Summa Teologica - III

Indice

Articolo 1 - Se in questo sacramento gli accidenti rimangano senza soggetto

Supra, q. 75, a. 5; In 1 Sent., d. 47, q. 1, a. 4; In 4 Sent., d. 12, q. 1, a. 1; C. G., IV, cc. 62, 63, 65; Quodl., 3, a. 1, ad arg.; Quodl., 9, q. 3; De rat. fidei, c. 8; In Matth., c. 26; In 1 Cor., c. 11, lect. 5

Pare che in questo sacramento gli accidenti non rimangano senza soggetto.

Infatti:

1. In questo sacramento di verità non ci può essere nulla di disordinato o di falso.

Ora, l'esistenza di accidenti senza soggetto è contro l'ordine che Dio ha posto nella natura.

Ed è pure una specie di inganno: poiché gli accidenti sono i segni indicativi naturali della sostanza.

Perciò in questo sacramento non ci sono accidenti senza soggetto.

2. Nemmeno per miracolo può avvenire che a una cosa venga tolta la sua definizione, o che le venga adattata la definizione di un'altra: p. es. che un uomo, rimanendo uomo, sia un animale non ragionevole.

Ne seguirebbe infatti la simultaneità di realtà contraddittorie: poiché, come dice Aristotele [ Met. 4,7 ], « la definizione di una cosa è ciò che significa il suo nome ».

Ora, la definizione dell'accidente implica che esso sia in un soggetto, mentre la definizione della sostanza implica che essa sussista in sé senza un soggetto.

Quindi non può avvenire per miracolo che in questo sacramento gli accidenti rimangano senza il loro soggetto.

3. L'accidente è individuato dal soggetto.

Se dunque gli accidenti rimangono in questo sacramento senza soggetto, non saranno individuali, ma universali.

Il che è evidentemente falso, perché in tal caso non sarebbero sensibili, ma solo intelligibili.

4. Gli accidenti, in forza della consacrazione di questo sacramento, non acquistano alcuna composizione.

Ma prima della consacrazione essi non erano composti né di materia e forma, né di natura e supposito.

Quindi anche dopo la consacrazione non sono composti in nessuno di questi due modi.

Ma ciò è impossibile, perché allora sarebbero più semplici degli angeli, pur essendo delle realtà sensibili.

Perciò in questo sacramento gli accidenti non rimangono senza il loro soggetto.

In contrario:

S. Gregorio [ Lanfranco, De corp. et sang. Dom. 20 ] afferma che « le specie sacramentali conservano i nomi delle realtà esistenti prima, cioè del pane e del vino ».

Non restando quindi la sostanza del pane e del vino, tali specie rimangono senza il loro soggetto.

Dimostrazione:

Gli accidenti del pane e del vino, la cui permanenza in questo sacramento dopo la consacrazione è costatata dai nostri sensi, non hanno il loro soggetto nella sostanza del pane e del vino, che non rimane, come si è detto sopra [ q. 75, a. 2 ].

E neppure nella loro forma sostanziale, che non rimane [ q. 75, a. 6 ]; e anche se rimanesse, « non potrebbe fare da soggetto », come osserva Boezio [ De Trin. 1,2 ].

È poi evidente che questi accidenti non hanno il loro soggetto nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo: poiché la sostanza del corpo umano non può rivestirsi in alcun modo di tali accidenti; inoltre non è possibile che il corpo di Cristo glorioso e impassibile subisca dei mutamenti per rivestirsi di tali accidenti.

Alcuni però sostengono che gli accidenti hanno per loro soggetto l'aria circostante.

- Ma anche questo è impossibile.

Primo, poiché l'aria non è suscettibile di tali accidenti.

- Secondo, poiché tali accidenti non si trovano dove si trova l'aria.

Anzi, al muoversi delle sacre specie l'aria viene spostata.

- Terzo, poiché « gli accidenti non passano da un soggetto a un altro soggetto »: nel senso cioè che un accidente, numericamente identico, si trovi prima in un soggetto e poi in un altro.

L'accidente infatti deve la sua individualità al soggetto.

Quindi non può accadere che, rimanendo numericamente identico, si trovi prima in un soggetto e poi in un altro.

- Quarto, poiché l'aria, non spogliandosi dei propri accidenti, avrebbe simultaneamente gli accidenti propri e quelli altrui.

- Né si può dire che tale trapasso avvenga miracolosamente in virtù della consacrazione: poiché le parole della consacrazione non lo significano, e d'altra parte esse non producono se non ciò che significano.

Perciò si deve concludere che in questo sacramento gli accidenti rimangono senza soggetto.

E la cosa è possibile per la virtù divina.

Poiché l'effetto dipende più dalla causa prima che dalla causa seconda: e così Dio, che è la causa prima della sostanza e dell'accidente, con la sua infinita virtù può conservare nell'essere l'accidente anche quando sia venuta meno la sostanza, che lo conservava nell'essere in qualità di causa propria; come può anche produrre senza le cause naturali altri effetti delle cause naturali: come quando ad es. formò un corpo umano nel seno della Vergine « senza seme virile » ( Inno dei Primi Vespri di Natale ).

Analisi delle obiezioni:

1. Nulla impedisce che una cosa sia ordinata secondo la legge comune della natura, e che tuttavia il suo contrario venga ordinato secondo un privilegio speciale della grazia, come è evidente nella risurrezione dei morti e nella illuminazione dei ciechi: come anche nelle relazioni umane si concedono ad alcuni dei privilegi speciali al di fuori della legge comune.

E così, sebbene secondo l'ordine comune della natura gli accidenti esistano in un soggetto, tuttavia per una ragione speciale, secondo l'ordine della grazia, gli accidenti in questo sacramento esistono senza il loro soggetto, per i motivi già indicati [ q. 75, a. 5 ].

2. Non essendo l'ente un genere, l'essere stesso non può costituire l'essenza della sostanza o dell'accidente.

Quindi l'espressione « ente per se senza soggetto » non è la definizione della sostanza.

E neppure « ente in un soggetto » è la definizione dell'accidente, ma piuttosto diremo che alla quiddità o essenza della sostanza « compete di esistere senza un soggetto », e alla quiddità o essenza dell'accidente « compete di esistere in un soggetto ».

Ora, in questo sacramento non viene concesso agli accidenti di essere senza soggetto in forza della loro essenza, ma per la virtù divina che li sostenta.

Quindi non cessano di essere accidenti: poiché né si toglie ad essi la loro definizione, né si attribuisce ad essi la definizione della sostanza.

3. Questi accidenti hanno acquistato la loro individualità dalla sostanza del pane e del vino, e dopo che questa si è cambiata nel corpo e nel sangue di Cristo si mantengono per virtù divina nella loro individualità precedente.

Rimangono perciò singolari e sensibili.

4. Questi accidenti, come tutti gli altri, finché rimaneva la sostanza del pane e del vino non avevano l'essere in proprio, ma la loro sostanza era tale in forza di essi: come la neve è bianca in forza della bianchezza.

Ma dopo la consacrazione gli accidenti che rimangono hanno l'essere in proprio.

Perciò risultano composti di essere e di ciò che è, come si è detto nella Prima Parte [ q. 50, a. 2, ad 3; q. 75, a. 5, ad 4 ] a proposito degli angeli.

Inoltre essi sono composti di parti quantitative.

Indice