Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la superbia sia un peccato specificamente distinto

I-II, q. 83, a. 2; In 2 Sent., d. 5, q. 1, a. 3; d. 42, q. 2, a. 3, ad 1; De Malo, q. 1, a. 1, ad 1, 16; q. 8, a. 2

Pare che la superbia non sia un peccato specificamente distinto.

Infatti:

1. Si legge in S. Agostino [ De nat. et gratia 29.33 ]: « Non troverai alcun peccato che non faccia appello alla superbia ».

E S. Prospero [ De vita contempl. 3,2 ] afferma che « senza la superbia non può, non poté e non potrà mai esserci un peccato ».

Quindi la superbia è il peccato in genere.

2. La Glossa [ ord. su Gb 33,17 ] afferma che « trasgredire col peccato i suoi comandamenti è insuperbire contro il Creatore ».

Ma secondo S. Ambrogio [ De Parad. 8 ] qualsiasi peccato è « una trasgressione della legge divina e una disobbedienza ai comandamenti celesti ».

Perciò qualsiasi peccato è di superbia.

3. Ogni peccato specifico si contrappone a una virtù specifica.

La superbia invece si contrappone a tutte le virtù, come dice S. Gregorio [ Mor. 34,23 ]: « La superbia non è contenta di distruggere una virtù, ma attacca tutte le membra dell'anima, e come un morbo universale e pestifero distrugge tutto l'organismo ».

E S. Isidoro [ De summo bono 2,38 ] scrive che la superbia « è la rovina di tutte le virtù ».

Perciò non è un peccato specificamente distinto.

4. Tutti i peccati specifici hanno una materia specifica.

Invece la superbia ha una materia universale: poiché, secondo S. Gregorio [ l. cit. ], « uno si insuperbisce per l'oro, un altro per l'eloquenza, un altro per gli infimi beni terreni e un altro ancora per le più eccelse e celestiali virtù ».

Quindi la superbia non è un peccato specificamente distinto, ma generico.

In contrario:

Scrive S. Agostino [ De nat. et gratia 29.33 ]: « Si rifletta, e si vedrà che secondo la legge di Dio la superbia è un peccato ben distinto dagli altri ».

Ora, il genere non può essere distinto dalle sue specie.

Quindi la superbia non è un peccato generico, ma specifico.

Dimostrazione:

Il peccato di superbia può essere considerato sotto due aspetti.

Primo, nella sua specie, che deriva dalla ragione formale del suo oggetto.

E da questo lato la superbia è un peccato specificamente distinto, avendo un proprio oggetto specifico: essa è infatti, come si è detto [ a. 1, ad 2 ], la brama disordinata della propria eccellenza.

Secondo, si può considerare la superbia nella sua ridondanza sugli altri peccati.

E da questo lato essa ha una certa universalità: poiché dalla superbia possono derivare tutti i peccati, in due modi.

Primo, in maniera diretta: in quanto cioè gli altri peccati vengono ordinati al fine della superbia, ossia alla propria eccellenza, alla quale è possibile indirizzare tutto ciò a cui si tende in modo disordinato.

- Secondo, in maniera indiretta e quasi accidentale, cioè con l'eliminazione dell'ostacolo: poiché con la superbia si disprezza la legge divina, che impedisce di peccare, come dice il profeta Geremia [ Ger 2,20 Vg ]: « Hai spezzato il giogo, infranto le catene, hai detto: Non servirò ».

Si deve però notare che questa universalità della superbia implica solo che tutti i vizi possono talora derivare da essa, non già che tutti e sempre da essa derivino.

Sebbene infatti uno possa trasgredire qualsiasi comandamento con qualsiasi peccato mosso dal disprezzo, che è proprio della superbia, tuttavia non sempre i comandamenti vengono trasgrediti per disprezzo, ma talora per ignoranza, o per fragilità.

Per cui S. Agostino [ De nat. et gratia 29.33 ] ha scritto che « molte azioni sono peccaminose senza essere compiute per superbia ».

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino riferisce quelle parole come dette da un avversario contro il quale sta disputando.

Infatti egli in seguito le confuta, dimostrando che non sempre si pecca per superbia.

Si può tuttavia anche rispondere che quei testi si riferiscono all'effetto esterno della superbia, che è la trasgressione dei precetti, presente in ogni peccato, e non invece all'atto interno della superbia, che consiste nel loro disprezzo.

Infatti non sempre si pecca per disprezzo, ma talora per ignoranza o per fragilità, come si è già detto [ nel corpo ].

2. Si può talvolta commettere un peccato effettivamente senza commetterlo affettivamente: come colui che involontariamente uccide il proprio padre commette effettivamente un parricidio, ma non lo commette affettivamente, poiché non ne aveva l'intenzione.

Parimenti violare un comandamento di Dio è sempre un insuperbire contro Dio effettivamente, ma non sempre lo è affettivamente.

3. Un peccato può distruggere una virtù in due modi.

Primo, con una contrarietà diretta.

E in questa maniera la superbia non distrugge tutte le virtù, ma solo l'umiltà: come anche qualsiasi altro peccato specifico distrugge la virtù corrispettiva, agendo contro di essa.

Secondo, un peccato può distruggere una virtù abusando di essa.

E in questo senso la superbia può distruggere qualsiasi virtù: poiché dalle stesse virtù si può prendere l'occasione per insuperbirsi, come anche da qualsiasi altro pregio.

Per cui non ne segue che sia un peccato generico, o universale.

4. La superbia ha per oggetto una speciale ragione formale, che tuttavia può riscontrarsi in materie diverse.

Essa infatti è l'amore disordinato della propria eccellenza: ma l'eccellenza può essere riscontrata in cose assai diverse.

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