Romani

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Capitolo 14

CEI 2008 - Audio - Interconfessionale

Carità verso i deboli

1 Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni.
1 Cor 8
1 Cor 10,14-33
Rm 6,15+
2 Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi.
3 Colui che mangia non disprezzi chi non mangia, chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto.
Col 2,16-21
4 Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo?
Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
Gc 4,12
Mt 7,1
5 C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali.
Col 2,16
6 Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio.
7 Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso,
8 perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.
Rm 6,10-11
Lc 20,38
Gal 2,19
9 Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
2 Cor 5,15
At 10,42
10 Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello?
Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio,
2 Cor 5,10
Rm 2,6+
11 poiché sta scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio.
Is 45,23
Is 49,18
Fil 2,10-11
12 Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.
1 Cor 8,9
13 Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.
14 Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo.
At 10,15
Mt 15,10-20p
1 Tm 4,4
1 Cor 8,10
15 Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità.
Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto!
1 Cor 13,1+
16 Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete!
17 Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo:
1Cor 8,8
Gal 5,22
1 Ts 1,6
18 chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.
Rm 12,17-18
19 Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.
20 Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accodo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.
Tt 1,15
21 Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.
1 Cor 8,13
22 La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio.
Beato chi non si condanna per ciò che egli approva.
23 Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.
1 Cor 8,7
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Abbreviazioni
14,1-12 Non giudicare gli altri
14,1-11 Alcuni cristiani, chiamati "deboli", si ritengono ancora obbligati ad osservare certe forme di ascesi e pratiche rituali.
Altri, i "forti" ( Rm 15,1 ), si considerano liberi da queste osservanze.
La prima regola, desunta dalla fede comune, è quella di non giudicare gli altri, perché giudice unico di tutti è il Signore.
Un caso analogo di tensioni tra deboli e forti nella comunità cristiana è affrontato da Paolo in 1 Cor 8,1-13.
14,1 chi è debole nella fede: si tratta di cristiani ai quali una fede insufficientemente illuminata non offre convinzioni abbastanza ferme per agire con coscienza sicura ( vv 2.5.22 ).
Si ritenevano obbligati in certi giorni ( v 5 ),
forse in modo permanente ( v 21 ),
ad astenersi dalla carne o dal vino ( vv 2.21 ):
pratiche ascetiche conosciute dal mondo pagano ( pitagorici )
e dal mondo giudaico ( esseni, Giovanni Battista ).
Paolo presenta la stessa regola generale di condotta come nel caso analogo
di 1 Cor 8; 1 Cor 10,14-33:
ciascuno deve agire « per il Signore » secondo la propria coscienza ( vv 5-6 ),
purché non sia dubbia ( v 23 );
ma soprattutto che la carità regoli la condotta dei « forti » ( vv 1.15.19-21
e Rm 15,1-13 ).
14,10 al tribunale di Dio: che solo conosce il segreto dei cuori (cf. Rm 2,16; 1 Cor 4,3s).
14,11 Citazione di Is 49,18 e Is 45,23.
14,13-23 Non turbare la fede dei fratelli
14,15 Ora: una variante ha: « Infatti » oppure « Ma ».
- resta turbato: soccombendo allo scandalo o semplicemente vedendo suo fratello commettere un'azione che riprova.
il bene di cui godete: l'espressione designa probabilmente la libertà cristiana
( Rm 6,15+ ),
di cui si valgono i forti, ma che si interpretava tendenziosamente ( cf. Rm 3,8+ ).
14,20 l'opera di Dio: la stessa persona del debole ( v 15 )
o anche la comunità cristiana ( cf. 1 Cor 3,9 ).
- dando scandalo: alla lettera « con scandalo »
cioè, secondo il contesto ( v 21 che tratta dei doveri del « forte » ), provocandolo.
- Altri intendono « subendolo » ( cf. v 14 ).
14,22 La fede che possiedi conservala: una variante ha: « Tu hai una convinzione? Conservala ».
- davanti a Dio: questa « fede » corrisponde alla verità; essa vale davanti a Dio.
Ma la carità è un principio superiore.
14,23 non agisce per fede: cioè « in buona fede » ( BJ ): traduzione letterale.
Il termine fede è usato qui nel senso di rettitudine di coscienza ( cf. Rm 14,1+ ).
- Altre traduzioni: « perché non agisce per convinzione »,
oppure « perché la sua azione non si ispira a una convinzione di fede ».