Summa Teologica - III

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Articolo 11 - Se Cristo in quanto uomo sia Dio

In 3 Sent., d. 10, q. 1, a. 1, sol. 1; In Rom., c. 1, lect. 3

Pare che Cristo in quanto uomo sia Dio.

Infatti:

1. Cristo è Dio per la grazia dell'unione.

Ma Cristo ha la grazia dell'unione in quanto uomo.

Quindi Cristo in quanto uomo è Dio.

2. Rimettere i peccati è proprio di Dio, come dice Isaia [ Is 43,25 ]: « Sono io che cancello le tue iniquità, per riguardo a me ».

Ma Cristo in quanto uomo rimette i peccati, come egli stesso dichiara nel Vangelo [ Mt 9,6 ]: « Affinché sappiate che il Figlio dell'Uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati », ecc.

Quindi Cristo in quanto uomo è Dio.

3. Cristo non è uomo in senso generico, ma è questo uomo in particolare.

Ora Cristo in quanto è questo determinato uomo è Dio, poiché dicendo questo determinato uomo si indica il supposito eterno, che per sua natura è Dio.

Quindi Cristo in quanto uomo è Dio.

In contrario:

Ciò che spetta a Cristo in quanto uomo spetta a ogni uomo.

Se dunque Cristo in quanto uomo è Dio, ogni uomo sarebbe Dio.

Il che è evidentemente falso.

Dimostrazione:

Il termine uomo in senso reduplicativo può essere preso in due modi.

Primo, riferendolo alla natura.

E allora non è vero che Cristo in quanto uomo è Dio, poiché la natura umana è specificamente diversa dalla natura divina.

- Secondo, può essere preso riferendolo al supposito.

E allora, essendo in Cristo il supposito della natura umana la persona del Figlio di Dio, alla quale spetta per diritto di essere Dio, è vero che Cristo in quanto uomo è Dio.

Siccome tuttavia un termine usato in maniera reduplicativa sta più propriamente per la natura che per il supposito, come si è detto sopra [ a. prec. ], ne segue che la proposizione: Cristo in quanto uomo è Dio va più negata che affermata.

Analisi delle obiezioni:

1. Non è sotto il medesimo aspetto che una cosa si muove verso un termine e lo possiede in atto, poiché il divenire va riferito alla cosa in forza della sua materia o della sua condizione di soggetto, mentre l'essere le conviene in forza della forma.

E similmente non è sotto il medesimo aspetto che Cristo diviene Dio mediante la grazia dell'unione ed è Dio in assoluto: poiché la prima cosa gli spetta per la sua natura umana, la seconda invece per la sua natura divina.

Perciò è vera la proposizione: Cristo in quanto uomo ha la grazia dell'unione, ma è falsa quest'altra: Cristo in quanto uomo è Dio.

2. Non è per la natura umana, ma per quella divina che « il Figlio dell'Uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati »: in forza della natura divina infatti rimette i peccati con autorità sovrana, mentre con quella umana rimette i peccati strumentalmente e ministerialmente.

Per cui il Crisostomo [ In Mt ] così commenta il passo citato: « Cristo ha sottolineato di proposito il fatto che avesse "sulla terra il potere di rimettere i peccati", per mostrare che aveva comunicato inseparabilmente alla natura umana il potere della divinità.

Sebbene infatti si sia fatto uomo, è rimasto però il Verbo di Dio ».

3. Dicendo questo uomo, il pronome dimostrativo porta il termine uomo a significare il supposito.

Perciò la proposizione: Cristo, in quanto è questo uomo, è Dio, è più vera dell'altra: Cristo in quanto uomo è Dio.

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