Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se ci possa essere accettazione di persone nella dispensazione dei beni spirituali

Quodl., 4, q. 8, a. 4; 6, q. 5, a. 3; 8, q. 4, a. 1

Pare che non ci possa essere accettazione di persone nella dispensazione dei beni spirituali.

Infatti:

1. Conferire a una persona una dignità ecclesiastica o un beneficio per la parentela rientra nell'accettazione di persona: poiché la parentela non è una causa che renda un uomo meritevole di un beneficio ecclesiastico.

Ma ciò non è un peccato: poiché i prelati della Chiesa lo fanno per consuetudine.

Quindi nel conferimento dei beni spirituali non ci può essere il peccato dell'accettazione di persona.

2. Preferire i ricchi ai poveri rientra, come dice S. Giacomo [ Gc 2,1ss ], nell'accettazione di persone.

Ma la dispensa per contrarre matrimonio in certi gradi di consanguineità viene accordata più facilmente ai ricchi e ai potenti.

Perciò nel conferimento dei beni spirituali non esiste il peccato di accettazione di persona.

3. Per legge [ Decretales 1,6,32 ] si richiede che si elegga una persona idonea, non che si elegga il migliore.

Ma eleggere a una carica chi è meno buono si riduce all'accettazione di persone.

Quindi in materia di beni spirituali non c'è il peccato di accettazione di persona.

4. Secondo gli statuti ecclesiastici [ ib. ] si deve eleggere qualcuno « della circoscrizione ecclesiastica » interessata.

Ora, ciò pare ridursi a un'accettazione di persona: poiché in certi casi altrove se ne troverebbero di più idonei.

Quindi l'accettazione di persone non è un peccato quando si tratta di beni spirituali.

In contrario:

S. Giacomo [ Gc 2,1 ] ammonisce: « Non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo ».

E S. Agostino [ Glossa ord. ] commenta: « Chi potrebbe tollerare che si elegga un ricco a un posto di onore nella Chiesa disprezzando un povero più istruito e più santo? ».

Dimostrazione:

L'accettazione di persone è peccato, come si è visto [ a. prec. ], in quanto è in contrasto con la giustizia.

Ora, più importante è la materia in cui uno trasgredisce la giustizia, più grave è il suo peccato.

Essendo quindi i beni spirituali superiori a quelli temporali, è più grave avere riguardi personali nel conferimento dei beni spirituali che nel conferimento di quelli temporali.

E poiché questo peccato consiste nel fatto che a una persona viene dato più di quanto essa meriti, si deve considerare che il valore di una persona può essere determinato in due modi.

Primo, per se stesso e in senso assoluto: e in questo modo è di maggior valore chi è più dotato di beni spirituali e di doni di grazia.

- Secondo, in rapporto al bene comune: può capitare infatti che uno meno santo e meno dotto sia più capace di giovare al bene comune, per il suo prestigio civile, o per la sua abilità, o per altre cose del genere.

E poiché il conferimento dei beni spirituali è ordinato principalmente al bene comune, secondo il detto di S. Paolo [ 1 Cor 12,7 ]: « A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune », in certi casi nel conferimento delle mansioni spirituali, senza accettazione di persona, sono preferiti ai migliori quelli che in senso assoluto sono meno buoni.

Come anche Dio stesso talora concede le grazie carismatiche a persone meno buone.

Analisi delle obiezioni:

1. A proposito dei consanguinei dei prelati bisogna distinguere.

Talora infatti essi sono meno meritevoli di altri, sia in senso assoluto che in rapporto al bene comune.

E allora, se vengono preferiti a dei candidati migliori, si ha il peccato di accettazione di persona nella dispensazione dei beni spirituali, di cui il prelato ecclesiastico non è padrone così da poterli dare a piacere, ma amministratore, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 4,1 ]: « Ognuno ci considerari come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio ».

- Talora invece i consanguinei di un prelato ecclesiastico sono meritevoli al pari degli altri.

E allora egli può preferirli senza accettazione di persona: poiché hanno il vantaggio di essere presumibilmente più disposti a trattare con lui gli affari ecclesiastici con identità di vedute.

Tuttavia questa preferenza dovrebbe essere abolita se altri ne prendessero esempio per accordare ai parenti i beni ecclesiastici prescindendo dal merito.

2. Le dispense matrimoniali vengono di solito concesse per il rafforzamento dei trattati di pace: quindi, per il bene comune, sono più necessarie tra le persone altolocate.

Per cui con tali persone si dispensa con più facilità senza peccato di accettazione.

3. Perché un'elezione non possa essere impugnata in giudizio basta eleggere un individuo idoneo, e non è necessario eleggere il migliore: altrimenti si potrebbe contestare qualsiasi elezione.

Invece per la coscienza di chi elegge è necessario eleggere il migliore, o in senso assoluto o in rapporto al bene comune.

Se infatti per una prelatura si può avere uno più idoneo e se ne elegge un altro, bisogna che ciò avvenga per un motivo.

Se dunque tale motivo riguarda l'incarico, allora relativamente ad esso la persona eletta sarà la più idonea.

Se invece il motivo non riguarda l'incarico, allora si tratta di accettazione di persona.

4. L'eletto che appartiene alla circoscrizione di una data chiesa ordinariamente è più indicato per il bene comune: poiché ama di più la chiesa in cui è stato allevato.

Da cui il precetto della Scrittura [ Dt 17,15 ]: « Non potrai costituire su di te uno straniero che non sia tuo fratello ».

Indice