Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se la macchia resti nell'anima dopo l'atto peccaminoso

Infra, q. 87, a. 6

Pare che la macchia non resti nell'anima dopo l'atto peccaminoso.

Infatti:

1. Passato l'atto non rimane nell'anima che l'abito o la disposizione.

La macchia però non è né un abito né una disposizione, come si è dimostrato [ a. 1, ad 3 ].

Quindi la macchia non rimane nell'anima dopo l'atto del peccato.

2. Si è visto [ a. 1, ad 3 ] che la macchia sta al peccato come l'ombra sta al corpo interposto.

Ora, tolto il corpo l'ombra non rimane.

Quindi passato l'atto peccaminoso non rimane la macchia.

3. Ogni effetto dipende dalla sua causa.

Ma la causa della macchia è l'atto peccaminoso.

Se quindi cessa l'atto non può rimanere nell'anima la macchia.

In contrario:

Sta scritto [ Gs 22,17 Vg ]: « Non vi basta la colpa commessa in Beelfegor, la cui macchia perdura in voi fino ad oggi? ».

Dimostrazione:

La macchia del peccato resta nell'anima anche dopo l'atto peccaminoso.

E la ragione è che la macchia comporta, come si è visto [ a. prec. ], un difetto di luminosità dovuto a un rifiuto di fronte alla luce della ragione o della legge divina.

Finché dunque uno rimane estraneo a questa luce, resta in lui la macchia del peccato: la quale scompare soltanto col ritorno della luce di Dio e della ragione, mediante la grazia.

Pur cessando infatti l'atto del peccato, col quale l'uomo si era allontanato dalla luce della ragione e della legge divina, l'uomo non torna immediatamente al punto in cui era, ma si richiede un moto della volontà contrario al precedente.

Come se uno si allontana da una persona con un certo moto, non si ritrova subito vicino ad essa appena smette di muoversi, ma deve riavvicinarsi tornando con un moto contrario.

Analisi delle obiezioni:

1. Dopo l'atto peccaminoso non rimane positivamente nell'anima se non la disposizione o l'abito; rimane però anche qualcosa privativamente, cioè la mancanza di unione con la luce di Dio.

2. Tolto l'ostacolo del corpo l'aria resta diafana e predisposta come prima rispetto al corpo illuminante: perciò l'ombra passa immediatamente.

Passato invece l'atto peccaminoso l'anima non rimane nel medesimo rapporto rispetto a Dio.

Quindi il paragone non regge.

3. L'atto del peccato stabilisce una distanza da Dio, distanza a cui è connessa una perdita di lucentezza, come un moto locale determina una distanza locale.

Come quindi col cessare del moto locale non si annulla la distanza raggiunta, così col cessare dell'atto peccaminoso non si elimina la macchia.

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