Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se basti la ragione di un privato per creare una legge

Infra, q. 97, a. 3, ad 3; II-II, q. 50, a. 1, ad 3

Pare che basti la ragione di un privato per creare una legge.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Rm 2,14 ] scrive: « Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo la legge, sono legge a se stessi ».

E questo lo afferma universalmente di tutti.

Perciò la ragione di un uomo qualsiasi è sufficiente a crearsi una legge.

2. Il Filosofo [ Ethic. 2,1 ] insegna che « l'intenzione del legislatore è di indurre l'uomo alla virtù ».

Ma chiunque è capace di indurre un altro alla virtù.

Perciò basta la ragione di un qualsiasi privato per creare una legge.

3. Come un principe governa il proprio stato, così qualsiasi padre di famiglia governa la sua casa.

Ma il capo di uno stato può fare in esso delle leggi.

Quindi qualsiasi capo di famiglia può fare delle leggi nella propria casa.

In contrario:

S. Isidoro [ Etym. 5,10 ], in un testo riportato dal Decreto [ di Graz. 1,2,1 ], ha scritto: « La legge è una determinazione del popolo, sancita dai maggiorenti d'accordo con la plebe ».

Perciò non spetta a chiunque fare le leggi.

Dimostrazione:

La legge in senso proprio, primario e principale dice ordine al bene comune.

Ora, indirizzare una cosa al bene comune spetta o a tutto il popolo o a chi ne fa le veci.

Perciò fare le leggi spetta o all'intero popolo, o alla persona pubblica che ha cura di esso.

Poiché ordinare al fine spetta sempre a colui che riguarda tale fine come proprio.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si è già notato [ a. 1, ad 1 ], la legge si può trovare in un soggetto non solo come nel suo principio regolante, ma anche in maniera partecipata, cioè come in un soggetto regolato da essa.

E in quest'ultimo senso chiunque è legge a se stesso, in quanto partecipa l'ordine da un dato legislatore.

Per cui anche l'Apostolo [ Rm 2,15 ] aggiunge: « Essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori ».

2. Una persona privata non ha il potere di indurre efficacemente alla virtù.

Infatti essa può soltanto ammonire; se però la sua ammonizione non viene accolta non ha alcuna forza coattiva: forza che invece la legge deve avere per poter indurre efficacemente alla virtù, come dice il Filosofo [ Ethic. 10,9 ].

Tale forza coattiva la possiede invece il popolo, o la persona pubblica, a cui spetta di infliggere la pena, come vedremo in seguito [ q. 92, a. 2, ad 3; II-II, q. 64, a. 3 ].

Perciò ad essi soltanto spetta fare le leggi.

3. Come un uomo è parte di una famiglia, così la famiglia è parte dello stato; lo stato invece è una società perfetta, come insegna Aristotele [ Polit. 1,1 ].

Come quindi il bene dell'uomo singolo non è l'ultimo fine, ma viene ordinato al bene comune, così il bene di ciascuna famiglia è ordinato al bene dello stato, che è la comunità perfetta.

Chi dunque governa una famiglia ha il potere di dare comandi e regolamenti; tuttavia essi propriamente non hanno vigore di leggi.

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