Spiritualità

17-11-2001

Don Mauro Agreste

Siamo arrivati al capitolo 5.

In questo breve itinerario di formazione spirituale del catechista, abbiamo visto negli incontri precedenti alcune provocazioni, che sarebbe interessante sapere se hanno prodotto qualche effetto.

Che dite?… Non sarà mica come l'acqua che scivola su un vetro?… Spero di no.

La formazione spirituale del catechista prevede come uno dei punti fondamentali, ( che avevamo già visto al primo incontro, quando avevamo ripreso parte della lettera ai Rm 10 ) un certo tipo di mandato.

Cosa significa? Significa che da un certo punto di vista nessuno si può improvvisare catechista (soprattutto per quanto riguarda una presentazione sistematica dell'insegnamento di Gesù) ma d'altro canto, se volessimo essere veramente onesti fino in fondo, dovremmo anche concludere che ogni vero cristiano, ogni vero battezzato, responsabile del proprio battesimo, deve in qualche modo sentirsi interpellato dal mandato di Gesù Cristo: "Andate ed evangelizzate".

Se questo non accade è un sintomo sicuramente d'immaturità spirituale per quello che riguarda il cammino cristiano.

Non è detto che ogni persona si debba trovare nella responsabilità di avere una classe cui insegnare, per dire che quella persona è un catechista;

poiché mi pare di avere ampiamente rilevato in questi incontri che il catechista non è semplicemente quello che catechizza qualcuno, ma è in primo luogo colui che ha un rapporto privilegiato con il Signore che egli manifesta nel suo modo di vivere e che trasmette agli altri.

Cosa intendo dire? Intendo dire che se uno è un vero cristiano attinge da Dio per donare ai fratelli; passa cioè dal ricevere da Dio tutta la grazia, al donare ai fratelli tutta la grazia ricevuta.

Questo sarebbe l'itinerario normale, ma mi rendo conto che l'esperienza sperimentata in diverse occasioni, non è tutta qui.

L'itinerario dei Sacramenti dell'iniziazione cristiana prevede come culmine e come punto di partenza il sacramento della Cresima.

Sappiamo bene, per esperienza, che il sacramento della Cresima segna spesso, purtroppo, come un traguardo, raggiunto il quale la stragrande maggioranza dei fedeli, pensa di essere giunto al termine della propria formazione e del proprio cammino di crescita secondo Cristo.

Dopo quell'impegno, infatti, avviene, solitamente la scomparsa di tutti i neo cresimati dalla comunità parrocchiale che li ha formati.

Questo denota, evidentemente, che c'è qualcosa di grave che non va;

e che questo qualcosa di grave non sta tanto nella dottrina trasmessa loro, quanto nel non averli guidati ad un incontro vero e profondo con la persona di Gesù.

Dobbiamo riconoscere che in questi ultimi anni la dottrina dei Sacramenti non è poi così chiara, così estremamente formulata e chiarificata a coloro che vengono alla catechesi ma, tralasciando questo, dobbiamo anche ammettere che se vi è un fuggi fuggi generale, dopo il sacramento della Cresima, evidentemente l'obiettivo della catechesi non è stato raggiunto.

L'obiettivo della catechesi, come ben sappiamo, non è una dottrina, ma è una persona: Gesù.

Se dopo questo sacramento le persone "spariscono" e non le vedi più , vuole dire che non hanno fatto veramente un incontro con Lui.

Sarebbe importante al riguardo riprendere l'unità n°4 , una delle più estese, perché il tema che tratta interessa in modo particolare la vostra formazione.

Sarà la vita stessa poi a interpellarvi sull'autenticità del vostro incontro con Lui, perché un giorno o l'altro vi troverete di fronte a delle persone vere, reali, concrete che hanno bisogno del vostro aiuto, che hanno bisogno del Signore, il quale passerà loro attraverso di voi.

Se voi non avrete fatto l'incontro con Lui non potrete trasmettere, come invece dovreste, l'esperienza di Lui, e potreste essere addirittura tra coloro che frenano l'azione dello Spirito Santo.

Ora questi nostri incontri o le provocazioni che vi si faccio non sono solo delle velleità o delle chiacchierate ma rientrano in un tempo di formazione seria, il che vuol dire che d'ora in poi non potrò più ascoltare o leggere queste cose e poi continuare a fare come ho sempre fatto.

Bisogna che mettiamo i remi in barca e decidiamo se vogliamo essere la massa o se vogliamo essere lievito.

Questo dipende da ciascuno di voi, dalla risposta che ciascuno dà a quest'interpellanza.

Quando dunque esaminerete l'unità n° 4, che è la più importante, vi renderete conto che ci sono alcuni temi molto importanti.

Uno è quello dell'ecclesialità.

L'abbiamo sempre dato per scontato, ma probabilmente non è il caso di darlo per scontato.

Abbiamo voluto sottolineare in primo luogo il rapporto personale con il Signore, cioè il rapporto a due: tu ed io.

Perché?…Perché non è sempre così scontato.

Il rapporto personale con Dio non è fatto solo di formule mnemoniche di preghiera, che conosciamo, ma consiste innanzitutto in una comunione di vita, in un'esperienza di comunione, in parole semplici, in gesti concreti, quotidiani.

Questo non s'improvvisa, ne s'insegnano delle formule per tutto questo.

È qualcosa che si costruisce con fatica, ma che è fondamentale;

se manca questo rapporto personale con Dio anche la nostra comunione ecclesiale diventa impossibile. Cosa significa comunione ecclesiale?…

Significa sentirsi membra vive ed attive nel corpo di Cristo che è la Chiesa.

Ci siamo?…Qui per Chiesa si vuole concretamente intendere quella porzione di chiesa di cui tu sei comunità attiva, in altre parole in primo luogo la tua parrocchia.

Ci rendiamo conto che se questa è la concretizzazione del principio assoluto del corpo di Cristo che è la Chiesa, fatta di cellule e d'individui attivi all'interno del corpo di Cristo, questo implica tante conseguenze.

Tu, in qualche modo, se vuoi essere attivo nel corpo di Cristo, dovrai avere delle relazioni con la tua parrocchia, con il parroco, sia che esso ti sia o no simpatico, avrai a che fare con altri catechisti, che possono essere semplicemente dei pedagoghi se, essendo insegnanti, usano lo stesso metodo dell'insegnamento nella scuola elementare.

Puoi non condividere i loro atteggiamenti, in ogni caso sono le persone che tu hai intorno a te che fanno parte della Chiesa.

Tu in mezzo a loro non sei chiamato ad essere uno scandalo, ma lievito.

Tutto di te deve poter trasmettere la persona di Gesù Cristo:

il tuo modo di parlare con queste persone (che condividono o no le tue idee;

il tuo modo di collaborare, di ascoltare, di essere sottomesso.

Un'altra cosa importante di cui si parla poco è la sottomissione biblicamente la sottomissione reciproca: " Siate sottomessi gli uni gli altri", questo non vuol dire essere persone prive d'intelligenza, prive di capacità critica o di una visione spirituale sulle cose necessarie da fare.

Una persona sottomessa è una creatura umile, e umile non è sinonimo di stupido.

La persona umile ha delle idee molto chiare.

Ha chiarezza su se stessa, nel senso che non crede di essere il Santo Padre ma nello stesso tempo non crede neppure di essere l'ultima ruota del carro.

L'umile ha una visione chiara ed onesta di sé, conosce i pregi e i difetti che ha , è uno che sa dare il giusto valore ai talenti che riconosce di avere ma che sa anche molto bene che qualsiasi talento uno abbia proviene sempre e solo unicamente dalla bontà, dall'infinita maestà di Dio, e a Lui dà la gloria per quanto di bello e di buono riscontra dentro di sé.

La persona umile è consapevole dei propri limiti, non fa finta di non averli, anche se non li sbandiera.

La persona umile cerca in tutti i modi di superare i propri limiti, soprattutto con la preghiera, con la grazia e la direzione spirituale.

In questo modo dimostra d'essere consapevole delle proprie manchevolezze e di non adagiarsi dormendo sugli allori.

Attenzione alla falsa umiltà! Alla pigrizia mascherata di umiltà, VOLERE è POTERE.

Ricordatevi che a livello individuale, spirituale, il Signore non tiene molto conto dei risultati che otteniamo però tiene conto sia dell'intenzione che, e soprattutto, dell'intensità dell'impegno che noi mettiamo per migliorare. Sono chiaro?…

Ci sono alcune persone che dicono: "l'intenzione era buona", ma noi sappiamo che la sola intenzione non serve.

I nostri Santi affermano che "la via che conduce all'inferno è lastricata di buone intenzioni".

L'intenzione esige un impegno affinché quest'intenzione si risolva a buon fine.

Poi il risultato lo valuta solo il Signore, gli altri potrebbero dire che tu non sei migliorato, ma il Signore che legge nel tuo cuore e conosce tutta la tua storia è in grado di capire se quel misero risultato che viene giudicato nullo da parte di coloro che vivono intorno a te, invece per te costituisce un monte Everest.

Questo lo sa solo il Signore.

Certo è evidente che non è sufficiente quanto si è fatto, e che non ci si può mascherare dicendo: "Mi sono impegnato ma è tutto come prima".

Qui non c'è la volontà di cambiare.

L'umiltà è proprio questa caratteristica fondamentale che ti permette di entrare in modo attivo nel corpo di Cristo che è la Chiesa.

La comunità ecclesiale, la porzione di Chiesa in cui tu operi, che sia una comunità religiosa, che sia la tua famiglia o l'attività specifica nel territorio della parrocchia, esige da te che tu sia una persona vera, reale.

Se tu non hai la chiarezza su di te come puoi essere membro attivo della Chiesa?

Non può essere un vero cristiano, e un credente, una persona che non medita mai la Parola di Dio, una persona che non partecipa ai grandi incontri di Chiesa o a qualche attività che gli è richiesta come testimonianza…

perché un vero cristiano fa quelle cose;

chi non le fa è in contraddizione con quanto afferma di essere.

La Chiesa è fatta di tante esperienze, non di un'esperienza a senso unico.

Vi è una riunione del Consiglio Pastorale, io che sono una catechista posso non partecipare senza validi e gravi motivi?

Questi atteggiamenti, questi assenteismi, possono essere deleteri come testimonianza.

È evidente che se manca questa relazione vitale con il Signore è difficile giustificare il motivo per cui tu al sabato debba andare all'oratorio a dedicare ore all'assistenza invece di pulire la macchina.

Senza questa relazione vitale con il Signore come potrai giustificare il tuo comportamento ?…

e mille motivi saranno addotti dagli altri per giustificare che poi benissimo astenerti..

A questo punto si rivela il vero cristiano, cioè colui che ha la capacità di mettere ordine nella gerarchia delle cose da fare.

Vale a dire colui che sa dare delle priorità tenendo conto di ciò che è più importante e delle cose che sono invece semplicemente accessorie.

Ricordatevi che si tratta di fare un equilibrio tra i due estremi, e l'equilibrio sta anche nella salvaguardia della tua persona e del tuo stato di vita.

Supponendo che tu sia una madre di famiglia che, dimentica dei tuoi doveri di madre e di sposa sei continuamente in chiesa, in parrocchia… non ti stupire se poi i tuoi figli diventano degli scapestrati, perché tu a casa non ci sei mai; non ti stupire se ad un certo momento tuo marito ti fa una litigata perché non hai preparato la cena.

Questo è più che comprensibile perché tu ti sei sottratta ai doveri inerenti al tuo stato di vita Dove tu devi esercitare in modo esplicito, diretto, il tuo essere cristiano battezzato?…

In primo luogo nell'esercizio della tua vocazione;

è li il luogo dove il Signore si aspetta di vedere la tua prima fedeltà.

Ora attenzione cerca di vedere i punti giusti:

ho detto che quello è il luogo dove si vede e si manifesta la tua prima fedeltà.

Cosa significa? Che il tuo stato di vita è già la conseguenza di un rapporto che c'è o che non c'è con Dio, perché se è li che si manifesta la tua prima fedeltà è anche li che tu vedi se sei in comunione con Lui o se non lo sei, se sei una persona equilibrata o no.

È principalmente nella famiglia, o nel luogo in cui tu devi vivere quotidianamente, che si vede la tua fedeltà al Signore .

Questa fedeltà presuppone che tu abbia una relazione con il Signore che viene confermata, mediata, ampliata da tutto ciò che fa parte della Chiesa.

Questo è evidente perché tu sei Chiesa, e come una cellula del corpo umano non può vivere staccata dal corpo perché staccata dal corpo muore subito, così tu pure non puoi pensare di vivere una vita spirituale staccata da tutto quello che è il corpo della Chiesa, perché ciò sarebbe una contraddizione.

A pag. cinque ci viene detto che "La fede non è solo credere in Cristo, ma è anche entrare nella comunità di coloro che credono in Lui", no si può infatti staccare la fede in Gesù dalla fede nella Chiesa.

Questo ti può piacere o ti può dare fastidio, ma ricordati che dire Gesù e dire Chiesa equivale al dire la stessa cosa, perché la Chiesa è Gesù Cristo, nella sua intera umanità, senza smettere d'essere Dio.

In At 2 si parla della Pentecoste.

Pietro, in quel giorno memorabile, dopo aver ricevuto insieme agli altri Apostoli e a Maria SS lo Spirito Santo, sceso su di loro con potenza grande, ha spalancato le porte del Cenacolo, per annunciare a tutti che quel Gesù, "… che è stato messo nelle vostre mani voi con la complicità di uomini malvagi lo avete ucciso inchiodandolo a una croce.

Ma Dio lo ha fatto risorgere, liberandolo da potere della morte…

Tutto il popolo di Israele sappia dunque che questo Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Messia.

Il Cenacolo si trovava vicinissimo alla strada romana, (il famoso litostrato), la strada che Gesù ha percorso, una strada di gran percorrenza Che cosa significava per gli Ebrei la festa di Pentecoste?….

Pentecoste era per gli Ebrei la festa della settimana, la cui data veniva stabilita da questo calcolo 7giorni per 7=49+1=50.

Il giorno della Pentecoste, assommava in sé almeno due festività:

Prima festività, la più antica, era una specie di festa di ringraziamento per le primizie, ci si rendeva conto della qualità del raccolto.

Seconda festività, una festa più recente: più teologica, individuava in cinquanta giorni dopo la Pasqua la consegna delle tavole della legge a Mosè sul monte Oreb.

Con il passare dei secoli si era consolidata una tradizione secondo la quale tutti quelli che potevano andavano a celebrare la Pentecoste a Gerusalemme dove c'era il Tempio, per offrire sull'altare del Signore le primizie.

Poiché noi conosciamo bene la mentalità semitica che era molto furba e sfruttavano quell'occasione, come avrebbe fatto chiunque, per offrire al Signore un ringraziamento, ma nello stesso tempo per realizzare attivi affari.

Avendo essi infatti già le primizie potevano dimostrare che avevano un certo tipo di raccolto,  e trovandosi a Gerusalemme persone provenienti da tutte le parti dell'impero romano, avevano modo di ampliare i loro orizzonti e i loro commerci.

Per questi motivi, sulla strada che passava vicino al Cenacolo, ci sarà stata sicuramente una folla immensa.

Pietro, a Pentecoste, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, apre le finestre e si mette a fare un insegnamento nel quale non è andato tanto per il sottile.

( Noi ci facciamo tanti scrupoli nel dire le cose, molti ad esempio non parlano più del peccato, del senso del peccato;

sembra che il peccato sia sparito dalla faccia della terra, che non faccia più parte dell'esperienza cristiana, si parla come se nessuno facesse più i peccati. Ve ne siete accorti?…

Se nessuno fa peccato vuol dire che noi siamo già in paradiso e che Gesù è già tornato senza che noi ce ne siamo resi conto. condividete?…

Il problema è un altro ed è che noi facciamo finta che i peccati siano una cosa buona.

Questo è gravissimo perché sta scritto che:

" Alla fine dei tempi gli uomini si sarebbero scelti dei maestri secondo i loro gusti, vale a dire dei maestri che avrebbero detto loro tutto quello che avrebbe fatto loro piacere di sentire." I famosi falsi profeti.

Credo che quest'epoca sia una delle epoche emblematiche in cui siamo chiamati a riflettere più profondamente sulla verità di questo versetto perché, da una ventina d'anni a questa parte, tutto ciò che prima era ritenuto palesemente, chiaramente, contrario alla legge del Signore, ora invece viene presentato, e pubblicizzato come un'altra verità.

Ciò che annunciano questi profeti, falsi, si oppone a un certo tipo d'insegnamento che è quello cristiano, e specificamente all'insegnamento cattolico, che sembra, secondo questi divulgatori, uno dei più severi e uno dei più repressivi.

Se non ci si rende più conto del senso di peccato, spiegatemi che cosa è venuto a fare Gesù sulla terra!

È venuto a condividere la nostra vita per fasi una passeggiata, per assaggiare i nostri cibi?…

No Lui non è venuto per questo ma per redimerci dalla nostra condizione di creature decadute.

Pietro nel suo discorso è chiaro: Voi avete peccato!

Quante volte noi abbiamo sentito dire una cosa di questo genere, ultimamente?…

Trenta-quarant'anni fa si faceva ancora questo discorso.

Erano anni, quelli, in cui, sebbene il Concilio fosse già stato fatto, continuava in qualche modo a esserci un certo tipo d'insegnamento che faceva parte di una sensibilità, di una spiritualità pre-conciliare.

E quando dico pre-conciliare non dico negativa, chiaro!

Bisogna rendersi conto che è sparito il senso di peccato.

Se, secondo quanto molti pensano, non ho debiti nei confronti del Signore, allora avrò dei crediti.

Se sono creditore nei suoi confronti Lui allora mi deve dare ciò che voglio, e se non me lo da posso anche rinnegarlo, o rivolgermi altrove, perché tanto Lui mi ha dimostrato che, o non s'interessa di me, oppure non c'è.

Quindi sono libero. Lui mi deve dare la gloria eterna: il paradiso… e tutti gli uomini andranno in paradiso, indipendentemente dalla loro volontà che è manifestata negli atti che essi fanno.

Sto semplificando un discorso che è latente in molti per chiarire il discorso sulla spiritualità cristiana.

Queste persone che ritengono lecito fare sempre tutto ciò che loro aggrada giungerebbero addirittura a dire dai pulpiti, che, una persona che fallisse il proprio senso della vita, cioè a dire, una persona che andasse all'inferno sarebbe come una negazione dell'esistenza di Dio.

Perché, secondo questi divulgatori, Dio non può permettere che una persona vada all'inferno.

Allora se Dio non può permettere questo, vuol dire che l'uomo non ha il libero arbitrio.

Se l'uomo non è libero di scegliere di andare in paradiso, allora tutto quello che fa non ha significato, non ha senso, perché praticamente l'uomo è una marionetta in mano a Dio.

Ora perché mai noi dobbiamo impegnarci a fare le persone brave?

Perché dobbiamo essere evangelizzatori?

Testimoni di che cosa se i fili li tira sempre Dio e noi siamo dei pupazzi nelle sue mani?

Vi rendete conto in che grave confusione parte dei cristiani sono caduti?

La Redenzione e la gloria sono diventate un diritto, un'offerta, una possibilità.

Che Dio abbia salvato tutti gli uomini questo è evidente, ma che questa salvezza dipenda dalla tua situazione individuale, personale è altrettanto evidente, perché la salvezza di Dio non diventa efficace anche se tu non la vuoi.

Tu sei salvato e hai la possibilità della salvezza eterna nella misura in cui questa salvezza t'interessa.

Se fossi in un deserto disidratato e ci fosse una persona che ti mettesse su un tavolo una freschissima caraffa d'acqua fresca, con fette di limone dentro e ghiaccio e tu fossi davanti al tavolo e non prendessi questa caraffa per dissetarti, di chi sarebbe la colpa se tu morissi disidratato, dell'altro che ti ha preparato tutto quello che ti serve?

La salvezza bisogna volerla per ottenere.

Questo vuol dire che la fede non è solo credere in Cristo, ma è entrare nella comunità di coloro che credono in Lui, cioè la fede non è solo diventare santi, ma è far parte di tutte le persone che cercano di diventare sante.

Santi non lo sono ancora, ma stanno facendo il cammino per diventarlo.

Questo è il cammino da percorrere.

Pietro ha avuto un coraggio da leone per accusare tutti gli altri che erano peccatori, questo dovrà essere anche il nostro coraggio Il suo discorso è stato efficacissimo perché in pochi minuti di parole ha convertito tremila persone, noi in tremila minuti di parole non convertiamo neppure cinque persone. Perché?…

Perché Pietro era ripieno di Spirito Santo, e noi forse non sempre lo siamo.

Egli si è consegnato allo Spirito.

Santo e gli ha detto: " Usami, fai tu, io ti do tutto corpo, intelligenza, linguaggio, tutto ciò che fa parte della mia umanità lo metto a tua disposizione Signore, da questo momento guidami tu, mi lascio guidare da te.

Lo Spirito di Dio ha soffiato allora su Pietro e l'ispirazione è giunta a lui con parole delle quali lui stesso rimase stupito.

Quando anche noi ci troveremo in circostanze particolari, come dare un consiglio, illuminare… non basiamoci sul buon senso o sull'esperienza che abbiamo, ma chiediamo consiglio a Dio perché ci dica come usare della nostra esperienza.

Solo dopo saremo in grado di dare daremo il suggerimento che viene da Dio sfruttando la nostra storia.

Sarà un suggerimento che verrà dalla sua volontà: guidato dalla luce dello Spirito.

Non daremo più risposte di comodo, ma risposte vere.

Abbiamo fede. Rileggete i cap.4. 5.

Sia lodato Gesù Cristo