Il Papa ai terremotati dell'Abruzzo

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Il Coraggio della Sofferenza

"Il Signore crocifisso vive, è con noi, non ci dimentica, non vi abbandona".

Le calamità naturali ci interpellano per un'autentica conversione

Le nostre riflessioni sulla sofferenza prendono le mossa questa volta dalla grave sciagura che si è abbattuta sull'Abruzzo la notte del 6 aprile scorso, con la violenta scossa di terremoto che ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle case degli abitanti della zona.

Senza dubbio ogni sofferenza è personale e irripetibile.

Ma quando sono numerosi i colpiti dal dolore come conseguenza della medesima calamità naturale, lo sgomento è più acuto, specie di fronte alla morte e alla sofferenza dei bambini.

E allora più intenso deve porsi il nostro richiamo alla fede, al nostro abbandono in Dio, che è sempre Padre amoroso, per accettare la sua volontà, che è sempre buona e mirata al nostro bene, nella consapevolezza che viviamo tuttora in "una valle di lacrime", come recitiamo ogni giorno nella Salve Regina, ma che tuttavia anche tra le tribolazioni l'amore di Cristo è più forte del dolore e della morte, dato che Lui l'ha vinta con la sua morte.

Ma più che dalle mie parole, il conforto e l'insegnamento salutare viene dalle dichiarazioni del Papa di martedì 28 aprile u.sc., ai rifugiati nella tendopoli di Onna, una delle località più colpite:

Le parole e la preghiera del Papa

« Si potrebbe dire, cari amici, che vi trovate, in un certo modo, nello stato d'animo dei due discepoli di Emmaus, di cui parla l'evangelista Luca.

Dopo l'evento tragico della croce, rientravano a casa delusi e amareggiati, per la "fine" di Gesù.

Sembrava che non ci fosse più speranza, che Dio si fosse nascosto e non fosse più presente nel mondo.

Ma, lungo la strada, egli si accostò e si mise a conversare con loro.

Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualcosa si risvegliò nei loro cuori: le parole di quello "Sconosciuto" riaccesero in loro quell'ardore e quella fiducia che l'esperienza del Calvario aveva spento.

Ecco, cari amici: la mia povera presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso vive, che è con noi, che è realmente risorto e non ci dimentica, non vi abbandona; non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane.

Certo la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all'emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo.

Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano.

Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza.

Attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide.

È proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere: l'amore.

L'amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l'Amore vero è Dio.

Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato.

Vorrei concludere queste mie parole rivolgendo al Signore una particolare preghiera per le vittime del terremoto.

Affidiamo questi nostri cari a Te, Signore, sapendo che ai tuoi fedeli Tu non togli la vita ma la trasformi, e nel momento stesso in cui viene distrutta la dimora di questo nostro esilio su la terra.

Ti preoccupi di prepararne una eterna ed immortale in Paradiso.

Padre Santo, Signore del ciclo e della terra, ascolta il grido di dolore e di speranza, che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto!

È il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra.

Sono stati strappati all'affetto dei loro cari, accoglili tutti nella tua pace.

Signore, che sei il Dio-con-noi, l'Amore capace di donare la vita senza fine.

Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza, perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte; Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno può farci rialzare e indurci a riprendere insieme, tenendoci fiduciosi l'un l'altro per mano, il cammino della vita.

Tè lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Salvatore, in cui rifulge la speranza della beata risurrezione.

Amen!

Preghiamo adesso con la preghiera che il Signore ci ha insegnato: Padre nostro …

La mia preghiera è con voi; siamo insieme e il Signore ci aiuterà.

Grazie per il vostro coraggio, la vostra fede e la vostra speranza. »

Uniamoci al Papa nella preghiera, con particolare riguardo alle vocazioni.

La missione specifica di questo nostro sodalizio spirituale, inteso ad unire le nostre sofferenze a quelle sopportate da Gesù Crocifisso nella sua passione, è implorare dal Signore della messe che invii tanti operai per la mietitura.

Unendoci alle implorazioni del Papa per il conforto di questi nostri fratelli colpiti dalla calamità, supplichiamo Dio perché susciti e faccia perseverare vocazioni sacerdotali, religiose e secolari, tra cui, a Lui piacendo, Catechiste e Catechisti, per l'annuncio permanente del Vangelo, e perché la sincera testimonianza di anime consacrate faciliti la sopportazione delle sofferenze nostre e di tanti fratelli nell'ora della prova.

Terremoto in Abruzzo, aprile 2009