Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se l'affinità sia causata dal matrimonio di un consanguineo

Pare che l'affinità non sia causata dal matrimonio di un consanguineo.

Infatti:

1. « Chi causa in altri una certa cosa deve averla egli stesso in grado superiore » [ Arist., Anal. post. 1,2 ].

Ora, la donna non viene a imparentarsi con i consanguinei di suo marito se non a causa del marito.

Non divenendo dunque affine a quest'ultimo, non diventerà affine a nessuno dei suoi consanguinei.

2. In cose separate, se avviene l'unione con una, non necessariamente avviene con l'altra.

Ma i consanguinei sono già tra loro separati.

Per il fatto quindi che una donna si unisce con un uomo non segue che venga a unirsi con tutti i consanguinei di lui mediante l'affinità.

3. Le relazioni nascono da certe unioni.

Ma nei consanguinei di un uomo non avviene alcuna unione per il fatto che egli prende moglie.

Quindi non nasce in essi la relazione di affinità.

In contrario:

1. Il marito e la moglie diventano « una sola carne » [ Gen 2,24; Mt 19,6 ].

Appartenendo quindi il marito a tutti i suoi consanguinei secondo la carne, anche la moglie dovrà appartenere ad essi.

2. Ciò è dimostrato anche dai testi citati nelle Sentenze [ 4,41,1 ].

Dimostrazione:

Dalla comunanza o compartecipazione naturale nasce una certa amicizia naturale.

Ora la comunanza di natura, secondo il Filosofo [ Ethic. 8,14 ], avviene in due modi: primo, mediante la generazione carnale; secondo, mediante l'unione destinata alla generazione.

Per cui egli afferma [ ib. ] che « l'amicizia del marito con la moglie è naturale ».

E così si ha un vincolo di amicizia naturale sia nella persona che è unita a un'altra per la generazione carnale, sia in quella che si unisce per l'atto coniugale.

Si ha però questa differenza, che la persona unita per la generazione carnale, come un figlio al padre, diventa partecipe della stessa radice e dello stesso sangue: per cui il figlio si unisce ai consanguinei di suo padre con un vincolo dello stesso genere, cioè con la consanguineità, sebbene in un grado diverso, per la sua maggiore distanza dalla radice comune.

Invece la persona che viene a unirsi per l'atto coniugale non diventa partecipe della stessa radice, ma viene ad aggiungersi come dall'esterno.

Perciò si ha un vincolo di altro genere, che viene detto affinità.

Da cui il verso [ mnemonico ]: « Gli sposi mutan genere, i figli invece grado »: poiché la persona generata contrae lo stesso genere di parentela, in grado diverso, mentre con lo sposalizio si ha una parentela di altro genere.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene la causa sia sempre superiore all'effetto, tuttavia non sempre la denominazione adatta per l'uno può valere per l'altra: poiché talora quanto si riscontra nell'effetto si trova nella causa non allo stesso modo, bensì in maniera più eminente, e quindi non conviene alla causa e all'effetto con l'identica denominazione, e neppure sotto il medesimo aspetto: come è evidente in tutte le forme di causalità analogica.

Perciò l'unione del marito con la moglie è superiore a quella della moglie con i consanguinei del marito, ma non può essere detta affinità, bensì matrimonio, il quale è una certa unità: come uno è identico a se stesso, ma non consanguineo di se stesso.

2. I consanguinei sotto un certo aspetto sono separati e sotto un altro in qualche modo uniti.

E a motivo di tale unione reciproca avviene che la persona che si unisce a uno di essi in qualche modo si unisce a tutti.

Data però la separazione e la distanza reciproca, avviene che la persona che si unisce a uno della parentela in un dato modo si unisce agli altri in un altro modo, diverso cioè per il genere o per il grado.

3. La relazione nasce talora dalla mutazione di entrambi i termini, come nel caso della paternità e della filiazione.

E tali relazioni sono reali nell'uno e nell'altro.

Talora invece nasce dal moto di uno soltanto.

E ciò può avvenire in due modi.

Primo, quando la relazione nasce dal moto dell'uno senza il moto né antecedente ne concomitante dell'altro: come avviene nella relazione tra il Creatore e la creatura, tra il dato sensibile e il senso, tra la scienza e il suo oggetto.

E in tal caso la relazione è reale in un termine, mentre nell'altro è solo di ragione.

- Secondo, quando nasce dal moto dell'uno senza un moto concomitante, non però senza un moto precedente, dell'altro: come l'uguaglianza di altezza tra due uomini può avvenire per la crescita dell'uno senza che l'altro aumenti o diminuisca; tuttavia quest'ultimo era giunto alla grandezza attuale con una crescita antecedente.

Perciò la relazione ha un fondamento reale in entrambi.

E lo stesso si dica per la consanguineità e per l'affinità.

Infatti la relazione di fratellanza che sorge in un bambino già grande per la nascita di un fratello non viene causata da un suo moto attuale, ma da un suo moto precedente, cioè dalla propria nascita: poiché in forza di essa viene ad acquistare la relazione di fratellanza grazie alla nascita dell'altro.

Parimenti per il fatto che uno discende in forza della propria nascita dall'identico ceppo a cui appartiene il marito, si produce in lui l'affinità con la moglie, senza alcuna nuova mutazione da parte sua.

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