Chiesa comunità profetica

5-10-2002

Don Mauro Agreste

Allora carissimi si parte? Abbiamo voglia di partire ? C'è entusiasmo?

Indice

1) Testimoni del Dio vivente
2) Esperienza mistica
3) La Chiesa non è un ente di assistenza sociale
4) La samaritana
5) La curiosità
6) Presenza di Gesù nelle situazioni dolorose. S. Ignazio di Loyola
7) Il Signore ti manda un giogo non una croce
8) Cultura dell'efficienza e dimensione contemplativa
9) Chiamati a cercare un legame profondo con il Signore

1) Testimoni del Dio vivente

La prima cosa che dobbiamo dirci è che siamo molto fortunati, siete convinti di tutto questo?

Siamo fortunati in un modo eccezionale, perché l'Onnipotente, eterno, infinito, maestoso, glorioso, santo Dio, Colui totalmente altro, che ha creato l'universo, mi ama.

Ditelo: "Lui mi ama, Lui vuole bene proprio a me".

Catechista, se tu non ti senti convinto di questo privilegio, che cosa riuscirai a trasmettere alle persone che il Signore ti manderà nell'arco della tua vita ?

È per questo che il nostro corso ha un taglio fortemente spirituale, perché la formazione dei catechisti è sicuramente culturale e dottrinale, su questo non ci piove, ma prima di tutto è esperienziale.

Il Santo Padre Paolo VI, lo aveva detto in varie occasioni: "…la Chiesa del nostro tempo non ha bisogno di maestri, ha bisogno di testimoni…".

Allora credo che il primo compito, che non possiamo assolutamente di fallire, sia proprio questo.

Quello di lavorare in tutti i modi, con l'intelligenza, con tutti i talenti che il Signore ci ha dato per sviluppare questo tipo di esperienza dentro di noi: essere i testimoni del Dio vivente, essere tra coloro che possono dire: "Io l'ho visto, non posso più tacere ciò che ho visto".

2) Esperienza mistica

Ben inteso, non è, non possiamo escluderlo, ma non è che siamo qui per qualche visione o per qualche esperienza mistica, siamo qui per prendere sul serio quella che è l'esperienza cristiana.

L'esperienza cristiana, se dobbiamo veramente semplificare al massimo il lungo discorso che esso comporterebbe, è sicuramente una esperienza mistica.

Che tristezza, fratelli e sorelle, quando tanti nostri fratelli nella fede, tanti battezzati, invece di scoprire la profondità, il valore, la bellezza del nostro Dio, vanno a cercarle in esperienze. che sono estranee e lontane dalla esperienza cristiana.

Come se l'esperienza orientale fosse la vera mistica e l'esperienza cristiana invece no.

3) La Chiesa non è un ente di assistenza sociale

Forse in questo abbiamo una parte di responsabilità, in quanto, spero senza accorgercene, in qualche modo abbiamo perpetrato nella mente di chi è intorno a noi una idea particolare e cioè: che l'essere cristiani ci faccia essere semplicemente i Buoni Samaritani.

Cioè coloro che fanno, si prodigano per il bene dell'altro, chiunque esso sia, e questa è una cosa ottima, non sono qui a negarlo.

Il problema è che non sempre è chiara la motivazione della nostra opera apostolica, cioè del nostro fare del bene, fino al punto che si rischia di fraintendere la visione di Chiesa, di che cosa è la Chiesa, fratelli e sorelle.

La Chiesa non è un ente di assistenza sociale, non è un ente di assistenza, la Chiesa è Gesù.

La Chiesa è Gesù insieme con tutti coloro che compongono il corpo di Cristo.

Ecco quindi l'aspetto profetico nel quale noi dobbiamo cercare di entrare.

Io non pretendo di dire delle cose mai udite o mai sentite; ho solo l'intenzione di sottolineare e di attirare l'attenzione su degli aspetti, che fanno parte del nostro essere Chiesa.

Aspetti che forse vengono trascurati o in qualche caso dati per scontati, e non sempre sono così scontati.

Cosa ne dite ?

Allora è molto, molto importante che davvero ci si muova in questa direzione e cioè: nello scoprire lo spessore del nostro cristianesimo prima di tutto individuale, personale, per poi essere tra coloro che con grande gioia, con grande serenità, con grande felicità parlano agli altri di Gesù.

4) La samaritana

Vi ricordate quando Gesù andò in quella città della Samaria, dove c'era il pozzo scavato da Giacobbe e dove c'era quella donna di facili costumi, che andava a mezzogiorno a prendere l'acqua.

Questo la vuol dire lunga: non voleva incontrare nessuno.

Nessuno a mezzogiorno, a quelle latitudini, va a fare delle fatiche, perché c'è un caldo soffocante.

Se essa si recava al pozzo a quell'ora era semplicemente perché non voleva incontrare nessuno.

Ma Gesù era lì ad aspettare lei, che tutti disprezzavano.

E Gesù non ha aspettato che questa samaritana fosse una santa; è andato lui incontro a lei e l'ha aspettata dove sapeva che lei sarebbe passata.

Certo noi possiamo dire: "Ma come era lì, si è fermato al pozzo perché aveva sete".

Possiamo dire che sono tutte coincidenze.

Oppure possiamo credere alla Provvidenza, pensateci un po' voi.

Io preferisco credere alla Provvidenza, io preferisco pensare che il Signore non faccia nulla per caso e che abbia un disegno per ogni cosa, pur lasciandoci liberi nelle nostre scelte, ma sicuramente egli che è intelligenza, e non è un meccanismo, vuole, desidera, progetta e realizza.

E dunque, il nostro Dio andò a quel pozzo e incontrò la samaritana e a lei disse qualche cosa di importante, che è fondamentale anche per noi:

"…Io ho da darti un'acqua che ti disseterà.

È come una sorgente di acqua zampillante".

Se dovessimo riprendere le parole dei Profeti, Gesù si richiama a quella immagine.

Un'acqua viva e zampillante, un'acqua che disseta tutto e tutti.

La donna non capì subito ciò di cui Gesù parlava, però ne fu interessata.

5) La curiosità

Allora il primo punto è forse proprio questo: coltivare dentro di noi l'interesse e forse anche la curiosità.

In fondo Gesù si servì della curiosità di questa donna per parlare al suo cuore.

C'è una curiosità maliziosa e c'è una curiosità buona.

La curiosità che ci spingere a cercare il volto di Dio è la curiosità buona, è la stessa curiosità che aveva Mosè, quando vide sulla montagna una luce strana e non capiva cosa fosse.

La curiosità attirò Mosè e vide che era un roveto che bruciava senza consumare.

È la curiosità che spinse quella donna a fermarsi lì, nonostante facesse caldo e a rispondere, anche con frasi un po' taglienti: "Ma come non hai niente da prendere acqua e chiedi a me da bere".

Gesù si serve delle nostre qualità e si serve persino dei nostri difetti, non per lasciarci i nostri difetti, ma se ne serve.

6) Presenza di Gesù nelle situazioni dolorose. S. Ignazio di Loyola

Pensate in quante occasioni, pensate alle storie dei grandi santi, il Signore era presente in momenti disastrosi della loro vita, in momenti tristi, in momenti faticosi.

Quanti grandi santi hanno scoperto la loro vocazione proprio in un momento di disfatta .

Mi viene in mente, per esempio, Sant'Ignazio di Lodola, che faceva l'arrampicatore sociale, voleva guadagnare prestigio e fama alla corte di Spagna, era anche un abile guerriero.

Non avrebbe fondato la compagnia di Gesù, i Gesuiti, se non fosse stato di animo guerriero,.

Cosa fece il Signore?

Aspettò che lui si trovasse in un periodo di grande crisi, perché ferito ad una gamba, la ferita non guariva.

Era l'osso spezzato, si saldò, ma era tutto storto, lui non voleva avere assolutamente una gamba storta.

Vi immaginate un cortigiano con una gamba storta: che figura avrebbe fatto davanti al re di Spagna e tutta la corte?

Allora si fece spezzare di nuovo la gamba, pensate che carattere questa persona, perché questa volta fosse calcificata in un modo più consono.

Ovviamente, la calcificazione non avvenne come lui desiderava: infatti per tutta la sua vita zoppicò.

Però gli venne tra le mani il Vangelo, cominciò a leggere, capì e tutta la sua vita cambiò.

Dunque il Signore si era fatto presente, in un momento di crisi, di una persona.

Provate a pensare quante persone avete conosciuto voi, che si sono convertite, hanno conosciuto il Signore in un momento di malattia, di sofferenza, di disagio di vario genere.

Certo, non esca mai dalla nostra bocca l'idea che il Signore manda le sofferenze per convertirci.

Perché questa è un'idea eretica, una bestemmia.

Il Signore si serve delle situazioni e delle situazioni dolorose; è l'unico che sa trarre il bene dal male.

Incontrerete molte persone nella vostra vita, che sfogandosi con voi, vi diranno: "…ah! Il Signore mi ha dato tante croci…".

Siate caritatevoli in quel momento, forse non è il momento di dare l'insegnamento.

Forse è il momento di pregare, nel vostro cuore, per quella persona, che ha una così grande sofferenza.

Ma al momento giusto sarete anche chiamati a fare capire a queste persone che il Signore non manda le croci, il Signore ti manda un giogo, non una croce.

7) Il Signore ti manda un giogo non una croce

Certo noi siamo un po' cittadini un po' tutti quanti, quindi forse qualcuno ricorderà che cos'è un giogo, anche se ormai da molti anni i gioghi sono stati sostituiti dai trattori.

Al tempo in cui i trattori non c'erano, i lavori faticosi dei campi erano demandati agli animali e c'erano le coppie di animali, specialmente i buoi.

E queste coppie di buoi erano attaccate ad un aratro oppure ad un carro, attraverso un bastone, che si appoggiava sul collo di questi due animali, questo bastone si chiama giogo.

Uno stesso bastone per una coppia, una coppia di persone, una coppia di animali, ma guardate che questa idea è rimasta persino nel sacramento del matrimonio: "Ego coniungo vos in matrimonium", vi metto sotto lo stesso giogo.

Ora, qualcuno lo sa già, perché già l'anno scorso feci questa domanda, però vale sempre la pena di riflettere.

Un carro trascinato da una coppia di buoi, dove c'è un bue molto forte e l'altro un po' debole.

Chi porterà il peso più grande?

Tutti e due insieme, o in qualche misura diversa, ditemi un po' voi.

Siete un po' perplessi, vi vedo.

Il più forte, ed è proprio così.

Vi ricordate, per quelli che sono potuti essere a messa ieri nel giorno di S. Francesco, il Vangelo ci diceva proprio questo: "Prendete il mio giogo su di voi, il mio carico infatti è dolce e soave".

Forse era più chiara, in quei tempi l'immagine, perché la gente era abituata a vedere il giogo, noi abbiamo bisogno di una spiegazione.

Se il Signore ci chiede di portare il suo giogo, è evidente che ci dice: "Non ti preoccupare delle tue fatiche, delle tue incapacità, delle tue indegnità, delle tue malattie, di tutte le avversità, che fanno parte della tua vita, della debolezza: tutto quello che vi viene in mente, perché sei sotto lo stesso giogo, certo devi trascinare il tuo carico, ma sei sotto lo stesso giogo con me.

Che paura puoi avere di trascinare questo peso.

Non hai ancora capito che il peso più grande lo porto io, se stai sotto lo stesso giogo": Allora anche questo è un punto da valutare.

8) Cultura dell'efficienza e dimensione contemplativa

Questo si inserisce a meraviglia, nella pagina n°1 "Chiesa comunità profetica".

Abbiamo bisogno di recuperare, fratelli e sorelle, la visione mistica della Chiesa e anche una visione mistica di noi stessi.

Non possiamo negare che tutta la nostra esistenza, persino quella cristiana, sia così influenzata dalla cultura in cui noi viviamo.

Una cultura della efficienza, del dover fare, del dover correre, del dover produrre qualunque cosa anche solo idee, ma essere continuamente impegnati per essere produttivi per qualche cosa.

Non pensate che questa idea sia entrata anche nella nostra spiritualità?

Non pensate che noi ci siamo ingannati pensando che la nostra spiritualità debba essere per forza produttiva?

Non pensate che facendo così abbiamo smarrito la dimensione contemplativa ?

Parola difficile, contemplare.

Appena diciamo contemplativa cosa ci viene in mente.

Cosa ci viene in mente?

Una immersione, …

A me viene in mente una comunità di suore, perché pensiamo che la vita contemplativa sia riservata a coloro che hanno un tipo di vita regolato in un modo diverso dal nostro; ma allora ci sono cristiani di serie A e cristiani di serie B, vocazioni di serie A e vocazioni di serie B.

In ciascun tipo di vocazione ci deve essere tutto il resto in proporzioni diverse è evidente, ma tutto il resto.

Mi reco spesso a predicare presso le suore, persino le Carmelitane di Rivoli e uno degli insegnamenti più forti è proprio quello della maternità spirituale.

Perché la maternità è una componente di tutti gli esseri umani, e, qui vi voglio stupire, anche degli uomini.

La paternità, è di nuovo una qualità spirituale, che appartiene a tutti, anche alle donne.

Tutto ciò è possibile perché viviamo nello spirito, secondo la carne sarebbe impossibile.

Vi ricordate Nicodemo: "Come potrò ritornare nel grembo di mia madre?", ma Gesù dice: "… Nicodemo, coraggio, tu che sei un maestro della legge mi fai queste domande, tutti mi fanno queste domande, ma non tu per favore.

Ciò che è carne è carne, ma ciò che nasce dallo spirito è spirito."

Recuperare ciò che Dio ha fatto di te, ha fatto il figlio di Dio, il figlio capisci, non il servo.

Essere figlio significa, per ciò che ha fatto Dio hai una relazione speciale con l'onnipotente, perché tu lo poi chiamare papà.

Non perché tu come essere umano, abbia questo potere, ma perché Gesù che è morto sulla croce per te, ti ha donato il suo Spirito, ed è lo Spirito di adozione, ci dirà S. Paolo nella Lettera ai Romani nel capitolo 8, ed è questo spirito che nel tuo cuore grida Abbà.

Ora l'espressione ebraica Abbà, come si traduce: papà.

Si tradurrebbe anche in una maniera diversa se esistesse in italiano una espressione di questo genere, proviamo ad inventarla, mio carrissimissimo paparino.

Lo Spirito Santo, che è carità infinita, che è amore allo stato puro, non solo crea un legame autentico con Dio, perché è spirituale molto forte di paternità e di figliolanza; ma essendo la pienezza dell'amore, ha in sé anche tutti i tratti e la delicatezza della affettività e della affettuosità.

Quindi è lo Spirito Santo che guida la tua Spiritualità, che dovrebbe guidare il tuo cammino cristiano, che dovrebbe farti scoprire lo stupore e la bellezza delle verità, che hai conosciuto da quando ti sono state insegnate, le grandi verità: Dio uno e trino, il fatto che Dio ti ha salvato morendo sulla croce , la risurrezione, l'incarnazione, tutto quello che fa parte dei grandi misteri della nostra fede.

Lo Spirito Santo che dentro di te non solo te li illustra, te li illumina, ma ti fa entrare dentro questo mistero, e questo si chiama contemplazione.

Lo Spirito Santo, può fare contemplazione dentro di te, sì o no?

C'è un patto però, se io glielo permetto.

Non dimentichiamo mai il grande valore del libero arbitrio: Dio ci lascia liberi.

Vuol dire che, anche nei confronti suoi, io decido quanto tempo e quale tempo dedicargli, con quanta intensità, con quanta verità, con quanta autenticità.

9) Chiamati a cercare un legame profondo con il Signore

"Io sto alla porta e busso", dice il Signore, "se mi aprirai verrò con il Padre ceneremo insieme, cioè staremo bene insieme; vuol dire vivremo in comunione, con tanta felicità e tanta pace."

Se voi organizzate una cena per i vostri amici o per i vostri parenti, siete già nella gioia.

Prima c'è l'agitazione di preparare tutto, ma poi quando siete a cena è bello stare insieme: si parla, si scherza, si vive un momento di comunione.

Quando Gesù ci presenta una immagine di questo tipo ci fa capire questo, Dio vuole che noi viviamo con Lui con confidenza, con affettuosità, forse è questa la parola chiave di oggi!

Affettuosità, potrebbe essere questa la parola chiave forse sì.

Con Dio spesso noi abbiamo solennità, molto più spesso abbiamo timore, perché non ci sentiamo a posto davanti a lui.

Ma quando stiamo coltivando la nostra parte affettiva?

Se l'affetto ce l'ha dato Dio, fa parte delle emozioni, vuol dire che anche in questo ambito siamo chiamati a cercare un legame profondo con il Signore.

Vedremo tutto questo, specialmente nei corsi che faremo per quel che riguarda la struttura della persona umana.

Ma tutto questo forse per spingerci, durante la settimana, a trovare un po' di tempo solo per noi.

Un po' di tempo in cui stacchiamo il telefono, un po' di tempo in cui anche se c'è una montagna di roba da stirare, la lasciamo lì, o chi sa quale altre cose.

Un po' di tempo in cui ci facciamo un nostro angolo della preghiera a casa nostra, dove mettiamo una immagine che ci piace, mettiamo la nostra Bibbia, mettiamo un vasetto di fiori, quello è l'angolo della preghiera e andiamo lì e stiamo lì dieci minuti, un quarto d'ora , non lo so, cinque minuti, comincia come ti senti.

E lì comincia a contemplare, devi guardare l'immagine? Ma no.

Comincia a dire a Dio che gli vuoi bene, è il primo passo.

Comincia ad avere il coraggio di essere consapevole delle tue emozioni nei confronti di Dio, ne scoprirai delle belle.

Inizialmente scoprirai che non hai mai detto a Gesù ti voglio bene oppure ti amo.

Forse non hai mai osato dire: Gesù sono innamorato di te.

Forse a Gesù hai detto: "Dammi, fammi, perdonami".

Invece il Signore non aspetta delle persone che gli chiedano qualche cosa, il Signore non è una macchinetta del caffè dove tu metti il gettone e ti dà quello che tu vuoi.

Gesù, il Padre lo Spirito Santo sono persone, trattali da persone non da cose.

Digli che li cerchi, diglielo con il tuo cuore, con le tue parole non con le parole di altri, con le tue parole.

Che tu cerchi di stare vicino a loro, che stai scoprendo adesso che non gli hai mai detto che Dio è bello.

Stai scoprendo adesso, forse, che non hai mai cercato il tempo per stare in sua compagnia, magari fai una telefonata per stare in compagnia di una persona che ti fa piacere sentire, ma non hai mai fatto una telefonata con Dio.

Scrivigli una lettera, scrivigli le tue difficoltà a dirgli queste cose che oggi, per esempio, ti ho provocato a pensare, digli quello che c'è nel tuo cuore e conoscerai meglio te stesso.

Comincerai a capire come tu sei fatto, non come ti ha fatto Dio, come tu ti sei fatto, per l'esperienza della tua vita, per l'educazione che hai ricevuto, per la cultura che hai coltivato, qualunque cosa comincerai a capire come sei fatto, ma solo davanti a Gesù.

Quando capirai, che forse nei confronti di Dio hai paura dei tuoi sentimenti, hai paura di dirgli ti amo, allora forse ti farai questa domanda e ti dirai: perché ho paura di dirti questo Signore?

Perché non te l'ho mai detto?

Forse, riuscirai ad intuire quale idea nel tuo inconscio si è fatta di Dio.

L'essere perfettissimo creatore e signore del cielo e della terra … tutte cose perfette, ma il tuo cuore dov'è ?

E il Signore dice io cerco te non la tua cultura, dove sei?

Forse tu stai dicendo insieme ad Adamo ed Eva: "Signore ho avuto paura di te e mi sono nascosto fra i cespugli, perché ho visto la mia indegnità" e il Signore dice: "Hai visto é solo adesso?

È da sempre che io la vedo, ma questo non mi ha tenuto lontano da te".

Sia Lodato Gesù Cristo.