano per origine i peccati degli altri antenati, o i peccati del nostro progenitore, a eccezione del primo.

E il motivo è che l'uomo genera un essere identico nella specie, ma non identico come individuo.

Perciò gli elementi che direttamente appartengono all'individuo, come sono le azioni personali e quanto è connesso con quelle, non si trasmettono di padre in figlio: un grammatico, p. es., non trasmette al figlio la conoscenza della grammatica, acquisita col proprio studio.

Invece i genitori trasmettono ai figli gli elementi che appartengono alla natura della specie, se non interviene un difetto della natura.

Così chi ha gli occhi genera dei figli che ci vedono.

Anzi, se la natura è forte, vengono comunicati ai figli anche certi accidenti individuali riguardanti disposizioni naturali: p. es. l'agilità del corpo, la bontà dell'ingegno e altre cose simili; in nessun modo invece quanto è puramente personale, come si è detto.

Ora, come a una persona, così anche alla natura alcune cose possono appartenere in forza di se stessa, in quanto causate dai suoi princìpi, altre invece per un dono di grazia.

E in questo modo, come si è detto nella Prima Parte [ q. 100, a. 1 ], il dono della giustizia originale era come un dono di grazia offerto da Dio a tutta la natura umana nella persona del nostro progenitore.

Ma esso fu perduto dal primo uomo col primo peccato.

Perciò, come sarebbe stata trasmessa ai discendenti la giustizia originale insieme con la natura, così viene trasmesso anche il disordine opposto.

- Invece gli altri peccati attuali, o del nostro progenitore o degli altri antenati, non corrompono la natura nei suoi elementi naturali, ma solo negli elementi personali, ossia accentuano l'inclinazione all'atto.

Per cui gli altri peccati non si trasmettono.

Analisi delle obiezioni:

1. Come insegna S. Agostino [ Epist. 250 ], i figli non vengono mai puniti a motivo dei genitori con una pena spirituale se non partecipano alla loro colpa, o per origine o per imitazione: poiché tutte le anime appartengono a Dio direttamente, come dice Ezechiele [ Ez 18,4 ].

Talora però i figli sono puniti da Dio e dagli uomini a motivo dei loro genitori con pene corporali, in quanto il figlio per il suo corpo appartiene al padre.

2. Uno può comunicare meglio quanto possiede da se stesso purché si tratti di realtà comunicabili.

Ma i peccati attuali degli antenati più prossimi non sono comunicabili: poiché, come si è visto [ nel corpo ], sono puramente personali.

3. Il primo peccato guasta la natura umana con un disordine che incide sulla natura; invece gli altri peccati la guastano con disordini che incidono soltanto sulla persona.

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