La città di Dio

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Aspetti dell'ultimo giudizio

Impostazione del problema

1.1 - Autorità della Scrittura sul giudizio finale

Dovendo esporre sul giorno dell'ultimo giudizio di Dio ciò che Egli ci concederà e discuterne contro infedeli e miscredenti, devo prima porre, come a fondamento di un edificio, le testimonianze della sacra Scrittura.

Coloro che non vogliono credere in esse tentano di negarle con meschine dimostrazioni umane, false e ingannatrici, allo scopo di dimostrare o che ha un altro significato il testo riportato dalla sacra Scrittura o di negare che è d'ispirazione divina.

Ritengo infatti che non vi sia un individuo il quale, se ha compreso i testi come sono stati trasmessi e ha creduto che sono stati trasmessi dal sommo, vero Dio mediante persone sante, non li accetti e non presti loro consenso, tanto se lo confessa apertamente, come se si vergogna o teme di ammetterlo per un qualche pregiudizio, o anche se per una caparbietà, molto simile all'idiozia, si affanna a difendere con grande accanimento ciò che ritiene o crede falso contro ciò che ritiene o crede vero.

1.2 - Giudizio finale argomento del libro

Nella ufficiale professione di fede ogni Chiesa del vero Dio ritiene che il Cristo verrà dal cielo a giudicare i vivi e i morti. ( 2 Tm 4,1 )

Consideriamo questo evento come il giorno dell'ultimo giudizio, cioè la fine del tempo.

È incerto per quanti giorni si prolunghi il giudizio, ma ogni individuo che ha letto, sia pure distrattamente, quelle pagine, sa che, secondo il modo d'esprimersi della sacra Scrittura, di solito "giorno" si usa in luogo di "tempo".

Perciò, quando parliamo del giudizio di Dio, aggiungiamo: l'ultimo o finale, perché anche adesso giudica e ha giudicato fin dall'origine del genere umano, cacciando dal paradiso terrestre e allontanando dall'albero della vita i progenitori che avevano commesso il grande peccato. ( Gen 3,23 )

Anzi senza dubbio proferì un giudizio anche quando non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ( 2 Pt 2,4 ) il cui principe, in sé pervertito, pervertì per invidia gli uomini e non senza il suo sovrano, giusto giudizio, nell'atmosfera e sulla terra l'esistenza dei demoni e degli uomini è molto infelice a causa di errori e di sofferenze.

Però se non vi fosse stato il peccato, non senza un giudizio favorevole e giusto manterrebbe nella felicità eterna ogni creatura ragionevole unita con grande fedeltà a lui suo Signore.

Decide con giudizio non solo in generale del modo di essere dei demoni e degli uomini affinché siano infelici per la colpa del primo peccato, ma anche delle opere personali dei singoli, che essi compiono con l'arbitrio della volontà.

Anche i demoni supplicano di non essere tormentati ( Mt 8,29; Lc 8,28 ) e non senza giustizia o sono risparmiati o afflitti, ciascuno secondo la particolare perversità.

Anche gli uomini, il più delle volte palesemente, sempre in segreto, espiano con ordinamento divino per le proprie azioni, sia in questa vita sia dopo la morte, sebbene nessun uomo compie buone azioni se non è soccorso dall'aiuto di Dio e nessun demone o uomo compie cattive azioni se non è permesso dall'uno, identico, giustissimo giudizio di Dio.

Dice l'Apostolo: In Dio non v'è ingiustizia, ( Rm 9,14 ) e in un altro passo: Sono imperscrutabili i suoi giudizi e misteriose le sue vie. ( Rm 11,33 )

Dunque in questo libro tratterò, per quanto egli lo concederà, non dei primi e degli intermedi giudizi di Dio ma del giudizio finale, quando il Cristo verrà dal cielo per giudicare i vivi e i morti. ( 2 Tm 4,1 )

Esso infatti propriamente è considerato giorno del giudizio, poiché allora non vi sarà appiglio a una cavillosa lamentela che l'ingiusto sia felice e il giusto infelice.

Allora si manifesterà unicamente la vera e piena felicità di tutti i buoni e la degna e grandissima infelicità di tutti i malvagi.

2 - Il giudizio di Dio e la vita umana

In questa vita impariamo a tollerare con animo sereno i mali che subiscono anche i buoni e a non sopravvalutare i beni che conseguono anche i cattivi e perciò nelle circostanze, in cui non si manifesta la giustizia di Dio, è salutare il suo insegnamento.

Noi non sappiamo in base a quale giudizio di Dio il buono sia povero e il malvagio sia ricco, perché questi goda, sebbene noi presumiamo che dovrebbe essere afflitto da tormenti per la sua depravata condotta e l'altro sia nel pianto, sebbene la vita lodevole suggerisce che dovrebbe essere nella gioia;

non sappiamo come l'innocente esca dal tribunale, non solo invendicato ma anche condannato, o perché angariato dal sopruso del giudice o perché travolto da false testimonianze, e al contrario il suo avversario criminale lo schernisca non solo perché impunito ma anche indennizzato;

non sappiamo perché il miscredente goda ottima salute e il credente si strugga nella malattia;

perché giovani sanissimi si diano al brigantaggio e bimbi, che neanche a parole hanno potuto offendere qualcuno, siano afflitti dalla violenza di varie infermità;

perché un individuo utile agli interessi umani sia rapito da una morte immatura e un altro, che all'apparenza non sarebbe dovuto neanche nascere, viva per di più molto a lungo;

perché uno zeppo di delitti sia elevato a cariche onorifiche e invece il buio di un'esistenza ignobile occulti un uomo senza macchia.

E vi sono altri casi del genere che è impossibile elencare e calcolare.

Facciamo l'ipotesi che simili evenienze, nel loro quasi non senso, si ripetano, sicché in questa vita, in cui, come dice un Salmo: L'uomo è divenuto come un'apparenza e i suoi giorni trascorrono come un'ombra, ( Sal 143,4 ) soltanto i cattivi conseguano questi beni effimeri e soltanto i buoni subiscano questi mali.

Il fatto si potrebbe riferire al giusto o anche benevolo giudizio di Dio in modo che coloro, i quali non conseguiranno i beni eterni che rendono felici, si illudano secondo la loro malvagità o siano compensati secondo la misericordia di Dio con i beni nel tempo; invece coloro, che non dovranno subire le pene eterne, siano afflitti dai mali nel tempo a causa dei loro peccati di qualsiasi specie ed entità e siano stimolati dai mali a potenziare le virtù.

Ma poiché in questa vita non solo i buoni sono nel male e i cattivi nel bene, e ciò sembra ingiusto, ma spesso anche ai cattivi tocca in sorte il male e ai buoni il bene, più imperscrutabili divengono i suoi giudizi e misteriose le sue vie. ( Rm 11,33 )

Noi dunque ignoriamo con quale giudizio Dio, in cui si ha somma potenza, sapienza e giustizia e non si ha alcuna debolezza, insipienza e ingiustizia, operi tali fatti o permetta che avvengano.

Impariamo tuttavia a nostro vantaggio a non sopravvalutare il bene e il male, che osserviamo comuni ai buoni e ai cattivi, a perseguire il bene che è proprio dei buoni ed evitare il male che è proprio dei cattivi.

Quando poi giungeremo al giudizio di Dio, il cui tempo fin d'ora si denomina propriamente giorno del giudizio e talora giorno del Signore, si manifesteranno sommamente giuste non solo le sentenze di giudizio allora emesse, ma tutte quelle emesse dal principio e tutte quelle che fino a quel tempo saranno emesse.

Allora si manifesterà anche per quale giusto giudizio di Dio avviene che attualmente molti e quasi tutti i giusti giudizi di Dio siano un mistero per la conoscenza e il pensiero dei mortali, sebbene non è un mistero per la fede dei credenti che è giusto sia un mistero.

3 - Salomone sul giudizio di Dio e sulla vita umana

Salomone, il più sapiente re d'Israele, che regnò in Gerusalemme, ha così esordito nel libro che è denominato l'Ecclesiaste ed anche dai Giudei è incluso nel canone della sacra Scrittura: Insignificanza di coloro che sono nell'insignificanza, ha detto l'Ecclesiaste, insignificanza di coloro che sono nella insignificanza, tutto è insignificanza.

Quale vantaggio per l'uomo in ogni suo affanno in cui si affanna sotto il sole? ( Qo 1,2-3 )

E da questo suo pensiero, deducendone altri, ricorda le tribolazioni e gli inganni di questa vita e insieme il fluire e il dileguarsi del tempo, perché in esso nulla si conserva di duraturo, nulla di stabile.

Deplora anche in certo senso che nell'insignificanza delle cose sotto il sole, sebbene vi sia il prevalere della saggezza sulla stoltezza, della luce sulle tenebre e sebbene gli occhi del saggio siano sulla sua testa e lo stolto invece cammini nelle tenebre, un'identica evenienza tocca a tutti, sia pure in questa vita che si trascorre sotto il sole.

Evidentemente indica i mali che costatiamo comuni a buoni e cattivi. ( Sir 2,13-17 )

Afferma anche che i buoni subiscono il male come se fossero cattivi, e i cattivi conseguono il bene come se fossero buoni, quando dice: V'è un'insignificanza che è avvenuta sulla terra, perché vi sono i giusti ai quali è toccata la sorte degli empi, ed empi ai quali è toccata la sorte dei giusti.

Questo ho detto che è insignificante. ( Qo 8,14 )

Per quanto gli è parso sufficiente, l'uomo altamente sapiente ha dedicato, a segnalare tale insignificanza, tutto il libro suddetto, soltanto nell'intento di farci desiderare quella vita che non ha l'insignificanza sotto questo sole, ma la verità in colui che ha creato questo sole.

Dunque forseché non è vero che l'uomo diviene insignificante perché soltanto per un giusto e retto giudizio di Dio è reso simile alla insignificanza? ( Sal 143,4 )

Però nei giorni della sua insignificanza è di notevole rilievo se resiste o si adegua alla verità e se è privo o partecipe della vera pietà, non per conseguire i beni ed evitare i mali di questa vita, effimeri nel loro dileguarsi, ma in vista del futuro giudizio con il quale vi saranno per il giusto il bene, per i cattivi il male, che saranno senza fine.

Infine questo sapiente ha concluso il libro citato con le parole: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è ogni uomo; infatti Dio addurrà in giudizio qualsiasi azione anche in ogni individuo spregevole, buona e cattiva. ( Qo 12, 13-14 )

Non era possibile un'affermazione più breve, più vera, più utile.

Dice: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è ogni uomo.

Chi infatti è qualche cosa è questo: custode dei comandamenti di Dio, perché chi non lo è, è un nulla; non si restituisce al modello della verità chi rimane nella conformità alla insignificanza.

Poiché ogni azione, cioè ogni atto che si compie dall'uomo in questa vita, buona e cattiva Dio l'addurrà in giudizio anche in ogni individuo spregevole, cioè in ogni individuo che in questo mondo è considerato degno di disprezzo e quindi neanche è considerato, però Dio considera anche lui, non lo disprezza e quando giudica non lo tralascia.

4 - Prima il Nuovo e poi il Vecchio Testamento

Fra le testimonianze della sacra Scrittura sull'ultimo giudizio di Dio, che ho stabilito di scegliere, prima si devono addurre quelle dai libri del Nuovo Testamento e poi quelle dell'Antico Testamento.

Sebbene quelle dell'Antico siano anteriori nel tempo, tuttavia per la loro importanza si devono anteporre quelle del Nuovo, perché le antiche sono preannuncio delle nuove.

Dunque saranno allegate prima le nuove testimonianze e, per suffragarle più autorevolmente, saranno addotte anche le antiche.

Fra le antiche si hanno la Legge e i Profeti, fra le nuove il Vangelo e le Lettere degli Apostoli.

Dice infatti l'Apostolo: Per mezzo della Legge infatti si ha la conoscenza del peccato.

Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti, giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. ( Rm 3,20-22 )

Tale giustizia di Dio appartiene al Nuovo Testamento ed ha la testimonianza dai libri dell'Antico Testamento, cioè dalla Legge e dai Profeti.

Prima quindi si deve esporre il motivo processuale e poi introdurre i testimoni.

Nel dimostrare che si deve rispettare tale procedimento Cristo Gesù stesso afferma: Lo scriba divenuto istruito nel regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo forziere cose nuove e cose vecchie. ( Mt 13,52 )

Non ha detto: "Cose vecchie e cose nuove", e l'avrebbe detto se non avesse preferito rispettare l'ordine dei valori anziché i tempi.

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