Spiritualità del catechista

27-10-2001

Don Mauro Agreste

… devono essere cambiati, devono essere modificati e purtroppo la carità cristiana ci fa ricordare che in tanti casi non è che questione di tempo, cioè con il cambio della guardia tante cose cambieranno.

Certo ci sono anche delle urgenze di carattere numerico, l'età media dei sacerdoti che è molto molto elevata almeno nelle nostre diocesi, sta a significare che nel giro di pochi anni, forse un decennio, i fedeli laici saranno posti di fronte a delle scelte emblematiche ed a situazioni concretamente difficili da affrontare soprattutto per il fatto che, ahimè, non c'è ancora una mentalità, non c'è ancora una situazione di preparazione di fatto, ossia i fedeli laici che, obbiettivamente, hanno una visione abbastanza realistica del futuro che ci sta d'innanzi sono troppo pochi e per di più preferiscono adagiarsi in una routine abitudinaria pensando che in qualche modo irrealisticamente le cose si aggiusteranno da sole dal punto di vista vocazionale.

Noi tutti spereremmo che ci fosse un effusione tale di Spirito Santo per cui molti giovani per di più sostenuti dalle loro famiglie, e questo è un altro problema delle folle, abbracciassero il dono del sacerdozio ministeriale, ma obiettivamente guardando la situazione di fatto dobbiamo ammettere che ancora questo non è avvenuto.

Dal primo punto di vista, noi siamo moralmente impegnati davvero ad intercedere presso il Signore perché mandi operai per la sua messe, per quello che riguarda il ministero sacerdotale ordinato.

Ovviamente chi non sente questa necessità urgente probabilmente ha qualche problema spirituale che deve assolutamente dividere con il proprio direttore spirituale, perché non è possibile non desiderare che ci siano ministri della parola dei sacramenti, oppure non fa niente per la santità del sacerdozio o delle vocazioni in genere, cose che invece sono assolutamente prioritarie ed essenziali, ma con lo stesso livello e con la stessa priorità è necessario rendersi conto che i fedeli laici, per molte ragioni (che non stiamo qui ad analizzare, e molte di esse sono storiche e pastorale) si sono trovati, si sono abituati in qualche modo ad essere semplicemente spettatori di un'azione pastorale che veniva svolta dai ministri ordinari.

Ora, la provvidenza del Signore ci fa rendere conto dopo aver approfondito che cos'è realmente la Chiesa, che ogni membro della Chiesa, quindi non solo il ministero ordinato (che possono essere anche i religiosi francescani, domenicani, etc. …i sacerdoti, il sacramento è quello dell'ordine.

Quindi quando dico ministero ordinato vuol dire sacramento dell'ordine, vuol dire i sacerdoti).

Allora c'è nel popolo di Dio che è la Chiesa questa suddivisione di carattere ministeriale:

ministero ordinato, ministero battezzato; quest'ultimo è il sacerdozio comune di tutti i fedeli.

Questo significa, come vi ho richiamato la lezione scorsa, (se vi ricordate, e spero abbiate potuto riflettere su quello che vi dicevo.

Avete potuto pensare a cosa vuol dire il tuo essere sacerdote nel tempo in cui sei?

Nel mondo in cui sei ? Hai cominciato ad esercitare il tuo sacerdozio di laico nel consacrare a Dio tutto quello che tu fai? Non rispondetemi.

Cosa è emerso dalle vostre riflessioni senza dire quello che vi siete impegnati personalmente davanti a Dio di fare o non fare. C'è o non c'è questa necessità?

E la consapevolezza di questo c'è? Secondo voi questo è concepito dal popolo non ordinato?

Chi glielo dirà ? VOI! Volete essere seminatori?

Allora si inizia dalle cose più semplici, d'altronde non sono delle cose tanto strane o tanto nuove perché se voi al mattino dite "ti adoro mio Dio … " ma lo pensate anche ?

Il "ti offro le azioni della giornata" = consacrazione sacerdotale di tutto quello che tu fai.

Vedete che è una preghiera teologica perfettamente in linea con il magistero della Chiesa.

Questo vuol dire che qualunque cosa tu fai, la fai ad onore e gloria del Signore, si spera;

poi c'è sempre l'inquinamento della natura umana, ma questo siamo chiamati ogni giorno a purificarlo ed a combattere affinché il Signore sia sempre Gesù e non noi stessi.

In questo grande ambito è necessario che ci rendiamo conto che la Chiesa è un corpo, questo significa che ogni singolo membro della Chiesa non si può permettere di essere un parassita, perché i parassiti negli organismi (almeno quelli viventi) vengono riconosciuti ed eliminati, perché il parassita non produce un beneficio a tutto l'organismo, invece lo sfrutta inutilmente a suo proprio beneficio.

Qual è la funzione del parassita ?

Tutto per sé stesso, si ciba e produce sostanze negative e basta.

Nelle pinete ci sono, a volte, dei pini avvolti dall'edera; com'è quel pino ? Sofferente.

Il parassita fa esattamente questo. Allora nella Chiesa siamo realisti !

Vogliamo essere cattivi ? Proviamo ad essere cattivi:

ci sono per esempio tanti parassiti che si cibano del corpo di Cristo e del sangue di Cristo, e che cosa danno al corpo di Cristo ed al sangue di Cristo ?

Niente ! Noi non siamo chiamati a giudicare, però a fare un discernimento si.

Non tanto guardando quello che fanno gli altri, ma esaminando principalmente in che modo siamo i collaboratori del Corpo di Cristo che è la Chiesa (ah! ma io sono l'ultima ruota del carro, oh! io non conto niente, io ho conosciuto il Signore da poco tempo. Non significa nulla.

Anche la cellula la più insignificante del corpo umano non è parassita anche se pur non facendo nulla di speciale lascia passare la linfa vitale ed elimina le tossine che produce.

Una cellula che non fa cosi è una cellula che sta morendo, e quando la cellula è morta viene eliminata. )

La parola del Signore, come potete vedere dal fascicolo che avete, nel cap. 2

"Catechista chi sei ?" ci provoca notevolmente (pag. 7), perché lo stato di fatto è abbastanza allarmante per coloro che veramente desiderano che il nome di Gesù sia conosciuto, amato ed adorato in tutto il globo terrestre.

Se guardiamo nelle nostre zone dobbiamo ammettere che ci sono tante, tantissime persone che probabilmente non vivono in un ateismo teorico, ma in quello pratico sì; cosa significa?

Non è che siano contrari all'esistenza di Dio, però vivono come se Dio non ci fosse.

Poi ci sono anche queste persone, e non sono pochissime, che in qualche modo vivono in una sorta di ateismo anche teorico, cioè sono convinti di quello che fanno, magari per delle ragioni banali, sciocche, non fondate, ma in ogni caso sono convinti nel non volere accettare un tipo di discorso.

Questa vita la possiamo trovare in tantissimi cristiani ed anche se sono stati battezzati, c'è da domandarsi seriamente perché ?

Che cosa non ha funzionato, che cosa è successo, perché queste persone siano in questo modo cosi attratte dal soddisfacimento di tutto ciò che è loro consono invece di trovare un significato nella loro vita ?

Sono persone profondamente deluse ? Sono persone a cui manca il senso dell'esistenza ?

Probabilmente si ! Ora questo senso dell'esistenza dovrebbe essere trasmesso a queste persone, solo che molto spesso l'esperienza della vita hanno trascinato le emotività di queste persone in avversione di fatto a qualsiasi tipo di messaggio che si può dare?

Se poi si va a scavare in moltissimi casi si tratta di una delusione ricevuta nel momento del bisogno.

Vuol dire che una persona aveva bisogno in un dato momento della sua vita di una vera testimonianza cristiana che non le fu data.

Questo è un segnale abbastanza serio, perché vuol dire che i cristiani, quelli praticanti, sono sempre, cosi, degli esempi?

Sono davvero collaboratori del corpo di Cristo o no ?

Questo è un motivo di riflessione ma soprattutto di preghiera perché abbiamo veramente bisogno che le nostre comunità diventino dei nuclei di calore umano e spirituale dove una persona che viene si senta a casa.

Invece molto spesso non si sentono a casa né nelle nostre liturgie, né nelle nostre riunioni, né in qualsiasi altra cosa.

Non di rado in ogni comunità parrocchiale ci sono le famose divisioni.

Ah ma tu sei di quel gruppo, tu sei di quest'altro gruppo, ah! ma noi siamo i beniamini del parroco, etc ….

Si creano cosi quelle situazioni che sono altamente deleterie.

Tante volte mi è successo di incontrare delle persone che non facevano parte di quella zona della città, si erano trasferite da poco tempo, non erano state da giovani in quella comunità, etc… cercano di entrare in uno qualsiasi dei gruppi parrocchiali e vengono coinvolti in nessun modo, a malapena se proprio ti scontri davanti li saluti.

Queste cose succedono e sono cose veramente gravi, perché questo vuol dire che il messaggio di Cristo è molto lontano dall'essere entrato e non forse stiamo facendo i burocrati del sacro ma non certo coloro che collaborano all'estensione del corpo di Cristo.

Gesù Cristo è conosciuto nella mente ma non nell'esperienza delle persone.

Le nostre comunità hanno smesso di evangelizzare?

Dipende che cosa si intende per evangelizzare.

Evangelizzare non vuol dire riempire di nozioni le persone che vengono a noi, è importante che le persone siano accolte ed in questo modo possono fare un'esperienza di comunione.

Perché Gesù l'aveva detto chiaramente : "Da come vi amate vi crederanno".

Amarsi è una cosa tanto facile ? Direi proprio di no !

Amarsi è un'esperienza molto faticosa, perché al di là di quello che dice il mondo dell'amore, ed il mondo insiste tanto che l'amore è un sentimento, io sono qui per dirvi che l'amore non è un sentimento, o meglio è anche un sentimento ma non è semplicemente un sentimento perché se fosse un sentimento sarebbe passivo; invece l'amore non è passivo è attivo.

Il sentimento è qualcosa che tu ricevi dall'esterno e ti provoca come reazione, qualche cosa, ma l'amore non è semplicemente qualche cosa che tu ricevi è principalmente qualcosa che tu dai e se non è qualcosa che tu dai allora non si chiama più amore ma si chiama egoismo.

Allora, è facile amare ? No!

Perché amore significa principalmente volere, ed anche sentire, ma prima volere e dopo sentire.

Tenendo presente questa piccola provocazione dobbiamo veramente renderci conto se le nostre comunità sono comunità di evangelizzazione, sono comunità di istruzione culturale sulla persona di Gesù Cristo, se è un ambiente di fede e di comunione; certamente c'è un'estrema differenza tra i 3 punti.

Ogni cristiano è responsabile di fronte al Signore di questa chiamata e di questo messaggio che ha ricevuto. Quanti se ne rendono conto ? Pochi.

Cosa fare concretamente ? Non abbiamo una ricetta che funziona in ogni caso, abbiamo qualche illuminazione e qualche intuizione che ci viene dalla parola di Dio.

Intanto il Signore dice proprio questo "quando andando a due a due per ogni villaggio ed annunciando la buona novella però dite anche loro, che non prendete responsabilità sul loro destino, comunque sappiate che il regno di Dio è vicino, scuotete addirittura la polvere dai calzari".

Sembra un atteggiamento anticaritatevole.

C'è un'altra parabola che ci fa capire questo atteggiamento :

Gesù moltiplica i pani ed i pesci (non è una parabola ma un fatto miracoloso) poi li fa sedere in gruppi di 50/100, poi manda gli apostoli ad aiutare prendendo dalla cesta del pane e dalla cesta del pesce e cominciano a distribuire dalla prima fila e avanti fino al fondo.

Non è per caso rischiamo di passare sempre nella prima fila?

Cosi si rischierebbe di nutrire sempre quelle che ci sono già, ed i più lontani?

Potrebbero urlare che stanno morendo di fame.

Quindi significa che stiamo curando le pecorelle che stanno dentro l'ovile dimenticando tutte quelle che stanno fuori dall'ovile.

Chi sono quelle dentro l'ovile? Quelli che vedi le domeniche, quelle che mandano i bambini al catechismo, quelle che bene o male se vogliono sento no un messaggio.

Hanno costruito un nuovo palazzo nel quartiere, che cosa faccio?

A se vogliono vengono.

C'è una situazione difficoltosa, allora ci rendiamo conto che, realisticamente, probabilmente dobbiamo cambiare molti dei nostri atteggiamenti, non si può più parlare di catechesi semplicemente perché i nostri sono obesi di parole di Dio che però non sintetizzano, ne fanno solo una scorta che poi difficilmente mettono in pratica.

Il compito è quello di seminare non di raccogliere.

Quello di raccogliere è compito degli angeli di Dio, quello di seminare è invece il compito di tutti!, i metodi concreti, lo Spirito Santo, li suggerisce a ciascuno, però attenzione di non fare l'errore di nutrire sempre le stesse persone, cioè quelle che tu, bene o male, vedi all'ombra del campanile.

Gesù ha tenuto in grande considerazione l'impresa a cui destinava i suoi apostoli, li mandava nelle città, nei villaggi, ed è vero e proprio mandato.

Il fatto che voi siete qui, oggi ma non solo oggi, avete iniziato e spero che continuerete non è semplicemente perché siete stati mandati o sentite la necessità di approfondire concretamente.

Probabilmente è successo, cosi : un articolo sul giornale, una proposta del parroco, un amico che vi racconta questa cosa e tu dici: ma si, perché no, proviamo.

Vi ricordo una cosa : Dio è provvidenza e l'esperienza del cristiano che veramente segue Dio sa che è un'esperienza di comunione, ossia Dio che potrebbe fare tutto molto meglio senza di noi invece ha la testa dura e vuole fare tutto insieme a noi.

Questo vuol dire che se tu sei venuto qui o se tu fai qualsiasi cosa nell'ambito della Chiesa e ti è sembrato di aiutare Tizio, Caio e Sempronio in realtà era Dio stesso che suggerendoti quell'idea attraverso Tizio, Caio e Sempronio ti stava chiamando.

Quindi è importante all'inizio di questo ciclo che ci vede in cappella per riflettere sulla spiritualità del catechista che capiamo una cosa importante:

il catechista non è un manovale degli insegnamenti della Chiesa, non è un magnetofono che ripete le cose che ha imparato, il catechista è una persona che ha ricevuto una vocazione, quindi, dato che noi qui abbiamo la presunzione di voler fare un'esperienza culturale e spirituale attraverso gli incontri che abbiamo ogni sabato, è bene che ci rendiamo conto che l'essere catechista non è semplicemente collaborare ad un certo tipo di ministero, è una vera e propria vocazione che dovrebbe essere generalizzata per ogni battezzato, cioè ogni battezzato sente come esprime il suo essere battezzato?

Nel comunicare agli altri la gioia della fede in Cristo?

Sta di fatto che ora la situazione non è più cosi evidente e così chiara, ne consegue dunque che tutti coloro che collaborano a vario titolo nell'esercizio della catechesi hanno ricevuto una vocazione, cioè una chiamata che ti è venuta attraverso il tuo parroco?

Cosa cambia? Non è sempre Dio che ti chiama?

Allora tu sei una persona veramente chiamata.

In questa settimana che ci dividerà dal prossimo incontro, sarà bene che noi approfondiamo bene questo tipo di riflessione.

Quando noi parliamo di vocazione, pensiamo alla vocazione sacerdotale, vocazione religiosa ed in questi ultimi ci si rende conto che anche il matrimonio è una vocazione;

allora si parla anche del matrimonio come vocazione, ma dimentichiamo che ogni cosa che sentiamo di dover fare per il corpo di Cristo che è la Chiesa è una vocazione?

E come vocazione va trattata come una vera risposta data a Dio e non solo alle persone responsabili all'interno della Chiesa.

È una chiamata individuale, personale, che ti inserisce lì dove sei, nello esercizio dei talenti che hai ricevuto da Dio.

Quindi sarei contento che iniziate a fare una piccola riflessione individuale e personale sulla vocazione catechetica.

Avete ricevuto una vocazione?

Sentite dentro di voi non solo di dover approfondire la consapevolezza o la conoscenza del magistero, degli insegnamenti catechistici ma sentite di voler fare questo nel modo migliore, sentite una chiamata.

Punto di domanda: la sentite questa chiamata? Non rispondetemi.

Avete dentro di voi lo zelo, cioè un desiderio, una fiamma ardente che le persone ascoltino l'insegnamento di Gesù oppure tutte le volte che c'è da dare un insegnamento, un consiglio a tu per tu con una persona ci lasciamo guidare dal buon senso piuttosto che dagli insegnamenti di Gesù?

Questi sono punti che dobbiamo conoscere perché possiamo in questo caso, purificare, perché sento che ce n'è bisogno.

Ma il sapere che ce n'è bisogno non è sufficiente per dire che questa è una vera chiamata, "pura".

Non si tratta di fare le cose perché ce n'è bisogno, perché di cose per cui c'è bisogno di fare qualcosa ce ne sono e ce ne saranno anche quando noi saremo morti.

Si tratta invece di una vera e propria chiamata, il Signore ti chiama nel suo campo a collaborare con Lui, a gettare il seme della conoscenza e della comunione con Lui;

a questo punto è importante vedere che il catechista è almeno tre cose:

- testimone - maestro, - educatore (lo troverete a pag. 8) Ognuno nella Chiesa ha un compito specifico quando S. Paolo parlava, parlava di una situazione che era ancora transeuta, ed ora questa situazione si è cristallizzata in certe forme ed anche in certe scritture, ma questo non significa che il semplice battezzato non abbia una chiamata specifica dal Signore come ogni cellula del nostro organismo non significa che perché non è la cellula del cuore è meno importante.

Da questo evince chiaramente che la vita del catechista deve essere cristallina "Deve essere" non è un verbo piacevole, ma dobbiamo parlarci chiaramente nella luce del Signore, non si può essere dei veri cristiani ed avere dei compromessi con il mondo.

Bisogna decidere da che parte stare, bisogna avere il coraggio di prendere le distanze dalle proposte comode del mondo ed invece abbracciare la verità di Gesù Cristo che si esprime in tante scelte quotidiane.

Il catechista è principalmente un testimone, uno che ha visto Gesù.

Avete visto Gesù ? Come si vede Gesù ? Con gli occhi dello Spirito.

Allora tutti possiamo vedere Gesù, basta che si ricordino che Gesù è vivo e vero in ogni battezzato.

Riflettete su queste pagine fino alla pagina 9, ed avrei piacere di avere dei commenti per il prossimo incontro, in modo tale che sappiamo veramente se queste provocazioni le stiamo cogliendo o se ci danno fastidio.

È un bene se ci danno fastidio, perché se ci danno fastidio vuol dire che stanno agendo.

Se la provocazione ti dà fastidio allora Deo gratia, vuol dire che comincia ad avere effetto (come quando prendi un'aspirina ed inizi a sudare, non ti fa piacere sudare, però dici meno male, è segno che è entrata in funzione).

Sia lodato Gesù Cristo!