Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se la discordia sia figlia della vanagloria

Infra, q. 38, a. 2; q. 132, a. 5; De Malo, q. 9, a. 3

Pare che la discordia non sia figlia della vanagloria.

Infatti:

1. L'ira è un vizio distinto dalla vanagloria.

Ma la discordia è figlia dell'ira, poiché sta scritto [ Pr 15,18 ]: « L'uomo collerico suscita litigi ».

Quindi la discordia non è figlia della vanagloria.

2. S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 32 ], nel commentare l'espressione evangelica [ Gv 7,39 ]: « Lo Spirito non era ancora stato dato », afferma: « Il livore separa, la carità unisce ».

Ma la discordia non è altro che una separazione delle volontà.

Perciò la discordia nasce dal livore, cioè dall'invidia, più che dalla vanagloria.

3. Una cosa dalla quale derivano molti mali è un vizio capitale.

Ma tale è la discordia poiché, nel commentare quel passo evangelico [ Mt 12,25 ]: « Ogni regno discorde cade in rovina », S. Girolamo [ In Mt ] scrive: « Come con la concordia crescono le più piccole cose, così con la discordia anche le più grandi decadono ».

Quindi la discordia è più un vizio capitale che una figlia della vanagloria.

In contrario:

Sta l'autorità di S. Gregorio [ Mor. 31,45 ].

Dimostrazione:

La discordia implica una disgregazione delle volontà: poiché la volontà dell'uno si fissa in una cosa e la volontà dell'altro in un'altra.

Ora, il fissarsi della volontà nel proprio punto di vista proviene dal fatto che uno preferisce le cose proprie a quelle altrui.

E quando ciò è fatto in maniera disordinata è dovuto alla superbia e alla vanagloria.

Così dunque la discordia, con la quale ciascuno persegue il proprio parere rifiutando quello degli altri, è annoverata tra le figlie della vanagloria.

Analisi delle obiezioni:

1. La rissa non è la stessa cosa che la discordia.

Infatti la rissa consiste in un'opera esterna: per cui giustamente viene attribuita all'ira, la quale muove l'animo a colpire il prossimo.

Invece la discordia consiste nella disunione dei moti della volontà, prodotta dalla superbia o dalla vanagloria, per la ragione indicata [ nel corpo ].

2. Nella discordia l'abbandono dell'altrui volere è da considerarsi come il punto di partenza: e in questo senso essa è causata dall'invidia; invece il suo termine di arrivo è costituito dalla ricerca del proprio punto di vista: e da questo lato essa è causata dalla vanagloria.

E poiché in ogni moto il termine di arrivo è superiore a quello di partenza ( poiché il fine è superiore al principio ), così la discordia è figlia più della vanagloria che dell'invidia: sebbene essa possa nascere da entrambe per motivi diversi, come si è spiegato.

3. Il motivo per cui le cose grandi crescono con la concordia e periscono con la discordia si riduce al fatto che una virtù tanto più è forte quanto più è unita, mentre con la suddivisione essa diminuisce, come è scritto nel De Causis [ 17 ].

Per cui è evidente che questo è un effetto proprio della discordia, che consiste nella divisione dei voleri; ma ciò non significa che dalla discordia derivi una pluralità di vizi, così da farne un vizio capitale.

Indice