Formulazione e rinnovo dei voti e delle promesse

B308-A4

L'Annunciazione: esemplare della consacrazione a Dio Meditazione del Vicario episcopale Don Paolo Ripa Buschetti di Meana all' Unione Catechisti

Cerimonia dell'emissione dei voti e delle promesse

Secondo la cara e consolidata tradizione del nostro Istituto, l'8 dicembre u. sc. ha avuto luogo nella cappella al terzo piano della sede di c.so B. Brin 26 in Torino, la cerimonia di emissione e di conferma dei voti e delle promesse dei Catechisti, delle Catechiste e degli Aggregati, nel corso della S. Messa officiata da don Paolo Ripa Buschetti di Meana, vicario episcopale per la vita consacrata, e concelebrata da padre Tedros Abraha, francescano, eritreo della diocesi di Asmara, e docente a Roma presso l' Antoniana, ed altri Istituti, venuto a Torino per l'emissione dei voti perpetui da parte della catechista Rut Habtesllasiè.

Prima della Messa vi è stata un'ampia e profonda riflessione di don Paolo, sull'annunciazione a Maria, e ne pubblichiamo la prima parte del testo ( la seconda sul prossimo bollettino ) quale efficace riferimento per significare il senso profondo della consacrazione a Dio, la cui offerta da parte di Maria costituisce il modello e l'esemplare.

Procuriamo di rileggere la nostra vocazione alla vita consacrata alla luce dell'episodio dell'Annunciazione.

Ciò significa non temere di confrontare i nostri atteggiamenti - anche a livello psicologico, dal primo "sì" a Dio, ai tanti "sì" che siamo chiamati a pronunciare ogni giorno della vita - con gli atteggiamenti di Maria.

1. Profondo intendimento del brano evangelico ( Lc 1,26-38 )

La scena dell'annunciazione costituisce un racconto preziosissimo.

Di fronte a cose particolarmente preziose è sempre presente una certo timore di guastarle …

Così è per questo racconto: le parole non lo guasteranno?

Per captare il respiro della scena bisogna trattenere il respiro e assumere un atteggiamento sereno e attento.

William Ramsey, che fu arcivescovo primate anglicano di Canterbury, scrive che il racconto perde il suo fascino se viene letto ad alta voce.

Scrive: "sembra una di quelle narrazioni che perdono il loro incanto quando vengono recitate in pubblico".

Come, al principio del mondo, lo Spirito di Dio aleggiava sull'informe massa cosmica ( Gen 1,2 ), così in questa scena la presenza di Dio palpita, quasi a farci presentire l'imminenza di un evento decisivo per la storia del mondo.

Percorriamo il racconto traendone alcune riflessioni spirituali con l'aiuto di alcuni autori che hanno scrutato con particolare penetrazione gli episodi della vita di Maria: Gerard Huyghe, vescovo di Arras ( Francia ), il card. A. Ballestrero e il p. Ignatio Larranaga.

2. Tempo e luogo. Silenzio e anonimato

"Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine promessa sposa ad un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe".

Sono passati 6 mesi daI concepimento di Giovanni Battista quando Gabriele - forza di Dio - l'angelo degli annunzi ( secondo quanto dice Daniele ), lo stesso che aveva annunciato la nascita di Giovanni, viene inviato da Dio a Maria "in una città della Galilea chiamata Nazareth".

Meglio sarebbe tradurre "villaggio".

Nazareth era un piccolo borgo insignificante nella zona nord della Palestina settentrionale.

Esso non è nominato neppure una volta né nell'Antico Testamento, né nel Talmud, né dallo storico della Palestina, Giuseppe Flavio.

Neppure nelle mappe dei Romani, i quali erano molto precisi nel recensire anche le più piccole località, esiste traccia di Nazareth.

Gli unici scritti che ce ne parlano sono i Vangeli.

L'evangelista Giovanni raccolse - e gli parve interessante trasmetterla! - un'ironia di Natanaele, tipica tra gente di paesi rivali: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?" ( Gv 1,46 ).

Nazareth è silenzio e anonimato di buono.

Ma anche questa ragazza Maria, promessa sposa di Giuseppe, è silenzio e anonimato.

Di Maria non sappiamo quando e dove nacque, come sia vissuta e dove morì.

Un silenzio impressionante avvolge la vita di Maria.

É vero, i primi capitoli di Luca e di Matteo parlano di Lei.

Ma anche in essi Maria appare come un candelabro.

Ciò che importa è la luce: il Bambino!

Con molta probabilità le notizie sull'infanzia di Gesù furono raccolte dalla bocca della Madonna e quindi, in questi due capitoli, chi racconta e parla è proprio Maria.

Ed essa parla di Giuseppe, di Zaccaria, di Simeone, dei pastori e dei Magi; … di se stessa parla appena.

Nel seguito dei Vangeli Maria appare e scompare rapidamente: nel tempio quando smarrisce il figlio ( Lc 2,42-50 ), a Cana ( Gv 2,1-12 ), a Cafarnao ( Mc 3,31-35 ), sul Calvario ( Gv 19,25-28 ), nel cenacolo ( At 1,14 ).

In queste ultime tre occasioni non articola neppure una parola.

Nel resto del Nuovo Testamento soltanto un'allusione indiretta.

Paolo colloca Maria dietro uno strano anonimato: "Dio mandò suo Figlio, nato da donna" ( Gal 4,4 ).

Sarebbe stato sufficiente porre il nome di Maria accanto alla parola donna e … sarebbe stato così bello! Ma no!

Il destino di Maria è di rimanere lì, dietro, nella penombra e nel silenzio.

3. Verginità consacrata a Dio

Anche la verginità è silenzio e solitudine.

Luca scrive: "L'angelo Gabriele fu mandato ad una vergine" e poi: "Il nome della vergine era Maria".

Sappiamo che questo vocabolo sta semplicemente ad indicare una ragazza non sposata e Maria, come ogni brava ragazza non sposata in Israele, viveva di fatto nello stato di verginità, come conferma lei stessa quando dice: "Non conosco uomo".

In Israele, questo era un costume sociale molto forte radicato e rispettato.

Il termine vergine, come è adoperato qui, non dice nulla di un eventuale proposito già fatto da Maria di rimanere vergine.

Probabilmente Maria, come ogni altra ragazza ebrea, era orientata al matrimonio con un atteggiamento del tutto normale.

L'annunciazione segnò una svolta.

Oggi gli studiosi di mariologia sono, in grande maggioranza, dell'idea che Maria avrebbe preso e formulato la decisione di vivere nella verginità solo dopo l'annuncio dell'angelo.

Maria era donna riflessiva che interiorizzava la parola di Dio ( Lc 2,19 ).

Ella dovette rimanere impressionata nel profondo quando si rese conto che Dio, contro l'opinione abituale costantemente presente nella storia d'Israele, stimava la verginità, al punto da associarla al mistero dell'incarnazione.

Alla presenza e alla luce dello Spirito Santo, Maria, commossa e grata per essere stata scelta per la prodigiosa maternità verginale, andò maturando l'idea fino alla decisione piena di fare al Signore l'omaggio della sua perpetua verginità.

E così Maria entrò ancora più profondamente nel mistero di silenzio e solitudine che la verginità comporta.

Infatti a ben guardare, la verginità è una grande forma di povertà, presuppone un vuoto.

Silenzio, solitudine, povertà, verginità, concetti così vicini e parenti tra loro non hanno, in sé, nessun valore: sono vuoti.

Un'unica cosa dà loro contenuto e senso: Dio.

La verginità - senza un Dio vivo e vero - è un assurdo umano.

Se Dio non vive in un cuore consacrato, nessun essere normale in questo mondo ( più che mai poi, oggi, nella nostra società secolarizzata ) può essere vergine o casto, almeno nel senso pieno del termine.

Solo Dio è capace di risvegliare armonie immortali nel cuore solitario e silenzioso di chi è vergine.

Maria è in una profonda solitudine - verginità - ma popolata completamente del suo Signore.

Dio la colma e la calma.

Il Signore abita in lei pienamente.

Dio la riempie.

La figura di Maria, che i Vangeli ci presentano così piena di maturità e di pace, attenta a servire tutti gli altri, è frutto di una verginità vissuta alla perfezione.

Ecco, Essa fu simile ad una di quelle vetrate limpide e trasparenti che si trovano in certi soggiorni delle case in montagna, al mare o in campagna … si è in casa, comodi in poltrona, e si contemplano paesaggi meravigliosi: alberi e uccelli, cime imbiancate, onde che si rincorrono, le stelle durante la notte.

Quale bellezza!

Ma a chi dobbiamo il poterla contemplare? Alla vetrata.

E se, al suo posto, ci fosse un muro?

Quel vetro è l'immagine dell'umiltà: lascia scorgere un panorama magnifico rimanendo in silenzio.

Maria fu così: una donna povera e limpida come un vetro tutto trasparenza, disinteressata e umile, che ci ha reso presente e trasparente il mistero di Dio e della salvezza.

Per sé, scelse il silenzio.

Ebbene, proprio questo vuoto di sé, quest'apertura totale e senza riserve, ha incantato Dio.

Dio trovò in Maria un fascino e una forza di simpatia irresistibili … "Sì!

Questa ragazza mi piace e su di lei posso contare!".

Comprendiamo quanti interrogativi importanti susciti, per ciascuno di noi consacrati a Dio, questa riflessione.

Sul come viviamo la nostra verginità, se siamo un recipiente vuoto o ricolmo: ricolmo di Dio o … di altro?

Sulla nostra umiltà, sul desiderio di comparire, di essere al centro dell'attenzione.

Sul nostro silenzio: da chi e da che cosa è popolato?

Sulla nostra trasparenza: c'è Dio in noi; ma riesce a trasparire?

Lo si può vedere?

In fondo, l'interrogativo decisivo è sullo spazio che faccio a Dio nella mia vita.

4. Rivelazione dell'Angelo

"Entrando da leí … " ( Lc 1,28 ).

Qui bisogna mettersi in atteggiamento di contemplazione, affacciarsi con enorme rispetto sul segreto di Maria.

Come avvenne? Dove? In casa? In campagna? Fu una visione?

L'angelo assunse sembianza umana?

Fu invece una locuzione interiore?

"Entrando" va inteso in senso letterale, spaziale?

Si deve intenderlo in senso più spirituale?

É un segreto di Maria.

Ciò che sappiamo con assoluta certezza è che la vita normale di questa ragazza di villaggio fu interrotta, in modo sorprendente, da una visita del suo Signore.

Ebbene, è accaduto anche a noi.

"Un giorno il Signore è entrato da noi".

Un giorno, durante la fanciullezza o, più probabilmente, durante l'adolescenza o la gioventù, abbiamo percepito con forza la presenza di Dio.

Ci siamo resi conto che Egli era importante nella nostra vita e gli abbiamo fatto, personalmente ( dunque sapendo e volendo ) quello spazio che Egli si era già riservato creandoci e inserendoci in una famiglia cristiana, nella Chiesa.

Bisognerebbe, ogni tanto, fare memoria della nostra chiamata, rivivere i particolari e le emozioni di quel tempo o di quel giorno, anche il turbamento - perché no? - e la gioia.

E questo per ridare tono ad un presente forse alquanto grigio e piatto.

Può essere, invece, che andiamo a mendicare uno spazio di luce e di gioia dalle cose che ci circondano o dalle persone.

Certo, anche in esse possiamo trovare valori, aiuto, consolazione - non siamo forse donati gli uni agli altri perché ci sosteniamo a vicenda nel cammino della vita? - ma guai se dimentichiamo che Ia nostra ragion d'essere finale è solo Lui.

Maria nei lunghi silenzi di Dio nelle prove oscure e dolorose della sua vita, dovette agire così: tornava a quel meraviglioso giorno di luce, ne riviveva l'incanto e ne traeva sempre nuova forza.

5. Ricolma di grazia

"Disse: ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" ( Lc 1,28 ).

L'angelo si rivolge a Maria con un'espressione che, in greco, è un participio passato in forma passiva, che letteralmente si traduce "o ricolma di grazia".

Un autore osserva che, per comprendere bene questa espressione in linguaggio moderno, bisognerebbe renderla così: "sei un incanto", oppure "incantatrice", e cioè piena di un fascino e di una simpatia irresistibili.

Dunque ci troviamo di fronte a una creatura che è stata prediletta da Dio, il quale l'ha fatta così meravigliosa da rimanerne incantato.

Fin dai primi istanti della sua esistenza, Maria incominciò ad essere il "giardino di delizie" coltivato dal Signore con ogni cura.

Per questo le viene attribuita l'espressione sublime: "il Signore è con te", espressione biblica che dice una straordinaria presenza e assistenza da parte di Dio.

E se pensassimo, qualche volta in più, che anche noi, non tanto nel momento in cui siamo stati concepiti ma nel momento in cui siamo stati battezzati, tolto il peccato d'origine e resi veri figli di Dio, siamo divenuti per Lui un "incanto"?

Non è bello, incoraggiante, fonte di forza sempre nuova, percepirsi così, come incanto di Dio, "incantevoli" per Lui?

Ed è talmente grande il dono che ci è stato fatto, che neppure la lunga serie dei nostri peccati personali riescono a cancellare questa fisionomia.

Indubbiamente il peccato la deturpa, specialmente quando diventa una scelta di vita, ma non la cancella mai.

Il dono rimane sempre e grida nel profondo di noi, e chiama alla conversione, alla rinuncia al peccato, a una vita buona e santa che ci faccia divenire sempre più un incanto per Dio.

6. Trascendenza di Dio

"A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse tale saluto" ( Lc 1,29 ).

Maria è turbata e spaventata a motivo dell'apparizione - comunque sia avvenuta – e del messaggio dell'angelo.

Essa, "piena di grazia", sperimenta la vicinanza di Dio come superiorità, che le incute timore e tremore.

Maria ha un senso vivo della grandezza del Dio d'Israele.

Quanto è importante, anche per noi, avere il senso della trascendenza di Dio!

Sì, perché possono esserci, anche all'interno della vita religiosa, dei tipi di persone "tutte testa", i quali ritengono che conoscere Dio sia soprattutto una questione intellettuale.

Dio viene ridotto a puro oggetto di conoscenza e l'uomo a pura razionalità.

Ora, il razionalista non ha il senso della trascendenza e del mistero.

Egli ritiene imperfetto e umiliante avere dei dubbi e non capire.

Perciò ha deciso che per lui tutto è chiaro.

É il tipo che sa tutto su Dio e non conosce problemi di fede.

Non riesce a capire chi ha dubbi e difficoltà.

E dire che dubbi e difficoltà li ebbe - e come! - anche Maria.

Egli non percepisce che la sua vita è nelle mani di Dio e non lascia perciò che sia Lui a gestirla e a condurla dove vuole.

Non si lascia amare da Dio … ne ha paura.

Non ha il senso dell'abbandono.

La sua vita la tiene ben stretta nelle proprie mani e la circonda con un fitto reticolato di sicurezze, controllate direttamente da lui.

Come farà a dire, con Maria: "Avvenga di me secondo la tua parola"?

Continua


Formulazione e rinnovo dei voti e delle promesse nella solennità dell'Immacolata

Don Paolo Ripa di Meana e Padre Tedros Abraha