Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se il corpo di Cristo si trovi in questo sacramento nella sua realtà, oppure soltanto a modo di figura o di segno

In 4 Sent., d. 10, q. 1, a. 1; C. G., IV, cc. 61 sqq.; In Matth., c. 26; In Ioan., c. 6, lect. 6; In 1 Cor., c. 11, lect. 5

Pare che il corpo di Cristo non si trovi in questo sacramento nella sua realtà, ma solo a modo di figura o di segno.

Infatti:

1. Dopo che il Signore ebbe detto: « Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue », ecc., « molti dei suoi discepoli al sentirlo dissero: Questo linguaggio è duro »; ed egli soggiunse: « È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla » [ Gv 6,53.60.63 ].

Come per dire, secondo la spiegazione di S. Agostino [ Enarr. in Ps. 99,5 ]: « Prendete in senso spirituale quanto vi ho detto.

Non questo corpo che vedete avrete da mangiare, né avrete da bere quel sangue che mi faranno versare i miei crocifissori.

Vi affido un mistero, che inteso spiritualmente vi arricchirà di vita, mentre la carne non giova a nulla ».

2. Il Signore [ Mt 28,20 ] ha detto: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo »; e S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 30 ] spiega: « Finché il mondo durerà, il Signore rimarrà lassù; tuttavia la verità del Signore è anche qui con noi.

Il corpo infatti con il quale è risorto non può essere che in un luogo soltanto, ma la sua verità è diffusa ovunque ».

Perciò nell'Eucaristia il corpo di Cristo non è presente nella sua realtà, ma solo in forma simbolica.

3. Nessun corpo può essere contemporaneamente in più luoghi, essendo ciò impossibile anche a un angelo: per lo stesso motivo infatti potrebbe essere dappertutto.

Ma il corpo di Cristo è un vero corpo, ed è presente in cielo.

Quindi nel sacramento dell'altare non è presente nella sua realtà, ma solo sotto forma di simbolo.

4. I sacramenti della Chiesa hanno per fine l'utilità dei fedeli.

Ora, stando a un'omelia di S. Gregorio [ In Evang. hom. 28 ], il funzionario regio [ Gv 4,48 ] viene rimproverato per « aver cercato la presenza corporale di Cristo ».

Inoltre anche agli Apostoli l'attaccamento che avevano alla presenza corporale del Signore impediva di ricevere lo Spirito Santo, come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 94 ] a commento delle parole [ Gv 16,7 ]: « Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore ».

Quindi Cristo non è presente corporalmente nel sacramento dell'altare.

In contrario:

S. Ilario [ De Trin. 8,14 ] dichiara: « Sulla realtà della carne e del sangue di Cristo non c'è adito a dubbio alcuno.

Poiché tanto per la dichiarazione del Signore stesso quanto per la nostra fede, la sua carne è veramente cibo e il suo sangue è veramente bevanda ».

E S. Ambrogio [ De sacram. 6,1 ] afferma: « Come il Signore Gesù Cristo è il vero Figlio di Dio, così è la vera carne di Cristo che noi mangiamo, e il suo vero sangue che noi beviamo ».

Dimostrazione:

L'effettiva presenza del corpo e del sangue di Cristo in questo sacramento non può essere conosciuta dai sensi, ma solo dalla fede, che si fonda sull'autorità divina.

Per questo S. Cirillo [ In Lc, su 22,19 ], commentando le parole: « Questo è il mio corpo, che sarà dato per voi », afferma: « Non dubitare che ciò sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: essendo egli infatti la verità, non mentisce ».

E tale presenza è conveniente innanzitutto in rapporto alla perfezione della nuova legge.

Infatti i sacrifici dell'antica legge contenevano il vero sacrificio della morte di Cristo solo in modo figurato, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 10,1 ]: « La legge ha solo l'ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose ».

Era quindi giusto che il sacrificio della nuova legge, istituito da Cristo, avesse qualcosa di più: che cioè contenesse lui stesso che ha patito non solo sotto forma di simbolo o di figura, ma nella realtà.

Di conseguenza questo sacramento, che contiene realmente Cristo in persona, costituisce, come afferma Dionigi [ De eccl. hier. 3,1 ], « il coronamento di tutti gli altri sacramenti », nei quali si trova [ soltanto ] una partecipazione della virtù di Cristo.

Secondo, ciò conviene alla carità di Cristo, a motivo della quale per la nostra salvezza egli assunse un corpo reale della nostra natura.

Ora, essendo sommamente proprio dell'amicizia che « gli amici vivano insieme », come dice Aristotele [ Ethic. 9,12 ], Cristo ci promise come ricompensa [ nella vita eterna ] la sua presenza corporale con le parole [ Mt 24,28 ]: « Dovunque sarà il corpo, là si raduneranno le aquile ».

Tuttavia nel frattempo non ha voluto privarci della sua presenza corporale in questa peregrinazione, ma ci unisce a sé in questo sacramento per mezzo della realtà del suo corpo e del suo sangue.

Da cui le sue parole [ Gv 6,57 ]: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui ».

E così questo sacramento è il segno della più grande carità ed è il sostegno della nostra speranza, grazie a una così familiare unione di Cristo con noi.

Terzo, ciò si addice alla perfezione della fede, la quale ha per oggetto sia la divinità di Cristo che la sua umanità, secondo quelle parole [ Gv 14,1 ]: « Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me ».

Ora, avendo la fede per oggetto realtà invisibili, di conseguenza Cristo, come ci offre la sua divinità invisibilmente, così in questo sacramento ci offre anche la sua carne in modo invisibile.

Non considerando dunque tutte queste cose, alcuni sostennero che in questo sacramento il corpo e il sangue di Cristo sarebbero contenuti soltanto sotto forma di simbolo.

Posizione questa che va respinta come eretica, essendo contraria alle parole di Cristo.

Per cui anche Berengario, che per primo sostenne questo errore, fu costretto poi a ritrattarlo e a professare la verità della fede.

Analisi delle obiezioni:

1. Proprio dal testo citato presero occasione per il loro errore gli eretici suddetti, intendendo male le parole di S. Agostino.

Quando infatti egli dice: « Non questo corpo che vedete avrete da mangiare », intende escludere non la realtà del corpo di Cristo, ma che esso fosse da mangiarsi nell'aspetto in cui era visto da loro.

Con le altre parole poi: « Vi affido un mistero, che inteso spiritualmente vi arricchirà di vita », non vuol dire che il corpo di Cristo è presente in questo sacramento solo secondo un simbolismo mistico, ma che vi è presente in modo spirituale, ossia invisibilmente e per la virtù dello spirito.

Perciò commentando l'affermazione: « La carne non giova a nulla », spiega [ tract. 27 ]: « Nel senso inteso da loro.

Infatti essi capirono che dovevano mangiare la sua carne come viene strappata a morsi da un cadavere, o come è venduta alla macelleria, non nel modo in cui è animata dallo spirito.

Si unisca lo spirito alla carne, e giova moltissimo: se infatti la carne non servisse a nulla, il Verbo non si sarebbe fatto carne per abitare fra di noi ».

2. Il testo di S. Agostino e altri simili si riferiscono al corpo di Cristo fisicamente visibile, al quale accennano le parole del Signore stesso [ Mt 26,11 ]: « Me invece non sempre mi avrete ».

Invisibilmente tuttavia, sotto le specie di questo sacramento, egli è presente ovunque il sacramento è realizzato.

3. Il corpo di Cristo in questo sacramento non è localizzato come un corpo che con le sue dimensioni si commisura al luogo, ma in un modo speciale che è proprio di questo sacramento.

Per cui diciamo che il corpo di Cristo è presente in diversi altari non come in diversi luoghi, ma sacramentalmente.

Così dicendo però non intendiamo dire che Cristo è presente solo sotto forma di simbolo, sebbene il sacramento sia nella categoria dei segni, ma che il corpo di Cristo è qui presente secondo il modo speciale di questo sacramento, come si è detto.

4. L'argomento è valido se viene riferito alla presenza del corpo di Cristo fisicamente intesa, ossia nella sua sembianza visibile, ma non lo è se viene riferito alla sua presenza spirituale, cioè invisibile, secondo il modo e la virtù delle realtà spirituali.

Da cui le parole di S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 27 ]: « Se intendi spiritualmente » le parole di Cristo a riguardo della sua carne, « esse sono per te spirito e vita; se le intendi in senso carnale, esse sono ugualmente spirito e vita, ma non lo sono per te ».

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