Redemptionis donum

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IV - Consigli evangelici

Economia della redenzione

9 Mediante la professione si schiude davanti ad ognuno e ognuna di voi la via dei consigli evangelici.

Nel Vangelo ci sono molte raccomandazioni che oltrepassano la misura del comandamento, indicando non solo ciò che è "necessario", ma ciò che è"migliore".

Così, per esempio, l'esortazione a non giudicare, ( Mt 7,1 ) a prestare "senza sperarne nulla", ( Lc 6,35 ) a soddisfare tutte le richieste e i desideri del prossimo, ( Mt 5,40-42 ) a invitare a banchetto i poveri, ( Lc 14,13-14 ) a perdonare sempre, ( Mt 6,14-15 ) e molte altre simili.

Se, seguendo la tradizione, la professione dei consigli evangelici si è concentrata sui tre punti della castità, povertà e obbedienza, tale consuetudine sembra mettere in rilievo in modo sufficientemente chiaro la loro importanza di elementi-chiave e, in un certo senso, "riassuntivi" dell'intera economia della salvezza.

Tutto ciò che nel Vangelo è consiglio entra indirettamente nel programma di quella via, alla quale Cristo chiama, quando dice: "Seguimi".

Ma la castità, la povertà e l'obbedienza danno a questa via una particolare caratteristica cristocentrica e imprimono su di essa uno specifico segno dell'economia della redenzione.

È essenziale per questa "economia" la trasformazione del cosmo intero attraverso il cuore dell'uomo, dal di dentro: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio… e nutre la speranza di essere essa pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" ( Rm 8,19-21 ).

Questa trasformazione va di pari passo con quell'amore, che la chiamata di Cristo infonde nell'interno dell'uomo, con quell'amore che costituisce la sostanza stessa della consacrazione: del votarsi dell'uomo o della donna a Dio nella professione religiosa, sul fondamento della consacrazione sacramentale del battesimo.

Possiamo scoprire le basi dell'economia della redenzione leggendo le parole della prima lettera di san Giovanni: "Non amate né il mondo, né le cose del mondo!

Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.

E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" ( 1 Gv 2,15-17 ).

La professione religiosa pone nel cuore di ognuno e ognuna di voi, cari fratelli e sorelle, l'amore del Padre, quell'amore che è nel cuore di Gesù Cristo, redentore del mondo.

È amore, questo, che abbraccia il mondo e tutto ciò che in esso viene dal Padre e che al tempo stesso tende a sconfiggere nel mondo tutto ciò che "non viene dal Padre".

Esso tende, dunque, a vincere la triplice concupiscenza.

"La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita" sono nascoste nell'interno dell'uomo come eredità del peccato originale, in conseguenza del quale il rapporto col mondo creato da Dio e dato in dominio all'uomo, ( Gen 1,28 ) venne deformato nel cuore umano in diversi modi.

Nell'economia della redenzione i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza costituiscono i mezzi più radicali per trasformare nel cuore dell'uomo tale rapporto con "il mondo": col mondo esterno e col proprio "io", il quale in un certo senso è la parte centrale "del mondo" nel significato biblico, se in esso prende inizio ciò che "non viene dal Padre".

Sullo sfondo delle frasi riportate dalla prima lettera di san Giovanni non è difficile notare la fondamentale importanza dei tre consigli evangelici nell'intera economia della redenzione.

Difatti, la castità evangelica ci aiuta a trasformare nella nostra vita interiore tutto ciò che trova la sua fonte nella concupiscenza della carne; la povertà evangelica ciò che ha la sua fonte nella concupiscenza degli occhi; infine, l'obbedienza evangelica ci permette di trasformare in modo radicale ciò che nel cuore umano scaturisce dalla superbia della vita.

Parliamo qui volutamente del superamento come di una trasformazione, poiché l'intera economia della redenzione si inquadra nella cornice delle parole, rivolte da Cristo nella preghiera sacerdotale al Padre: "Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno" ( Gv 17,15 ).

I consigli evangelici nella loro essenziale finalità servono "al rinnovamento della creazione": "il mondo", grazie ad essi, deve venire sottomesso all'uomo e a lui dato in modo che l'uomo stesso sia perfettamente donato a Dio.

Partecipazione all'annientamento di Cristo

10 La finalità interiore dei consigli evangelici conduce alla scoperta di altri aspetti ancora, che ne mettono in rilievo lo stretto rapporto con l'economia della redenzione.

Si sa che questa trova il suo punto culminante nel mistero pasquale di Gesù Cristo, nel quale vengono uniti l'annientamento mediante la morte e la nascita a una nuova vita mediante la risurrezione.

La pratica dei consigli evangelici contiene in sé un profondo riflesso di questa dualità pasquale:2 l'inevitabile annientamento di ciò che in ognuno di noi è il peccato e il suo retaggio e la possibilità di rinascere ogni giorno a un bene più profondo, nascosto nell'anima umana.

Questo bene si manifesta sotto l'azione della grazia, alla quale la pratica della castità, della povertà e dell'obbedienza rende particolarmente sensibile l'anima dell'uomo.

L'intera economia della redenzione si realizza proprio mediante questa sensibilità alla misteriosa azione dello Spirito Santo che è l'artefice diretto di ogni santità.

Su questa via la professione dei consigli evangelici schiude in ognuno e in ognuna di voi, cari fratelli e sorelle, un ampio spazio alla "creatura nuova", ( 2 Cor 5,17 ) che emerge nel vostro "io" umano proprio dall'economia della redenzione e, attraverso questo "io" umano, anche nelle dimensioni interpersonali e sociali.

Al tempo stesso, pertanto, emerge nell'umanità, quale parte del mondo creato da Dio: di quel mondo, che il Padre amò "di nuovo" nel Figlio eterno, Redentore del mondo.

Di questo Figlio dice san Paolo che "pur essendo di natura divina … spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" ( Fil 2,6-7 ).

La caratteristica dell'annientamento contenuta nella pratica dei consigli evangelici, dunque, è caratteristica completamente cristocentrica.

E perciò anche il Maestro di Nazaret indica esplicitamente la croce come condizione per seguire le sue orme.

Colui che un giorno disse a ognuno e a ognuna di voi "Seguimi", ha detto anche: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" ( = cammini sulle mie orme ). ( Mc 8,34; Mt 16,24 )

E ciò diceva a tutti i suoi ascoltatori, non solo ai discepoli.

La legge della rinuncia appartiene, dunque, all'essenza stessa della vocazione cristiana.

Tuttavia, essa in modo speciale appartiene all'essenza della vocazione legata alla professione dei consigli evangelici.

A coloro che si trovano sulla via di questa vocazione parleranno con un linguaggio comprensibile anche quelle difficili espressioni, che leggiamo nella lettera ai Filippesi: per lui "ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui" ( Fil 3,8-9 ).

Rinuncia, quindi - riflesso del mistero del Calvario -, per "trovarsi" più pienamente in Cristo crocifisso e risorto; rinuncia, per riconoscere in lui fino in fondo il mistero della propria umanità e confermarlo sulla via di quel mirabile processo, del quale lo stesso apostolo scrive in un altro luogo: "Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno" ( 2 Cor 19,11 ).

In questo modo l'economia della redenzione trasferisce la potenza del mistero pasquale sul terreno dell'umanità, docile alla chiamata di Cristo alla vita in castità, in povertà e in obbedienza, ossia alla vita secondo i consigli evangelici.

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2 Perfectae Caritatis 5