La vita religiosa e l'insegnamento della Chiesa

Indice

I. La vita religiosa: una forma particolare di consacrazione a Dio

5. Alla base della vita religiosa c'è la consacrazione.

Insistendo su questo principio, la Chiesa pone l'accento sull'iniziativa di Dio e sul diverso e nuovo rapporto con Lui che la vita religiosa comporta.

La consacrazione è un'azione divina: Dio chiama una persona, la riserva per se affinché si dedichi a lui in modo particolare.

Al tempo stesso egli conferisce la grazia in modo che nella consacrazione la risposta dell'uomo si esprima mediante un profondo e libero abbandono di tutto se stesso.

Il nuovo rapporto che ne deriva è puro dono.

È un'alleanza di mutuo amore e fedeltà, di comunione e missione stabilita per la gloria di Dio, la gioia della persona consacrata e la salvezza del mondo.

6. Gesù è colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo in modo supremo ( cfr. Gv 10,36 ).

In lui si riassumono tutte le consacrazioni dell'antica Legge, nelle quali era prefigurata la sua, e in lui è consacrato il nuovo popolo di Dio, d'ora innanzi misteriosamente unito a lui.

Mediante il battesimo Gesù fa partecipe della sua vita ogni cristiano.

Ognuno è santificato nel Figlio.

Ognuno è chiamato alta santità.

Ognuno è inviato per continuare la missione di Cristo ed è reso capace di crescere nell'amore e nel servizio del Signore.

Questo dono battesimale è la consacrazione cristiana fondamentale in cui affondano le radici di ogni altra consacrazione.

7. Gesù visse la sua consacrazione come Figlio di Dio: dipendente dal Padre, amandolo al di sopra di tutto, nell'oblazione totale alla sua volontà.

Questi aspetti della sua vita di Figlio sono partecipati a tutti i cristiani.

Ad alcuni, tuttavia, per il bene di tutti, Dio dà il dono di una più intima sequela di Cristo nella sua povertà, castità e obbedienza.

Ciò avviene mediante una professione pubblica dei consigli evangelici di cui è mediatrice la Chiesa.

Questa professione, a imitazione di Cristo, riflette una « consacrazione del tutto speciale che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e ne è un'espressione più piena » ( PC 5 ).

Il termine « più piena » richiama l'assunzione della natura umana da parte della persona divina del Verbo e postula una risposta conforme a quella di Gesù: una dedizione di se stesso a Dio secondo un modo che egli solo rende possibile e che testimonia la sua santità e il suo assoluto.

Una tale consacrazione è un dono di Dio: una grazia liberamente elargita.

8. Tale consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici, qualora sia affermata come una risposta definitiva a Dio in un impegno pubblico assunto davanti alla Chiesa, appartiene indiscutibilmente alla vita e alla santità della Chiesa ( cfr. LG 44 ).

È la Chiesa che autentica il dono ed è mediatrice della consacrazione.

Il cristiano, così consacrato, cerca di vivere ora quello che sarà nella vita futura e « manifesta meglio a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo mondo » ( LG 44 ).

In tale maniera i religiosi « testimoniano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini » ( LG 31 ).

9. L'unione con Cristo, mediante la consacrazione vissuta secondo i consigli evangelici, può essere realizzata nel cuore del mondo, tradotta nelle opere del mondo, espressa con i mezzi del mondo.

È questa, la particolare vocazione degli istituti secolari, definiti da Pio XII « consacrati a Dio e agli altri » nel mondo « mediante i mezzi del mondo » ( Primo Feliciter, V e II ).

Di per se i consigli evangelici non separano necessariamente dal mondo.

Di fatto è un dono di Dio alla Chiesa che la consacrazione mediante la professione dei consigli possa essere vissuta anche nella forma di lievito nascosto nella massa.

I cristiani che abbracciano tale consacrazione, continuano l'opera di salvezza comunicando l'amore di Cristo con la loro presenza nel mondo e operando la sua santificazione con il viverci al suo interno.

Il loro stile di vita e di presenza non differisce da quello degli altri cristiani.

La loro testimonianza è data nell'ambiente ordinario di vita.

Questa forma discreta di testimonianza emana dalla natura stessa della loro vocazione e fa parte del modo specifico con cui la loro consacrazione dev'essere vissuta ( cfr. PC 11 ).

10. Non è tuttavia questa la condizione di coloro che sono costituiti religiosi dalla consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici.

La natura stessa della vocazione religiosa comporta una testimonianza pubblica sia a Cristo che alla Chiesa.

La professione religiosa si attua tramite voti che la Chiesa riceve come pubblici.

Una forma stabile di vita comunitaria in un istituto eretto canonicamente dalla competente autorità ecclesiastica manifesta in modo aperto l'alleanza e la comunione che la vita religiosa vuole esprimere.

Un certo distacco dalla famiglia e dalla vita professionale, con l'inizio del noviziato, evidenzia l'assoluto di Dio.

Allo stesso tempo, questo distacco dà vita a un nuovo e più profondo vincolo, in Cristo, con la famiglia che si è lasciata.

Questo vincolo tanto più si rafforza, quanto più il distacco da relazioni occupazioni e diversivi, altrimenti legittimi, continua a riflettere in modo pubblico l'assoluto di Dio per tutta la vita.

Un altro aspetto della natura pubblica della consacrazione lo abbiamo nell'apostolato: in un certo senso esso è sempre comunitario, corporativo.

La presenza dei religiosi, inoltre, è visibile: si manifesta nel loro modo di agire, di vestire e nello stile di vita.

11. La consacrazione religiosa è vissuta in un dato istituto, in conformità alle costituzioni che la Chiesa, con la sua autorità, accetta e approva: in accordo, pertanto, con particolari disposizioni che riflettono e approfondiscono un'identità specifica.

Tale identità emana da quell'azione dello Spirito Santo che costituisce il dono originario dell'istituto: il carisma che determina un particolare tipo di spiritualità, vita, apostolato, tradizione ( cfr. MR 11 ).

Osservando le numerose famiglie religiose, si è colpiti dalla grande varietà di doni originari.

Il Concilio ha posto in rilievo la necessità di incrementare tali carismi originari in quanto doni di Dio alla Chiesa ( cfr. PC 2b ).

Questi doni determinano la natura, lo spirito, la finalità, il carattere proprio di ogni istituto, cioè il suo patrimonio spirituale; costituiscono il fondamento del senso di identità che è un elemento chiave per salvaguardare la fedeltà di ogni religioso ( cfr. ET 51 ).

12. Nel caso di istituti dediti alle opere di apostolato, la consacrazione religiosa ha una ulteriore caratteristica: una partecipazione specifica e concreta alla missione di Cristo.

Perfectae Caritatis ricorda che la loro stessa natura richiede « l'attività apostolica e i servizi di carità » ( PC 8 ).

Per la loro stessa consacrazione, i membri di questi istituti sono dediti a Dio e disponibili alla loro missione.

La loro vocazione comporta la proclamazione attiva del vangelo tramite le « opere di carità affidate all'istituto dalla Chiesa, opere che devono essere esercitate in suo nome » ( PC 8 ).

Per questo motivo, l'attività apostolica di tali istituti non è semplicemente un impegno umano a fare del bene.

Essa costituisce una azione profondamente ecclesiale » ( EN 60 ), radicalmente fondata nel Cristo che fu inviato dal Padre per fare la « sua opera ».

È un'azione, perciò, che esprime una consacrazione da parte di Dio.

Egli manda il religioso a servire Cristo nelle sue membra, in modi concreti ( EN 69 ) e in conformità al dono originario dell'istituto ( cfr. MR 15 ).

« Tutta la vita religiosa dei membri di questi istituti sia compenetrata di spirito apostolico e tutta la loro azione apostolica sia animata da spirito religioso » ( PC 8 ).

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