Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se l'annunciazione sia stata fatta con il debito ordine

Pare che l'annunciazione non sia stata fatta con il debito ordine.

Infatti:

1. La dignità della Madre di Dio dipende dal concepimento della prole.

Ora, la causa deve essere manifestata prima dell'effetto.

Quindi l'angelo doveva annunziare alla Vergine il concepimento della prole prima di esprimere la sua dignità con quel saluto.

2. La prova o va omessa, nelle cose non dubbie, oppure va premessa, in quelle che possono essere dubbie.

Invece l'Angelo prima sembro annunziare ciò che avrebbe suscitato il dubbio della Vergine, per cui ella chiese: "Come avverrà questo?", e poi aggiunse la prova, tratta sia dall'esempio di Elisabetta, sia dall'onnipotenza di Dio.

Quindi l'annunciazione dell'Angelo non fu fatta con il dovuto ordine.

3. Il più non può essere provato con il meno.

Ma la maternità di una vergine e più straordinaria della maternità di una donna anziana.

Quindi l'argomento portato dall'angelo non era sufficiente a provare la concezione della Vergine.

In contrario:

Scrive S. Paolo [ Rm 13,1 ]: "Tutte le cose che vengono da Dio, sono fatte con ordine".

Ma l'angelo fu mandato da Dio, come dice il Vangelo [ Lc 1,26 ].

Quindi l'annunciazione dell'Angelo fu fatta in modo ordinatissimo.

Dimostrazione:

L'annunciazione fu compiuta dall'Angelo nel modo conveniente.

Egli infatti aveva tre compiti riguardo alla Vergine.

Primo, quello di rendere la sua intelligenza attenta alla considerazione di un avvenimento cosi grande.

Il che fece salutandola in maniera nuova e insolita.

Per cui Origene [ In Lc hom. 6 ] scrive che "se le fosse stato noto ( con la conoscenza che aveva della legge ) che un simile saluto era già stato rivolto ad altri, esso non le sarebbe parso strano e non l'avrebbe turbata".

Ora, in quel saluto l'Angelo pose al primo posto l'idoneità della Vergine al concepimento con le parole: "Piena di grazia"; poi parlò del concepimento con le parole: "Il Signore e con te", e finalmente dichiaro l'onore che ne sarebbe derivato dicendo: "Benedetta tu tra le donne".

Il secondo compito era invece quello di istruirla sul mistero dell'incarnazione che doveva compiersi in lei.

E ciò egli fece preannunziando la concezione e il parto: "Ecco, tu concepirai", ecc., poi esaltando la grandezza del figlio: "Egli sara grande", e finalmente spiegando il modo della concezione: "Lo Spirito Santo scenderà su di te".

Il terzo compito infine era quello di indurre la sua volontà al consenso.

E ciò fece sia con l'esempio di Elisabetta, sia argomentando in base all'onnipotenza divina.

Analisi delle obiezioni:

1. Per un'anima umile non c'e nulla di più sorprendente che sentir proclamare la propria eccellenza.

Ora, la sorpresa e la cosa che rende più attenti.

Perciò l'Angelo, volendo attirare l'attenzione della Vergine all'ascolto di un cosi grande mistero, comincio dalle sue lodi.

2. S. Ambrogio [ In Lc 2, su 1,34 ] dichiara espressamente che la Beata Vergine non dubito delle parole dell'Angelo.

Dice infatti: "La risposta di Maria e più misurata della risposta del sacerdote.

Essa domanda: "Come avverrà questo? … L'altro invece chiede: "Come posso conoscere questo? …

Ora, rifiuta di credere chi dice di non sapere.

Non dubita invece che una cosa avvenga chi domanda come essa potrà avvenire".

S. Agostino [ Quaest. Vet. et Novi Test. 51 ] al contrario pare ritenere che la Vergine abbia dubitato.

Dice infatti: "A Maria che era in dubbio circa il fatto del concepimento, l'Angelo ne assicura la possibilità".

Ma si tratta di un dubbio di meraviglia piuttosto che di incredulità.

Perciò l'Angelo adduce la prova non per togliere l'incredulità, ma per rimuovere lo stupore della Vergine.

3. Come osserva S. Ambrogio [ Crisost., In Gen hom. 49 ], "la Scrittura riporta molti casi precedenti di sterili perche si credesse alla maternità di una vergine".

Quindi la concezione della sterile Elisabetta viene invocata non come un argomento probativo, ma come un esempio figurale.

Per cui a confermare questo esempio l'angelo aggiunge l'argomento decisivo dell'onnipotenza divina.

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