Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se Cristo avesse dovuto mettere in iscritto il suo insegnamento

Pare che Cristo avrebbe dovuto mettere in iscritto il suo insegnamento.

Infatti:

1. La scrittura è stata inventata proprio per tramandare nel futuro gli insegnamenti.

Ora, gli insegnamenti di Cristo dovevano durare in eterno, come leggiamo in S. Luca [ Lc 21,33 ]: « Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno ».

Quindi Cristo avrebbe dovuto mettere in iscritto i suoi insegnamenti.

2. La legge antica prefigura Cristo, come dice S. Paolo [ Eb 10,1 ]: « La legge possiede un'ombra dei beni futuri ».

Ora, la legge antica fu scritta da Dio, come risulta dall'Esodo [ Es 24,12 ]: « Io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto ».

Perciò anche Cristo avrebbe dovuto scrivere il suo insegnamento.

3. Cristo, il quale era venuto per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte », come dice S. Luca [ Lc 1,79 ], aveva il compito di togliere le occasioni di errore e di aprire la via alla fede.

Ma egli scrivendo avrebbe fatto proprio questo.

S. Agostino [ De cons. Evang. 7.10 ] infatti dice che « alcuni si meravigliano perché il Signore non ha scritto nulla, per cui è necessario credere a coloro che hanno scritto di lui.

E se lo domandano soprattutto quei pagani che non osano incolpare o bestemmiare Cristo, e gli attribuiscono la massima sapienza, limitandosi però a considerarlo un uomo.

E dicono che i suoi discepoli gli attribuirono più di quanto egli è, tanto da considerarlo il Figlio di Dio e il Verbo di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose ».

E aggiunge: « Pare che costoro siano pronti a credere ciò che di sé avrebbe scritto lui stesso, ma non quello che altri, di loro arbitrio, hanno scritto di lui ».

Pare quindi che Cristo stesso avrebbe dovuto mettere in iscritto il suo insegnamento.

In contrario:

Nel Canone della Scrittura non esiste alcun libro scritto da lui.

Dimostrazione:

Era conveniente che Cristo non scrivesse i suoi insegnamenti.

Primo, per la sua dignità.

Più eccellente infatti è il maestro e più eccellente deve essere il suo modo di insegnare.

Perciò a Cristo, che è il maestro supremo, competeva di imprimere il suo insegnamento nel cuore dei suoi uditori.

E così nel Vangelo [ Mt 7,29 ] si legge che « egli insegnava loro come uno che ha autorità ».

Del resto anche tra i pagani Pitagora e Socrate, che furono eminentissimi maestri, non vollero scrivere nulla.

Gli scritti infatti sono ordinati come al loro fine a imprimere l'insegnamento nel cuore degli uditori.

Secondo, per la sublimità della dottrina di Cristo, la quale non può essere contenuta in uno scritto, secondo l'espressione di S. Giovanni [ Gv 21,25 ]: « Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere ».

E S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 124 ] spiega che « ciò non va riferito allo spazio materiale del mondo, ma alla comprensione dei lettori ».

Ora, se Cristo avesse messo in iscritto il proprio insegnamento, gli uomini avrebbero pensato di misurarne l'altezza solo in base ai suoi scritti.

Terzo, perché il suo insegnamento arrivasse a tutti con un certo ordine: egli cioè insegnò direttamente ai suoi discepoli, e questi a loro volta insegnarono a tutti gli altri uomini con la parola e con gli scritti.

Se invece egli avesse scritto di persona, avrebbe trasmesso direttamente a tutti il suo insegnamento.

Per cui anche della Sapienza si legge [ Pr 9,3 ] che « per invitare alla città alta mandò le sue ancelle ».

Bisogna però tener presente che, come dice S. Agostino [ De cons. Evang., cc. 9,10 ], alcuni pagani credevano che Cristo avesse scritto alcuni libri contenenti delle formule magiche, di cui si sarebbe servito per operare miracoli: cose queste condannate dalla dottrina cristiana.

« E tuttavia quanti affermano di avere letto quei libri scritti da Cristo non riescono a operare le meraviglie in essi contenute.

Per il giudizio di Dio essi poi si spingono erroneamente a pensare che tali libri siano stati indirizzati ai santi Pietro e Paolo in forma epistolare, avendo visto tali Apostoli raffigurati più volte nelle pitture assieme a Cristo.

E non vi è nulla di strano che si siano fatti ingannare da tali dipinti.

Infatti finché Cristo visse nella sua vita mortale, S. Paolo non era ancora suo discepolo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Secondo S. Agostino [ De cons. Evang., 35.53 ], « Cristo è capo di tutti i suoi discepoli come la testa rispetto alle membra.

Avendo dunque essi scritto ciò che egli loro mostrò e disse, non si può dire che egli non abbia scritto.

Infatti le sue membra scrivevano come sotto dettatura ciò che avevano conosciuto dal loro capo.

E tutto ciò che egli volle che noi leggessimo della sua vita e del suo insegnamento, comandò loro di scriverlo, come se essi fossero le sue stesse mani ».

2. Era giusto che l'antica legge, come era stata data sotto figure sensibili, così fosse anche scritta con segni sensibili.

Ma la dottrina di Cristo, che è « la legge dello Spirito che dà vita » [ Rm 8,2 ], doveva essere scritta « non con l'inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei nostri cuori », come dice l'Apostolo [ 2 Cor 3,3 ].

3. Quanti non vogliono credere agli scritti degli Apostoli su Cristo, non gli avrebbero creduto neppure se avesse scritto lui stesso, poiché attribuivano i suoi miracoli alla magia.

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