La beatitudine dell'afflizione

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Can. Rodolfo Reviglio

É con viva commozione che pubblichiamo il terzo articolo della serie lasciataci dal can. Rodolfo Reviglio sulle "Beatitudini evangeliche", dato che Egli è morto nel frattempo, il 16 febbraio u. sc., e alla Sua memoria riportiamo un altro Suo scritto, uno degli ultimi se non proprio l'ultimo, ispirato dalla meditazione del Crocifisso.

Come abbiamo già avuto modo di constatare, Gesù - nel pronunciare le otto Beatitudini - non ha avuto timore di far consistere le vere beatitudini in quelle situazioni che, a prima vista, fanno soffrire perché si riferiscono a situazioni di dolore e di sconforto.

Proprio in questo consiste la novità del Vangelo, ma non una novità di propaganda, di battuta spiritosa: Gesù vuole aiutarci a penetrare fino in fondo nella vera realtà, nel senso più profondo di quella Verità che illumina tutto il Vangelo e la vita stessa del Signore.

Le Beatitudini non sono slogan di pubblicità o spiritosaggini.

Sono proprio il cuore di quella santità che Gesù è venuto a svelarci; santità che ci manifesta, in ultima analisi, il Volto stesso di Dio, il suo Cuore e il suo messaggio.

Lo scopriamo, questo messaggio verissimo e intramontabile, proprio se cerchiamo, con piena correttezza e oggettività, di entrare nella profonda realtà di quel Regno dei cieli per il quale Dio ha voluto creare il mondo e l'umanità.

Noi siamo abituati a soffrire per motivi a volte stupidi ( ad esempio, la sconfitta della squadra di calcio per cui facciamo il tifo ).

In altri casi soffriamo per motivi anche veri, ma che vediamo con un occhio diverso dall'occhio di Dio.

Certamente una malattia, un incidente, la morte di una persona cara fanno soffrire, e giustamente.

Ma la nostra reazione - così ci insegna Gesù - non deve chiudersi in quel tipo di sofferenza.

Concentriamoci e riflettiamo sulla missione che Gesù ha svolto facendosi uomo come noi.

Perché Gesù ha voluto nascere povero, ha voluto soffrire fino a lasciarsi condannare come un volgare delinquente e a morire crocifisso come un malfattore?

Ecco qui il punto: Gesù, con la sua vita e i suoi insegnamenti, ci ha voluto illuminare sulla vera realtà.

Intanto, ci ha fatto capire che non siamo stati creati per vivere in eterno quaggiù, ma per partecipare alla sua stessa Vita, per tutta l'eternità.

È questo l'obiettivo e il fine della creazione, che dà senso a tutto il resto.

Gesù ci ha insegnato a leggere con sincerità e piena disponibilità nel profondo della realtà dell'uomo e della storia, perché solo così potremo arrivare alla piena felicità e alla vera comunione con Dio.

Entriamo in una serie di riflessioni che ci aiuterà a comprendere e ci darà la volontà e il desiderio di seguire le Beatitudini.

Noi apriamo il giornale e troviamo tante notizie di delitti, di guerre, di imbrogli, di contese …

A volte ci viene la stizza e chiudiamo il giornale con rabbia, dicendo: "Che mondo infame è mai questo, che società sballata!".

In altri casi, quando ci sentiamo ingannati o danneggiati, ce la prendiamo con il prossimo, magari anche con qualche amico, per il torto subito.

Sono reazioni spiegabili, di cui siamo testimoni - e a volte artefici - anche noi.

Ma Gesù ci vuole insegnare un'altra strada; è quella che ha percorso Egli stesso.

Dio si è fatto uomo per venirci a salvare, per attirarci fuori della morsa del peccato, che ci conduce lontano da Lui e da tutto il Bene.

Ma come ci ha salvati Gesù? Senz'altro e con certezza: attraverso un sublime atto di amore, un atto di amore che ha lo scopo di farci entrare nella logica e nello stile di Dio.

Dio è Amore e ci ha creati per fare di noi i suoi figli, quindi partecipi della Sua stessa vita di amore!

E noi sappiamo già, per l'esperienza che abbiamo fatto e stiamo facendo, che è l'amore la vera sorgente del bene, del vero, della gioia, della pace, della felicità.

Ma Gesù è arrivato a questo risultato, attraverso una stupenda e sublime testimonianza di amore: la sua morte in croce, dopo una durissima e tragica passione!

E questa morte, e questa passione sono state il coronamento di una vita dedicata interamente a fare del bene, a sopportare diverse prove di dolore, di umiliazione, di povertà, di sofferenza.

Quindi, Gesù ha cominciato la sua predicazione con le Beatitudini, ma dopo averle già vissute Lui stesso fin dal concepimento e dalla nascita!

Ecco perché ci dice con tanta semplicità ma con tanta verità: "Beati gli afflitti, perché saranno consolati".

Sì, siamo stati creati per la consolazione; ma se non sappiamo accettare afflizioni, umiliazioni, dispiaceri, malattie e sofferenze, non raggiungeremo mai la vera consolazione.

Chi si chiude nella ricerca egoistica del piacere, del benessere materiale - o nella fuga da ogni forma di sofferenza e di dispiacere - crescerà talmente nell'egoismo e non sarà mai capace di godere la gioia purissima che nasce dall'amore e dal dono di sé.

Oggi il mondo va tante volte male proprio perché la stragrande maggioranza della gente cerca solo il benessere, la ricchezza, il piacere, l'auto-affermazione, il dominio sugli altri.

La croce è un elemento indispensabile per arrivare alla gioia: chi non sa soffrire e cerca solo il proprio tornaconto non raggiungerà mai la vera felicità.

Non si tratta di essere masochisti o di volere ad ogni costo caricarsi di croci e sofferenze a ogni pie' sospinto; si tratta di cercare sempre e solo il bene, non solamente nostro ma anche degli altri, perché così, e solo così, vivremo veramente l'amore, la bontà, la comunione fraterna con il prossimo, e creeremo quella stupenda famiglia per raggiungere la quale Dio ci ha creati … e ci ha redenti con Gesù Crocifisso e Risorto!

Introduzione a "L'Adorazione al Crocifisso"

Questo scritto, come abbiamo precisato sopra, è uno degli ultimi, se non proprio l'ultimo, di don Rodolfo, scaturito dalla lettura del testo di una conversazione del dr. Domenico Conti, da Lui riveduto dalla stesura originaria dal magnetofono, e soprattutto meditato.

La tematica che emerge è uno dei temi dominanti della spiritualità di don Rodolfo, cioè l'impostazione cristocentrica della vita, cui va ricondotta la coscienza morale, dato che l'osservanza delle norme e dei precetti va intesa come espressione dell'amore a Gesù: amore che nell'adorazione di Lui crocifisso trova alimento e sostanza.

A commento di questo testo di meditazione - e anche per aiutare la riflessione in modo da approfondirla convenientemente - mi permetto di fare un'osservazione, che ho maturato in questi ultimi tempi esercitando il mio ministero di sacerdote.

Si tratta di questo: ho constatato che per molti credenti la vita cristiana si riduce all'osservanza dei comandamenti e dei precetti, cioè alla vita morale.

Se prendiamo in mano i libretti o i foglietti che aiutano i fedeli a prepararsi alla confessione, ci rendiamo conto che le domande riguardano tutte, o quasi tutte, i doveri da compiere o i peccati da evitare; d'altra parte, noi sacerdoti ci rendiamo conto che tantissimi fedeli si accusano solo di queste cose.

Allora pongo una domanda: e Gesù, che è colui che ci offre il perdono del Padre - colui che è morto in Croce per espiare i nostri peccati e per garantirci il perdono delle nostre colpe, in modo da avviare un nuovo cammino di perfezione e di santità - come lo avviciniamo?

Come ci rivolgiamo a Lui? Con che animo e con quale entusiasmo vogliamo riprendere il nostro cammino seguendolo e amandolo con tutto il cuore?

Queste domande sono molto importanti, perché aprono il nostro spirito ad attuare l'insegnamento di Gesù: « Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli » ( Mt 5,48 ).

Gesù non si è limitato a chiederci di non peccare, ma ha voluto che noi comprendessimo che il progetto del Padre è assai superiore: non si accontenta di vederci senza peccati, ma ci vuole santi.

Ora, questo progetto di Dio noi dobbiamo averlo ben presente; non possiamo accontentarci della mediocrità.

Qui, la riflessione dobbiamo farla tutti: non solo i laici ma anche i religiosi, le religiose, e noi sacerdoti.

Anzi, si tratta di una riflessione che dovrebbe illuminare anche i programmi di parrocchie, diocesi, regioni, nazioni, ed essere tenuta presente nei programmi spirituali e pastorali ( mentre troppe volte i programmi e le iniziative hanno preoccupazioni solo efficientiste e organizzative ).

E così arriviamo al cuore del problema: tutto questo avviene perché teniamo troppo da parte Gesù, i suoi esempi e i suoi insegnamenti ( anche le preghiere e i sacramenti sono troppo spesso ridotti a "devozioni" e a "pratiche di pietà" ).

Per penetrare in profondità nella vita e nello stile di Gesù ( per questo Dio si è fatto uomo: perché vedessimo concretamente come gli esseri umani possono partecipare alla vita divina ), è necessario per ciascuno di noi meditare in profondità e con tanto amore i santi Vangeli, non perdendoci in ricerche bibliche o teologiche, ma cercando il Cuore di Cristo, la sapienza della sua Croce, la realtà del suo amore e della sua misericordia.

Tra gli aspetti della persona e della vita di Gesù, quello della Croce è fondamentale.

Se non fosse morto in Croce, Gesù non sarebbe risorto.

E allora anche noi: accostiamoci con tanto amore a Gesù, alle sue parole, ai suoi esempi, e cerchiamo di scoprire tutti i tesori di amore che vi sono contenuti.

Il mistero della Croce è l'aiuto più valido per entrare in Gesù e nel mistero della sua Croce e della sua gloria!

Can. Rodolfo Reviglio ( 21.9.1926 + 16.2.2008 )

Con la pubblicazione dei due suddetti scritti, tra gli ultimi di don Rodolfo, l'Unione Catechisti intende tributare il suo modesto, ma vivissimo contributo alla memoria di questo insigne sacerdote, della cui amicizia, insegnamento e collaborazione noi Catechisti abbiamo avuto il privilegio di beneficiare in modo particolare.

Invero per le varie mansioni da Lui svolte nella sua densa e articolata missione sacerdotale,1 è stato in stretto contatto con l'Unione per le tematiche della catechesi e della famiglia, intervenendo come relatore e come guida in vari ritiri, esercizi spirituali e riunioni, in un'impostazione cristocentrica, tesa a presentare nella catechesi l'unico Maestro, nella spiritualità familiare il Mistico Sposo.

Invero il suo insegnamento e la sua direzione spirituale sono state sempre contraddistinte dal riferimento all'intimità con Gesù, crocifisso per amore, ed in questo don Rodolfo ha sviluppato e concretato i temi del suo libro "Seminatori d'amore", in cui è illustrato e diffuso il messaggio dell'opera "Amore Infinito" della ven. Madre Luisa Margherita Claret de la Touche, opera che ha sede nell'omonimo monastero di Vische Canavese.2

Negli ultimi tempi la collaborazione con don Rodolfo si è fatta più stretta per la pubblicazione di suoi scritti sul nostro bollettino, di cui i due sopra riportati, dai quali emergono direttamente i temi che abbiamo sottolineato.

Ciò che resta più vivo e luminoso nel mio cuore è l'alto esempio di abbandono alla Provvidenza e di accettazione della malattia negli ultimi mesi della sua vita, sempre disponibile ad operare e a consigliare, anche quando la sua voce era praticamente afona, e ad esprimere i sentimenti della sua stretta conformazione a Cristo, il Crocifisso Risorto.

[ V. M. ]


1 Prete dal 1949, assistente al seminario di Rivoli, viceparroco a San Martino ( Rivoli ) e a San Francesco da Paola in Torino, direttore dell'Ufficio Catechistico diocesano e regionale dal 1961 al 1976, parroco di San Martino a Rivoli dal 1976 al 1979, successivamente Vicario episcopale territoriale per il Distretto Ovest, quindi dal 1992 al 1998 direttore dell'Ufficio per la pastorale della famiglia, e infine canonico del Duomo e penitenziere.

Partecipò ai vari Consigli presbiterali e pastorali della diocesi e fu anche membro del Collegio dei Consultori.

2 Fu proprio a Vische Canadese, dove con la famiglia era sfollato in tempo di guerra, che il giovane Rodolfo sentì la vocazione sacerdotale, a contatto con l'opera dell'Amore Infinito