Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Dalle parole dell'apostolo

Rm 7,5-13: " Quando eravamo nella carne le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte ", ecc.

Dichiaratamente contro i Manichei in modo implicito contro i Pelagiani

1.1 - Quanto sia difficile ad esporsi il passo della Lettera dell'Apostolo
2.2 - Di questo passo abusano i Manichei
2.3 - La calunnia dei Manichei va respinta in base alle parole che seguono immediatamente
3.4 - Proprio su questo punto lo stesso Apostolo condanna i denigratori della Legge
4.5 - La Legge che proibisce di desiderare il male non è cattiva
5.6 - Il male della concupiscenza non era conosciuto anteriormente alla Legge
5.7 - A causa della Legge la concupiscenza è stimolata, non vinta
6.8 - Chi presume di se stesso è vinto
7.9 - Non bisogna confidare in sé, ma in Dio
8.10 - Il dilettarsi della Legge di Dio e il dilettarsi della concupiscenza
9.11 - L'uomo superbo è ucciso dalla propria spada
10.12 - L'Apostolo loda la Legge ripetutamente e con la massima franchezza
10.13 - È trattato il medesimo argomento
11.14 - Il peccato è derivato dal primo uomo

1.1 - Quanto sia difficile ad esporsi il passo della Lettera dell'Apostolo

Abbiamo ascoltato e abbiamo risposto concordi, ed unanimi abbiamo cantato al nostro Dio: Beato l'uomo che tu avrai istruito, Signore, e avrai ammaestrato nella tua legge. ( Sal 94,12 )

Se mostrate interesse con il silenzio, ascolterete.

La sapienza non trova posto dove manca la pazienza.

Noi parliamo, ma Dio istruisce; noi parliamo, ma Dio ammaestra.

Infatti non è detto beato colui al quale insegna l'uomo, ma colui che avrai istruito tu, Signore.

Noi possiamo piantare e irrigare, ma è proprio di Dio dare il crescere. ( 1 Cor 3,7 )

Opera esternamente chi pianta e chi irriga; colui che fa crescere sovviene all'interno.

La lettura della Lettera del santo apostolo che ci siamo proposti di esporre, quanto è difficile, quanto è intricata, quanto è pericolosa ( nel caso non risulti intellegibile e sia male intesa ); suppongo, fratelli, anzi io so che l'avete ascoltata perché è stata letta per noi; e, se vi avete fatto attenzione, siete rimasti esitanti; o se alcuni avete anche compreso, avete senza dubbio notato quanto sia difficile.

Pertanto, con l'aiuto della misericordia di Dio, ci siamo assunti il compito di esporre in discussione questa lettura e lo stesso intero passo della Lettera dell'Apostolo molesto ed oscuro, ma salutare per coloro che lo capiscono.

So che noi siamo debitori alla Carità vostra e sono consapevole che voi dovete ricevere.

Come noi preghiamo affinché voi riceviate questa intelligenza, così voi pregate perché noi siamo in grado di rendervela accessibile.

Se infatti la nostra preghiera è concorde, Dio farà di voi ascoltatori competenti e, di noi, fedelissimi restitutori di questo debito.

2.2 - Di questo passo abusano i Manichei

Afferma l'Apostolo: Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. ( Rm 7,5 )

In questa affermazione sembra che l'Apostolo voglia rendere responsabile e incolpare la legge di Dio ( cosa che per quanti non ne colgono il senso è il primo grande pericolo ).

Qualcuno dice: Lungi questo dall'animo di un qualsiasi Cristiano!

A meno che non sia un demente, chi è che possa sospettare questo dell'Apostolo?

Eppure, fratelli miei, queste parole, intese male, fornirono l'esca al furore della follia dei Manichei.

Infatti i Manichei non dicono che fu data da Dio la legge trasmessa per mezzo di Mosè, e si sforzano di asserire che essa è in opposizione al Vangelo.

E quando si discute con loro, con queste affermazioni dell'apostolo Paolo - che non comprendono - tentano di convincere … che dirò … i cattolici ignoranti e non, piuttosto, " negligenti "?

Non è gran che, per uno che voglia essere diligente, riscontrare almeno nel codice il contenuto della lettura, dopo aver ascoltato calunnie dall'eretico.

Se farà questo, vi troverà subito di che poter rintuzzare il loquace avversario, di che atterrare i nemici della legge e i ribelli.

Infatti, sebbene è tardo a comprendere le parole dell'Apostolo, vi è stata espressa aperta lode della legge di Dio.

2.3 - La calunnia dei Manichei va respinta in base alle parole che seguono immediatamente

Dunque anzitutto riflettete, e fate attenzione.

Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, - dice - che esistono per la legge, si scatenavano.

A questo punto il Manicheo già alza il capo, drizza le corna, ti assale, attacca.

Ecco, dice: Le passioni peccaminose che esistono per la legge.

Come può essere buona la legge per la quale esistono le passioni peccaminose e si scatenano nelle nostre membra al fine di portare frutto per la morte?

Leggi, prosegui un poco più avanti, ascolta tutto con pazienza, anche senza capire.

Ciò che infatti afferma: Le passioni peccaminose, che esistono per la legge, si scatenavano nelle nostre membra, è già molto che tu comprenda; prima però unisciti a me nel lodare la legge e allora meriterai di diventare uno che comprende.

Hai la mente chiusa e accusi la chiave? Ecco, intanto solo per un poco mettiamo da parte ciò che non abbiamo capito, e passiamo a dare lode alla legge che è manifesta.

Le passioni peccaminose - dice - che esistono per la legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutto per la morte.

Ora però siamo stati liberati dalla legge della morte, nella quale eravamo tenuti prigionieri, per servire nella novità dello spirito e non nella vetustà della lettera. ( Rm 7,5-6 )

Fin qui sembra che la legge è biasimata, incolpata, respinta, maledetta; ma a chi non comprende.

Dicendo infatti: Quando eravamo nella carne, le passioni che esistono per la legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutto per la morte.

Ora però siamo stati liberati dalla legge della morte, nella quale eravamo tenuti prigionieri, per servire nella novità dello spirito, e non nella vetustà della lettera, è quasi certo che la legge sembri sotto accusa e dichiarata colpevole.

Anch'egli ha notato questo, l'ha notato, si è persuaso che non poteva essere compreso e che i pensieri degli uomini si sarebbero turbati di fronte all'oscurità delle sue parole; avvertì che cosa tu potevi dire, pensò che cosa tu potevi opporre; così volle dirlo per primo perché tu non debba trovare che dire.

3.4 - Proprio su questo punto lo stesso Apostolo condanna i denigratori della Legge

Domanda: Che diremo dunque? Così continua: Che diremo dunque?

È peccato la legge? No certamente! ( Rm 7,7 )

Con una sola parola ha assolto la legge, ha condannato l'accusatore della legge.

Adducevi contro di me l'autorità dell'Apostolo, o Manicheo, e mentre accusavi la legge, mi dicevi: Ecco, ascolta l'Apostolo, leggi l'Apostolo: Le passioni peccaminose, che esistono per la legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutto per la morte.

Ora, però, siamo stati liberati dalla legge della morte, nella quale eravamo tenuti prigionieri, per servire, nella novità dello spirito, e non nella vetustà della lettera. ( Rm 7,7 )

Ti vantavi, gridavi, dicevi: Ascolta, leggi, osserva; queste parole avevi detto, e già voltavi le spalle, ti premeva andar via.

Attendi, io ho ascoltato te, tu ascolta me; anzi, né io te, né tu me, ma entrambi ascoltiamo insieme l'Apostolo, che svincola sé e vincola te.

Che diremo dunque? - dice -: È peccato la legge?

Questo dicevi: La legge è peccato, questo appunto dicevi.

Ecco, hai ascoltato ciò che tu dicevi, ascolta ora ciò che tu devi dire.

Tu dicevi che la legge di Dio era peccato, quando da cieco e sprovveduto la biasimavi.

Sei caduto in errore; Paolo ha notato il tuo errore.

Ciò che tu dicevi lo ha detto egli stesso. Che diremo dunque? La legge è peccato?

Ciò che tu dicevi, questo diciamo noi? La legge è peccato? No certamente!

Se tu seguivi l'autorità dell'Apostolo, pondera la parola e trai insegnamento da essa.

Ascolta: La legge è peccato? No certamente. Ascolta: No certamente.

Se ti lasci guidare dall'Apostolo, se stimi moltissimo la sua autorità, ascolta: No certamente, e ciò che pensavi sia lungi da te.

Che diremo dunque? Che diremo? Perché ho detto: Le passioni peccaminose, che esistono per la legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte; perché ho detto: Siamo stati liberati dalla legge della morte, nella quale eravamo tenuti prigionieri; perché ho detto: Per servire nella novità dello spirito e non nella vetustà della Lettera; la legge è peccato? No certamente!

Allora per quale ragione, o Apostolo, hai detto dopo tante parole, quelle:

4.5 - La Legge che proibisce di desiderare il male non è cattiva

No certamente, la legge non è peccato.

Però - disse - io non ho conosciuto il peccato se non per la legge.

Poiché non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare. ( Rm 7,7 )

È il momento ormai d'interrogarti, Manicheo, ora t'interrogo, rispondimi.

È cattiva la legge che prescrive: Non desiderare?

Non mi risponderà affermativamente né un lussurioso, né qualcuno che è dissoluto.

In realtà, gli stessi uomini dissoluti, quando vengono biasimati, arrossiscono; e, quando si trovano tra uomini casti, non osano abbandonarsi alla licenza.

Perciò se tu ammetti che è cattiva la legge che prescrive: Non desiderare, vuoi desiderare impunemente; accusi la legge perché colpisce la libidine.

Fratelli miei, se non ascoltassimo l'Apostolo che dice: La legge è peccato?

No certamente! ma ci venissero ricordate da lui solo le parole della legge che contiene: Non desiderare, anche senza che egli stia a fare le lodi della legge, tuttavia dovremmo farne le lodi noi: lodare la legge, accusare noi.

Ecco la legge, ecco la tromba divina che grida all'uomo dall'alto: Non desiderare.

Non desiderare: contesta, se puoi; adempila, se non puoi contestare.

Hai ascoltato: Non desiderare, non hai l'ardire di criticare.

Perché è un bene ciò che ha prescritto: Non desiderare; è un male desiderare.

La legge accusa il male; la legge ti trattiene dal tuo male.

La legge accusa il male della concupiscenza, la legge ti trattiene dal tuo male.

Perciò adempi ciò che la legge comanda, non fare ciò che la legge vieta, non desiderare.

5.6 - Il male della concupiscenza non era conosciuto anteriormente alla Legge

Ma che cosa afferma l'Apostolo? Non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.

Assecondavo la mia concupiscenza e, dove mi attirava, io correvo e ritenevo una felicità grande le sue attrattive seducenti e piacevoli di dolcezze carnali.

Infatti: L'empio viene lodato - dice la legge - nelle brame dell'anima sua e chi compie il male riceve benedizioni. ( Sal 9,3 )

Trovi un uomo che asseconda le sue concupiscenze carnali e si abbandona da schiavo interamente a quelle, che ricerca avidamente da ogni parte piaceri, immoralità, ubriachezza; non dico di più: immoralità, ripeto, ubriachezza.

Queste, ho detto, le azioni che si commettono impunemente, ma non quanto alle leggi di Dio.

Chi infatti fu una volta dal giudice perché entrò nel postribolo di una meretrice?

Chi una volta fu accusato davanti ai pubblici tribunali per avere trascorso la vita da lascivo e impudico, in compagnia di suonatrici di lira?

Chi, pur avendo moglie, riconobbe una volta come peccato l'aver abusato di una sua schiava?

Ma questo quanto al tribunale umano, non quanto al cielo; nella legge del mondo, non nella legge del Creatore del mondo.

Ma il lussurioso, l'impuro, il lascivo, si dice felice di abbondare nei piaceri, di godere nelle mollezze.

Che anzi, se pure si riempie di vino, se beve coppe su coppe, è dir poco che non vi trova colpa, riceve anche nome di uomo forte; tanto peggiore quanto più grande bevitore.

Mentre si fanno le lodi di queste prodezze, e si dice: È felice, è grande, gli va bene; però non solo non si ritiene peccato ma si considera persino o un dono di Dio, o magari un bene certamente soave, attraente e lecito; compare la legge di Dio e prescrive: Non desiderare.

Quell'uomo che era convinto sia un grande bene e riteneva una felicità grande non negare alla propria concupiscenza quello che poteva, lasciarsi trarre dove si è adescati, ascolta: Non desiderare, e viene a sapere che è peccato.

Dio parlò, l'uomo udì. Credette a Dio, si accorse del suo peccato; ciò che riteneva un bene, conobbe che fu un male; volle frenare la concupiscenza, non assecondarla; si dominò, si sforzò, fu vinto.

Chi prima fu inconsapevole dei propri mali, ne divenne esperto e, quel che è peggio, vinto; cominciò ad essere non solo peccatore, ma anche trasgressore.

Era peccatore anche in precedenza, ma prima di udire la legge non sapeva di essere peccatore.

Ascoltò la legge, vide il peccato; si sforzò di vincere, fu superato e atterrato; divenne anche trasgressore della legge chi prima fu inconsapevolmente peccatore.

Questo dice l'Apostolo: La legge è peccato? No certamente!

Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. ( Rm 7,7 )

5.7 - A causa della Legge la concupiscenza è stimolata, non vinta

Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. ( Rm 7,8 )

La concupiscenza si faceva sentire con meno acuta prepotenza quando, prima della legge, tu peccavi tranquillamente; ora, invece, avendo fatto argine in te le barriere della legge, il fluire della concupiscenza si è come un poco frenato, non esaurito.

Ma avendo preso maggior forza l'impulso che ti sospingeva, mancando ogni impedimento, rotti gli argini, ti sommerse.

La tua concupiscenza era meno eccitante quando stimolava la tua libidine; ora è piena, poiché trasgredisce anche la legge.

Vuoi sapere quanto sia violenta? Considera che cosa ha infranto: Non desiderare.

Non ordinò un uomo, ordinò Dio, ordinò il Creatore, ordinò il Giudice eterno, non fu uno qualunque a dare l'ordine.

Adempi perciò quello che prescrisse.

Non lo fai? Rispetta colui che giudica, dal quale venne l'ordine.

Ma tu, uomo, che intendi fare? Perciò non vincesti, perché presumesti di te.

6.8 - Chi presume di se stesso è vinto

Ora fa' dunque attenzione alle parole riferite all'inizio, che sembravano oscure: Quando infatti eravamo nella carne.

Fate attenzione alle parole riferite all'inizio, da cui ebbe principio la lettura che sembrava oscura: Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose che esistono per la legge. ( Rm 7,5 )

Come esistono per la legge? Perché eravamo nella carne.

Che vuol dire: eravamo nella carne? La nostra presunzione si fondava nella carne.

Forse è davvero che l'Apostolo che parlava aveva già lasciato il corpo, oppure parlava a coloro che erano già usciti dal corpo per la morte?

Certamente no; ma per quanto si riferisce a questa vita, sia egli che parlava, sia coloro ai quali si rivolgeva, erano nella carne.

Che significa dunque: Quando eravamo nella carne, se non: Quando la nostra presunzione si fondava nella carne, cioè quando avevamo in considerazione noi stessi?

È stato detto all'uomo, ed è stato detto degli uomini: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio. ( Is 40,5; Lc 3,6 )

Che vuol dire: Ogni carne vedrà, se non: " Ogni uomo vedrà "?

Che significa: Il Verbo si fece carne ( Gv 1,14 ), se non: " Il Verbo si fece uomo "?

Infatti non è che il Verbo era carne senza avere l'anima, ma con il termine " carne " fu indicato l'uomo, in quel che si trova scritto: Il Verbo si fece carne.

Perciò: Quando eravamo nella carne, cioè quando eravamo involti nei desideri della carne e in essi, così come in noi, riponevamo tutta la nostra speranza, le passioni peccaminose che esistono per la legge, furono stimolate per dalla legge.

Con la proibizione infatti suscitarono il trasgressore della legge; poiché colui che divenne trasgressore, non ebbe Dio quale aiuto.

Si scatenavano così nelle nostre membra al fine di portare frutto.

A chi, se non alla morte? Se è dovuta la condanna al peccatore, quale speranza ha il trasgressore?

7.9 - Non bisogna confidare in sé, ma in Dio

Così, o uomo, ti vinse la tua concupiscenza; ti vinse perché ti trovò in un luogo corrotto; ti trovò nella carne, per questo ti vinse.

Abbandonala; di che ti spaventi? Non ti ho detto di morire.

Non spaventarti perché ho detto: Abbandona la carne.

Non ti ho detto di morire, anzi, oso dire: ho parlato perché tu muoia.

Se siete morti con Cristo, cercate le cose di lassù.

Vivendo nella carne, non essere nella carne.

Ogni uomo è come l'erba, ma la Parola del Signore dura sempre. ( Is 40,6 )

Il Signore sia il tuo rifugio.

La concupiscenza incalza, ti mette alle strette, ha raccolto valide forze contro di te, si è fatta più violenta dietro la proibizione della legge; subisci un nemico più agguerrito: il Signore sia il tuo rifugio, torre salda davanti all'avversario. ( Sal 61,4 )

Perciò, non stare nella carne, sii nello spirito.

Che vuol dire: " Sii nello spirito "? Riponi la tua speranza in Dio.

Giacché se fonderai la speranza in quello spirito, per il quale sei uomo, di nuovo il tuo spirito ricadrà nella carne, perché non lo hai rimesso a colui dal quale può essere sostenuto.

Non può contenersi, se non è contenuto.

Non rimanere in te, trascendi anche te; riponi la speranza in lui che ti ha formato.

Poiché, se hai avuto speranza in te, ricevuta la legge, sarai trasgressore.

Il nemico ti scopre privo di riparo, si impadronisce di te; bada che non ti rapisca, quasi leone, e non ci sia chi ti liberi. ( Sal 50,22 )

Fa' attenzione alle parole dell'Apostolo, che loda la legge e accusa se stesso, facendosi reo sotto la legge e, forse, riproducendo in sé la tua persona, e ti dice: Io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.

Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri.

Senza la legge infatti il peccato è morto.

Che vuol dire: è morto? È nascosto, non compare affatto, s'ignora come fosse sepolto.

Ma sopraggiunto il comandamento, il peccato ha preso vita. ( Rm 7,8-9 )

Che vuol dire: ha preso vita? Cominciò a farsi notare, a farsi avvertire, cominciò a ribellarsi contro di me.

8.10 - Il dilettarsi della Legge di Dio e il dilettarsi della concupiscenza

Ma io sono morto. Perché sono morto? Sono diventato trasgressore, e ho conosciuto il comandamento che doveva servire per la vita. ( Rm 7,10 )

Notate che viene lodata la legge: il comandamento che doveva servire per la vita.

Quale vita non è infatti il non desiderare? O dolcezza di vita!

Ha certamente dolcezza la voluttà della concupiscenza, è una realtà; né gli uomini l'asseconderebbero se non fosse dolce.

Sono proprie della concupiscenza queste cose, il teatro, lo spettacolo, la meretrice lasciva, l'abituale indecentissima canzone sono cose piacevoli; veramente dolci, soavi, dilettevoli; eppure: Gli empi mi hanno raccontato le loro delizie, ma non sono come la tua legge, Signore. ( Sal 119,85 )

Sono attraenti, sono dolci, sono dilettevoli; ma ascolta beni migliori: Gli empi mi hanno raccontato le loro delizie, ma non sono come la tua legge, Signore.

Felice l'anima che si ricrea di delizie di tal fatta, per cui non si macchia di alcuna sconcezza, e si purifica con la limpidezza della verità.

Colui che, invece, si compiace della legge di Dio e ne riceve tanto diletto da trovarsi al di sopra di tutti i godimenti della dissolutezza, non attribuisca a sé tale ricreante esperienza: Il Signore elargirà il suo bene. ( Sal 85,13 )

Quale chiederò? Signore, dammi quel bene, oppure quell'altro?

Tu sei buono, o Signore, e nella tua bontà insegnami la tua giustizia. ( Sal 119,68 )

Nella tua bontà insegnami e istruiscimi.

Allora apprendo ad operare, quando nella tua bontà tu mi istruisci.

Per altro, fin tanto che l'iniquità lusinga, fin tanto che l'iniquità risulta dolce, la verità è amara.

Nella tua bontà insegnami: perché la verità abbia attrattiva, si deve alla tua dolcezza che si disprezzi l'iniquità.

La verità è assai migliore ed ha maggiore attrattiva, ma è gradito ai sani il pane.

Che c'è di meglio e di più efficace del pane celeste?

Ma a condizione che l'iniquità non renda legati i denti.

Dice infatti la Scrittura: Come ai denti è dannosa l'uva acerba e il fumo agli occhi, così l'iniquità a chi se ne serve. ( Pr 10,26 )

Che vale far le lodi del pane, se vivete male? Voi non mangiate quel che lodate.

Allora, quando ascolti una parola, quando ascolti la parola della giustizia e della verità, tu la lodi pure; sarebbe tanto più lodevole che tu la mettessi in pratica.

Quindi, adempi ciò che lodi. Forse stai per dire: Voglio farlo, ma non ne sono capace.

Perché non sei capace? Perché manca la sanità.

Come hai perduto la sanità se non con l'offendere il Creatore peccando?

In conseguenza, perché tu possa mangiare il suo pane, che lodi, con gusto, cioè nella sanità, digli: Io ho detto: Pietà di me, Signore, risana l'anima mia, perché ho peccato contro di te. ( Sal 41,5 )

Perciò, disse: La legge che doveva servire per la vita è divenuta per me motivo di morte. ( Rm 7,10 )

In precedenza era infatti peccatore inconsapevolmente, divenne poi manifesto trasgressore.

Ecco, è divenuto per lui morte ciò che doveva servire per la vita.

9.11 - L'uomo superbo è ucciso dalla propria spada

Prendendo occasione - dice - da questo comandamento il peccato mi ha sedotto e, per mezzo di esso, mi ha dato la morte. ( Rm 7,11 )

Così, per la prima volta si verificò nel paradiso: Mi ha sedotto - disse - prendendo occasione dal comandamento.

Osserva il serpente che sussurra a quella donna.

Volle sapere da essa che cosa avesse detto Dio; quella rispose: Dio ci ha detto: Mangerete [ i frutti ] di ogni albero che è nel paradiso; ma del frutto dell'albero della scienza del bene e del male non mangerete.

Se ne mangerete, morirete. Questo è il comandamento di Dio.

Al contrario il serpente: Non morirete, disse.

Sapeva infatti Dio che nel giorno in cui ne mangerete si apriranno i vostri occhi e sarete come dèi. ( Gen 3,2-5 )

Perciò: Il peccato, prendendo occasione da questo comandamento, mi ha sedotto e, per mezzo di esso, mi ha dato la morte. ( Rm 7,11 )

L'avversario ti ha ucciso con la spada che portavi; ti ha vinto con le tue armi, ti ha dato la morte con le tue armi.

Ricevi il comandamento: sappi che costituisce non le armi con le quali l'avversario ti può uccidere, ma con le quali tu devi uccidere lui.

Ma non presumere delle tue forze.

Guarda il piccolo Davide contro Golia, osserva il ragazzo contro il gigante; ma che si sente ardito nel nome del Signore: Tu vieni a me - disse - armato di scudo e di lancia; io vengo nel nome del Signore onnipotente. ( 1 Sam 17,45 )

Così, così; non altrimenti: in modo affatto diverso non si atterra il nemico.

Chi presume delle proprie forze, ancor prima che ingaggi la lotta, da se stesso si abbatte.

10.12 - L'Apostolo loda la Legge ripetutamente e con la massima franchezza

Osservate tuttavia, carissimi, osservate come insistentemente l'apostolo Paolo faccia le lodi della legge divina con la massima chiarezza contro il furore dei Manichei; notate quello che aggiunge: Pertanto la legge è santa e santo e giusto e buono il comandamento.

Può forse avere la lode più eloquente contenuto?

Poco prima, con quell'espressione da lui pronunciata: No certamente! l'aveva difesa da ogni imputazione di colpa, non l'aveva lodata.

Una cosa è difendere dall'accusa di colpa, altra esaltare con doveroso elogio.

Fu presentata l'accusa: Che diremo dunque? Che la legge è peccato? ( Rm 7,7 )

La difesa: No certamente! La verità è difesa con una sola parola, poiché è grande l'autorità dell'Apostolo che difende.

A che scopo prolungare la difesa? Basta. No certamente!

Volete forse avere - disse - una prova che Cristo parla in me? ( 2 Cor 13,3 )

Ora invece: Pertanto la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento.

10.13 - È trattato il medesimo argomento

Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero!

Perché la morte non è un bene, ma il peccato per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene. ( Rm 7,10 )

La legge non è la morte, ma il peccato è la morte.

Ma aveva già detto prima: Senza la legge il peccato è morto. ( Rm 7,8 )

A riguardo vi avevo avvertito che disse: è morto, si tiene nascosto, non compare.

Ora notate con quanta verità sia stato detto così: Il peccato - dice - per rivelarsi peccato.

Non ha detto: " Perché sia ", perché esisteva anche quando non appariva.

Il peccato per rivelarsi peccato. Che vuol dire: per rivelarsi peccato?

Che non conoscevo la concupiscenza, se la legge non aveva detto: Non desiderare. ( Rm 7,7 )

Non afferma: " Non avevo la concupiscenza ", ma: Non conoscevo la concupiscenza.

Così pure qui non afferma: " Perché sia peccato ", ma: Per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è buono.

Quale morte? Perché il peccatore o il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento. ( Rm 7,13 )

Fa' attenzione, oltre misura peccatore. Per quale ragione: oltre misura?

Perché c'è già anche la trasgressione. Infatti dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione. ( Rm 4,15 )

11.14 - Il peccato è derivato dal primo uomo

Considerate perciò, fratelli, considerate che il genere umano ha avuto origine dalla prima morte di quel primo uomo.

Effettivamente il peccato dal primo uomo è entrato in questo mondo, e per il peccato, la morte, e in tal modo passò in tutti gli uomini. ( Rm 5,13 )

Passò, fate attenzione alla parola che avete udito; esaminate, cogliete il significato di: Passò.

Passò: ne segue che anche il neonato è colpevole; non ha ancora commesso peccato, ma lo ha contratto.

In realtà quel peccato non restò nella causa, ma passò; non in quello o in quell'altro, ma passò in tutti gli uomini.

Il primo peccatore, il primo trasgressore generò peccatori soggetti alla morte.

Per la loro salvezza venne il Salvatore dalla Vergine.

Perché venne a te non per dove sei venuto tu; egli non venne dal desiderio del maschio e della femmina, non da quella unione provocata dalla concupiscenza.

Lo Spirito Santo - dice - scenderà in te.

Questo fu detto alla Vergine, fu detto a colei che era fervente nella fede, che non ardeva della concupiscenza della carne: Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo, ti adombrerà. ( Lc 1,35 )

Colei che aveva un tale adombramento non poteva mai bruciare dell'ardore della libidine?

Ti libera colui che venne a te non per dove sei venuto tu.

Dove ti ha trovato? Venduto come schiavo del peccato, a giacere nella morte del primo uomo, con l'eredità del peccato del primo uomo, colpevole prima di essere in grado di valerti della libertà.

Ecco dove ti ha trovato quando ti ha trovato neonato.

Ma hai superato la prima infanzia; ecco, sei cresciuto, al primo peccato ne hai aggiunti molti altri; hai ricevuto la legge, ti sei mostrato trasgressore.

Ma non ti allarmare: Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. ( Rm 5,20 )

Rivolti al Signore …

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