Attualità degli Istituti secolari

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A 60 anni dalla "Primo feliciter" di Pio XII1

- Leandro Pierbattisti -

Il 12 marzo 1948 Pio XII emanava la lettera "Primo Feliciter", ad un anno dall'istituzione degli Istituti secolari, in cui esprimeva il suo compiacimento per il felice e promettente inizio di queste nuove forme di vita consacrata, e ne illustrava ulteriormente l'essenza e la missione.

Traiamo occasione da un convegno della CIIS2 sull'argomento per riportare alcune delle ricche riflessioni ivi elaborate.

1. La secolarità. Suo carattere profetico

"Ciò che forma il carattere proprio e specifico degli Istituti secolari è la secolarità, in cui risiede tutta la loro ragion d'essere".3

La consacrazione a Dio restando nel mondo è la caratteristica profetica di tali Istituti, per essere sale, luce, lievito evangelico, vivendo e operando tra la gente.

Occorre impregnare l'attuale società dell'amore di Cristo, attraverso la testimonianza del proprio essere.

Invero, prima di parlare di Cristo, occorre mostrarlo facendosi sua trasparenza.

I membri degli Istituti secolari, per rispondere alla loro vocazione, sono chiamati a rinnovare il mondo dall'interno, con un comportamento radicalmente cristiano, umile e gioioso, stabilendo in ogni ambito di vita rapporti di giustizia, di solidarietà, di benevolenza, che dallo Spirito Santo traggono slancio attuativo e forza.

La missione di un consacrato secolare deve estendersi ovunque le circostanze della vita lo portino: uffici, fabbriche, strade, cantieri di lavoro, mercato, ospedali, luoghi di divertimento, per testimoniare Gesù anche solo con la presenza, e di conseguenza difendere gli emarginati, dar voce a chi non ha voce, confortare chi soffre, in definitiva portare l'annuncio evangelico.

Basilare è inoltre la presenza nei campi della cultura, del sindacato, della politica, in genere nelle attività umane.

Si tratta, sotto questo aspetto, di intessere di spiritualità l'esistenza umana, dato che la componente spirituale, essenziale all'uomo, non deve essere repressa dalle suggestioni materiali.

L'impegno secolare porta ad una sintesi tra lo spirito e la materia, nella giusta dimensione propria della natura umana, ad un tempo "creata" e "redenta".

Ed è appunto il mondo il luogo teologico dell'azione di questi consacrati.

2. Sussidi per vivere oggi la missione secolare4

È opportuno enucleare in alcuni punti l'atteggiamento cui attenersi seconde la spiritualità secolare:

a. Obbedienza allo Spirito

È indispensabile che il consacrato si lasci creare e ricreare dallo Spirito per intuire i segni dei tempi, e le attività più idonee a rendere gli uomini capaci di pervenire alla salvezza.

b. Lasciarsi condurre dallo Spirito come si è lasciato condurre Gesù

In tal modo si sarà memoria di Gesù e come Lui si opererà in una reciprocità d'amore, tale da diventare sua trasparenza.

c. Spiritualità "della strada", del quotidiano

Secolarità è lo stare dentro la realtà del mondo: non sarebbe sufficiente un'esistenza a lato del mondo, ma occorre proprio trovarsi dentro il mondo.

In tal modo si potrà infondere la Parola del Vangelo, quasi cullarla, per cosi dire, sempre sotto la guida di Gesù, sotto il suo sguardo, e riguardando a Lui.

La vita del consacrato nel mondo potrà cosi scorrere come davanti al tabernacolo, pensando che Gesù si è fatto carne, vivendo e restando nel mondo.

Ma per gli altri, il secolare apparirà, o dovrebbe apparire, come la carta d'identità di Gesù, sia nel suo essere che nel suo operare, nella consapevolezza, ad esempio, che quanto abbiamo ci è stato affidato, e non appartiene solo a noi, ma anche ai poveri.

d. Appartenenza alla Chiesa

Essa infatti è universale, è il luogo dove si diventa cristiani e abbraccia anche le strade.

Tanto più che la nostra testimonianza, se genuina, potrà essere anche di sussidio alla Chiesa affinché sia sempre fedele alla sua missione con una spiritualità di comunione e di corresponsabilità.

3. Risposta alle esigenze contemporanee

Con efficacia la vita dei membri degli Istituti secolari è stata raffrontata a luoghi di incontro dei fedeli, e precisamente alla cripta, alla navata e alla piazza antistante la chiesa.5

La cripta richiama la consacrazione vissuta nella secolarità, in cui vi è un certo nascondimento perché generalmente il secolare non ha contrassegni esteriori, ma mantiene un rapporto personale con il Signore, in una crescita spirituale tacita, ma non per questo senza opere e frutti.

La navata può significare la specificità e la particolarità propria di ogni Istituto, in ordine all'approccio alla Parola di Dio e alla missione peculiare apostolica, catechistica e caritativa.

La piazza, o il sagrato, richiama l'immersione tra la gente, in cui operare come luce alle menti, come pane per la crescita e la formazione cristiana, come sale per conferire sapore, cioè senso, alla vita.

Occorre prestare la massima attenzione ai segni dei tempi e alle trasformazioni in atto, che vengono ad incidere anche sul modo con cui gli Istituti secolari svolgono la loro missione.6

Ciò comporta di avere il coraggio di imboccare vie nuove ove necessario, per l'esercizio della testimonianza e dell'apostolato.

La secolarità è il luogo ove esercitare la spiritualità propria di questi Istituti, per cui si tratta di vivere un cristianesimo che si rivela per la sua forza intrinseca, interiore, anche se non espresso di primo acchito in forma religiosa.

Si potrebbe dire un cristianesimo da vivere in esilio, ma non per questo scialbo ed edulcorato, praticato a fianco di persone magari diseducate ad un nuovo modo di essere, ad un rinnovato stile di pensiero e di azione.

Ma anche in esilio si può credere e avere fiducia nella vita, in questa vita, perché Gesù vi ha creduto.

In tal modo la secolarità, affidandosi alla grazia, può essere veicolo di grazia.

Proprio per le rilevate caratteristiche degli Istituti secolari, di operare nel mondo, rispondendo alle varie circostanze e vicissitudini dei diversi ambienti in cui si porta un aiuto o un annuncio di speranza, vi sarebbe un'ampia casistica di esperienze e di testimonianze da presentare, tali da rendere quasi palpabile l'azione evangelizzatrice, sovente nascosta, dei loro membri e associati: sono episodi di consacrati che hanno vissuto accanto a chi necessitava di un aiuto materiale o spirituale, condividendo le precarietà di vita, per carenza di affetti, di lavoro, di fede, ma sovente offrendo un approdo alla speranza e alla gioia, in ogni caso facendosi sentire fratelli degli assistiti e degli avvicinati.

Oggi la messe è molta, e occorre immettersi, anzi convertirsi in sfide che diventino un annuncio di fede.

Si, ogni giorno si è interpellati a fare una "annunciazione", per cui non ci si può sottrarre, ma occorre avere e mostrare una vita da "risorti".

Il compito dei consacrati secolari è appunto quelle di accogliere i fratelli imitando Gesù, continuando il cammino da Lui iniziato, che non è ancora terminato.7

In tale tragitto essi si atteggiano come bambini, non solo per trasparenza evangelica, ma perché vi è ancora molto da apprendere, dato che questi Istituti sono nati da poco ( se una congregazione che abbia solo cento anni è ritenuta molto giovane, i sessanta anni della esistenza degli Istituti secolari sarebbero pressoché niente ).

Anche per questo motivo si pone per questi Istituti la necessita di operare nel mondo in rete, per unire le forze in un rapporto di comunione, configurandosi sotto tale aspetto come un'icona della SS. Trinità, ma altresì modellandosi ad essa per fare scaturire una creatività che sintetizzi, come sopra richiamato, secolarità e consacrazione.

E che da ogni membro e associato di questi Istituti possa trasparire Gesù, il buon Pastore che porta al pascolo le pecore per le vie dei mondo, e che dona la vita per esse dall'alto della Croce!

4. Implorazione e sintesi conclusiva

Come sintesi della missione dei membri degli Istituti Secolari e come invocazione allo Spirito Santo perché possano essere perseveranti e corroborati nel loro impegno, torna opportuna la citazione di uno stralcio della " Primo Feliciter, 2".

"Lo Spirito Santo che incessantemente ricrea e rinnova la faccia della terra ognor più desolata e deturpata per tanti e così grandi mali, con grazia speciale ha richiamato a se moltissimi figli e figlie, che di gran cuore benediciamo nel Signore, affinché riuniti e disciplinati negli Istituti Secolari, siano sale, che non viene meno, di questo mondo insulso e tenebroso, a cui non appartengono, ma nel quale devono rimanere per divina disposizione; siano luce che risplende e non si estingue fra le tenebre di questo mondo, siano il poco ma efficace fermento che, operando sempre e dappertutto, mescolato ad ogni classe di cittadini, dalle più umili alle più alte si sforza di raggiungere e di permeare tutti e ciascuno con la parola, con l'esempio e con ogni altro mezzo, fino a che la massa ne sia impregnata in modo che tutta fermenti Cristo".


1 " Primo Féliciter ", lettera apostolica motu proprio, cioè di diretta iniziativa del Papa, emanata un anno dopo la promulgazione della Costituzione Apostolica "Provida Mater Ecclesia" del 2 febbraio 1947, istitutiva degli Istituti Secolari

2 CIIS ( Conferenza Italiana degli Istituti Secolari ), il cui convegno si è svolto a Roma dal 9 all'11 maggio.

Relatori don Erio Castellucci, don Francesco Zenna, Angela Simonetto e quelli citati nelle note successive

3 Cfr. " Primo Féliciter", n. 5

4 Dalle riflessioni di Dora Castagnetto

5 Dalla relazione di un altro conferenziere

6 Da un intervento di Giorgio Mazzola

7 Riflessioni proposte da Suor Enrique