Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se l'idolatria sia il più grave dei peccati

In 4 Sent., d. 13, q. 2, a. 2; In Cor., c. 12, lect. 1

Pare che l'idolatria non sia il più grave dei peccati.

Infatti:

1. « Il peggio si contrappone al meglio », come nota Aristotele [ Ethic. 8,10 ].

Ora il culto interno, che consiste nella fede, nella speranza e nella carità, è migliore del culto esterno.

Quindi l'incredulità, la disperazione e l'odio di Dio sono peccati più gravi dell'idolatria, che si contrappone al culto esterno di Dio.

2. Un peccato è tanto più grave quanto più è contro Dio.

Ma uno agisce più direttamente contro Dio bestemmiando o impugnando la fede che prestando ad altri il culto divino, come avviene nell'idolatria.

Perciò la bestemmia e l'impugnazione della fede sono peccati più gravi dell'idolatria.

3. Pare che i peccati meno gravi esigano di essere puniti con peccati più gravi.

Ma il peccato di idolatria, come afferma S. Paolo [ Rm 1,23ss ], fu punito con i peccati contro natura.

Quindi i peccati contro natura sono più gravi del peccato di idolatria.

4. Scrive S. Agostino contro i Manichei [ Contra Faustum 20,5 ]: « Noi non affermiamo che voi siete pagani, o una setta di pagani, ma che avete una certa affinità con loro, poiché adorate più dèi.

Però voi siete molto peggiori di loro: poiché essi adorano esseri che esistono, pur non meritando di essere adorati, mentre voi adorate esseri che non esistono in alcun modo ».

Quindi il peccato di eresia è più grave dell'idolatria.

5. A proposito di quel testo di S. Paolo [ Gal 4,9 ]: « Come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi? », S. Girolamo [ cf. Glossa di P. Lomb. ] spiega: « L'osservanza della legge, alla quale si dedicavano, era un peccato quasi uguale al servizio degli idoli, a cui avevano atteso prima della conversione ».

Perciò il peccato di idolatria non è il più grave.

In contrario:

A commento di quel passo del Levitico [ Lv 15 ] in cui si parla dell'immondezza della donna che subisce perdite di sangue, la Glossa [ ord. sul v. 31 ] afferma: « Ogni peccato è un'immondezza dell'anima, ma soprattutto l'idolatria ».

Dimostrazione:

La gravità di un peccato può essere considerata da due punti di vista.

Primo, in base al peccato in se stesso.

E da questo lato il peccato più grave è quello dell'idolatria.

Come infatti in uno stato di questo mondo il delitto più grave consiste nell'attribuire onori regali a chi non ha la dignità regale, poiché ciò di per sé turba tutto l'ordine dello stato, così tra i peccati che si commettono contro Dio, e che pertanto sono i più gravi, il più grave di tutti pare essere quello di attribuire a una creatura onori divini: poiché questo gesto di per sé costruisce un altro Dio nel mondo, menomando il primato divino.

Secondo, la gravità di un peccato può essere considerata in base alle condizioni soggettive di chi pecca: e così si dice che la colpa di chi pecca scientemente è più grave di quella di chi pecca per ignoranza.

E sotto questo aspetto nulla impedisce che pecchino più gravemente gli eretici, i quali scientemente corrompono la fede ricevuta, che non gli idolatri, i quali peccano per ignoranza.

E così pure anche altri peccati possono essere più gravi perché commessi con maggiore disprezzo.

Analisi delle obiezioni:

1. L'idolatria presuppone l'incredulità interna, e vi aggiunge esternamente un culto abusivo.

Se poi abbiamo un atto esterno di idolatria senza l'incredulità interna, allora c'è l'aggiunta di un peccato di menzogna, come sopra [ a. prec. ] si è visto.

2. L'idolatria include una grave bestemmia: poiché si nega a Dio l'assoluta singolarità del suo dominio.

Inoltre essa impugna la fede con i fatti.

3. È proprio della punizione essere contro la volontà: perciò il peccato che serve a punirne un altro deve essere più manifesto, affinché il responsabile sia reso più ripugnante a se stesso e agli altri; non è invece necessario che sia più grave.

Così dunque il peccato contro natura è meno grave del peccato di idolatria, ma essendo più manifesto è adatto quale suo castigo: nel senso cioè che l'uomo, come con l'idolatria ha pervertito l'ordine dell'onore divino, così con il peccato contro natura viene a soffrire la perversione ignominiosa della propria natura.

4. L'eresia dei Manichei, anche come peccato specifico, è una colpa più grave del peccato degli altri idolatri: poiché il loro errore deroga maggiormente all'onore divino, ammettendo essi due dèi contrari, e fantasticando su Dio con molte favole assurde.

Diverso è invece il caso degli altri eretici, i quali ammettono e adorano un unico Dio.

5. L'osservanza dell'antica legge nell'era della grazia non è un peccato del tutto uguale all'idolatria dal punto di vista della specie, ma « quasi uguale »: poiché ambedue costituiscono delle specie distinte del peccato di superstizione.

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