Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se in questo sacramento le dimensioni del pane e del vino facciano da soggetto agli altri accidenti

In 4 Sent., d. 12, q. 1, a. 1, sol. 3; C. G., IV, cc. 63, 65; Quodl., 7, q. 4, a. 3; In Matth., c. 26; In 1 Cor., c. 11, lect. 5

Pare che in questo sacramento le dimensioni del pane e del vino non facciano da soggetto agli altri accidenti.

Infatti:

1. « Non si dà accidente di un accidente »: poiché nessuna forma può fare da soggetto, essendo lo stare sotto una proprietà della materia.

Ma la quantità, o estensione, è un accidente.

Quindi la quantità non può essere il soggetto degli altri accidenti.

2. Come la quantità, così anche gli altri accidenti ricevono la loro individuazione dalla sostanza.

Se dunque la quantità o estensione del pane e del vino conserva l'individuazione ricevuta in precedenza, così anche gli altri accidenti devono conservare quella che avevano già nella sostanza.

Perciò essi non hanno il loro soggetto nella quantità, dato che ogni accidente è individuato dal suo soggetto.

3. Tra gli accidenti del pane e del vino che rimangono si riscontrano con i nostri sensi anche la rarità e la densità.

Ma queste non possono trovarsi nella quantità dimensiva prescindendo dalla materia: infatti il raro è ciò che ha poca materia sotto grandi dimensioni, e il denso è ciò che ha molta materia sotto piccole dimensioni, come spiega Aristotele [ Phys. 4,9 ].

Perciò il soggetto degli accidenti che rimangono in questo sacramento non può essere la quantità.

4. La quantità separata dal soggetto è la quantità geometrica, che non è soggetto di qualità sensibili.

Poiché dunque gli accidenti che rimangono in questo sacramento sono sensibili, essi non possono avere come soggetto la quantità, ossia le dimensioni del pane e del vino che rimangono dopo la consacrazione.

In contrario:

Le qualità non sono divisibili se non indirettamente, cioè in ragione del soggetto.

Ma le qualità che rimangono in questo sacramento vengono divise con la divisione delle sue dimensioni: come i sensi mostrano chiaramente.

Quindi le dimensioni sono il soggetto degli accidenti che rimangono in questo sacramento.

Dimostrazione:

È necessario che gli altri accidenti che rimangono in questo sacramento abbiano come loro soggetto la quantità dimensiva del pane e del vino rimanente.

Primo, poiché ai nostri sensi appare una quantità estesa dotata di colore e di altri accidenti: e in ciò i sensi non si ingannano.

Secondo, poiché la prima disposizione della materia è la quantità dimensiva; per cui anche Platone dava come prime differenze della materia la grandezza e la piccolezza.

E poiché la materia è il soggetto primordiale, ne segue che tutti gli altri accidenti devono riferirsi al soggetto mediante le dimensioni, come anche si dice che il primo soggetto del colore è la superficie: tanto che alcuni pensarono che le dimensioni fossero la sostanza dei corpi, come riferisce Aristotele [ Met. 3,5 ].

Ora, siccome tolto il soggetto gli accidenti conservano nell'Eucaristia il loro essere precedente, ne segue che tutti gli accidenti restano fondati sopra le dimensioni.

Terzo, poiché essendo il soggetto il principio di individuazione degli accidenti, ciò che fa da soggetto agli accidenti deve essere in qualche modo il loro principio di individuazione.

Ora, è proprio dell'individuo di non essere in più soggetti.

E ciò può dipendere da due motivi.

Primo, dal fatto che una data cosa per sua natura non è fatta per essere ricevuta in un soggetto: ed è così che le forme immateriali separate, sussistenti per se stesse, sono anche individuali per se stesse.

Secondo, dal fatto che certe forme, sia sostanziali che accidentali, pur essendo fatte per esistere in qualche soggetto, non sono tuttavia fatte per essere ricevute in più soggetti: come ad es. questo bianco che colora questo corpo.

Ora, rispetto al primo punto [ esistere o non esistere in un soggetto ], il principio di individuazione per tutte le forme inerenti è la materia: poiché dovendo tali forme per loro natura essere ricevute da un soggetto, quando una di esse viene ricevuta nella materia, che non è in un altro soggetto, da quel momento non può più esistere in altri soggetti.

Rispetto invece al secondo punto [ non esistere in più soggetti ], il principio di individuazione è la quantità dimensiva.

Infatti una forma in tanto è limitata a esistere in un solo soggetto, in quanto questo è indiviso in sé e diviso da ogni altro.

Ora, la sostanza diviene divisibile in forza della quantità, come osserva Aristotele [ Phys. 1,2 ].

Perciò la stessa quantità dimensiva è un certo principio di individuazione per tali forme, nel senso cioè che a parti diverse della materia corrispondono forme distinte numericamente.

Per cui la quantità per se stessa ha una certa individuazione: cosicché possiamo immaginare più linee dell'identica specie che però differiscono per la loro posizione, posizione che rientra in questo tipo di quantità; conviene infatti alla dimensione di essere « una quantità avente posizione ».

E così la capacità di essere il soggetto degli altri accidenti va attribuita alla quantità piuttosto che l'inverso.

Analisi delle obiezioni:

1. Un accidente non può essere di per sé il soggetto di un altro accidente, non avendo un proprio essere.

Però in quanto un accidente è nella sostanza si può dire che fa da soggetto a un altro accidente, se questo è ricevuto dalla sostanza mediante il primo: come la superficie può dirsi il soggetto del colore.

Perciò quando a un accidente viene concesso da Dio di esistere per sé, gli viene concesso anche di essere il soggetto di altri accidenti.

2. Gli altri accidenti, anche considerati nella sostanza del pane, venivano individuati tramite la quantità dimensiva, come si è detto [ nel corpo ].

Ed è per questo che la quantità è il soggetto degli altri accidenti che rimangono in questo sacramento, piuttosto che l'inverso.

3. La rarità e la densità sono delle qualità che i corpi conseguono per il fatto che hanno dentro le loro dimensioni poca o molta materia: come anche tutti gli altri accidenti derivano dai princìpi della sostanza.

Perciò come sottratta la sostanza vengono conservati dalla virtù divina gli altri accidenti, così sottratta la materia vengono conservate dalla virtù divina le qualità derivanti dalla materia, come la rarità e la densità.

4. La quantità matematica astrae non dalla materia intelligibile, ma dalla materia sensibile, come dice Aristotele [ Met. 7,10 ].

Ora, la materia è detta sensibile per il fatto che è rivestita di qualità sensibili.

È ovvio quindi che la quantità che in questo sacramento rimane priva di soggetto non è la quantità matematica.

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