Antropologia cristiana: discorso globale

26-10-2002

Don Mauro Agreste

Indice

1) Antropologia cristiana per capire gli insegnamenti
2) Comunicazione degli insegnamenti di Dio e di Dio a tutti i livelli
3) Comunicare con i bambini a tutti i livelli
4) Visione tripartita della persona: trinità in miniatura
5) Mistero della persona umana
6) Luoghi antropologici e loro linguaggi
7) Schema dei tre livelli: importanza per le relazioni con il prossimo
8) Il catechista deve portare alla maturazione le tre realtà
9) Persona equilibrata in comunione con Dio
10) Insegnare ai bambini a vivere autenticamente con Dio
11) Usare gli esempi, gli aneddoti, la drammatizzazione
12) Basarsi sulla forza di Dio per trasmettere il messaggio di Dio

1) Antropologia cristiana per capire gli insegnamenti

Riprendiamo il discorso sull'Antropologia cristiana.

Cercherò di essere molto più veloce, perché queste qui sono cose che abbiamo già visto l'anno scorso.

Quando si parla di Antropologia Cristiana non vi deve spaventare per il termine o l'espressione, che è sicuramente altisonante, ma indica delle realtà molto importanti direi, anche vicine a noi.

Antropologia vuol dire il discorso sull'uomo.

Cristiana vuol dire dal punto di vista cristiano.

L'anno scorso vi dissi che vi sono diversi tipi di Antropologia per esempio l'antropologia materialista, l'antropologia marxista, ecc.

Noi seguiamo un certo tipo di antropologia, che ci permette di entrare e di capire meglio quali sono gli insegnamenti che Dio ha disseminato nella storia della Salvezza attraverso la Sacra Scrittura e la vita della Chiesa.

Il discorso sull'Uomo significa affrontare un certo tipo di studio sull'essere umano, che non è quello biologico, non è quello psicologico, né quello fenomenologico, ma è un discorso globale.

La domanda è: come è fatto l'Uomo? Cos'è l'Uomo?

Il discorso sull'uomo è un po' complesso, un po' difficile, però è molto importante, perché, se volete comunicare con le persone dovete anche sapere come sono fatte queste persone, non morfologicamente ma costitutivamente.

2) Comunicazione degli insegnamenti di Dio e di Dio a tutti i livelli

Apro una piccola parentesi.

Bisogna stare molto attenti, perché noi che facciamo un cammino spirituale, dobbiamo anche essere attenti di comunicare gli insegnamenti divini, a tutti i livelli della persona umana, non solo a qualche livello.

Cioè a dire: se io parlo della spiritualità o parlo della preghiera, quale parte della preghiera, quale parte della persona umana capisce la preghiera?

A chi sto parlando?

Alle emozioni, sto parlando all'intelligenza, sto parlando allo spirito, al corpo?

Quale di queste realtà viene colpita?

E la parentesi, che voglio aprire, si riferisce proprio al dare una spiegazione su questo.

Voi sapete che ci sono delle norme liturgiche secondo le quali, per esempio, alcuni canti o alcuni brani musicali si possono eseguire in Chiesa durante una celebrazione eucaristica, mentre per altri non è opportuno che sia così.

Alcuni sono adatti, alcuni no.

La ragione è molto semplice.

Che per esempio, la musica nella liturgia o il canto nella liturgia deve essere una espressione che coinvolge tutta la persona, non solo l'emozioni, non solo il sentimento.

È questa la ragione, per esempio, per cui "Madonnina dai riccioli d'oro" non è un canto liturgico, è un canto che non si deve fare in Chiesa.

Perché è un canto emozionale, romantico, però non dà nessun insegnamento, non costruisce nessuna relazione tra te e Dio.

Semplicemente è un'espressione che tu provi sentimentalmente nei confronti di una situazione, che ti coinvolge emotivamente.

Allora questo non è un canto liturgico.

Il canto liturgico è un canto che deve esprimere una relazione con Dio, se non esprime una relazione con Dio non è detto che sia liturgico.

3) Comunicare con i bambini a tutti i livelli

Quindi bisognerebbe anche aprire il discorso sul discernimento di quello che noi troviamo.

I canti che si insegnano ai bambini, solo perché sono canti da bambini, allora sono canti giusti, sono canti di preghiera?

Affatto.

Un canto nella catechesi che tu insegnerai ad un bambino deve essere un canto semplice, che il bambino è capace di cantare e che è capace di capire, ma deve essere un canto che crea un legame tra il bambino e Dio.

Diversamente sarà un canto emozionale, emotivo, uno sfogo del momento, ma certamente non è un canto spirituale.

Quindi attenzione, il Catechista deve avere gli occhi molto aperti per fare discernimento su tutto quello che dice, su tutto quello che fa, per non cadere nel sensazionalismo, nel sentimentalismo, parlando solo ad una certa parte della persona e non a tutto quanto.

I bambini di oggi sono gli adulti di domani e gli adulti di domani, purtroppo la realtà è questa, forse come formazione cristiana avranno solo il catechismo che gli avrete fatto voi, perché dopo se ne vanno.

Per questo è importante che voi, in un linguaggio adatto all'uditorio che avete, possiate comunicare a tutti i livelli della persona, quindi: a livello corporeo, perché si può pregare col corpo, a livello psicologico, perché ci deve essere anche razionalità e intuito, ma il discorso deve essere mirato a costruire lo spirito della persona che tu hai di fronte; usufruendo di tutte quelle che sono le facoltà umane.

Ecco perché è importante si abbia almeno un infarinatura su quella che è l'Antropologia cristiana.

4) Visione tripartita della persona: trinità in miniatura

Lo specchietto che avete già visto l'anno scorso ci presenta l'essere umano come un'unica realtà, in cui possiamo individuare questi tre punti di forza.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica quando ci parla dell'uomo, ci dice che l'uomo è un essere costituto di anima e di corpo.

Possiamo intuire, intravedere in questa visione bipartita un'ulteriore sottolineatura in cui si vede l'anima e sia la realtà psicologica che la realtà spirituale.

In realtà, pensateci bene, quando una persona muore, su questa terra, che cosa rimane di questa persona?

Il corpo si consuma, il corpo è materia.

Lo spirito fa parte dell'individualità della persona, in questa individualità ci sono tutte le caratteristiche della persona.

La propria intelligenza, che sicuramente sarà ampliata nell'Aldilà, perché tutto viene continuamente ampliato nella gloria dello splendore di Dio, ma che cosa costituisce te stesso?

Tutto il tuo carattere, la tua sensibilità, tutto ciò che ti individua.

Beninteso, sottolineo ancora una volta, nell'Aldilà non è una situazione statica è una situazione dinamica.

Questo vuol dire che la tua individualità verrà potenziata dalla gloria di Dio, ma sarai sempre tu.

Quello che tu vivrai, nella gloria di Dio, sarà sicuramente infinitamente più grande di quello che tu hai vissuto su questa terra; pur essendo sempre tu con i tuoi desideri, i tuoi gusti, con quello che ti individua come essere unico e irripetibile.

Per questo io sottolineo questo fatto, perché nel Catechismo della Chiesa Cattolica quando si parla della persona umana si dice che è un'unica realtà composta di corpo e di anima.

Ora noi nella sezione dell'anima abbiamo sottolineato lo spirito e la psiche, per individuare due luoghi ontologici in cui muoversi, per capire veramente come agisce lo spirito di Dio nella persona umana.

È tutto chiaro?

Dio e' eterno e infinito, se la gloria del Paradiso consiste nel condividere la gioia, l'amore, la presenza di Dio, significa che tu avrai un esperienza di Dio che è grande quanto Dio, solo che tu non sei grande come Dio, ciò vuol dire che tu avrai bisogno di tutta l'eternità, cioè un tempo che non finisce mai, per esperimentare, per godere Dio ogni istante che passa.

Questo vuol dire che la tua consapevolezza di te stesso, di Dio, della Creazione, dell'essere, dell'esistere, del vivere, di tutto è continuamente destinata a una crescita infinita che non termina mai.

Questo è quello che si dice l'uomo è un essere trascendentale.

Non trascendente che vuol dire completamente distaccato dall'uomo perché è eterno e infinito.

Ma trascendentale perché nasce nel tempo e nella limitatezza ed è destinato ad una continua gloria, un continuo ampliamento, una continua gloria, una continua crescita, perché la tua relazione è con Dio!

Noi non possiamo intuire questo a che cosa porterà, però è un fatto che l'ultima vecchietta ignorante che sta morendo in questo istante, per il semplice fatto che è morta in questo istante, ne sa molto, ma molto di più di quello che ne possono sapere i più grandi teologi del mondo.

Per essere stata un istante davanti alla presenza di Dio.

Quindi semplicemente essere di fronte alla gloria del Signore costituisce una crescita e, poiché Dio è infinito, la crescita sarà infinita.

A noi interessa approfondire la visione cristiana, secondo la visione biblica.

In molti punti ci è presentato l'uomo come un mistero che, prendetelo tra virgolette, è costituito di questi tre elementi o punti di forza.

Nello schema, per forza di cose, sono distinti.

Ma non si possono distinguere essenzialmente queste realtà, le abbiamo individuate in questo modo per intuire una struttura logica, ma è un mistero.

Diciamo che l'uomo assomiglia a una trinità in miniatura.

Dio è uno solo, però noi sappiamo per fede che nello stesso tempo è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Sappiamo che ciascuna di queste tre divine persone è eterna, infinita e onnipotente e diciamo che è un mistero.

Cioè che la nostra piccola mente non è in grado di capire come possa essere che Dio Padre sia eterno e infinito e nello stesso tempo Dio Figlio sia eterno e infinito e nello stesso tempo lo Spirito Santo sia Dio eterno e infinito.

Che siano tutti eterni e infiniti e che non siano tre dei ma un solo Dio.

È un mistero, com'è un mistero Dio in se stesso, che non vuol dire una cosa falsa.

5) Mistero della persona umana

Mistero vuol dire una realtà vera, di una verità così grande, che la nostra mente non è in grado di contenerla, ma solo di intuirla e di contemplarla, spesso mai più di contemplarla.

Lo stesso mistero si rispecchia nella persona umana, che è stata voluta da Dio come sua immagine e somiglianza.

Questo significa che anche l'uomo è un mistero, il mistero di una realtà unica irripetibile, che assomiglia al modello da cui è stata tratta.

E cioè è un unico essere in cui si possono individuare questi tre punti di forza: il corpo, la psiche, lo spirito.

Questi tre elementi costituiscono tra virgolette la persona umana, in modo stabile.

Qualcuno potrebbe dire stabile fino ad un certo punto, perché si muore e il corpo rimane sulla terra.

Ma non dimentichiamo che il nostro Credo e le parole del Signore ci invitano a ricordare il mistero della risurrezione della carne.

Non ci interessa sapere come avverrà questa risurrezione, ci interessa sapere che Dio ci ha detto che avverrà così.

Che avverrà, che noi siamo esseri costituiti di spirito, di psiche e di corpo.

Noi non abbiamo un corpo, noi siamo un corpo, noi non abbiamo una psiche, noi siamo una psiche, noi non abbiamo uno spirito, noi siamo uno spirito.

So che sono termini molto difficili da comprendere però sono realtà fondamentali e molto importanti.

E quindi è chiaro che la realtà corporea ha una dignità e un valore che assunte in questo modo è tutta un'altra cosa.

Se tu hai una consapevolezza più ampia di quello che significa la realtà corporea nella persona umana allora forse intuisci di più il valore, per esempio, dell'insegnamento morale della Chiesa.

Perché il corpo è, diciamo una parola difficile, il luogo teologico dell'incontro tra l'uomo e Dio.

Detto in modo più semplice, se il corpo è il tempio di Dio, allora tu capisci che è tutta un'altra realtà.

E il corpo non è la prigione dell'anima, come i Buddisti orientali continuano a insistere, e i Cristiani ignoranti continuano a crederci.

Il corpo non è la prigione dello spirito, ma è il luogo in cui lo spirito e Dio, la persona e Dio si incontrano, dialogano, si esprimono.

Quindi vedete che c'è tutta una visione da recuperare, da approfondire.

6) Luoghi antropologici e loro linguaggi

Quindi individuati questi tre punti di forza, si tratta semplicemente di intuire, perché capire sarebbe troppo lungo il discorso e troppo ampio, intuire come si esprimono questi luoghi antropologici.

Cosa vuol dire luoghi antropologici?

Qual è il linguaggio del nostro spirito, qual è il linguaggio della nostra psiche, qual è il linguaggio del nostro corpo.

Perché se noi dobbiamo essere Catechisti, dobbiamo avere un linguaggio che parla sia al corpo, sia alla psiche, sia allo spirito delle persone che abbiamo davanti a noi.

Per questo è importante che il catechista riesca a intuire qualche cosa nello schema che voi avete.

Sicuramente potete vedere che la sfera corporea ha un linguaggio molto sintetico per esprimersi, ha un modo molto semplice di esprimersi, si chiama linguaggio binario.

È il linguaggio che l'informatica ha usato per costruire tutte le strutture di calcolo dei computer.

Il sistema binario si basa su due valori: zero e uno.

Dalla combinazione di questi due valori si possono fare le cose che voi potete vedere che fanno i computer.

Il corpo agisce, tanto per intenderci, con questo tipo di linguaggio.

Il linguaggio del corpo si chiama: le sensazioni.

Il corpo si esprime per sensazioni, l'intelligenza per parole.

Il corpo si esprime per sensazioni: piacere, dolore.

Il bambino neonato ha una psicologia, ma non è ancora in grado di mettere in comunicazione la psiche con il corpo.

L'unico modo che ha per comunicare con l'esterno è il linguaggio delle sensazioni.

Quindi quando il bambino sta bene dorme o sorride, quando il bambino ha qualcosa che non va piange e la mamma intuisce ciò di cui ha bisogno.

Quindi questo è un esempio molto chiaro molto evidente per far capire sensazioni piacevoli sensazioni spiacevoli.

Il corpo si esprime in questo modo.

La psicologia, invece, si esprime con delle strutture vere e proprie di pensiero; ma le strutture di pensiero sono delle strutture che si creano nell'individuo attraverso l'esperienza: Quindi giungono alla psiche le emozioni o le sensazioni dall'esterno e contribuiscono a creare quelli che sono i pensieri, che ne so la sensazione della fame costituisce per il bambino uno stimolo continuo e quando la psiche si sarà allenata e avrà imparato un certo tipo di espressione di linguaggio.

La sensazione ha creato una struttura di pensiero che con il passare del tempo si esprimerà in: ho fame.

Quindi la psiche si esprime per linguaggio.

Ma non solo per linguaggio, si esprime per azioni, non azioni automatiche ma per azioni volute.

Vi è poi il terzo punto di forza che è lo spirito.

È il luogo antropologico, teologico per eccellenza.

Diciamo così il luogo tra virgolette, perché è il luogo in cui la nostra individualità, la nostra essenza, ciò che ci individua più profondamente si incontra con Dio.

Espresso nel vostro schema con io e Dio.

Il linguaggio dello spirito si chiama comunione.

Allora il linguaggio dello spirito si chiama comunione: io e Dio, il linguaggio della psiche si chiama parola e azione sotto l'influsso della volontà, il linguaggio del corpo si chiama sensazioni.

7) Schema dei tre livelli: importanza per le relazioni con il prossimo

Questo concetto, questo schema, devono farsi una struttura mentale dentro di voi.

Con l'esperienza, ma piano piano, vedrete e ricorderete che il bambino si esprime a sensazioni.

E allora, pensandoci, vedrete molti esempi che voi potrete fare anche ad altre persone quando vi chiederanno qualche cosa tu dirai, "ma guarda questo ragionamento è solo un ragionamento corporeo carnale, perché è un ragionamento che fa riferimento solo alle sensazioni".

Oppure incontrerete una persona estremamente razionale, inflessibile. e allora tu potrai dire: "Guarda stai ragionando in un modo estremamente razionale psicologico, però non hai tenuto presente la tua comunione con Dio".

Lui potrà obiettare che non gli interessa ciò che dice Dio, allora gli dirai: "Ma se tu non hai una relazione con Dio, come puoi pensare di vivere dentro di te la pace?".

Vedete come è molto importante, anche per avere relazioni con il prossimo.

Non è detto che tutti riescano a capirvi, però è importante che voi riusciate a capire con chi avete a che fare, perché se no non riuscite a trasmettere nessun sistema.

Esempio: da una decina di anni io ha un coro di musica polifonica di canti. ma le persone che fanno parte di questo coro, tolte pochissime, non sanno come si legge la musica, riescono ad intuire, ma non hanno fatto scuola di musica.

Ma allora il problema qual è?

È che loro devono studiare la musica prima di cantare o che io devo imparare un linguaggio per far capire a loro come devono agire?

Se io riesco a insegnare come si fa a cantare, pur non conoscendo loro la musica, ma riuscendo a fare i tempi giusti, le misure giuste, l'armonia giusta, la polifonia giusta, allora si tratta che io non devo costringerli a studiare.

8) Il catechista deve portare alla maturazione le tre realtà

Tu ti devi adattare all'uditorio, riuscendo a capire a che livello stai parlando, quindi tu, con la persona con cui parli, ti rendi conto se questa persona ha un tipo di ragionamento corporeo carnale o se è un ragionamento solo psicologico o di tipo emotivo emozionale o se ha un ragionamento anche spirituale.

In questo modo tu non puoi dare una bistecca ad un neonato, dovrai dargli il latte.

Quindi dovrai andare adagio, piano piano.

Ma sempre con quella direzione di marcia, cercando di sviluppare anche gli altri aspetti della persona, perché tu non sai che esperienza ha avuto la persona che hai davanti a te.

È una persona i cui i genitori magari erano molto rigidi, incapaci di esprimere affettività.

Tu non puoi parlargli di un Gesù che ti vuole bene, che ti ama, se quello non sa neanche che cosa vuol dire essere amati.

Allora tu devi intuire che questa persona ha questo bisogno, devi insegnare a questa persona o a chiedere al Signore che si sviluppi o che si apra dentro di sé la dimensione, per esempio, affettiva; dovrai pregare insieme a quella persona o per quella persona, invitare quella persona a pregare per se stessa, affinché queste ferite della vita siano sanate, rimarginate, e la persona possa acquisire una maturità più grande.

Quindi il Catechista si occupa della maturazione della persona, in primo luogo spirituale, però per fare un discorso spirituale è necessario che si passi anche ad una maturazione umana.

Perché l'uomo non è semplicemente un essere che ha corpo o ha una psiche, ma è tutte queste cose.

Quindi vuol dire che se tu vuoi parlare di Dio a una persona, non puoi non parlargli anche di se stesso e della sua mente e della sua intelligenza.

Lo so che è un compito arduo, lo so che cinquant'anni fa era più semplice fare semplicemente la domandina: domanda e risposta e basta.

Badate bene, io nelle mie parrocchie uso i catechismi di una volta, oltre a quelli che sono pubblicati adesso, dove ci sono domande e risposte, perché nella domanda e nella risposta, non semplicemente detta e imparata, ma spiegata e compresa, c'è la sostanza più densa, che servirà in un futuro a questa persone; dato che, realisticamente, noi dobbiamo sapere che molti di questi, una volta finito il catechismo, non li vedi più.

Allora bisogna in un certo modo lasciar loro un bagaglio che con la crescita, ci si augura, possa ancora servire loro come ricordo e motivo di riflessione.

Quindi non si può abbracciare solo un'esperienza, dimenticando l'altra, c'è anche questa esperienza mnemonica, perché è molto importante e non va assolutamente persa.

Ci sono alcuni punti fondamentali che non devono essere lasciati semplicemente alla buona volontà delle persone, devono anche essere dati come punti fermi.

Quando voi dite ai bambini di imparare l'Ave Maria, non è che diciate: "Ma si dite un Ave Maria" senza che glielo abbiate insegnata prima. Quindi questo è un inciso per dire che ad un certo momento bisogna avere una visione globale delle cose ed essere anche molto equilibrati.

Perché noi non parliamo solo alla psiche, ma parliamo anche al corpo e allo spirito.

Queste tre realtà debbono giungere alla piena perfetta maturazione, nello stato in cui c'è comunicazione tra di loro.

9) Persona equilibrata in comunione con Dio

Però attenzione bene, come vi dissi l'anno scorso, la persona umana risulta essere equilibrata solo quando finalmente l'io più profondo, quello che vedete nel vostro schema, si trova nel cerchio centrale, quello dello spirito.

Cosa significa che l'io profondo si trova nel cerchio dello spirito?

Non che la persona sia un laureato in teologia, non che la persona sappia tutto, sappia il Catechismo a memoria, sappia la Bibbia a memoria.

Non questo, ma che ci sia questa relazione, che sarà sicuramente anche affettiva, ma è più che affettiva è questo clima di comunione tra io e Dio.

Quindi ricordatevi bene anche una persona ignorantissima su tutto quello che è la teologia, ma che ha questa comunione nel proprio spirito con Dio, può insegnare molto ai più grandi teologi del mondo.

Perché ciò che costituisce la capacità e la maturità cristiana non è la quantità di libri che si sono letti ma è la qualità di comunione che si vive con Dio.

È fondamentale tutto il resto dipende da questo.

I più grandi teologi, quelli che io stimo, riconoscevano chiaramente che spesso nella fede semplice di una persona anziana c'è molto da imparare da parte dei più grandi pensatori del mondo.

Perché nella fede semplice, ma autentica c'è questa esperienza di comunione con Dio.

Dio è tutto per me, io vivo per Lui, Lui è sempre accanto a me.

Questo è molto di più che non sapere che Dio mi ama ecc. saperlo è una cosa, viverlo è un'altra.

Allora la maturità cristiana non è dato dal sapere le cose, perché il sapere le cose significa trovarsi ancora solo al secondo livello quello della psiche.

Invece essere nello spirito significa che qualche cosa fa parte di te, cioè Dio fa parte di te!

Tu e Dio, non puoi più pensare di essere una cosa distinta, Dio fa parte di te.

E dato che Dio fa parte di te e la cosa che ti costituisce allora anche tutto il secondo cerchio, quello della psiche, viene ordinato in un certo modo.

Tu sarai la persona perfettamente equilibrata, che sa vivere nel mondo, ma interpretando le realtà del mondo da un punto di vista privilegiato, cioè dal punto di vista della comunione con Dio.

Non ci sarà più assolutamente niente che tu possa pensare, dire, o fare che sia estraneo alla tua comunione con Dio.

Perché tutto quello che tu farai, penserai, dirai, sarà vissuto con in e per Cristo.

Allora questo è il traguardo che noi ci poniamo davanti agli occhi.

10) Insegnare ai bambini a vivere autenticamente con Dio

Se i vostri bambini dovessero sapere il catechismo a memoria ma non avessero confidenza con Dio hanno sbagliato tutto.

Non avete raggiunto lo scopo.

La cosa più importante è che le persone che vi sono affidate comincino a stare con Dio.

Quando una persona comincia a stare con Dio naturalmente pregherà.

Una persona che sta con Dio naturalmente sarà una persona onesta, sarà una persona generosa, sarà una persona di pace, sarà una persona misericordiosa.

Una persona che vive con Dio naturalmente sarà una persona pura, che non si lascia sommergere dal fango della lussuria.

Perché? Perché vive con Dio.

Una persona che vive con Dio non ha bisogno di leggi, non ha bisogno di qualcuno che gli dica: "Devi fare così!".

Perché una persona che viva autenticamente con Dio, vive già in quella situazione; perché c'è una comunione e tutto quello che Dio dice sono le mie leggi.

Non sono le leggi di Dio, sono le tue leggi: quello che tu dici, quello che fa parte di quello che tu vuoi, quello che tu fai per raggiungere il tuo scopo.

Il ragazzo che vuole diventare medico e si impone di fare delle scuole anche impegnative potrebbe sembrare una legge, tu ti imponi la legge dello studio, e lui dice: "Non è una legge, è una normale conseguenza di quello che io ho scelto di raggiungere".

Una persona che viva nella comunione con Dio non dirà mai che i Comandamenti sono una legge, dirà che è il normale modo di vivere, perché se veramente Dio è tutto per te e tu sei tutto per lui, è evidente che la conseguenza è questa.

Non c'è neanche da metterlo per iscritto; è chiaro che se una persona vive nella comunione con Dio certe cose le fa, certe cose non le fa.

Allora capite perché è molto importante che si abbia una visione antropologica.

Il Catechista deve parlare e fare di tutto perché si realizzi questa comunione tra me e Dio.

Come farai?

A seconda dell'uditorio che tu avrai innanzi a te dovrai parlare con linguaggio, con strutture, con esempi, con attività, con modalità adatte alle persone che hai dinanzi a te.

Quindi, mi raccomando, leggete molti libri dove potete trovare degli aneddoti, leggete, ad esempio, le vite dei santi, perché abbiate modo di raccontare "ecco oggi vi spiego cosa vuol dire fidarsi di Dio", poi fate tutto il vostro spiegone, e poi raccontate un aneddoto, per esempio, San Francesco un giorno faceva così così … "Avete capito cosa vuol dire fidarsi di Dio?".

11) Usare gli esempi, gli aneddoti, la drammatizzazione

Quindi è importante che voi abbiate degli aneddoti, delle testimonianze: "Una signora mi ha raccontato un giorno le è successo … ed allora è andata in Chiesa, ha chiesto al Signore aiuto e il Signore ha manifestato la sua Provvidenza" .

Vedete, avete spiegato ai vostri bambini cosa vuol dire che Dio pensa a te in tutte le tue necessità.

Senza fare cose leziose o romanticheggianti.

Dovete prendere l'esempio per spiegare il tema.

Quindi avete un tema e sul quel tema potete avere un esempio.

Più parlate per esempi meglio è.

L'esempio sarà sempre zoppicante, ma noi dobbiamo dare qualche cosa alle persone perché comincino ad intuire.

Cosa significa intuire?

Vuol dire che nel cervello i neuroni sono quelle cellule nervose che permettono i nostri pensieri, creano dei nuovi collegamenti.

Voi sapete com'è fatto un neurone?

È una cellula che ha un nucleo e poi tante diramazioni, che continuamente si ampliano.

Più la persona è stimolata intellettualmente, più queste diramazioni si intersecano, si infittiscono.

Quindi più hai esperienza, più i tuoi neuroni ti danno un tipo di pensiero più attivo, più sveglio.

Quindi che cosa accade?

Che se voi spiegate una cosa al bambino: la pazienza, l'ubbidienza, oppure la fiducia e gli raccontate un aneddoto, una parabola, una storiella.

Succede che il bambino ha sentito il vostro insegnamento però ha sentito anche la storiella.

A quel punto per loro non è più una lezione, è un racconto e vi ascoltano.

Quindi per una seconda volta hanno sentito un insegnamento sullo stesso tema; poi magari, come vi ha suggerito Gabriella la volta scorsa, terminerete la lezione facendo fare una brevissima drammatizzazione, una scenetta di cinque minuti.

Io sono estremamente contrario a quelle recite natalizie, pasquali per cui si debbono avere mesi di preparazione, che non servono a niente se non ad esasperare i catechisti e a costringere i genitori ha portare, più e più volte, costumi e cose varie che non servono assolutamente a niente se non a incentivare l'amor proprio delle persone.

Invece è molto utile che al termini della lezione ci sia una scenetta in cui i bambini ripetano anche solo la storia di quel santo che avete raccontato.

Quindi il bambino ha avuto prima la lezione, poi l'aneddoto, poi l'ha vissuto, l'ha creato lui con la sua espressione corporea.

Quarto: potete finire la lezione facendo un canto, in cui si parli per esempio: che Dio pensa a te, alle tue necessità.

In questo modo avete avuto quattro modi diversi per dire la stessa cosa.

I neuroni si sono intersecati in almeno quattro modi diversi, sullo stesso concetto, e quindi vuol dire che i bambini usciranno, magari non ricordando a memoria quello che avete detto, ma avranno capito il concetto.

La stessa cosa vale per gli adulti.

Dovete avere la capacità di dire la stessa cosa in modi molto diversi.

Teniamo presente che la cultura e il mondo in cui viviamo adesso non aiuta le persone ad avere capacità di concentrazione e di attenzione.

12) Basarsi sulla forza di Dio per trasmettere il messaggio di Dio

Questo vuol dire che avrete da un minimo di cinque ad un massimo di otto/dieci minuti di attenzione.

Certo se voi naturalmente usate tutte le vostre capacità e, prima di iniziare il vostro incontro, invocate lo Spirito Santo per voi stessi e le persone che avete di fronte perché possano intuire, allora lì possono anche succedere i miracoli.

Questo non deve stupire: potrete avere bambini che stanno attenti un'ora; si stupiranno gli altri, ma voi sapete il perché.

Perché la preghiera sposta le montagne.

Ricordo che quando ero a Roma, mi avevano affidato la classe di Catechesi della Cresima di quelli che erano fuori corso.

Il viceparroco della parrocchia dove andavo era rimasto sconvolto perché avevo fatto fare due ore di adorazione al Santissimo e non volevano più andarsene via: ma lì era chiaro che c'era un intervento della presenza di Dio.

Quindi è chiaro che tu devi fare tutto ciò che è nelle tue capacità, però devi anche avere dentro di te la consapevolezza che senza Dio non puoi fare nulla.

Vuol dire che tutto quello che tu fai lo devi prima ricevere dalle sue mani e consegnare nelle sue mani: "Signore tu mi hai dato questi ragazzi, ma sono tuoi, io li nascondo tutti nel tuo cuore, perché devi parlare tu, ti servirai della mia bocca, della mia intelligenza, delle mie povere capacità, ma sei tu che devi parlare al loro cuore".

E io voglio vedere se i vostri ragazzi non cambiano, se non diventano qualche cosa che stupirà tutti gli altri catechisti.

È chiaro c'è la dimensione mistica cioè la dimensione della preghiera.

Il catechista che non vive nella preghiera fallirà sicuramente il suo compito, perché non puoi basarti sulle forze umane per trasmettere il messaggio di Dio.

Ti devi basare sulla forza di Dio per trasmettere il messaggio di Dio.