La croce gloriosa del Giubileo

B279-A2

Ipotesi di cammino spirituale di persone consacrate per la Quaresima del Giubileo 2000

proposta da: S. E. Arcivescovo di Torino Beverino Poletto

Saliamo con Gesù a Gerusalemme per celebrare la sua Pasqua.

La Pasqua del Giubileo deve avere un sapore speciale, una disponibilità totale alla sequela e deve produrre in me un risultato straordinario di vita nuova.

Questo potrà avvenire ad alcune condizioni.

Salire con Gesù a Gerusalemme: la strada è in salita e richiede fatica e molta determinazione

Rimanere sempre vicino a Lui: nel Cenacolo, nel Getsemani, davanti ai tribunali, sulla via del calvario, sulla croce, nel silenzio della tomba … in attesa della "Pasqua"; la vera novità di vita.

Non aver paura della morte che dobbiamo infliggere ad ogni genere di peccato e di male che c'è in noi, perché solo così si passa ( Pasqua = passaggio ) allo splendore della gloria di Dio, che è l'uomo vivente.

Saper sostare con Maria ai piedi della croce per fare anche la nostra personale immolazione in attesa di ritrovare risorto colui che è "l'amato del mio cuore" ( Ct 3,4 ).

I miei passi … con Cristo.

Abbiamo già percorso un tratto di strada nel cammino dell'anno Santo e la celebrazione del Giubileo della Vita Consacrata del 2 Febbraio u.s. ci ha portati ancora una volta davanti a Gesù, la vera "Porta della salvezza"; per riconsegnarci a Lui con l'entusiasmo della fede e la freschezza dell'amore della prima ora.

Ma quale Gesù noi abbiamo conosciuto, cercato, incontrato? Un Gesù "crocifisso e risorto"

Ecco: la Quaresima è un tempo in cui dobbiamo riscoprire la "croce di Cristo" come segno e strumento di salvezza.

Scrive S. Cirillo di Gerusalemme: "Senza dubbio ogni azione di Cristo è fonte di gloria per la Chiesa cattolica; ma la croce è la gloria della gloria.

È proprio per questo che Paolo diceva: lungi da me il gloriarmi se non nella croce di Cristo".

Iniziarne perciò il nostro cammino quaresimale abbracciando la Croce di Cristo senza paure o pregiudizi, riscopriamo il valore della penitenza del digiuno, della mortificazione di noi stessi come unica strada per ritrovare la gioia della vera libertà inferiore di fronte a tante comodità di vita che stanno appesantendo le nostre persone e la vita delle nostre comunità.

1° settimana: Mc 1,12-15

Il deserto ci aiuta a riprendere in mano le nostre persone

1. "Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto …".

Se è lo Spirito che ci spinge nel deserto significa che ancora una volta ci offre una grande opportunità per creare silenzio in noi ed attorno a noi e col silenzio ritrovare Dio e noi stessi.

Non vi accorgete che troppo spesso non riusciamo più a tenere in mano la nostra vita?

Tutto ci sfugge nell'ingorgo quotidiano delle mille cose che facciamo.

Di questo passo dove va la mia persona, la mia vita, la mia identità?

Talvolta ci assale un dubbio: ha ancora un senso una vita così?

2. "Egli ( Gesù ) vi rimase ( nel deserto ) quaranta giorni tentato da Satana".

Satana tenta ancora anche oggi e tenta a lungo perché vuole espropriarci dei nostri valori più grandi per riuscire a gestirli lui, secondo il suo velenoso principio di male, mentre Dio ce li ha dati per l'edificazione della nostra vita nell'amore e nella gioia.

Allora possiamo verificare:

- Se tengo il mio corpo sotto controllo, anche con sacrificio e vere e proprie penitenze, perché deve risplendere come segno, come "profezia" dei miei più profondi valori di donna consacrata, che vive in relazione con gli altri per comunicare esclusivamente messaggi positivi.

- Se gestisco la mia affettività con vigilanza secondo una costante coerenza con la mia scelta di vita.

Se pur sentendomi talvolta in burrasca ascolto non il tentatore, ma un Altro che dice: "Non temere, perché io sono con tè, tu sei preziosa ai miei occhi, tu mi appartieni" ( Is 43 ).

- Se quando la mia razionalità viene dal tentatore spinta in quel tunnel tenebroso dove si insinua che non ci sono certezze, per cui si deve vivere alla giornata senza cercare alcuna motivazione, reagisco sapendo che "Uno" ha detto: "lo sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita" ( Gv 8,12 ).

3."Convertitevi e credete al Vangelo"

La Quaresima del Giubileo deve diventare l'occasione della "grande svolta di conversione verso la santità".

Se questo non avviene allora significa che sto ancora vivendo senza grandi ideali e che il volante della mia vita non l'ho in mano io ma qualcun altro.

Alla fine dovrò dire con tristezza: "ecco un'altra occasione mancata!".

Impegno concreto: Cerco di programmarmi alcune rinunce e mortificazioni significative a tutti i livelli, dominio del corpo, della mente ( giudizi, carità, fantasie ), controllo delle amicizie, del tempo libero, della TV ecc., per dare un contenuto concreto, anche se fatto di piccoli gesti, al digiuno quaresimale.

2° settimana: Mc 9,2-10

Solo chi capisce il Gesù trasfigurato riesce ad abbracciare la croce

1. "Maestro è bello per noi stare qui …".

Una delle più grosse difficoltà nella vita di fede è che Dio si presenta sempre come "totalmente altro" da come noi lo vorremmo.

Anche noi, come Pietro, ci fermiamo spesso su ciò che ci piace di Dio ed entriamo nella paura o nella crisi non appena arriva una nube che ci avvolge d'oscurità e ci presenta un Dio diverso.

La fede è luce rivelata ma è anche esperienza di buio, dove non ci sono riscontri sensibili.

Mi devo fidare di Dio e della sua logica, anche quando non riesco a capirla.

2. "Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!".

Ecco che cosa mi dice Dio e che cosa io devo fare per essere coerente con la mia fede.

Dio Padre si è espresso in modo chiaro sull'identità di Gesù.

È suo Figlio e solo chi lo ascolta, lo segue, lo imita percorre la strada della salvezza.

Attenzione però: Gesù è Figlio di Dio e deve essere ascoltato sia quando lo vediamo trasfigurato, cioè ci da consolazioni spirituali, sia quando è nel dramma della passione, della crocifissione e della morte, realtà che possono suscitare disorientamento anche dentro di noi.

3. "Essi tennero la cosa per sé domandandosi però cosa volesse dire risuscitare dai morti".

La nostra più frequente difficoltà nel cammino spirituale è che non sempre riusciamo a capire e credere alla logica del mistero pasquale: per risorgere e donare salvezza bisogna prima morire.

Dio non ci chiede penitenza, sacrifici, croce, mortificazioni per il gusto di farci soffrire, ma per un necessario percorso di libertà nei confronti di tutto ciò che ci impedisce di vivere in pienezza i valori più grandi ai quali aspiriamo.

Impegno concreto: In questa settimana mi esercito in soste prolungate di preghiera contemplativa ( = che guarda e basta ) su Gesù trasfigurato e su Gesù crocifisso, cercando di sovrapporre dentro di me queste due immagini, interdipendenti tra loro, fino a farle diventare una sola "icona", perché una rimanda all'altra e ne è la spiegazione.

Allora comincerò a capire perché la croce di Cristo è "gloriosa".

S. E. Mons. Severino Poletto con il Papa