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Fede, scienza, magia ( fuori testo )

CCC nn. 159; 2115-2117 CdA nn. 358; 362


Quando si tocca il tema del rapporto tra scienza e fede non pochi avvertono un profondo disagio: alla precisa competenza culturale e scientifica non sempre corrisponde un bagaglio consistente di conoscenze religiose arricchito da una fede consolidata e matura.

Questo squilibrio porta a tacitare ora le domande dello "scienziato", ora quelle del "credente".

A seconda dei casi viene invocato, per le zone d'ombra dell'esistenza, il "Dio tappabuchi" oppure il "Dio del cuore", rinunciando ad una onesta e responsabile ricerca sulle verità della fede.

Si tratta di soluzioni insoddisfacenti, che non possono eliminare la specifica identità della conoscenza scientifica e di quella dell'adesione di fede.

Il mondo in cui viviamo, rispetto al passato, è radicalmente mutato grazie alla scienza e alle sue applicazioni tecnologiche.

La nostra cultura sembra affascinata dal pensiero scientifico caratterizzato da una particolare evidenza e affidabilità grazie al ricorso ai metodi sperimentali, al fare riferimento a eventi sempre verificabili empiricamente.

In realtà la ricerca scientifica solo apparentemente è neutrale e immune da scopi e presupposti che la orientano e la influenzano.

Chi pensa che la scienza da sola basta a capire l'uomo e il cosmo, cade nello "scientismo": assume una particolare prospettiva di conoscenza della realtà e l'assolutizza.

In effetti l'approccio "scientifico" alla realtà intende descriverla da un'angolatura particolare, solitamente con il linguaggio formale della matematica, formulando teorie e controllandone capacità e precisione con strumenti adeguati.

Ma questo non è l'unico modo di accostare la realtà e talvolta nemmeno il più adeguato.

Ci sono oggetti che sfuggono a questo metodo di indagine.

E proprio le questioni più decisive per la vita dell'uomo non sono affrontabili in questi termini.

La scienza, oggi come ieri, non può dare la risposta ultima sul mistero della vita.

Divinità astrali babilonesi, XII sec. a.C.

Anche la fede cristiana ha un oggetto proprio.

Essa si pone nella prospettiva dell'apertura all'amore incondizionato di Dio, resosi manifesto e disponibile nel suo Figlio Gesù Cristo e comunicato agli uomini di ogni tempo nello Spirito del Signore risorto.

Nella fraternità ecclesiale è testimoniata l'efficacia salvifica della storia di Dio in Gesù, fino al suo compimento definitivo.

La fede cristiana ha pertanto essa pure il suo presupposto: è quell'avvenimento di salvezza che la rende possibile e senza il quale resterebbe semplice e disperata proiezione del desiderio umano.

In corrispondenza ad esso la fede sviluppa i suoi criteri di verità, il più possibile adeguati al suo oggetto, cioè Dio stesso che la suscita.

Amuleto indiano

La fede non può rinunciare a quel libero e amoroso affidamento che è l'unico mezzo per raggiungere il senso dell'esistenza umana e l'identità personale di Dio.

L'amore non è "cieco": rintraccia l'apertura verso l'altro solo se si scoprono i segni rivelatori della sua presenza e se ne verifica la credibilità.

Similmente l'apertura fiduciosa della fede non rinuncia alla necessità di una verifica razionale, anzi la esige.

Questa deve garantirne la plausibilità e l'autenticità, senza però snaturarla.

Ma se la fede ha i suoi segni di credibilità, non può tuttavia ridurre se stessa al livello dei segni e ancor meno delle metodologie scientifiche utilizzate per esaminarli.

Scienza e fede non si escludono a vicenda: essendo mosse da istanze diverse e guardando al proprio oggetto di conoscenza in prospettive differenti, ciascuna sollecita l'altra ad una maggiore trasparenza ed autenticità.

Cannocchiale dell'epoca di Galileo Galilei

All'opposto della fede, la magia persegue una linea deresponsabilizzante.

Con essa la persona, mentre assume un atteggiamento di autoaffermazione e di dominio, affida in realtà la propria libertà al surrogato sostitutivo degli automatismi magici e rassicuranti, delle formule, degli amuleti …

A questo livello è inevitabile la collisione sia con la scienza sia con la fede.

La conoscenza scientifica combatte infatti la credulità, basata su impulsi e bisogni non orientati da convinzioni motivate e sostenibili, contribuendo a smascherare la magia come fonte di raggiro, sfruttamento e sofferenza.

Dal canto suo, la fede presuppone l'apertura dell'uomo alla trascendenza personale e non manipolabile di Dio, radicalmente diversa da un generico potere occulto da accaparrarsi.

La fede non è pertanto assimilabile alla superstizione e si impegna nella lotta serrata contro ogni strumentalizzazione di Dio, dell'uomo e del creato.

A differenza di ogni forma di credulità, la fede cristiana procede con accorta prudenza persino nel discernimento dei fenomeni soprannaturali ( miracoli, rivelazioni … ), nel presupposto che quanto è essenziale alla nostra fede e alla salvezza si è manifestato, una volta per sempre, in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, ma anche che a Dio nulla è impossibile.

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