Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se in Cristo la scienza infusa fosse minore che negli angeli

In 3 Sent., d. 14, a. 1, sol. 2, ad 1; a. 3, sol. 2, 4; De Verit., q. 20, a. 4; Comp. Theol., c. 216

Pare che in Cristo la scienza infusa fosse minore che negli angeli.

Infatti:

1. La perfezione è proporzionata al soggetto.

Ma l'anima umana è nell'ordine di natura inferiore all'angelo.

Poiché dunque la scienza di cui ora parliamo fu data all'anima di Cristo per la sua perfezione, pare che tale scienza fosse inferiore a quella che perfeziona gli angeli.

2. La scienza dell'anima di Cristo sotto un certo aspetto era comparativa e discorsiva, il che non può dirsi della scienza angelica.

Quindi la scienza dell'anima di Cristo era inferiore alla scienza degli angeli.

3. Quanto più immateriale è una scienza, tanto più è perfetta.

Ma la scienza degli angeli è più immateriale della scienza dell'anima di Cristo, poiché l'anima di Cristo è la forma di un corpo e fa uso dei fantasmi, il che non si verifica negli angeli.

Quindi la scienza degli angeli è più perfetta della scienza dell'anima di Cristo.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 2,9 ] dice che « Gesù, che vediamo ora coronato di gloria e di onore, fu fatto di poco inferiore agli angeli a causa della morte che ha sofferto ».

Dal che risulta che Cristo fu posto al di sotto degli angeli solo per la passione della morte.

Non quindi per la scienza.

Dimostrazione:

La scienza infusa nell'anima di Cristo può essere considerata sotto due aspetti: primo, dalla parte di Dio che la comunica; secondo, dalla parte del soggetto che la riceve.

Sotto il primo aspetto dunque la scienza data all'anima di Cristo era più eccellente della scienza degli angeli, sia per il numero delle cose conosciute, sia per la certezza della conoscenza, poiché la luce soprannaturale concessa all'anima di Cristo è molto più eccellente della luce intellettuale che spetta agli angeli per natura.

Invece sotto il secondo aspetto la scienza infusa nell'anima di Cristo è inferiore alla scienza angelica: quanto cioè al modo naturale di conoscere proprio dell'anima umana, che si serve di fantasmi, di confronti e di ragionamenti.

Sono così risolte anche le obiezioni.

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