Catechismo degli Adulti |
I beni di questo mondo possono rendere il cuore insensibile a Dio e al prossimo, ma possono anche diventare strumento di comunione.
L'Antico Testamento riconosce il diritto alla proprietà privata e comanda di non rubare, non desiderare i beni del prossimo ( Es 20,15.17 ) e non spostare i confini in maniera fraudolenta. ( Dt 19,14 )
Nello stesso tempo stabilisce precisi oneri sociali a carico della proprietà: la spigolatura, ( Dt 24,19-22 ) le decime, ( Dt 14,22-29 ) l'anno sabbatico, ( Es 23,10-11; Lv 25,1-7; Dt 15,1-3 ) l'anno giubilare, ( Lv 25,8-17 ) il dovere dell'elemosina. ( Dt 15,7-11 )
I beni che il Creatore ha affidato al genere umano, non possono essere posseduti egoisticamente, ma devono essere condivisi e tornare a vantaggio di tutti.
Gesù urge con forza questa esigenza: "Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma" ( Lc 12,33 ).
Chi si converte, come il pubblicano Zaccheo, dona almeno una parte consistente dei suoi beni. ( Lc 19,1-10 )
L'apostolo Paolo esorta i cristiani a lavorare alacremente, per non essere di peso agli altri ( 1 Ts 4,12 ) e per aiutare "chi si trova in necessità" ( Ef 4,28 ).
Raccomanda di donare liberamente, per convinzione interiore, con generosità e con gioia: "Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà.
Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia" ( 2 Cor 9,6-7 ).
La circolazione dei beni materiali contribuisce all'edificazione della comunità: "È con i nostri patrimoni che diventiamo fratelli".8
Nello stesso tempo la persona si realizza nella sua più intima vocazione e sperimenta che donare è bello; anzi: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!" ( At 20,35 ).
Il magistero recente della Chiesa conferma la legittimità della proprietà privata, considerandola "come un prolungamento della libertà umana",9 indispensabile all'autonomia della persona e della famiglia.
Contemporaneamente ribadisce però l'universale destinazione dei beni.
Ciò significa che la proprietà ha un'intrinseca funzione sociale e deve essere gestita in modo da tornare a vantaggio di tutti.10
Il superfluo economico deve essere messo a disposizione del prossimo, con la donazione o con altro impiego socialmente utile.
Quanto ai beni produttivi, è lecito possederli solo se vengono usati come strumenti a servizio del lavoro.11
1126 Il lavoro stesso, di cui la proprietà è frutto e strumento, non è un fatto individuale isolato, ma sociale, anzi un processo storico comune, del quale tutti siamo eredi e protagonisti.
Basti pensare per quante mani passa un oggetto qualunque, ad esempio un libro, durante il suo processo di formazione, che ingloba vari elementi, come il testo, la carta, la stampa, la distribuzione.
Tutti partecipiamo, con ruoli e funzioni diverse, a un'immensa comunità di lavoro, nella quale si producono e si scambiano beni di ogni genere.
"Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri".12
Ne consegue che ognuno è chiamato a svolgere il suo compito "così da prestare un conveniente servizio alla società",13 al di là della propria famiglia.
Ciò comporta che si agisca con competenza professionale, dedizione personale, premura per umanizzare il luogo di lavoro, impegno per armonizzare gli interessi particolari con quelli generali, iniziativa culturale e politica perché la dignità della persona sia posta al centro del sistema produttivo.
1127 Una spiritualità della vita economica si caratterizza per questi valori: sobrietà, disponibilità a condividere i beni, serietà e competenza nel lavoro, solidarietà sociale, sensibilità politica, attenzione alle esigenze della propria famiglia, redenzione delle situazioni di fallimento o di ingiustizia mediante il significato della croce.
Indice |
8 | Tertulliano, Apologetico, 39, 10 |
9 | Gaudium et Spes 71 |
10 | Gaudium et Spes 69; Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 43 |
11 | Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 14 |
12 | Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 31 |
13 | Gaudium et Spes 34 |