Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se ci siano diverse specie di superstizione

Pare che non vi siano diverse specie di superstizione.

Infatti:

1. Secondo il Filosofo [ Topic. 1,13 ], « se uno degli opposti è multiforme, lo è pure il suo contrario ».

Ma la religione, che è il contrario della superstizione, non ha specie diverse, e i suoi atti si riducono tutti a un'unica specie.

Quindi neppure la superstizione presenta specie diverse.

2. Gli opposti si riferiscono al medesimo oggetto.

Ma la religione, che ha nella superstizione il suo contrario, ha per oggetto le cose che ci orientano verso Dio, come si è visto [ q. 81, a. 1 ].

Perciò le specie della superstizione, che si oppone alla religione, non possono essere ricavate da certe divinazioni sugli eventi umani, o da certe osservanze relative agli atti umani.

3. A commento di quel testo [ Col 2,23 ]: « Sono cose che hanno una parvenza di sapienza, ma sotto forma di superstizione », la Glossa [ P. Lomb. ] aggiunge: « cioè sotto forma di religione simulata ».

Quindi tra le specie della superstizione va enumerata anche la simulazione.

In contrario:

S. Agostino [ De doctr. christ. 2, cc. 20.30 ss ] assegna diverse specie di superstizione.

Dimostrazione:

Come sopra [ a. prec. ] si è detto, in materia di religione il vizio consiste nel non rispettare il giusto mezzo secondo certe circostanze.

Però, secondo le spiegazioni date in precedenza [ I-II, q. 72, a. 9 ], non sempre le circostanze negative danno al peccato una diversità specifica, ma solo quando si riferiscono a oggetti o fini diversi: infatti le azioni morali sono specificate in base a questi ultimi, come si è già spiegato [ I-II, q. 1, a. 3; q. 18, aa. 2,6 ].

Perciò le specie della superstizione si distinguono innanzi tutto in base all'oggetto.

Infatti il culto divino può essere prestato: o a chi si deve, cioè al vero Dio, « però in maniera indebita », e questa è la prima specie di superstizione; oppure a chi non si deve, cioè a una creatura qualsiasi.

E questo è un altro genere di superstizione, che può essere suddiviso in più specie, secondo i diversi fini del culto divino.

Il culto divino infatti è ordinato prima di tutto a prestare onore a Dio.

E sotto questo aspetto la prima specie del genere suddetto è l'idolatria, che presta indebitamente a una creatura onori divini.

- Secondo, il culto è ordinato a procurare all'uomo l'ammaestramento da parte del Dio che si venera.

E da questo lato abbiamo la superstizione divinatoria, che consulta i demoni mediante patti taciti o espressi con essi stabiliti.

- Terzo, il culto divino è ordinato a dare un certo indirizzo alle azioni umane secondo determinate pratiche istituite da Dio.

E in contrapposizione a queste abbiamo la vana osservanza.

S. Agostino accenna a queste tre forme di superstizione nel De Doctrina Christiana [ De doctr. christ. 2, cc. 20.30 ], quando scrive che « è superstizioso tutto ciò che fanno gli uomini fabbricando e onorando gli idoli »: e qui accenna alla prima.

Poi aggiunge: « e tutto quello che mira alla consultazione dei demoni, o a qualche patto simbolico accettato e concluso con essi », accennando così alla seconda.

Infine poco dopo conclude accennando alla terza: « Appartengono a questo genere di superstizione tutte le fasciature magiche », ecc.

Analisi delle obiezioni:

1. Come insegna Dionigi [ De div. nom. 4 ], « il bene deriva da una causa totale e completa, il male invece da difetti particolari ».

E così a un'unica virtù si contrappongono vizi molteplici, come sopra [ q. 10, a. 5 ] si è notato.

Le parole del Filosofo sono quindi vere nei contrari in cui la divisione si fonda sull'elemento costitutivo della loro opposizione.

2. Le divinazioni e le pratiche di cui si parla appartengono alla superstizione in quanto dipendono da certi interventi dei demoni.

E così si riallacciano a dei patti stabiliti con essi.

3. Nel testo citato, come si rileva dal seguito della Glossa, la religione è detta simulata « quando il termine religione è applicato a una tradizione umana ».

Per cui questa religione simulata non è altro che il culto prestato al vero Dio in maniera indebita: come se uno oggi nell'era della grazia volesse venerare Dio secondo i riti dell'antica legge.

E questo è il senso letterale della Glossa.

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