Il catechista l'uomo della parola

24-11-2001

Don Mauro Agreste

Eccoci giunti al capitolo 6: " Il Catechista uomo della Parola".

Quest'affermazione ha almeno due livelli d'intendimento:

" Uomo della Parola e uomo di Parola".

Sull'aspetto del catechista uomo di parola penso che in qualche modo abbiamo già riflettuto, ora ci soffermiamo sull'aspetto del catechista, uomo della Parola.

Il catechista non può che essere una persona che, in tutti i modi, si nutre della Parola di Dio.

Se questo vi accade, se avete cominciato a prendere in mano la Bibbia e a leggerla, voi ve né accorgete perché piano piano i vostri discorsi assomiglieranno sempre di più ai racconti biblici e anche il vostro tipo di linguaggio sarà un linguaggio biblico.

Da quello di cui uno si riempie esce il linguaggio, così se una persona si riempie di giornali sportivi o articoli di computer o cose di questo genere, l'unico discorso di cui sarà in grado di parlare sarà probabilmente quello.

Ne conoscete persone così?…

Se una persona si nutre di telenovelas il suo discorso sarà effimero.

Se una persona si nutre della Parola di Dio il suo discorso sarà sempre Dio.

Allora la cosa importante è fare un discernimento su ciascuno di noi, partendo da queste domande: Quante volte penso a Dio nella giornata?…

Quante volte parlo di Lui?…Quante volte rifletto su di Lui?…

Quante volte parlo con Lui?…I miei discorsi, in prevalenza che cosa riguardano?

Non è una cosa inutile questa, è importante, ci serve a capire che posto occupi Gesù nella nostra vita cristiana.

Credo che questa riflessione, e anche questo metodo semplice, sia importante visto che domani è la grande solennità di Cristo Re.

Avremo modo di riflettere che Gesù Cristo è sicuramente il Re dell'universo.

Ci sono dubbi su questo?

Il problema è vedere se Gesù Cristo è anche il nostro Re personale, il nostro Dominatore.

Quando un tempo la Messa si diceva in latino, spesse volte il sacerdote, durante la celebrazione, si volgeva al popolo e diceva: "Dominus vobiscum".

Noi cosa rispondevamo? "Et cum spiritu tuo".

La bellezza di questa parola " DOMINUS", che vuol dire " il Signore".

in italiano è diventata un po' debole.

Se vogliamo cogliere il significato vero di " Dominus", di " Signore", rifacciamoci al significato latino, che è: " Dominus = Dominatore "

Allora il Signor Gesù è davvero il mio Dominatore, mi lascio dominare da Lui, oppure no?

Come fare perché questo suo dominio su di me che io voglio, che non subisco, sia veramente e intensamente voluto?

Gesù sarà il mio dominatore solo se io lo accetto come mio dominatore…

A questo punto occorre che io abbia chiaro in me il perché desidero che Gesù sia il mio dominatore, il perché desidero essere dominato da Lui.

Per un cristiano, e tanto più per un catechista, la risposta è questa:

Io voglio essere dominato da Gesù perché Egli è il mio Signore, Colui che mi ama, Colui che mi vuole bene e che mi guida sicuramente alla pienezza della felicità che si chiama il Paradiso.

Occorre che mi chieda allora se desidero con tutto me stesso, se voglio con tutte le mie forze, essere dominato dal Signore oppure se lo voglio con poche forze, se lo voglio a parole o se lo voglio con i fatti che Gesù sia il mio " Dominatore".

Come si fa a rendere Gesù Cristo il Dominatore della nostra persona?…

Intanto nutrendoci della sua Parola, di quanto è scritto nella Sacra Scrittura non è fondamentale che noi capiamo tutto quello che troviamo scritto, perché la Parola di Dio è talmente profonda che quando la leggiamo forse capiamo l'uno per cento, se dopo la rileggiamo scopriamo già il cinque per cento;

e andando avanti, anche fra vent'anni, quando voi rileggerete lo stesso versetto, che magari leggete oggi, scoprirete delle cose assolutamente nuove a cui non avevate pensato prima.

Perché accade questo?

Accade questo perché la Parola di Dio è " viva, efficace, è più tagliente di una spada a doppio taglio e giunge fino al punto di congiunzione tra le ossa e il midollo," dice la Scrittura.

Questo vuol dire che ogni Parola che trovate scritta nella Bibbia deve giungere a ciascuno di noi come se Dio l'avesse pronunciata in quell'istante, sapendo che in ogni caso quella Parola ha attraversato tutti i secoli prima di giungere a noi, e quella stessa Parola magari, quella lettera, oppure una "e" congiunzione ha avuto nell'arco dei secoli un significato e un'importanza incredibilmente grande.

Per Dio le virgole, i punti le e, le congiunzioni oltre che tutte le altre parole, hanno un significato incredibile.

È importante per noi, che cominciamo ad avere questo tipo di rispetto reverenziale della Parola di Dio aspettandoci veramente che il Signore ci voglia comunicare qualcosa d'importante.

Quindi catechista, " Uomo della Parola", significa uomo che si nutre della Parola di Dio, che vive di quella, che la cerca,( non che la vuole dividere in quattro) e che prima di tutto la legge.

Ognuno lo domandi a se stesso: mi accontento della Parola che viene letta durante la messa anche quotidianamente, ( Voi sapete che le letture della messa ogni tre anni si ripetono perché vi è un ciclo liturgico) oppure, io sul mio comodino, tengo una Bibbia o un Vangelo e ogni sera ne leggo una pagina, mezza pagina ( non mi studio), mi leggo questa Parola?.

Questo è un punto a cui fare riferimento.

Dalla pag. 22 in poi, in questo capitolo 6,voi vedete che non s'insiste tanto su questo punto:

nutrirsi della Parola di Dio, quanto piuttosto sul fatto che il catechista è uomo della Parola, che significa colui che, in qualche modo, porta la Parola del Signore.

Questo è un impegno notevole, direi, ma dobbiamo intendere bene che cosa significa colui che porta la Parola del Signore.

Vi è certamente un grado di grande responsabilità, di compostezza, di devozione nel fare tutto questo, ma credete sia sufficiente?

Per capire un po' meglio in che senso il catechista debba essere " uomo della Parola".

possiamo far riferimento a quel brano del primo cap. del Vangelo secondo S. Giovanni, il vangelo che una volta, prima del Concilio, si leggeva sempre al termine della Messa.

"In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum "

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio".

In alcune Bibbie moderne, per renderne più semplice la comprensione, questo brano è stato così tradotto: "In principio era la Parola".

In questa traduzione non è poi così evidente ciò che Giovanni intendeva, perché tradurre "Verbum", che è neutro, con una Parola è un pochino difficile.

Perché? Perché quello che Giovanni voleva dire in questo primo capitolo del Vangelo è qualcosa di più, è come dire: una parola efficace è più di un semplice sostantivo, è un nome che rende efficace quello che sta dicendo.

Ricordatevi che Dio, secondo la Scrittura, ha fatto tutte le cose con la Parola.

Dio disse: " Sia la luce" e la luce fu.

Tutto è stato fatto per mezzo della Parola del Signore.

Vuol dire che quando usiamo il termine "Parola", diciamo sempre molto, ma molto di più che delle semplici parole che usiamo nel nostro linguaggio Il mondo si basa sulle parole, noi ci basiamo sulla " Parola", e sappiamo bene che la Scrittura ci dice che la Parola è il Verbo di Dio, la seconda Persona della SS. Trinità.

il Verbo di Dio che si è fatto uomo con il nome di Gesù Cristo, il cui nome significa "Jehoshu'a" cioè " Dio salva.

Quando nel Vangelo di Giovanni si dice: "In principio era il Verbo", sarebbe riduttivo pensare semplicemente alla parola.

perché che cos'è una parola, o un sostantivo se non una struttura, semplicemente una struttura, che ci permette di avere comunione?

La parola è un sistema, è un codice, le parole che noi usiamo sono dei sistemi, dei codici che ci permettono la comunicazione e quindi la comunione.

Se c'è comunicazione in qualche modo c'è una comunione perché se io parlo e tu mi ascolti vuol dire che siamo uniti in una cosa che si chiama discorso.

La parola è proprio questo codice che ci permette di essere collegati tra di noi.

Ma la parola non è semplicemente il codice di un legame.

In se stessa la parola mi rappresenta in modo concettuale, mentale, una cosa, anche se qui non c'è.

Se dico anguria, abbiamo tutti in mente che cosa sia un anguria?…

Ma qui non c'è nessuna anguria, tuttavia noi siamo tutti collegati a pensare a questo frutto.

Questo vuol dire che il significato della parola va ben oltre alla cosa stessa, perché per esempio noi adesso abbiamo detto una cosa che qui non c'è ed essa è diventata presente dentro ciascuno di noi.

Questo è un discorso molto breve molto semplificato che esigerebbe uno sviluppo molto più ampio, un discorso che si può applicare a questo concetto che ci viene espresso nel vangelo di San Giovanni nel primo capitolo:

In principio era il Verbo… Dire che il Verbo di Dio è Parola vuol dire che Gesù in qualche modo è per noi la concretizzazione o la visibilità di ciò che è invisibile.

È difficile, vero? Ora vediamo come Dio entra in comunione con l'uomo e chiediamoci:

Dio Padre desidera farsi conoscere da noi ?

Certo, però Lui è puro Spirito come avrebbe potuto farsi conoscere da noi se non si fosse fatto vedere?

Il suo farsi vedere come poteva avvenire se non in un linguaggio che noi potevamo capire?

Il Dio, l'Autore della vita, si è reso in noi visibile nel Verbo della vita che è sempre Dio.

Per capire il Padre non ci può che essere un Figlio;

chi non è figlio non potrà mai capire che cos'è un padre.

perché resta sempre un altro da te stesso.

Se tu sei figlio e non sei padre, non potrai mai capire che cosa significa avere un padre, se non nella condizione di figlio.

Ed è per questo che per capire sulla terra chi è il Padre Nostro che sta nei Cieli non ci doveva venire sulla terra il Padre ma il Figlio perché è il Figlio che fa l'esperienza della paternità, cioè a dire l'esperienza di sentirsi avvolto dall'amore misericordioso e grandioso del Padre.

Il Verbo della vita si è fatto uomo, e, come se fosse una parola, ci ha reso visibile Dio Padre.

Come prima io ho detto anguria e tutti avevate dentro di voi l'immagine dell'anguria, basterebbe che uno dicesse " Gesù" e tutti dovrebbero "capire" che cosa significa Dio Padre, basterebbe che uno vedesse un cristiano per capire che cos'è la Chiesa così come accade quando diciamo anguria che pur non vedendola siamo tuttavia collegati in comunione e a pensare a quel frutto.

Questo vuol dire che il significato della parola va ben oltre alla cosa stessa.

Perché noi adesso abbiamo detto una cosa che qui non c'è ma è diventata presente in ciascuno di noi.

Questo discorso richiederebbe più tempo, ma si può applicare benissimo a questo, il concetto che ci viene espresso nel Vangelo di Giovanni, primo capitolo, "In principio era il Verbo".

Dire che il Verbo di Dio è Parola vuol dire che Gesù, in qualche modo, è per noi la concretizzazione o la visibilità di ciò che è invisibile.

Il Verbo della vita si è fatto uomo e come se fosse una Parola ci ha reso visibile Dio Padre.

Come prima ho detto anguria e tutti avevate dentro di voi l'immagine dell'anguria, basterebbe che uno dicesse " Gesù" e tutti dovrebbero capire che cosa significa Dio Padre.

Basterebbe che uno vedesse un cristiano per capire cos'è la Chiesa.

In effetti Gesù disse: " vedendo come vi amate crederanno".

Pensa a che cosa crederanno! La Chiesa è fatta di persone che vogliono diventare sante.

È vero? È bello questo.

La verità sta nel fatto che non sono ancora sante, ed è questo il problema.

Noi come catechisti siamo impegnati non solo per noi stessi ma anche per coloro che ci vedono; non siamo impegnati semplicemente per coloro a cui andiamo: il nostro comportamento deve essere tale che gli altri, anche solo vedendoci, si sentano in qualche modo attratti, trascinati alla santità, a questa strada che porta alla pienezza di sé.

La santità non è sollevarsi da terra e avere delle visioni mistiche, la santità è essere veramente ciò che Dio vuole che noi siamo.

Quando Dio ci ha immaginati non ci ha immaginati mediocri, perché Dio non fa le cose mediocri.

Dio ci ha immaginati santi, e questo vuol dire che noi saremo delle persone umane solo nel momento in cui saremo santi.

Finché non siamo santi il nostro essere persone umane è ancora incompleto perché la pienezza, per poter dire cioè: questo è un uomo, consiste nella santità e la santità consiste in questa relazione personale, ma anche ecclesiale, di ciascuno di noi che compone il Corpo di Cristo.

Sono discorsi un po' difficili oggi, però sono alquanto veri e importanti.

Voi vedrete che in queste pagine si dice che Gesù parlava come nessun altro parlava, che tutti lo capivano ed erano interessati da ciò che diceva, che tutti erano attratti da Lui… e non è detto che Gesù accarezzasse semplicemente le persone, Gesù diceva le cose come dovevano essere dette.

Vi ricordate la Samaritana: " Portami tuo marito".

"Io non ho marito"! "È vero perché quello che hai adesso è il quinto, e non è tuo marito".

Vedete che Gesù non è che si lasciasse blandire, che evitasse di dire le cose come stanno per paura di perdere la popolarità.

Il nostro cristianesimo soffre di questa servitù all'immagine.

Noi dobbiamo salvaguardare un'immagine , il problema è, quale immagine dobbiamo salvaguardare?

Il fatto che noi dobbiamo essere buoni, arrendevoli, coscienziosi, indulgenti, misericordiosi… non significa che possiamo prendere il messaggio di Dio per edulcorarlo a nostro piacere.

Dio ci ha chiesto di essere coerenti.

Gesù Cristo non si è mai sognato di dire una cosa diversa da quella che è Dio Padre, anche se agli uomini poteva non far piacere, ed il risultato c'è stato: lo hanno messo in croce.

Poiché Gesù ha detto chiaramente che nessun discepolo è più grande del proprio maestro, non illudetevi di andare a fare una tranquilla passeggiata nel parco, se siete veramente cristiani!

Se siete davvero cristiani troverete decine o centinaia di persone che vi ostacoleranno perché date loro fastidio.

Chi generalmente non ha nessuna voglia di migliorare il proprio stato morale o di sequela di Cristo vede in tutti coloro che lo fanno un nemico potenziale, perché è la dimostrazione evidente che si può fare quello che Gesù insegna, e se tu non lo fai è perché sei pigro o hai altre ragioni per non farlo, ma non puoi dire che è impossibile seguire Gesù Cristo, e questo dà fastidio Il cristiano che segue veramente Gesù ha, come conseguenza inevitabile, non poche difficoltà da parte di altri, e a volte persino cristiani.

Gesù ce lo ha detto: sarete umiliati, condannati, combattuti, nella stessa famiglia vi troverete due contro tre …

C'è da domandarsi, e con questo voglio allacciarmi alla settimana scorsa quando abbiamo parlato della Pentecoste, il passo ulteriore di oggi è questo:

Gesù parla, ma la sua Parola è convincente, però anche Pietro parla e la sua parola è convincente, perché?

Primo motivo: sia Pietro che Gesù sanno molto bene che quello che stanno dicendo non è loro stessi, di se stessi non stanno dicendo niente, stanno dicendo qualcosa di un altro.

Pietro in maniera più evidente non sta parlando di Pietro ma di Gesù, ed è fortemente convinto di quello che sta dicendo.

Secondo punto: quello che Pietro sta dicendo proviene da uno stato di comunione molto profondo tra Pietro e Gesù o tra Gesù e Dio.

Questo vuol dire che la parola che esce dalla bocca di queste persone non è una proiezione che viene da un'esperienza semplicemente individuale, ma la loro parola deriva sia da un'esperienza individuale di Dio, che da Dio che parla in loro.

Ciò significa che il catechista, il quale è chiamato a portare la Parola del Signore, non può illudersi di portare se stesso agli altri, ma deve portare se stesso in comunione con Dio.

Non si possono staccare queste due cose.

Di per sé il catechista dovrebbe essere un cristiano che ha capito, in qualche modo, cosa significhi essere cristiano, cioè vivere in comunione con Dio, ed ecco la Parola.

La Parola ti rende subito presente quello che stai dicendo.

Non è possibile immaginare un catechista che, non si nutra della Parola di Dio perché quella Parola che deve portare non è se stesso ma è Gesù.

Sono gli insegnamenti di Gesù.

Il catechista sa che è catechista non solo quando ha una classe davanti, di bambini o di adulti, non fa differenza, il catechista è catechista perché è cristiano e di per sé il cristiano dovrebbe essere sempre un catechista perché non si può separare quello che uno è da quello che uno fa.

Se tu fai qualcosa, analizza ciò che fai e così capisci cosa c'è dentro di te, potrebbero esserci delle cose che devono essere cambiate o purificate, qualcosa che non si lascia ancora dominare dal Signore.

Tutto questo si aggancia molto bene alla solennità di domani.

Cristo Signore Re dell'universo.

Le stelle e i pianeti, state certi, ubbidiscono a Dio, le leggi della natura le ha inventate Lui e non possono non ubbidire, ma la festa di domani non serve per le pietre o i pianeti, serve a noi.

Desidero che leggiate a casa la riflessione per i catechisti proposta alla pag. 24.

Dove ci sono delle domande dovete rispondere per voi stessi non per me, e vi esorto a essere sinceri con voi stessi.

Nello stesso tempo mettiamo in relazione tutte le riflessioni che abbiamo fatto fino a questa mattina con le affermazioni del cardinale Ratzingher , al Convegno dei Catechisti e dei Docenti di Religione del 10 Dicembre 2000 Vi è in queste affermazioni un taglio che c'invita ad avere una comunione profonda con il Signore, un invito ad avere un'espressione mistica nel nostro cristianesimo, dove per mistica non s'intende misticismo oppure le manifestazioni mistiche, ma s'intende proprio quello stato di profonda comunione che coinvolge tutta la persona umana.

E quindi non solo i sentimenti, la razionalità, la corporeità, lo spirito, ma tutta, tutta, la persona.

"Solo quando nella nostra anima brucerà il desiderio appassionato di portare gli uomini a Cristo…" Cosa vuol dire?

Vuol dire che Gesù Cristo è già qualcosa di estremamente fondamentale dentro di noi, se addirittura è sorto dentro di noi il desiderio appassionato.

Quindi, dicendo desiderio, vuol dire che c'è la volontà dentro;

io desidero, cioè io voglio , dicendo appassionato vuol dire che c'è la passione, " Pazzior", un verbo deponente latino che vuol dir patire insieme, ma in modo attivo non passivo, cioè, io desidero sentire la stessa cosa.

Allora quando nella nostra anima brucerà questo desiderio, la volontà che ci coinvolge con tutto il nostro sentire, con tutta la nostra gioia di portare gli uomini a Gesù, incontreremo coloro che avranno bisogno del nostro aiuto e lo accetteranno.

Ci sono intorno a noi delle persone che hanno bisogno del nostro aiuto?…

Sì, tante persone hanno bisogno del nostro aiuto, che potremo dare loro e che ci verrà richiesto, nella misura in cui noi ci saremo fatti Gesù Cristo per loro.

Perché se noi siamo tutto, meno che di buon esempio, tutto tranne che Gesù, state tranquilli che di noi non ha bisogno nessuno, perché di cattivo esempio nel mondo ne hanno già tanto.

Quando ci sarà questo desiderio incontreremo coloro che hanno bisogno del nostro aiuto, o meglio hanno bisogno di Gesù che vive dentro di noi, e lo accetteranno.

Lo accetteranno perché si sente se. Gesù è presente in noi;

infatti ci crediamo o non ci crediamo che con il Battesimo Gesù Cristo con Dio Padre e con lo Spirito Santo abitano realmente misteriosamente dentro di noi?

Ci crediamo?… Lo sappiamo a livello razionale, intellettuale?…

Si lo sappiamo, ma evidentemente questo non basta, occorre saperlo quotidianamente, in modo concreto; bisogna che ce ne ricordiamo, che collaboriamo con questa presenza di Dio che c'è dentro di noi.

E quando collaboriamo con questa presenza perché ad esempio ce ne ricordiamo diventa molto difficile non assomigliare a Gesù.

Tutto questo, ovviamente, non dipende solo da noi:

dipende dal nostro dire sì a Dio, e dipende dalla grazia di Dio, cioè dall'azione efficace e continua dello Spirito Santo.

Queste persone accetteranno l'aiuto che noi potremo offrire loro semplicemente perché dentro di noi c'è questo desiderio ardente appassionato di portare Gesù agli altri.

Questo significa in parole povere; essere innamorati di Gesù.

Noi lo siamo? Siamo innamorati di Gesù?

"Solo le azioni e le parole che sgorgano nella passione ardente di aiutare gli uomini trovano delle occasioni per influenzare le vite".

Ma chi è la persona che ha questa passione ardente di aiutare gli uomini?…

Gesù cristo e Dio Padre: Dio Padre, per Gesù Cristo, con la potenza dello Spirito Santo.

Vuol dire che siamo chiamati a rendere visibile dentro di noi il nostro assomigliare alla Trinità.

Dio ha detto: "Facciamo l'uomo a nostra immagine somiglianza".

Questo vuol dire che lo Spirito Santo lavora solo in collaborazione con i cristiani che hanno tale desiderio nel loro cuore.

Vuol dire che lo Spirito Santo per fare i miracoli, e miracoli veri sono la conversione delle persone, lavora in modo conseguente a quanto spazio gli diamo nella nostra vita.

Che lo Spirito di Dio aleggi sulle acque informi, Genesi capitolo1,.2 questo è fuori dubbio.

Che lo Spirito Santo sia presente in ogni essere umano, come appare nel cap.2 della Genesi, Dio soffio nelle narici la RUACH -JHWH il soffio di Dio cioè lo Spirito di Dio, è evidente.

Che lo Spirito di Dio sia in tutti gli uomini è altrettanto evidente, ma che Egli sia libero di fare tutto quello che Dio Padre vuole perché gli uomini siano veramente uomini questo dipende dal grado di collaborazione che ciascuno di noi dà allo Spirito Santo.

Senza di Lui siamo impotenti sia a trovare coloro che sono pronti sia dopo averli trovati ad aiutarli.

Senza lo Spirito Santo senza questa divina collaborazione noi siamo come una campana rotta.

San Paolo nell'inno alla carità diceva che senza la carità noi siamo una campanella tintinnante.

Perché solo la carità è questo CARIS cioè questo fuoco ardente che illumina, riscalda, raduna intorno a sé, che altro non è che la Grazia,. cioè lo Spirito Santo.

Non ci resta che chiedere nella preghiera che la passione delle anime nasca in ciascuno di noi.

A pag. 24 troverete lo schema nel quale viene riassunto il capitolo 9 del documento:

" Il Rinnovamento della Catechesi": ( Rinn. Cat. 9 )

dove si parla della doppia fedeltà a cui noi siamo chiamati.

Questa doppia fedeltà è la fedeltà a Dio e la fedeltà all'uomo.

Vi ricordo che nella lingua italiana se c'è una congiunzione questo significa che c'è una gerarchia, e io non ho detto la fedeltà all'uomo e a Dio ma ho detto la fedeltà a Dio e all'uomo.

Questo vuol dire che c'è sempre una gerarchia.

Se voglio essere davvero fedele all'uomo non posso che partire da Dio e non è vero il contrario anche se è vero che in ciascun uomo è presente Dio.

Ma il movimento è dall'alto al basso non è l'uomo che sale sulla torre di Babele e raggiunge Dio ma è Dio che si china verso l'uomo per accarezzarlo sulla sua guancia.

Così c'insegna Dio nella sua Rivelazione.

Tenete presenti queste provocazioni che vi ho lasciato oggi, e se avete domande me le potete porre la prossima volta.

Buon cammino!