Summa Teologica - III

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Articolo 6 - Se sia proprio soltanto di Cristo essere il capo della Chiesa

De Verit., q. 29, a. 4, ad 2

Pare che non sia proprio soltanto di Cristo essere il capo della Chiesa.

Infatti:

1. Si legge di Saul [ 1 Sam 15,17 ]: « Non sei tu capo delle tribù d'Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? ».

Ma la Chiesa è una sola nel nuovo e nell'antico Testamento.

Quindi, oltre a Cristo, anche altri possono essere ugualmente capi della Chiesa.

2. Cristo è detto capo della Chiesa in quanto comunica la grazia alle sue membra.

Ma anche altri possono comunicare la grazia, come attesta S. Paolo [ Ef 4,29 ]: « Nessuna parola cattiva esca mai dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone di edificazione, che diano grazia a chi le ascolta ».

Altri dunque, al di fuori di Cristo, possono essere capi della Chiesa.

3. Cristo per la sua preminenza nella Chiesa viene detto non solo capo, ma anche « pastore » [ Gv 10,11.14; Eb 13,20 ] e « fondamento» della Chiesa [ 1 Cor 3,11 ].

Ora, Cristo non ha riservato a sé il nome di pastore, poiché sta scritto [ 1 Pt 5,4 ]: « Quando apparirà il Principe dei pastori, riceverete la corona di gloria che non appassisce ».

E neppure l'appellativo di fondamento, poiché nella Scrittura [ Ap 21,14 ] si legge che « le mura della città avevano dodici fondamenta ».

Quindi pare che non si sia riservato neppure il nome di capo.

In contrario:

Scrive l'Apostolo [ Col 2,19 ] che « dal capo della Chiesa tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio ».

Ma ciò si può dire di Cristo soltanto.

Quindi solo Cristo è il capo della Chiesa.

Dimostrazione:

Il capo influisce sulle altre membra in due modi.

Primo, intrinsecamente, in quanto comunica alle altre membra il movimento e la sensibilità.

Secondo, con un certo governo esterno, in quanto cioè l'uomo viene diretto nelle attività esteriori mediante gli occhi e gli altri sensi che hanno sede nel capo.

Ora, l'influsso interiore della grazia viene solo da Cristo, la cui umanità ha il potere di giustificare, essendo congiunta alla divinità.

Invece l'influsso sulle membra della Chiesa per mezzo del governo esteriore può essere attribuito ad altri.

E in questo senso anche altri possono essere detti capi della Chiesa, secondo l'espressione di Amos [ Am 6,1 ]: « i notabili capi dei popoli ».

In maniera però diversa da Cristo.

Primo, perché Cristo è capo di tutti coloro che fanno parte della Chiesa in ogni luogo, tempo e condizione, mentre gli altri uomini sono capi rispetto ad alcuni luoghi soltanto, come i vescovi lo sono delle loro Chiese; oppure anche per un tempo determinato, come il Papa è capo di tutta la Chiesa solo durante il suo pontificato; e solo relativamente a coloro che sono nello stato di viatori.

Secondo, perché Cristo è capo della Chiesa per sua virtù e autorità, mentre gli altri sono capi in quanto fanno le sue veci, come dice S. Paolo [ 2 Cor 2,10 ]: « Quello che ho perdonato, l'ho fatto per voi in persona di Cristo »; e ancora [ 2 Cor 5,20 ]: « Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro ».

Analisi delle obiezioni:

1. Quel testo parla del capo quanto al governo esteriore, come un re viene detto capo del suo regno.

2. L'uomo non comunica la grazia per infusione interiore, ma invitando esternamente ai mezzi della grazia.

3. S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 46 ] si domanda: « Se i principi della Chiesa sono pastori, come può essere uno solo il pastore se non perché gli altri sono tutti membri di un medesimo pastore? ».

E similmente gli altri possono dirsi fondamenti e capi come membri di un solo fondamento e capo.

Però, come egli aggiunge [ tract. 47 ], « ai suoi membri concesse il titolo di pastori, ma nessuno di noi può dirsi porta: questo titolo l'ha riservato in esclusiva per sé ».

E la ragione è che la porta significa l'autorità principale, in quanto attraverso la porta tutti entrano nella casa: ora, solo per mezzo di Cristo in persona « noi abbiamo ottenuto di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo » [ Rm 5,2 ].

Gli altri appellativi ricordati possono invece significare un'autorità non solo principale, ma anche subordinata.

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