Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se tutte le realtà umane siano soggette alla legge eterna

Pare che non tutte le realtà umane siano soggette alla legge eterna.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Gal 5,18 ] insegna: « Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge ».

Ora i giusti, che sono figli di Dio per adozione, si lasciano condurre dallo Spirito di Dio, ottenendo così la divina figliolanza, secondo l'espressione dell'Apostolo [ Rm 8,14 ]: « Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio ».

Quindi non tutti gli uomini sono soggetti alla legge eterna.

2. L'Apostolo [ Rm 8,7 ] ha scritto pure che « la prudenza della carne è in rivolta contro Dio, perché non si sottomette alla sua legge ».

Ma gli uomini in cui domina la prudenza della carne sono una moltitudine.

Quindi gli uomini non sono tutti soggetti alla legge eterna, che è la legge di Dio.

3. S. Agostino [ De lib. arb. 1,6.14 ] spiega che « la legge eterna è quella che ai malvagi fa meritare la dannazione, e ai buoni la vita eterna ».

Ma gli uomini che sono già beati o dannati non possono più meritare.

Quindi non sono soggetti alla legge eterna.

In contrario:

S. Agostino [ De civ. Dei 19,12 ] afferma: « Nulla di quanto giova alla pace dell'universo può sottrarsi in qualche modo alle leggi del Creatore e dell'Ordinatore supremo ».

Dimostrazione:

Abbiamo già detto [ a. prec. ] che una cosa può essere soggetta alla legge eterna in due modi: primo, partecipandone la conoscenza; secondo, ricevendone o eseguendone gli impulsi, per una partecipazione di essa in qualità di principio motore intrinseco.

Ed è in questa seconda maniera, come si è visto [ a. prec. ], che sono soggette alla legge eterna le creature irrazionali.

La creatura razionale, invece, oltre a quanto possiede in comune con gli altri esseri, ha delle proprietà esclusive in quanto provvista di ragione: per cui essa risulta soggetta alla legge eterna in tutte e due le maniere.

Essa infatti possiede in qualche modo la nozione della legge eterna, come sopra [ a. 2 ] si è detto, e inoltre in ogni creatura razionale esiste un'inclinazione naturale verso quanto è conforme al tale legge: secondo Aristotele [ Ethic. 2,1 ], infatti, « siamo inclinati per natura ad avere le virtù ».

Tuttavia questi due tipi di influsso sono imperfetti e in qualche maniera corrotti nei malvagi: poiché in essi l'inclinazione naturale alla virtù è depravata dal vizio, e la stessa conoscenza naturale del bene viene ottenebrata dalle passioni e dagli abiti peccaminosi.

Invece nei buoni i due influssi si trovano rafforzati: poiché oltre alla conoscenza naturale del bene si aggiunge in essi la conoscenza della fede e del dono della sapienza, e alla naturale inclinazione verso il bene si aggiunge l'interno impulso della grazia e della virtù.

Così dunque i buoni sono soggetti perfettamente alla legge eterna, inquantoché agiscono sempre uniformandosi ad essa.

Invece i malvagi vi sono anch'essi soggetti, però imperfettamente rispetto al loro agire [ spontaneo ], data l'imperfezione della loro conoscenza e della loro inclinazione al bene.

Quanto però manca nell'agire viene compensato dal subire: poiché essi sono costretti a subire il dettame della legge eterna, nella misura in cui si rifiutano di compiere quanto ad essa è conforme.

Per cui S. Agostino scrive [ De lib. arb. 1,15.31 ]: « Penso che i giusti agiscano sotto l'influsso della legge eterna »; e ancora [ De catech. rud. 18.30 ]: « Dio sa condurre all'ordine le anime che lo abbandonano, e attraverso la loro miseria ben meritata fornire alle parti inferiori della sua creazione delle leggi perfettamente appropriate ».

Analisi delle obiezioni:

1. L'affermazione dell'Apostolo può essere intesa in due modi.

Primo, nel senso che si considera essere sotto la legge chi ne subisce le disposizioni contro voglia, come se si trattasse di un peso.

Per cui la Glossa [ ord. di Agost. ] aggiunge che « è sotto la legge chi si astiene dal male per timore del supplizio da essa minacciato, e non per amore della giustizia ».

Ora, gli uomini spirituali non sono sotto la legge in questo modo: poiché compiono volontariamente quanto la legge dispone, mediante la carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori.

Secondo, nel senso che le opere compiute da chi è mosso dallo Spirito Santo sono da attribuirsi più allo Spirito Santo che all'uomo stesso che le compie.

Poiché dunque lo Spirito Santo, come sopra [ a. 4, ad 2 ] si è detto a proposito del Figlio, non è soggetto alla legge, ne segue che queste opere, sotto tale aspetto, non sono sotto la legge.

E ne abbiamo la riprova nelle parole dell'Apostolo [ 2 Cor 3,17 ]: « Dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà ».

2. La prudenza della carne non è soggetta alla legge di Dio nel suo agire, poiché spinge ad azioni contrarie a tale legge.

Tuttavia vi è soggetta nel senso che la subisce: poiché merita di subire la pena secondo la legge divina.

- Tuttavia in nessun uomo la prudenza della carne domina al punto di distruggere interamente la bontà naturale.

Perciò rimane sempre nell'uomo l'inclinazione a compiere degli atti conformi alla legge eterna.

Infatti sopra [ q. 85, a. 2 ] si è dimostrato che il peccato non distrugge tutta la bontà naturale.

3. La causa che conserva una cosa nel suo termine si identifica con quella che la spinge verso di esso: come un corpo grave giace al suolo in forza della medesima gravità che ve lo fa precipitare.

E lo stesso si dica della legge eterna: chi infatti merita la beatitudine o la dannazione secondo la legge eterna, da questa medesima legge è conservato nell'una o nell'altra.

E in questo senso i beati e i dannati sono anch'essi soggetti alla legge eterna.

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