La bellezza e la tenerezza di Dio rivelate da Gesù Cristo

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La tenerezza di Gesù

« Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire:"Mostraci il Padre?" » ( Gv 14,9 ).

Prestando attenzione ai comportamenti, agli sguardi, ai gesti di Gesù, e scandagliando, per quanto ci è possibile, i suoi sentimenti e i moti del suo cuore, possiamo risalire alla conoscenza di Dio Padre.

Prendiamo lo spunto da un altro passo evangelico: « Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose ».

Riportiamo l'efficace commento alla bella espressione: « Si commosse per loro », dalla lectio divina del 4 febbraio 2012, pubblicata su "Messa Meditazione".1

« Il verbo greco adoperato ( t radotto con "si commosse", n.d.r. ) indica che Gesù provò un fremito di compassione così intenso che anche le sue viscere furono rivoltate per l'emozione, come una mamma in pena per il figlio.

L'uso di questo verbo ritorna in altri episodi del Vangelo, avendo come soggetto sempre Gesù, come, per esempio, quando si commuove per la vedova di Nain e per la vita stroncata di un ragazzo ( Lc 7,13 ).

Ecco come ama Gesù: un amore tenero, materno, che si trasforma in cura sollecita per le nostre pene e le nostre ferite.

Quanti santi della carità lo hanno imitato!

Di fronte ai bisogni del corpo e dello spirito della gente non sono rimasti indifferenti.

Anche loro sono stati toccati ed inteneriti.

Ed hanno agito con la "fantasia della carità" ».

Il pensiero corre alle opere suscitate dai nostri Fondatori, fra Leopoldo e ven. fr. Teodoreto, in particolare alla Casa di Carità Arti e Mestieri e alla Messa del Povero.

La bellezza dello sguardo di Gesù2

Quasi sempre un incontro è accompagnato dall'incrociarsi degli sguardi.

Ci si guarda negli occhi: è un modo molto diretto per prendere i primi contatti con la persona che si ha davanti, per incominciare a conoscerla, per capire chi è e quali sono i sentimenti che abitano nella sua interiorità.

Quante volte due persone hanno iniziato una storia di amicizia o di amore proprio perché uno dei due è stato colpito dallo sguardo dell'altro!

Lo sguardo, gli occhi, comunicano.

Spesso comunicano la bellezza e la sensibilità affettiva di una persona.

La bellezza diventa quel fascio di luce che avvolge l'altro cominciando a tessere la trama di un legame affettivo.

L'esperienza ci dice e ci insegna che, quando il legame affettivo è consolidato dall'amore, questo sentimento traspare spesso attraverso il lampo di uno sguardo, il brillare degli occhi.

Nelle narrazioni evangeliche la vicenda terre terrena di Gesù di Nazaret è caratterizzata da una molteplicità di incontri in cui lo sguardo assume un'importanza rilevante, sotto il profilo rivelativo e salvifico.

Gesù attraversa le strade della Palestina, entra nei villaggi e nelle case muovendosi sempre con un'intenzione ben precisa: quella di attirare a sé le persone, di conquistarle per donare loro la grazia di entrare a far parte del Regno di Dio, la gioia di sperimentare l'amore misericordioso e salvifico del Padre.

Così, nel volto di Gesù venuto a chiamare « i peccatori perché si convertano » ( Lc 5,32 ) si rivela in pienezza, in modo chiaro e luminoso - è la chiarezza della Verità che salva! - il volto autentico del Padre, Signore del cielo e della terra ( Mt 11,25; Lc 10,21 ).

I sentimenti di Gesù sono la rivelazione effettiva ed efficace dei sentimenti del Padre onnipotente e misericordioso, in ragione dell'unione amorosa perfetta che c'è tra di loro, nello Spirito Santo.

Chi incontra Gesù incontra il Padre, chi vede Gesù vede il Padre ( Gv 14,9 ); in Gesù Dio va incontro ad ogni uomo mosso da una compassione infinita, e non smette di cercarlo fino a quando non lo trova: allora fa festa e gioisce grandemente ( Lc 15,1-31 ).

La compassione e gli altri sentimenti manifestati da Gesù svelano una bellezza che, certamente, colpiva e affascinava quanti entravano in contatto con lui.

Quando annunciava la buona notizia del Regno di Dio - « per questo sono stato mandato », dichiara alle folle che erano andate a cercarlo ( Lc 4,42-44 ) –, quando parlava ai peccatori e agli ammalati, quando andava loro incontro o si fermava ad ascoltarne l'invocazione accorata, la supplica straziante, quale luce balenava dal suo sguardo?

Come guardava questi infelici e che cosa vedeva in loro, oltre ed attraverso la loro sofferenza e il loro bisogno di salvezza?

Particolare da "La Trasfigurazione" di Raffaello


1 Febbraio 2012, anno XII, n. 134, Edizioni ART srl Roma

2 Da una riflessione trasmessaci da padre prof. Vincenzo Battaglia, o.f.m., Ordinario facoltà di teologia. Chi desiderasse leggerla per intero, potrà farcene richiesta.