"Il Cuore trafitto del Crocifisso Risorto, sorgente di …"

B340-A2

( riflessioni tratte dal ritiro del 26 giugno u. sc. dell'Unione Catechisti )

Sorgente di amore

Il Cuore di Gesù trafitto dall'amore, nella sofferenza e nell'abbandono, trafittura effettivamente subita con il colpo di lancia – anche se già spirato, la divinità era sempre presente nel Corpo crocifisso – tale Cuore è l'incarnazione e l'effusione della misericordia.

Tale sacro Cuore chiama, interpella ognuno di noi, chiede una risposta di predilezione a ciascuno, e in modo pieno.

Nel brano evangelico della messa odierna ( domenica 13°, Lc 9,51–62 ) leggiamo che Gesù si avvia verso Gerusalemme, ove sarà crocifisso, in modo risoluto e determinato, e non accetta le condizioni che vengono poste da discepoli che vogliono seguirlo, quali seppellire il padre, il congedo dai parenti, il disporre di una pietra su cui poggiare il capo.

La sequela di Lui deve essere integrale e incondizionata, pur a fronte di nobili consuetudini, e ciò perché la sua misericordia verso ognuno di noi è veramente incondizionata.

Sorgente di discernimento.

Coerenza con la nostra consacrazione battesimale

Contempliamo l'immagine di Gesù misericordioso come ispirata da santa suor Giustina: è ridondante di amore e di accoglienza nel suo Cuore, e ci sollecita a un simile atteggiamento verso di Lui, e pertanto verso i nostri fratelli.

Viceversa, se noi restiamo ciechi, muti e indifferenti nei confronti del prossimo, lo siamo anche verso di Lui e verso il Padre, che pure invochiamo "nostro".

Dobbiamo avere coscienza che essere cristiani comporta consacrazione a Gesù.

Infatti il Battesimo che abbiamo ricevuto ci introduce nello stato di Grazia, che ha il suo culmine nell'Eucarestia.

Ciò comporta una trasformazione di tutta la nostra vita, e se questo non avviene, occorre di nuovo registrare, porre in sintonia il nostro cuore con quello sacro di Gesù.

Poniamoci con serietà questa domanda: la nostra esistenza è davvero cambiata con l'accogliere Gesù nell'intimo di noi stessi?

Ci aiuti a rispondere una recente testimonianza realmente avvenuta, anche se per riserbo se ne omette il protagonista.

Un play boy di successo decide di cambiare vita, di farsi monaco ed entra in convento.

Un amico lo va a trovare e gli domanda se rimpianga ciò che ha lasciato.

Al che egli risponde: "Non penso a quanto ho lasciato perché sperimento di continuo l'Amore che ho incontrato".

Teniamo ben presente che Gesù non delude mai chi gli è fedele.

Restiamo delusi se prendiamo con tiepidezza le parole del Signore e il suo amore infuocato.

Riflettiamo con serietà che la validità di questi nostri ritiri e incontri di preghiera e di riflessione viene meno se non tendiamo a sentirci veramente infuocati dall'amore di Gesù, conseguentemente a subito soccorrere il fratello che ha necessità, per portargli un raggio di misericordia, aiutandolo nella sua solitudine, povertà, magari disprezzo, colmo di bisogno.

Gesù il nostro "buon Samaritano"

"Va dove ti porta il povero" dovremmo tenere per massima, parafrasando il titolo del famoso romanzo della Tamaro ( "Va dove ti porta il cuore" ).

E se a tale massima ci ponessimo la domanda: "E a me chi mi ama, chi mi ama tanto da darmi la forza di andare incontro agli altri mettendomi a loro servizio?".

La risposta è Lui, Gesù, l'autentico buon Samaritano, l'autentico mio Prossimo che incontrandomi si sofferma, mi soccorre, mi sana le ferite, mi carica sulle spalle, anzi si fa carico sulle spalle di tutta l'umanità sofferente, ci porta all'albergo, che raffigura la Chiesa di salvezza, paga Lui il prezzo di tale salvezza con la sua morte e risurrezione.

Il celebre dramma teatrale "Processo a Gesù", di Diego Fabbri, ha come conclusione la solenne dichiarazione del giudice Elia: "Lui, Lui solo ( Gesù di Nazareth ) alimenta e sostiene da quel giorno tutte le speranze del mondo!

E io lo proclamo innocente … e martire … e guida …".

Possiamo innestare tali riconoscimenti nella più ampia formulazione contenuta nel Vangelo con riguardo al buon Samaritano: è Lui l'espressione concreta della misericordia che arde nel suo Cuore, e che ci interpella e ci induce, con profondo sentimento di gratitudine, a praticarla verso il prossimo.

È questo il modo affinchè possa risorgere la speranza nella solidarietà, nell'amore universale e nella pace, tanto auspicata, con la misericordia, da Papa Francesco.

Don Gianni Paioletti

( sintesi a cura di Eleonora Augelli )