Tutto nel Verbo

B281-A2

Gesù, ieri oggi e sempre

A commento del motto giubilare riportiamo questa riflessione, per gentile concessione dell'autore,
tratta da "Il giorno e la Parola " Ed.Elledici.

Giuseppe Pollano

Forse è questa la pagina più ampia e delicata di tutto il vangelo di Gesù. ( Gv 1,1-18 )

Essa, per cominciare, ci rapisce nel « prima », là dove solo l'Eterno vive; e in questa regione ineffabile è desiderosa di presentarci i Protagonisti originari dell'essere.

Poi con due righe d'intensissima rivelazione colloca noi in rapporto a loro e in specie al divino Verbo: « Tutto è stato fatto per mezzo di lui ».

Poi ancora tratteggia le due gigantesche possibilità che ci portiamo nell'anima: essere assunti nella luce vitale del Verbo stesso e diventare i figli di Dio; o resistere alla luce, combatterne l'aurora, serrarci nella nostra finitezza umana.

Infine annuncia con accenti di contenuta gloria che l'eterno s'è immerso nel tempo, e il Verbo ha camminato per le nostre strade, entusiasta del rivelarci il Padre e di trascinare la nostra povera esistenza in compimenti morali d'amore sovrano.

Il prologo di Giovanni dovremmo studiarlo per un anno almeno a scuola.

Dall'affermazione d'un fisico, che " l'universo appartiene all'ordine del pensiero", a quelle d'un mistico, che "il tocco delicato del Verbo penetra sottilmente nella sostanza dell'anima e l'assorbe in delizie", l'intera gamma di ciò che definiamo realtà è chiamata in causa, ognuna secondo il suo modo di essere, e tutte testimoniano di esistere "sorrette dalla potenza della Parola".

Parola che giustifica lo spirito di geometria e quello di vibrazione d'amore, Parola che suscita la curiosità di Einstein e il fervore di Silvano del monte Athos, Parola che provoca la "razionalizzazione della vita" voluta da

Weber e gli abissali avvenimenti interiori dei monaci di Scete.

Tutto risale al Verbo e per il Verbo nel crogiuolo trinitario della Vita; tutto in lui si compone, tutto da lui s'articola, tutto in lui si riassume, e non c'è nulla di ciò che esiste che possa sottrarsi alla sua logica universale.

Noi cristiani siamo chiamati a riconoscere e a contemplare questa logica, che ha voluto venire tra noi per tradursi, e tradurci, in vita.

Il prologo è la nostra vera dimora.

Impariamo lì quanto ci sia preclusa, per insufficienza totale, la finitezza pura e semplice del mondo; impariamo a sconfinare con semplicità mai superficiale da finito a infinito, per ancora discendere da infinito a finito; impariamo che non esiste frontiera insuperabile fra noi e l'Essere, che non regge con le sue ragioni la nostra disperazione, che l'esistenza non è "vicinissima e lontanissima" da lui, ma è piuttosto chiamata a risalire il fiume di se stessa, per arrivare umile là nel punto in cui sgorga "attraverso" il Verbo, e superate in lui quelle cateratte risonanti di dono, sfociare nella gloria di "partecipare alla divina natura".

Forse gli scienziati giungeranno a guardare nel misterioso " bigbang ", con i loro calcoli e i loro strumenti; e quando avranno fatto questo lunghissimo viaggio potranno, se vogliono, scorgere anche non più solo con strumenti e calcoli - una potenza che ride oltre, una logica che chiama ancora.

Certo è che il prologo giovanneo è il "Tractatus" più sublime e sintetico fra tutti quelli che sono stati scritti da mano d'uomo.

Bisogna ascoltarlo, entrarvi, farsene assorbire.

Ecco come ci è offerto un vero viaggio cristiano.

Eterno Verbo, ti adoriamo senza fatica nel tuo eterno e nella tua manifestazione.

Logica suprema del mondo e dell'uomo, vibra in noi e rendici sapienti, nel possesso totale delle realtà che tu doni.

Amen.