Cenacolo N° 39

Ci ha detto Gesù: "Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta frutti abbondanti" ( Gv 15,5 ) frutti cioè di santificazione e di anime.

L'amore copre una moltitudine di peccati. ( 1 Pt 4,18 )

L'Adorazione a Gesù crocifisso, fatta come atto di puro amore, ha maggior importanza agli occhi di Dio, maggiore utilità per la Chiesa e per l'anima stessa, che non tutte le altre opere ( puramente ) esteriori, insieme riunite.

( S. Giov. della Croce )

Ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore

Nella frase "Gesù è il Signore!" c'è anche un aspetto soggettivo, che dipende da chi la pronuncia.

Perché i demoni non pronunciano mai questo titolo di Gesù spingendosi solo a dire: "Tu sei il Figlio di Dio" oppure "Tu sei il Santo di Dio" ; ma non dicono mai "Tu sei il Signore?"

La risposta più plausibile pare questa.

Dire: "Tu sei il Figlio di Dio", è riconoscere un dato di fatto che non dipende da essi e che essi non possono cambiare.

Ma dire: "Tu sei il Signore!" è ben diverso, implica una decisione personale.

Significa riconoscerlo tale, sottomettersi alla sua signoria.

Se lo facessero non sarebbero più demoni, ma tornerebbero ad essere angeli di luce.

Dire: "Gesù è il Signore", significa entrare liberamente nella sfera del suo dominio.

É come dire Gesù Cristo è il "mio" Signore, egli è la ragione stessa della mia vita; io vivo per lui, non più "per me stesso".

"Nessuno di noi - scriveva Paolo ai Romani - vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se moriamo moriamo per il Signore. Sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore" ( Rm 14,7-8 )

La contraddizione più radicale non è tra il vivere e il morire, ma tra il vivere "per il Signore" e il vivere "per se stessi".

Vivere per se stessi è il nuovo nome della morte.

( Cfr. Il potere della croce di R. Cantalamessa )

L: Vivere la carità in famiglia attraverso il Lavoro

Il lavoro come sacra, nobile e dignitosa fatica per sostentare la famiglia …

Il lavoro mai fine a se stesso …

Il lavoro degli altri ( soprattutto di chi Io compie in casa ) da valorizzare e rispettare …

Il lavoro come diritto di tutti …

Dio non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome. ( Eb 6,10 )

Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale ed una vocazione dell'uomo.

Questi due cerchi di valori - uno congiunto al lavoro, l'altro conseguente al carattere familiare della vita umana - devono unirsi tra sé correttamente, e correttamente permearsi.

Il lavoro è, in un certo modo, la condizione per rendere possibile la fondazione di una famiglia, poiché questa esige i mezzi di sussistenza, che in via normale l'uomo acquista mediante il lavoro.

Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno "diventa uomo", fra l'altro, mediante il lavoro, e quel diventare uomo esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo.

Evidentemente qui entrano in gioco, in un certo senso, due aspetti del lavoro: quello che consente la vita ed il mantenimento della famiglia, e quello mediante il quale si realizzano gli scopi della famiglia stessa, soprattutto l'educazione.

Ciononostante, questi due aspetti del lavoro sono uniti tra di loro e si completano in vari punti.

Nell'insieme si deve ricordare ed affermare che la famiglia costituisce uno dei più importanti termini di riferimento, secondo i quali deve essere formato l'ordine socio-etico del lavoro umano.

La dottrina della Chiesa ha sempre dedicato una speciale attenzione a questo problema …

Infatti, la famiglia è, al tempo stesso, una comunità resa possibile dal lavoro e la prima interna scuola di lavoro per ogni uomo.

( Beato Giovanni Paolo II )