Meta del catechismo é il pieno sviluppo della personalità cristiana

14-12-2002

Don Mauro Agreste

Indice

1) Linguaggio semplice per parlare ai tre livelli della persona
2) "Forma mentis": struttura del pensiero cristiano
3) L'agire in modo cristiano manifesta Dio
4) Le virtù teologali
5) Loro azione nel concreto
6) Le virtù secondo S. Tommaso
7) Far conoscere Gesù - renderlo visibile
8) Svegliare le coscienze - esempi di catechismo
9) Insegnare la preghiera - educare alla relazione con Dio
10) "Siate santi perché io sono santo"

1) Linguaggio semplice per parlare ai tre livelli della persona

Il catechista è un educatore, abbiamo già visto qualche cosa la volta scorsa.

Abbiamo visto: formazione integrale della persona, educazione cristiana, quindi educazione umana e spirituale.

Cercate di ricordare, per quanti lo hanno già fatto, lo schema della antropologia cristiana spirito mente corpo cercate di applicare questa categorie di educazione integrale tenendo presente come è fatta la persona.

Mi raccomando è molto importante che voi ricordiate bene come è fatta la persona secondo il progetto di Dio, non secondo la filosofia di Tizio di Caio o di Sempronio.

È necessario che si sappia veramente che noi abbiamo a che fare con una persona, che è fatta così e quindi il nostro linguaggio deve passare attraverso la dimensione corporea, attraverso la dimensione mentale-psicologica fino alla dimensione spirituale.

Quindi ricordiamoci di avere un linguaggio che parli a tutti questi tre elementi, quindi deve essere un linguaggio semplice con un filo logico comprensibile.

Ma deve parlare non solo di ciò che si desidera ascoltare, ma anche di ciò che nutre, nutre tutti e tre i livelli.

Dunque il catechista su questo aspetto è molto facilitato, perché parlando di Gesù ovviamente dà sostanzialmente ciò che nutre la vita della persona; deve però imparare a porgere l'argomento in un modo che possa essere anche accattivante, cioè saper trattenere l'attenzione.

A questo riguardo il catechista si propone come termine il pieno sviluppo della personalità cristiana dei fedeli, dunque sta dicendo qualche cosa di importante.

2) "Forma mentis": struttura del pensiero cristiano

l catechista ha come meta la formazione della personalità cristiana, quindi non solo la formazione culturalmente cristiana, non solo l'informazione cristiana, l'infarinatura cristiana, ma molto di più.

Quando si dice personalità, si indica quell'insieme di strutture che costituiscono la persona, ma in particolar modo, come potremmo dire, la struttura mentale la formazione mentale o, come si dice in latino, la forma mentis.

Cosa significa forma mentis?

E poi ad intra, cioè dentro noi stessi: ho la forma mentis cristiana?

Allora per dire nella maniera molto molto semplice sono le strutture del pensiero, le strutture logiche, che mi fanno ragionare in un modo piuttosto che in un altro.

La forma mentis del matematico è una forma mentis che analizza tutto sotto l'aspetto matematico della misurazione.

È, come possiamo dire, una "griglia" di interpretazione, un modo per vedere la realtà.

L'economista vede, in tutto ciò che è intorno a lui, l'aspetto economico, il profitto il non profitto ecc., insomma esempi tratti dalla vita; il poeta vedrà tutto sotto forma di poesia, il compositore trasformerà tutto ciò che vive, tutto ciò che sente, quello che ascolta, persino i fatti intorno a sé, in emozioni musicali: questa è la struttura mentale, la forma mentis;

Allora il catechista ha questo compito di creare questa struttura mentale, nel cuore, nella mente delle persone che sono dinanzi a lui, negli allievi, anche se voi sapete non mi piace usare questa parola "allievi".

"perché quelli che vengono alla catechesi non sono allievi, sono cristiani in potenza, si tratta di fare in modo che voi riusciate a renderli cristiani in atto, concretamente cristiani.

3) L'agire in modo cristiano manifesta Dio

Dunque la personalità cristiana comprende i modi di comportamento, ma comprende i modi di ragionamento e comprende le motivazioni della vita cristiana, quindi non potete sentirvi soddisfatti se siete riusciti a dare informazione su Gesù.

È già una cosa molto buona, ma non è sufficiente, perché se l'obiettivo, dice il documento Rinnovamento della catechesi, è la formazione della personalità, vuol dire che tutto ciò che fa parte di questa persona deve agire in modo cristiano, deve essere manifestazione di Cristo.

Significa inibire ogni aspetto della vita, non è qualche cosa di nuovo o stravagante, quello che con altre parole viene detto la santità nel quotidiano, consiste nel fare le cose che fanno tutti, ma in un modo sostanzialmente diverso.

In parole povere fare le cose di tutti i giorni come le farebbe Gesù, oppure come le farebbe la Madonna, se vi piace di più.

Quindi si tratta proprio di permeare tutta l'esistenza di questo che è il concetto fondamentale di tutto, che non è un concetto ed è una persona e si chiama Gesù.

4) Le virtù teologali

La fede, la speranza, la carità sono le tre virtù prime e fondamentali ai quali deve condurli e sono le famose virtù teologali.

Vuol dire che sono le virtù che ci parlano di Dio: theos vuol dire Dio logos vuol dire discorso.

Però attenzione in questa radice del verbo logos c'è anche un 'altra parola che ci indica telos che vuol dire l'obiettivo da raggiungere.

Allora noi possiamo avere questa consonanza, non è una cosa filologica però è un'assimilazione, una consonanza.

Virtù teologali, perché ci parlano di Dio, ma nello stesso tempo sono anche teleologali, perché ci danno quella forza per dirigere tutta la nostra vita verso l'obiettivo che è Gesù.

Usatele, talvolta, queste similitudini di parole, che non hanno relazione tra di loro, però ci aiutano ad ampliare il discorso, per averne una visione più chiara, siamo d'accordo?

Molto bene.

Fede speranza e carità sono virtù infuse; nel giorno del battesimo con l'effusione dello Spirito Santo e con tutti i riti esplicativi che fanno parte del sacramento del battesimo, si ricevono queste tre virtù, fede, speranza e carità.

Voi sapete che per ogni dono di grazia, i doni che si ricevono da Dio non sono doni già preparati e c'è solo da inserire la spina e usarli.

I doni che si ricevono da Dio sono come dei piccoli semi, che devono essere piantati, devono essere curati, devono essere irrigati, devono essere potati affinché producano molti frutti.

Quindi fede, speranza e carità tutti le hanno, ma non tutti le hanno coltivate; le persone che dicono che non hanno fede, dicono una cosa ignorante.

Hanno la fede, ma non l'hanno mai coltivata.

Per questo non è cresciuta, per questo è rimasta nel sacchettino asettico.

E certo che se tu non la metti nelle condizioni di crescere, qualsiasi piantina non produrrà mai il suo fiore.

llora il vostro compito è anche quello di far capire che ci sono queste tre virtù, virtus, vis, roboris, queste forze.

Fede, speranza e carità sono virtù prime e fondamentali alle quali deve condurli.

5) Loro azione nel concreto

Aiutare le persone a capire che cos'è la fede, che cos'è la speranza, che cos'è la carità, come funzionano come agiscono nel concreto.

Dovete cercare di parlare il più possibile con esempi.

Ma tenete conto non solo con i bambini; mi rendo conto, soprattutto nel mio impegno di predicazione, che è molto importante parlare cercando di fare molti esempi.

L'esperienza vi aiuterà ad applicare le situazione della vostra vita, della vostra giornata, oppure le situazioni che vivono le persone che avete dinanzi a voi per creare degli esempi che siano in grado di capire.

Intanto tenete presente una cosa: gli esempi non sono mai dottrina, sono solo una candela che cerca di fare un po' di chiaro intorno a un tema magari difficile, magari più complesso.

Quindi il più possibile cercate di avere degli esempi e quando dovete spiegare delle cose difficili, interrompete spesso con degli esempi, con delle chiarificazioni, riprendete lo stesso tema dopo pochi minuti, perché il livello di attenzione, specialmente dei bambini, si aggira dai cinque ai dieci minuti.

Questo significa che voi potete fare un discorso che durerà al massimo cinque minuti.

Cosa vuol dire, che voi in un'ora e mezza di lezione avete cinque minuti di insegnamento? No!

Avete cinque minuti, più cinque, più cinque, più cinque, perché la cosa importante è che ogni cinque minuti ci sia qualcosa di nuovo, di diverso, non un discorso continuativo.

Se voi fate attenzione, vi accorgerete che persino nei mezzi di comunicazione di massa usano questo sistema.

Lì valutano che il livello di attenzione dello share, che sarebbe la popolazione che guarda un certo programma, si aggira intorno ai tre minuti; dopo tre minuti, devono cambiare discorso.

Allora voi analizzate le trasmissioni tv e vedrete che accade sempre così.

Voi imparate dai mezzi di comunicazione di massa, per applicarlo nel nostro campo.

Non siamo con i paraocchi, dobbiamo cercare ovunque un modo migliore per comunicare il messaggio di Dio.

6) Le virtù secondo S. Tommaso

Ora vi ricordo che secondo san Tommaso la virtù è un'abitudine consolidata nel tempo, cristallizzata, che è divenuta una struttura portante della persona.

Non è più solo un'abitudine, (buona ovviamente, come il vizio è un'abitudine cattiva), ma è un'abitudine buona consolidata nella personalità della persona.

Cioè fa parte del suo modo di pensare e di agire.

Non ne fa parte in modo essenziale, cioè sostanziale è stata costruita; l'uomo non nasce generoso, l'uomo nasce egoista, è la realtà.

Però può diventare generoso mediante l'applicazione di tutte quelle strutture che mi permettono di esser attento alle necessità degli altri.

Quindi la virtù della generosità, per esempio, che si oppone al vizio dell'avarizia cosa fa?

Mi ha dato una struttura per la quale io agisco sempre proteso verso il bene degli altri, per fare in modo che gli altri si trovino a proprio agio.

Voi capite che questa virtù, che produce santità sicuramente, non è una virtù infusa, ma è una virtù costruita, è un'abitudine.

Questo significa che la persona ha capito che c'è questo valore, che questo valore è importante, condivide l'importanza di questo valore e si esercita finché non riesce ad applicarlo.

Dunque è molto importante tutto questo.

Io ho fatto l'esempio della generosità, però è molto importante, per esempio, fare questo discorso per quanto riguarda la verginità o la purezza.

Voi siete educatori e sapete che questo è l'itinerario che Dio propone: siate santi perché io sono santo.

Allora credo che, sotto un certo aspetto, i temi debbano sicuramente essere prima di tutto acquisiti.

Non si può ricevere l'insegnamento o dare l'insegnamento se prima non si è convinti di ciò che si sta comunicando.

Molta crisi morale sotto questo aspetto, per esempio la rivoluzione sessuale, c'è stata perché i valori morali che venivano tramandati, non erano fortemente condivisi, erano solo subiti, anche da tanti educatori.

Allora è importante che prima si capisca non solo il valore, ma anche la motivazione del valore.

Non apro questa parentesi, perché, voi capite, che questo esempio che ho fatto della verginità è un valore talmente ampio che richiederebbe molto tempo.

Solo per farvi intendere la distanza che c'è tra la struttura mentale cristiana autentica e quella del mondo.

Domandiamoci: lo spirito del mondo sta condizionando anche la mia struttura mentale?

Cioè i valori che Gesù Cristo ha lasciato nella sua Chiesa e che si sono sviluppati, sono valori che io definisco storici oppure attuali?

Intendendo per storico datato, oppure attuale, cioè efficace, vero, qui, adesso, presente, che ha un significato.

Dunque vi rendete conto che il catechista sembra che sia una persona che, in qualche modo, si occupa solo di fare catechismo ai bambini o ai ragazzi.

Ma il vero catechista è una persona che si fa le grandi domande della fede, della morale, dei costumi.

Ma ha questo dono speciale di saper spezzettare la grande sapienza della Chiesa in modi, in parole, in gesti semplici, che chiunque riesca a capire e questo è un dono importante.

Se temete di non averlo, chiedetelo al Signore, perché lui è il Signore.

Quindi, se voi chiedete di ricevere un dono specialmente per il bene del suo popolo, Lui è ben contento di concederlo.

Quindi su questo aspetto, se avete poi delle chiarificazioni o delle domande spero che me le innalziate.

7) Far conoscere Gesù - renderlo visibile

Se viviamo in questa epoca, in cui è difficile fare un discorso parlato, perché le persone non sono più abituate a ragionare, ma sono solo abituate a ricevere impulsi attraverso le immagini, bisognerà trovare un sistema per rendere visibile quello che noi stiamo dicendo.

Quando dico rendere visibile, non dico necessariamente che bisogna utilizzare gli strumenti audiovisivi, si possono anche utilizzare, ma non sempre, molto di rado.

Si tratta di rendere visibile, con le vostre capacità, ciò di cui parlate.

Rendere visibile la presenza di Gesù, rendere visibile una parabola, ecc.

Ma tutte queste sono metodologie che vedrete prossimamente.

Far scaturire la vita di preghiera, l'impegno di ogni altra virtù, la giustizia, il coraggio alla veracità, il dominio di sé, il servizio agli altri, la fedeltà, la gioia, ecco mi pare che come compito sia abbastanza impegnativo.

Non è necessario farsi l'elenco: devo insegnare questo, questo e quest'altro.

È necessaria una cosa sola, che i vostri bambini e ragazzi conoscano Gesù.

Se voi riuscite a far conoscere Gesù a queste persone, amare Gesù, a farli parlare con Gesù, farli ascoltare Gesù, avete già fatto l'80% di tutto quello che è il vostro compito.

In una parola dovrete come obiettivo primario avere questo: farli diventare amici di Gesù.

Quindi presentargli un Gesù vicino a loro, non complice, ma vicino a loro; cosa vuol dire complice?

Vuol dire che per Gesù andrebbe bene tutto, tanto Lui è amico? Calma!

Gesù è vicino a loro non significa che condivida tutto ciò che facciamo.

Mi pare che le parole del Santo Padre mercoledì scorso siano più che evidenti, condividete?

Allora, attenzione bene: rendere Gesù vicino non significa rendere sensibile anche la coscienza con la sua presenza?

8) Svegliare le coscienze - esempi di catechismo

Stimolare la libertà e la responsabilità dei discepoli, guidarli attraverso l'esperienza, la verifica delle verità proposte?

E un compito abbastanza alto!

Svegliare le coscienze, non è un compito che dipende solo dal catechista.

È un compito per il quale il catechista si adopera si mette a disposizione e però lo svegliare la coscienza è sicuramente un'azione della grazia.

Allora il catechista certamente è quella persona che prega per i suoi allievi, prega con i suoi allievi, il catechista è la persona che fa capire che è importante aprire il cuore all'azione di Dio.

Ad esempio, dovete spiegare una cosa molto difficile: l'ostia prima è solo pane e dopo è Gesù.

Il bambino e neanche noi riusciamo a capirlo, possiamo intuirlo.

È un mistero!

Allora cosa potete fare in quel momento lì?

Potete fermare il vostro incontro e dire: "Adesso ci fermiamo qualche minuto e chiediamo allo Spirito Santo che ci faccia capire questa cosa difficile difficile e importantissima.

Mi raccomando, siete d'accordo con me?".

E tutti i bambini diranno di sì.

E quindi adesso facciamo un po' di silenzio, immaginiamo Gesù che ci manda Spirito Santo, perché noi dobbiamo capire.

Ecco in quel modo li avete abituati a capire che ci sono cose più importanti, li avete abituati ad avere una relazione con Gesù, ad avere una relazione di dipendenza, di invocazione.

Li avete aiutati a capire che lo Spirito Santo viene dentro di loro per portare luce, per aiutarli a capire.

Ma non è solo un'azione psicologica quella che voi avete fatto, avete fatto una preghiera, quindi abbiate la coscienza e la sicurezza che ciò che avete chiesto si realizza.

Voi avete chiesto che i vostri bambini riescano a intuire questo mistero?

Ma non l'avete chiesto al bidello, l'avete chiesto a Dio e voi siete sicuri che Dio risponde a questa preghiera.

Vedrete subito i risultati.

Non aspettatevi di ascoltare dei trattati di teologia, però vi renderete conto che tutto quello che voi, in quel momento, avete voluto comunicare è stato colto.

Dopo che avete spiegato questa cosa difficile, allora interrompete di nuovo.

Poi dite: "Adesso ringraziamo lo Spirito Santo che ci ha aiutato a capire questa cosa difficile".

Avete ottenuto molti risultati: prima di tutto avete spezzato la lezione, quindi avete creato quel momento di attenzione, quei famosi cinque minuti di cui vi parlavo prima che sono stati messi in mezzo a due momenti importanti di preghiera, brevi, molto brevi, ma ci devono essere e poi sicuramente, nell'azione della grazia dello Spirito Santo, avete ricevuto quella capacità di comunicare in modo semplice e comprensibile per le menti che avete davanti.

E avete fatto in modo che queste persone riuscissero a intuire le cose più grandi di tutta l'umanità.

Non resta che voi proviate, abbiate pure il coraggio di far in modo che questo accada.

9) Insegnare la preghiera - educare alla relazione con Dio

Se i vostri bambini, al termine dell'anno di catechismo, avessero imparato tutto il catechismo, ma non avessero imparato a pregare, non avrebbero imparato niente.

Imparare a pregare significa avere una relazione affettiva con Dio, di simpatia, di amicizia, di dipendenza, di rispetto.

Significa amore.

Relazione affettiva vuol dire una relazione, uno scambio di amore, che si fa con le parole, però è qualche cosa a cui bisogna educarli.

Se voi non vi siete abituati ad avere questo scambio di parole, è importante che si impari.

La qualifica di segno della volontà di Dio appare, soprattutto, quando il suo insegnamento diviene educazione.

Mai egli dimentica che lo sviluppo della nuova creatura, verso la pienezza dell'età di Cristo voluta per tutti dal Padre, per opera dello Spirito Santo, lo deve sempre riconoscere con umiltà e gratitudine.

Quando si dice, nei documenti della Chiesa, riconoscere, non significa semplicemente un assenso, ah! si, sono d'accordo, riconosco che è così. No!

Significa concretizzazione.

Io riconosco questa verità, non vuol dire che sono d'accordo con Leandro, ma dico va bene, facciamo ….

Riconoscere significa fare.

Quindi il Catechista, che riconosce tutto questo compito, riconosce profeticamente ciò che dice San Paolo: la nuova creatura, la creatura nel suo stato definitivo, se preferite, nel suo stato ideale, come dovrebbe essere, non come siamo, ma come dovremmo essere.

10) "Siate santi perché io sono santo"

Il nostro "come siamo" lascia molto a desiderare nei confronti del progetto che Dio ha per ciascuno di noi.

Siate santi perché io sono santo, lo ho accennato prima nella riflessione: cosa significa?

Santo significa separato, distinto, ma separato da che cosa?

Da tutto ciò che è il non essere.

Dio è l'essere, tutto ciò che è il non essere, non è santo.

Cosa intendo dire quando dico essere?

Intendo dire la pienezza, intendo dire la perfetta adesione a ciò che una cosa è.

C'è un bocciolo in questo vaso, è un fiore, ma non è ancora nella sua pienezza di fiore, perché deve ancora sbocciare: non è ancora nella pienezza dell'essere.

Dio è l'Essere, cioè la pienezza di tutto ciò che noi possiamo intuire o immaginare.

Se noi diciamo Dio è buono non intendiamo dire è buono grado 100.

Dio è la bontà, quindi è la sorgente della bontà.

Se noi diciamo Dio è potente o diciamo onnipotente, a ben vedere diciamo già una bestemmia, dire che Dio è onnipotente è realmente molto riduttivo perché non è colui che può fare tutto, ma Dio è la potenza, non solo di fare ma è la potenza in se stessa, da cui viene anche la potenza di fare, la potenza di dire, la potenza di agire, ma dire che è onnipotente che può fare tutto è riduttivo perché Dio non è solo colui che può fare ma è la potenza in se stessa.

Dire che Dio ama sembra riduttivo, non è un insulto ma quasi.

Giovanni nella sua lettera cap. 4 lo ha capito molto bene, quando non dice Dio ama, ma dice Dio è Amore e poi spiega che cos'è l'amore: non siamo noi che abbiamo amato Lui, ma è Lui che ci ama prima che noi lo amiamo ( 1 Gv 4 ).

Vedete, noi siamo abituati a parlare con certi schemi, allora dire "siate santi perché io sono santo" significa siate staccati da tutto ciò che è il non essere, siate attaccati all'Essere.

Cos'è il non essere?

Tutto ciò che non risponde al sogno, al progetto di Dio.

Nell'epoca della "scolastica" si parlava e, usufruendo della sapienza umana nella filosofia, i grandi teologi, San Tommaso ecc. avevano fatto questa sintesi parlando delle caratteristiche che ha Dio, l'Essere.

Sono le quattro caratteristiche che vengono chiamate i quattro trascendentali: unum, verum, bonum et pulchrum che vuol dire uno, buono, vero e bello.

Certo le caratteristiche di Dio sono molte di più ma noi soffermiamoci su queste che sono le quattro fondamentali.

Tutto ciò che non produce unità, cioè comunione con Dio, tutto ciò che non è bontà, cioè espressione di questo amore gratuito, tutto ciò che non corrisponde alla verità e tutto ciò che non è un riflesso della bellezza di Dio, è ciò da cui bisogna distaccarsi.

Allora siate santi, perché io sono santo, siate separati da tutto ciò che non è uno, da tutto ciò che non è vero, da tutto ciò che non è buono, da tutto ciò che non è bello.

Lo so che ora dovrei passare delle ore intere a spiegare che cosa è l'uno, che cosa è il buono, cos'è il vero e cos'è il bello, ma voi cominciate ad avere dentro di voi queste nozioni fondamentali.

Riflettete, meditate per voi stessi e poi dopo vi capiterà in qualche occasione di poter esternare queste vostre riflessioni.

Tenete presente che questo fa parte veramente dell'insegnamento classico della Chiesa, dell'insegnamento solido, che come vedete ha dei risvolti spirituali notevoli.