Necessità di crescere

3-11-2001

Don Mauro Agreste

Una parte delle persone dei nostri tempi sono affette da quelle che, in modo un po' brusco, possiamo definire la sindrome di "Peter Pan".

Secondo questa fiaba inglese " Peter Pan" era un ragazzino che aveva deciso di non crescere… assistiamo purtroppo, stranamente, anche tra tanti cristiani questo evolversi della situazione: molti cristiani continuano a voler prolungare nel tempo una esperienza , diremmo delle responsabilità della vita adolescenziale, specialmente per quello che riguarda l'esperienza spirituale religiosa.

Noi tutti sappiamo molto bene, per esperienza, che generalmente dopo l'amministrazione del sacramento della Cresima si verifica un fuggi fuggi generale per cui quelli che la settimana precedente hanno ricevuto la cresima, che si sono quindi impegnati formalmente, ufficialmente, di fronte a Dio e anche di fronte alla comunità, ad estendere il nome di Cristo, a essere attivi nella Chiesa…spariscono, non li vedi più, sembra quasi che questo sacramento sancisca il termine degli impegni obbligatori che un cristiano deve assumere nel suo esercizio del Battesimo.

Evidentemente ci sono molte cose che devono essere cambiate;

certo il clima culturale in cui ci troviamo ad operare lavora estremamente contro di noi:

clima culturale che spinge al disimpegno, al menefreghismo e all'egoismo più esasperato…

Questo non significa che noi dobbiamo gettare la spugna per il fatto che ci troviamo di fronte a questi tipi di difficoltà, perché è evidente che per ogni epoca e per ogni generazione ci sono stati e ci sono dei momenti di distrazione e di fuga diversi.

Quello a cui si assiste adesso, però, non è solamente una fuga di tipo adolescenziale, ma è una fuga adolescenziale che si protrae per molti anni.

Questo fatto comporta la presenza di molti cristiani che giungono a conoscere Gesù Cristo molto avanti nell'età.

Una prima pista di riflessione potrebbe essere questa:

molti cristiani non continuano la frequenza alla Chiesa, ai sacramenti, a tutto questo mondo religioso per una ragione semplice però anche grave:

non hanno incontrato Gesù Cristo.

Vi ricordate ciò che abbiamo detto a questo riguardo nel primo incontro?…

Riprendendo quel brano della lettera di San Paolo di San Paolo ai Rm 10, l'apostolo richiama l'attenzione sulla necessità di far conoscere Gesù.

Egli dice loro: "come potranno conoscerlo se nessuno glielo annuncia?"

"come potranno esserci degli annunciatori se prima non saranno inviati?"

Naturalmente potremmo sottolineare questi ammonimenti dicendo anche come potranno essere inviati se prima non hanno conosciuto Gesù Cristo?

Allora l'esperienza che si deve porre in esame è probabilmente questa:

l'illusione di inviare delle persone ad evangelizzare, semplicemente perché sono persone cristiane, e senza preoccuparsi, sufficientemente, del fatto che essi abbiano o non abbiano incontrato Gesù Cristo.

Incontrare Gesù Cristo non è incontrare le strutture della Chiesa, non è incontrare degli obblighi moralistici per i quali tu devi fare qualche cosa.

Il verbo "dovere", nell'esperienza cristiana, non dovrebbe esistere;

ma dovrebbe esistere solo il verbo "volere".

Se noi per primi non abbiamo incontrato la persona reale di Gesù Cristo (certo attraverso la mediazione della Chiesa…ma è sempre Lui che dovremo incontrare), come potremo avere nel centro della nostra esistenza l'esperienza spirituale?

Molti motivi, molte preoccupazioni ci sono per gli anni che stiamo passando;

questi motivi e queste preoccupazioni possono assorbire gran parte delle energie e delle attenzioni, delle persone; cioè a dire la necessità di trovare un lavoro, la necessità di trovare la scuola giusta e frequentarla, la necessità di avere anche qualche altro tipo di impegno, la necessità di socializzare ecc.

Queste svariate preoccupazioni stanno rendendo un po' l'uomo, purtroppo, come in quel film di Charlie Chaplin, "Tempi Moderni", in cui la persona era ridotta ad un automa, a fare solo più quello che volevano gli altri… ciò che volevano le macchine.

Questa è, obiettivamente, una situazione che però non può giustificare una forma tale di disimpegno e di superficialità qual è quella che purtroppo oggi così spesso si verifica.

Come primo punto occorre che ciascuno di noi si chieda:

io ho veramente incontrato Gesù come Signore della mia vita?

L'ho incontrato come colui che riempie ogni istante della mia giornata?

Come colui dà senso al mio esistere?… Se l'ho incontrato, così, di nulla dovrò temere, e anche se dovessi incontrare un periodo molto triste della mia vita non mi importerebbe nulla ( parafrasando il Sal 23 ) perché Lui è con me.

Nella nostra esperienza quotidiana c'è questa esperienza di comunione con il Signore?…

Oppure ne parliamo dicendo che dovrebbe esserci, dicendo che il cristiano deve fare questo, deve fare quello, deve fare volontariato deve voler bene, deve aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, e chissà quali altre cose… e poi dopo non ci rendiamo conto che noi diamo tutto questo come degli obblighi degli imperativi morali?

Dobbiamo essere così umili da imparare dall'esperienza di quelli che sono più giovani, più deboli di noi.

Essi fin che hanno una decina di anni subiscono, senza farsi domande, tutto quello che noi diciamo loro, ma giunti alla fatidica età adolescenziale entra nella loro psicologia il secondo periodo dei "perché".

( Il primo periodo dei perché si aggira attorno agli anni due e mezzo, tre anni e mezzo, quattro…durante i quali i bambini continuamente ripetono:

perché, perché, perché… anche sulla stessa cosa, perché ovviamente devono crearsi una struttura mentale per mezzo dello quale collocarsi all'interno del mondo ).

La seconda fase dei "perché" giunge in età adolescenziale e quindi dai dodici ai diciotto anni.

In questo periodo tutte le convinzioni, ma soprattutto tutto ciò che è stato dato in forma dogmatica, cioè non dandone un senso, non dandone una spiegazione, viene posto al vaglio.

Quanti di voi sono genitori, o lo sono stati, sanno molto bene che quello è il periodo della ribellione verso il padre o verso la madre.

È vero o non è vero? .. Perché?… Per un desiderio di rivalità?…

No assolutamente, ma per il desiderio di porre al vaglio tutti gli insegnamenti ricevuti in età tenera e per i quali non è mai stata data una spiegazione.

La stessa cosa avviene per tutti gli insegnamenti di carattere spirituale di carattere religioso che sono stati dati negli anni della fanciullezza, per esempio al tempo dalla catechesi.

Se in quel periodo i bambini, la persona, trova altre persone che sono in grado di dire il perché il Signore insegna una cosa piuttosto che un'altra, essi ascoltano, interiorizzano, perché quello non è un periodo di ribellione, magari recalcitrano un pochino però ascoltano.

Diversa è la terza fase dei "perché" che arriva attorno ai quarant'anni.

Questo è un periodo in cui ci sono già le esperienze della vita con le loro amarezze, è un periodo in cui manca l'entusiasmo dell'età giovanile che ti apre d'innanzi orizzonti ricchi di ogni tipo di promessa.

La terza fase dei "perché", la fase dai quarant'anni in poi, è una fase spesso venata da pessimismo, da accuse e da desiderio di chiudersi in se stessi;

le delusioni della vita lasciano anche questo strascico.

Allora come si pone il catechista all'interno di questo che è l'evoluzione tipica della persona umana?…

Lo svolgimento di una vita normale è caratterizzata da questi eventi e da queste possibilità ( badate bene che questo è un discorso di carattere generale, non è specifico perché poi per ogni persona i ritmi possono essere diversi, però generalmente, la cosa può muoversi in quella direzione ).

È necessario allora che il catechista si ricordi che non sta comunicando una dottrina, che non sta comunicando un bagaglio di cultura teologica, ma che invece sta comunicando una Persona.

Il catechista dunque ( diciamo una parola emblematica ) deve essere un innamorato di Gesù.

Quando il catechista pensa a Gesù, a che cosa pensa?… ai suoi insegnamenti, alla sua morale, a quanto lui ha sofferto oppure pensa a Lui personalmente?

Quando una persona è innamorata di un'altra persona immagina quella persona continuamente, non solo nei momenti più belli più romantici, ( tutto quello che vuoi), ma immagina quella persona sempre:

quando va a fare la spesa, quando va in ufficio ecc…adesso sarà qui, adesso farà quest'altro, uh: chissà come sarà vestita quest'oggi ecc.

tutte cose che sembrano banali ma che in realtà testimoniano un legame di comunione molto profondo.

Ora se questo è possibile nella esperienza semplicemente umana dobbiamo recuperare il fatto che deve assolutamente essere possibile nell'esperienza spirituale, perché Gesù Cristo non è solo puro Spirito, Egli infatti, in quanto Dio, è il Verbo che si è fatto carne.

Quindi noi abbiamo tutto il diritto di adorare Dio in spirito, ma anche in verità, è la verità è che Lui si è fatto anche uomo veramente uomo concretamente uomo, senza smettere di essere Dio.

Questo dovrebbe avere per noi un insieme di grandi conseguenze, perché il Verbo oltre ad essersi fatto uomo, è morto,(lo sappiamo tutti), però è anche risorto, e se è risorto vuol dire che Egli è vivo realmente.

Abbiamo detto che Gesù è risorto ma come è risorto, con o senza il corpo?

( gli allievi hanno qualche incertezza )…E' risorto con il corpo!

Non vi ricordate che ha mangiato il pesce, non vi ricordate che Tommaso voleva toccarlo?…

È risorto con un corpo. Ma com'era il suo corpo?…

Era come sarà anche il nostro corpo quando noi saremo risorti.

Cioè noi adesso siamo sottoposti alla legge della natura, non perché Dio avesse voluto così ma perché noi abbiamo voluto così:

ci siamo staccati da Dio! Prima eravamo sottoposti solo a Dio, ma essendoci poi staccati da Dio, con il peccato dei progenitori, siamo diventati schiavi anche della natura.

Prima l'uomo era il dominatore del giardino dell'Eden dopo l'uomo è diventato il dominato dalla natura, la concupiscenza, in tutti i suoi aspetti, non è probabilmente che uno degli elementi più evidenti di questo soggiacere dell'uomo a una legge esterna da lui, mentre nel disegno di Dio l'uomo è stato immaginato come il dominatore dell'universo.

Dio disse all'uomo, prima del peccato originale,( come è riportato in Genesi):

vi consegno la terra, dominatela. soggiogatela, moltiplicatevi ecc. ecc.

ma dopo il peccato originale la natura si preso la sua parte di sopravvento.

C'è qualche segno che ci fa ricordare questo evento, e cioè il fatto che Gesù è dominatore della materia; uno di questi è la moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Se Gesù dice voglio che questi cinque pani e due pesci diventino sufficienti per queste dieci mila - dodici mila persone, bene la materia ubbidisce e questi cinque pani e due pesci diventano tanti che sono in grado di sfamare quella folla e di avanzarne ancora dodici ceste piene.

Se Gesù dice al mare o al vento di calmarsi e di abbassare la cresta questi lo fanno;

se Gesù decide ad certo momento che per lui le leggi della gravità non valgono lui cammina sopra le acque e se Lui dice che anche Pietro può farlo anche Pietro lo fa, perché Egli non è vittima del peccato originale, quindi è dominatore del creato.

Questo era il disegno di Dio per tutti gli uomini;

non che dovessero fare delle sceneggiature teatrali facendo vedere a tutti che camminavano sull'acqua ma perché invece si fosse testimoniata questa comunione con Dio anche da come la natura si sottometteva a quelle creature speciali che Dio aveva poste come prime nell'ordine del creato.

Il fatto che Gesù risorto passasse attraverso i muri è normale perché la natura glorificata dalla comunione con Dio fa qualunque cosa;

diversamente spiegatemi come mai Gemma Galgani sia vissuta più di diciannove anni semplicemente cibandosi dell'eucarestia e non potendo neanche bere;

spiegatemi come altre situazioni particolari risultino possibili… dal punto di vista della natura esse risultano inspiegabili, ma spiegabilissime dal punto di vista della mistica..

L'esperienza cristiana è una esperienza mistica cioè di profonda comunione con Dio.

Un'esperienza innamoramento di Gesù .

Se non c'è questo innamoramento ( è chiaro ) che anche il cristianesimo invece di essere una mistica, cioè esperienza di Dio, diventa una religione, oppure peggio ancora una morale, cioè un insieme di obblighi di norme di leggi, che ti costringono a fare la volontà di qualcun altro, che non è la tua volontà, perché tu vorresti fare tante altre cose però purtroppo credi in Dio e tu sai che Dio vuole quella cosa e quindi devi ubbidire a Dio.

Certo c'è anche questa fase nell'itinerario di avvicinamento alla comunione con il Signore:

ci sono le sue leggi e sebbene siano difficili io le devo osservare perché Lui è Dio e io non lo sono; quindi devo chinare il capo e tirare il mio carico senza neanche "fiatare".

Questo è un aspetto, uno stadio dell'avvicinamento verso Dio, uno dei primi stadi, perché l'itinerario completo non prevede più una dicotomia, cioè un contrasto, una divisione tra la volontà di Dio e la mia volontà.

Il cammino perfetto esige una totale comunione.

Quando diciamo il " Padre Nostro" pronunciamo la frase:

"Sia fatta la tua volontà", ( in latino: sicut in coelo et in terra, rendeva meglio il suo significato teologico) con questa affermazione si chiede al Signore che la sua volontà così come è fatta in Cielo così sia fatta sulla terra.

Allora occorre chiederci a questo punto: come è fatta nel Cielo la volontà di Dio?

La volontà di Dio in Paradiso come è eseguita?

Quello che desidera Dio nel suo cuore, la sua massima aspirazione, quindi qualche cosa di inimmaginabile per noi, è esattamente la stessa cosa che tutti quelli che sono in Paradiso desiderano e vogliono.

Quindi non ci sono più delle volontà diverse, non ci sono più delle sfumature, e questo non perché le persone che sono in Paradiso non hanno più la loro personalità, ( certo che hanno la loro personalità certo che hanno la loro libertà:

una libertà assoluta che noi non riusciamo neppure immaginare perché nel paradiso tutto è assoluto, tutto è eterno ed è maestoso ed è grandioso, persino la libertà delle anime che sono in Paradiso è infinita, e anche la volontà ) in Paradiso non c'è una volontà che è soggiogata, ipnotizzata, sedotta dalla volontà di Dio ma è la volontà di Dio, la verità di Dio che è talmente vera che tutti vi aderiscono liberamente spontaneamente e anzi vi aderiscono sempre più perché questa libertà si estende fin quanto è grande Dio.

Quanto è grande Dio?… È infinitamente grande…questo vuol dire che anche la libertà e la volontà continuano a crescere nell'aldilà, e… prima che giunga alla dimensione di Dio ci vorrà tutta l'eternità, e questo vuol dire che non giungerà mai e che continuerà sempre a crescere.

La comunione perfetta per gli uomini non è una comunione statica ma una comunione in continua crescita, perché l'uomo non sarà mai grande quanto Dio, però è chiamato ad entrare sempre più in comunione con Lui, come la famosa spugna nel mare che non diventerà mai grande quanto il mare però continua a crescere e tutta l'acqua del mare, in teoria, potrebbe passare attraverso di lei.

Mi sono spiegato? Questa è una semplice intuizione per farci capire che tipo di crescita, che tipo di volontà è: quello che Dio vuole è esattamente quello che anche tutti gli altri vogliono.

Quello che Dio Padre vuole è esattamente tutto quello che Dio Figlio vuole:

non sono venuto per fare la mia volontà ma per fare la volontà del Padre mio.

Quindi vuol dire che Gesù aveva una volontà e Dio Padre ne aveva un'altra?…

Cosa vuol dire?… Vuol dire che Gesù sta dicendo:

io sono venuto perché voglio fare la sua volontà;

quindi è un'espressione di libera volontà: il Figlio vuole fare quello che Dio vuole.

Dunque tutto questo per vedere come è assolutamente necessario una crescita;

questa crescita è imprescindibilmente determinata dal grado in cui i maestri sono innamorati del maestro.

I maestri sono i catechisti, sono i genitori, sono gli educatori, sono gli assistenti dell'oratorio, sono tutto quello che volete… naturalmente ( questo non dovrei neanche dirlo, ma è nel credo ) sono i direttori spirituali, i sacerdoti quando compiono il ministero di accompagnamento spirituale ecc. ecc.

Tutto questo ambito deve entrare assolutamente nella nostra mentalità sia che voi abbiate una classe a cui fare catechismo sia che siate impegnati nelle vostre comunità a vario titolo e in modo diverso, sia che siate in vacanza e siate chiamati a dare la vostra testimonianza, potrebbe essere una testimonianza di tipo culturale, quando voi date semplicemente dei dati o delle conoscenze;

tutto questo sarà una trasmissione sterile.

Il catechista è invece chiamato a dare una la testimonianza di vita, e cioè che Gesù riempie la sua vita, che Gesù dà senso a tutta la sua esistenza.

Quando Gesù dà senso a tutta la sua esistenza il catechista potrebbe anche non parlare, perché basterebbero i suoi occhi a parlare.

Quando una persona è veramente innamorata di qualcun altro, ancora meglio di Dio, si vede.

Sarete attorniati da tante persone, non saprete perché, ma queste persone sentono semplicemente che si sta bene con voi, perché se siete innamorati di Dio, Dio è libero di agire, di suggerirvi il bene, e quindi in qualche modo emanate questa presenza assoluta di Dio che calamita il cuore di tutti, perché tutti desiderano stare con Dio anche se non lo sanno, anche se ci confondono in molti modi.

Dunque questo tema della crescita è un tema come vedete abbastanza complesso;

lo abbiamo appena sfiorato.

Il testo che qui abbiamo a disposizione ci ricorda, giustamente, che la crescita non può essere una crescita isolata, cioè tale che ognuno si faccia il proprio itinerario di crescita.

Lo so anch'io che questo di fatto questo succede spesso.

Lo so che spesso ognuno si fa la propria strada, ma questa non è la situazione migliore.

Se questo avviene è perché noi cristiani non siamo stati abbastanza avveduti o non siamo stati abbastanza presenti per dare la nostra testimonianza.

Se ci sono persone che preferiscono camminare fuori della Chiesa, noi dovremmo domandarci il perché.

È semplice dare la colpa agli altri dicendo che hanno dato una cattiva testimonianza, o adducendo tante altre ragioni… non pensiamo a quello che hanno fatto gli altri pensiamo a quello che dovremmo fare noi se fossimo veramente innamorati di Dio.

Se sei innamorato di Dio quando parli di Gesù ti commuovi;

quando parli di Gesù lo rendi talmente presente che le persone che ti ascoltano pare quasi che lo vedano.

Quando parli di Gesù si sente con quali parole e con quale intonazione della voce parli, quali parole usi e come cerchi di renderlo presente a uditori di tutte le età e di tutte le condizioni.

Quando parli di Gesù non hai bisogno di usare delle parole difficili o teologiche di fronte a nessuno, quando parli di Gesù infatti non stai parlando di un sistema teologico ma stai parlando di una persona viva, vera, ecco perché questo testo ci dice che la crescita va preferibilmente vissuta all'interno della comunità.

La comunità che è la Chiesa che è strutturata in vari livelli, no?

C'è la piccola chiesa domestica che è la tua famiglia.

Tuo marito o tua moglie vedono benissimo se tu sei innamorato di Gesù, vedono se non ti vergogni di Lui.

Nel tuo matrimonio tu sei chiamato, perché hai giurato davanti a Dio, a santificare il tuo coniuge, che non vuol mica dire di martirizzarlo eh… ( certo lo martirizzo e allora diventa santo )…no, no, no, non è questo che Dio vuole, la santificazione è un'altra cosa.

Nel matrimonio, davanti a Dio, quel giorno, tu hai dato la tua anima nelle mani del tuo coniuge e il tuo coniuge ha dato la sua anima nelle tue mani, perché sei tu che devi santificarlo e viceversa.

Quindi non è pensabile che i due coniugi non dicano neanche una preghiera insieme all'inizio della giornata o alla fine della giornata.

Si decide insieme che tipo di piselli comprare al supermercato ma non si decide che tipo di spiritualità avere all'interno della coppia?

Lo stesso discorso vale anche con i figli, ma anche davanti ai figli, perché c'è questa gerarchia di comunità.

Ora voglio proseguire e concludere il discorso, non lo posso spezzare qui a metà.

Abbiamo detto la comunione a livello di coppia matrimoniale, ( anche quello dei fidanzati sarebbe una cosa auspicabile ),è una comunione spirituale, che poi si estende alla comunione nella famiglia.

Questo vuol dire che di fronte ai figli , di fronte ai genitori… non deve esistere nessuna paura ne alcun rispetto umano che ti impedisca di testimoniare il tuo attaccamento a Dio, come se uno perdesse qualcosa nel far vedere che il Signore per lui è importante!

Quando la famiglia vive nel suo interno questa spiritualità tutto il resto diventa una conseguenza perché poi è facile essere cristiani e testimoni di Cristo dovunque, anche per un meccanismo psicologico.

Quando una persona si sente amata si sente anche protetta e se la persona si sente protetta le viene un grande coraggio, coraggio di testimoniare Cristo dovunque e in qualsiasi situazione.

Quindi in primo luogo questa testimonianza dovrà farsi nella prima comunità, che è quella famigliare, per poi estendersi a tutto il resto della comunità, e in modo particolare nella comunità della parrocchia.

Occorre ricordare al riguardo che stanno cambiando i tempi;

il cosiddetto territorio parrocchiale è un concetto che deve essere ampliato, perché, come vedete anche voi, i partecipanti a questo nostro corso non provengono solo dalla città ma anche da fuori città e anche da altre diocesi, cose che cinquant'anni fa erano praticamente impensabili.

Allora, infatti, c'era la parrocchia e basta;

Questo vuol dire che il concetto di comunità, di comunione, si sta estendo sempre di più.

Lo stiamo rincorrendo questo concetto, oppure ci lasciamo sommergere dagli eventi cercando di annaspare e di respirare?

Tutte queste sono provocazioni che io vi ho lasciato;

sono semi di contemplazione, sono fermenti di sprone per il nostro cammino spirituale.

Queste cose che ci diciamo servono certo come analisi di quello che succede attorno a noi ma soprattutto come motivo di riflessione e di preghiera:

di preghiera personale per il bene di noi stessi perché noi abbiamo a cercare veramente un cambiamento interiore forte, per il bene delle persone che il Signore ha affidato a noi, e dunque per il bene della Chiesa.

Intanto vi esorto vivamente di avere la grazia di trovare un sacerdote direttore spirituale che bene o male è posto dal Signore per illuminare o dissolvere le nebbie dei vari perché che nel corso della vita possono essersi stratificati fino ai giorni odierni.

Sia lodato Gesù Cristo.