Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se dobbiamo rivolgerci ai santi affinché preghino per noi

Pare che non dobbiamo rivolgerci ai santi affinché preghino per noi.

Infatti:

1. Nessuno si rivolge agli amici di qualcuno perché preghino per lui se non è convinto di ottenere più facilmente ciò che desidera.

Ma Dio è infinitamente più misericordioso di qualsiasi santo: quindi la sua volontà è più disposta ad esaudirci che non quella di un santo.

È dunque superfluo interporre dei mediatori fra noi e Dio, perché intercedano per noi.

2. Dobbiamo rivolgerci ai santi solo perché sappiamo che la loro preghiera è accetta a Dio.

Ora, più uno è santo, più è accetta a Dio la sua preghiera.

Perciò dovremmo sempre interporre fra noi e Dio gli intercessori maggiori, e mai quelli minori.

3. Gesù Cristo, anche come uomo, è chiamato « il Santo dei Santi » [ Dn 9,24 ], e come tale può anch'egli pregare.

Noi però non ci rivolgiamo mai a Cristo perché preghi per noi.

Quindi non dobbiamo rivolgerci per questo neppure agli altri santi.

4. Chi è pregato da un altro perché interceda per lui non fa che presentare queste preghiere a colui a cui sono dirette.

Ma è superfluo presentare qualcosa a chi ha già tutto presente.

Perciò è inutile che noi interponiamo degli intercessori fra noi e Dio.

5. Una cosa è superflua quando, sia che ci sia sia che non ci sia, non influisce su un dato avvenimento.

Ora, i santi pregano ugualmente per noi anche se noi non li preghiamo: poiché se siamo degni delle loro orazioni pregano per noi anche senza le nostre preghiere; se poi ne siamo indegni, anche se li supplichiamo, non pregano per noi.

Perciò è del tutto superfluo rivolgersi a loro perché preghino per noi.

In contrario:

1. Nel libro di Giobbe [ Gb 5,1 Vg ] si legge: « Chiama pure, se vi è qualcuno che ti possa rispondere, ricorri a qualche santo ».

Ora « il nostro chiamare », commenta S. Gregorio [ Mor. 5,43 ], « è quello di chi supplica il Signore con umile preghiera ».

Se quindi vogliamo pregare Dio, dobbiamo rivolgerci ai santi perché lo preghino per noi.

2. I santi in cielo sono più accetti a Dio di quando erano ancora su questa terra.

Ma noi dobbiamo interporre presso Dio come intercessori i santi viventi qui in terra, come risulta chiaro dalle parole dell'Apostolo ai Romani [ Rm 15,30 ]: « Vi esorto perciò, o fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito Santo, a lottare con me nelle preghiere che fate per me a Dio ».

Molto più quindi dobbiamo supplicare i santi del cielo che ci aiutino con le loro preghiere presso Dio.

3. È consuetudine della Chiesa implorare la preghiera dei santi nelle Litanie.

Dimostrazione:

« È disposizione divina che gli esseri più lontani da Dio ritornino a lui per mezzo di quelli più vicini », come scrive Dionigi [ De eccl. hier. 5,1,4 ].

Ora, dato che i santi del cielo sono vicinissimi a Dio, l'ordine divino esige che noi, « che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore » [ 2 Cor 5,6 ], siamo ricondotti a lui per mezzo dei santi.

Il che avviene quando la bontà divina, per loro mezzo, effonde su di noi i suoi effetti benefici.

E dato che il nostro ritorno a Dio deve corrispondere all'effusione della bontà divina in noi, come i doni di Dio ci giungono per mezzo dei santi, così noi dobbiamo avvicinarci a lui, per ricevere ulteriori doni, facendo ricorso ai santi.

Per questo li costituiamo come intercessori presso Dio e come intermediari, quando li supplichiamo di pregare per noi.

Analisi delle obiezioni:

1. Come la divina potenza agisce mediante le cause seconde non per indigenza, ma per la perfezione dell'ordine dell'universo e perché la sua bontà si diffonda più largamente sulle cose, se queste ricevono non solo di essere buone in se stesse, ma ottengono pure la facoltà di comunicare il bene ad altre creature, così se noi dobbiamo bussare alla porta della sua clemenza con le preghiere dei santi non è perché in Dio faccia difetto la misericordia, ma perché si rispetti nelle cose l'ordine a cui abbiamo accennato [ nel corpo ].

2. È vero che i santi maggiori sono più accetti a Dio, ma talvolta è bene pregare anche i santi minori.

E questo per cinque motivi.

Primo, perché spesso uno ha più devozione per un santo minore che per uno maggiore.

Ora, l'effetto della preghiera dipende soprattutto dalla devozione.

- Secondo, per combattere la noia.

Poiché le stesse cose finiscono per generare fastidio.

Se noi invece preghiamo santi diversi, eccitiamo per ognuno come un nuovo fervore di devozione.

- Terzo, perché alcuni santi hanno avuto il dono di aiutare in particolari necessità: S. Antonio, ad es., ha avuto quello di liberare dal fuoco infernale.

- Quarto, perché a tutti venga da noi concesso l'onore dovuto.

- Quinto, perché con un più gran numero di intercessori si ottiene talvolta ciò che non si ottiene con uno solo.

3. La preghiera è un atto determinato.

Ora, ogni atto appartiene a un determinato supposito.

Se quindi noi dicessimo: « Cristo, prega per noi », senza aggiungere altro, sembrerebbe che noi ci riferiamo alla persona di Cristo.

Il che potrebbe essere inteso nel senso dell'eresia di Nestorio, il quale distingueva in Cristo la persona del Figlio dell'uomo da quella del Figlio di Dio; oppure nel senso dell'eresia di Ario, secondo cui la persona del Figlio è minore di quella del Padre.

Per non incorrere dunque in questi errori la Chiesa non dice: « Cristo, prega per noi », ma: « Cristo, ascoltaci », oppure: « abbi pietà di noi ».

4. I santi, come vedremo [ a. 3 ], presentano a Dio le nostre suppliche non per fargliele conoscere, ma per chiederne l'esaudimento; oppure per confrontarle con la verità di Dio, e per sapere il da farsi secondo i decreti della sua provvidenza.

5. Il fatto stesso che ricorriamo ai santi con retta intenzione nelle nostre necessità ci rende degni delle loro preghiere.

Perciò non è superfluo che noi li preghiamo.

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