Il dono dell'intelletto

B342-A2

( Seguito delle meditazioni del ven. fr. Teodoreto sui doni dello Spirito Santo )

Tale è il dono dell'intelletto.

Beati i puri di cuore, dice nostro Signore, perché essi vedranno Dio, in altre parole, felici quelli che Dio ha favorito del dono dell'intelletto.

Egli ha dato al loro cuore, alla loro volontà un gusto divino che loro farà discernere la volontà divina da ogni mescolanza d'errore o di forme sensibili e così procurerà loro la purezza dell'intelligenza.

Felici quelli che godono di questo dono!

Sono irremovibili nella loro fede.

Essi discernono, col cuore, delle ragioni di credere o di non credere là dove gli altri non trovano, con la loro intelligenza, che dei motivi di dubbio.

L'uomo dotto o indotto guidato dal dono dell'intelletto vede le verità della fede così chiare come la luce del giorno; un istinto sicuro, perché viene dall'alto, gliele fa discernere in mezzo alle tenebre che si cerca di radunare intorno alle medesime.

Egli sente la verità divina, la gusta; essa è diventata naturale all'anima sua dopo che ha sperimentato in sé medesimo la presenza della Verità increata, sorgente di ogni verità.

Mediante il dono dell'intelletto egli penetra qualunque oggetto divino o soprannaturale inaccessibile alla ragione anche se illuminata dalla fede, causa i veli che li nascondono alla sua vista.

Questi veli sono gli accidenti che nascondono la sostanza o altri accidenti più nascosti, come nel mistero della presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento e nel mistero dell'Incarnazione.

Le parole, le figure, le similitudini della Sacra Scrittura ne nascondono il senso proprio e letterale.

Le cose sensibili ci nascondono le cose immateriali, gli angeli e Dio.

Le cause nascondono gli effetti, come il segno sensibile del sacramento nasconde la grazia.

Gli effetti nascondono le cause; così gli effetti della predestinazione o della riprovazione ci nascondono l'infinita giustizia di Dio.

Tutti questi veli cadono davanti alla luce penetrante del dono dell'intelletto.

Certo l'anima non ha l'evidenza intrinseca e positiva di questi misteri, ma essa li gusta e questa dolce esperienza le fa discernere facilmente gli errori e i concetti materiali che cercano di mescolarsi con la verità divina.

Così il dono dell'intelletto ci è di grande aiuto per la divina contemplazione perché rende salda la nostra intelligenza e la dispone a camminare non già nelle tenebre, ma nella luce.

Esso aiuta assai il dono della sapienza, il cui carattere è di far contemplare amorevolmente le cose divine mediante l'intima e ineffabile esperienza che abbiamo di Dio e delle sue perfezioni.

Preghiamo il nostro buon Maestro che purifichi sempre più i nostri cuori, perché questa purezza attiri Dio, e che il gusto di Dio ce lo faccia conoscere, poiché questo pure è il senso della beatitudine che corrisponde al dono dell'intelletto: « Beati i puri di cuore perché vedranno Dio ».

Ven. Fr. Teodoreto Estratto da "L'ideale cristiano e religioso", quaderno di formazione dei Catechisti.

Nota.

Quanto intensamente fr. Teodoreto fosse animato dal dono dell'intelletto lo si sperimentava a vista.

A noi studenti del collegio S. Giuseppe di Torino un suo confratello, fr. Giocondino Sirocchi, professore di italiano e di storia dell'arte, ci ripeteva che fr. Teodoreto nell'adorazione del SS. Sacramento si atteggiava, in piena e perfetta umiltà, in una contemplazione come senza veli, proprio in conformità a quanto è sopra descritto nel brano riportato.

Ricordo quanto ci diceva il professore: "Per noi occorrono gli atti di fede e della presenza di Dio, ma per fr. Teodoreto bastava uno sguardo al tabernacolo".

( V.M. )