Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la superbia sia un peccato mortale

In 4 Sent., d. 33, q. 1, a. 3, sol. 2, ad 3

Pare che la superbia non sia un peccato mortale.

Infatti:

1. Nel commentare quel passo dei Salmi [ Sal 7,4 ]: « Signore mio Dio, se ho fatto questo », la Glossa [ ord. ] spiega: « ossia il peccato universale, che è la superbia ».

Se quindi la superbia fosse un peccato mortale, tutti i peccati sarebbero mortali.

2. Tutti i peccati mortali sono contrari alla carità.

Ma il peccato di superbia non è contro la carità, né rispetto all'amore di Dio, né rispetto all'amore del prossimo: poiché l'eccellenza che viene desiderata con la superbia non sempre è contro l'onore di Dio e l'utilità del prossimo.

Quindi la superbia non è un peccato mortale.

3. Tutti i peccati mortali sono incompatibili con le virtù.

La superbia invece non è incompatibile; anzi, può nascere da esse: poiché secondo S. Gregorio [ Mor. 34,23 ] « talora l'uomo si inorgoglisce delle più eccelse e celesti virtù ».

Perciò la superbia non è un peccato mortale.

In contrario:

S. Gregorio [ ib. ] afferma che « la superbia è il segno più evidente della riprovazione; l'umiltà invece della predestinazione ».

Ma gli uomini non diventano reprobi con i peccati veniali.

Quindi la superbia non è un peccato veniale, ma mortale.

Dimostrazione:

La superbia è il contrario dell'umiltà.

Ora, l'umiltà consiste nella sottomissione dell'uomo a Dio, come si è detto [ q. 161, a. 1, ad 5 ].

Per cui la superbia propriamente è la mancanza di questa subordinazione: poiché con essa uno si innalza al disopra dei limiti stabiliti per lui dal piano divino, contro la norma e l'esempio dell'Apostolo [ 2 Cor 10,13 ]: « Noi non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato ».

Da cui le parole [ Sir 10,12 ]: « Principio della superbia umana è allontanarsi dal Signore »: la radice cioè della superbia si riscontra nel fatto che in qualche modo l'uomo non si sottomette a Dio e alle sue norme.

Ora, è evidente che il non sottomettersi a Dio ha natura di peccato mortale: infatti significa allontanarsi da Dio.

Da ciò quindi consegue che la superbia, secondo il suo genere, è un peccato mortale.

Tuttavia, come in altri vizi che sono peccati mortali nel loro genere, p. es. nella fornicazione e nell'adulterio, ci sono dei moti che sono peccati veniali per la loro incompletezza, in quanto prevengono il giudizio della ragione e non hanno il suo consenso, così anche nella superbia ci sono dei moti che sono peccati veniali, finché la ragione non vi acconsente.

Analisi delle obiezioni:

1. La superbia, come si è detto sopra [ a. 2 ], è un peccato universale non nella sua essenza, ma per una certa ridondanza: poiché da essa possono nascere tutti i peccati.

Da ciò quindi non segue che tutti i peccati siano mortali: ma che lo sono soltanto quando nascono dalla superbia completa, la quale come si è visto [ nel corpo ] è un peccato mortale.

2. La superbia è sempre contraria all'amore di Dio: poiché il superbo non si sottomette come deve alla norma divina.

E talora è contraria anche all'amore del prossimo: quando cioè uno pretende sugli altri una superiorità illegittima, o rifiuta loro una sottomissione doverosa.

E anche in questo caso agisce contro la norma divina, dalla quale dipende l'ordinamento degli uomini con la loro reciproca subordinazione.

3. Le virtù non sono la causa essenziale della superbia, ma cause accidentali: in quanto cioè uno ne prende occasione per insuperbirsi.

Ora, nulla impedisce che un contrario sia causa accidentale del suo opposto, come nota Aristotele [ Phys. 8,1 ].

Tanto che alcuni si insuperbiscono della stessa umiltà.

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