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Istruzione Pastorale sulle Comunicazioni Sociali
nel 20° Anniversario della Communio et Progressio

Introduzione - Una rivoluzione nella comunicazione

1. All'approssimarsi di una nuova era, la comunicazione conosce una considerevole espansione che influenza profondamente le culture del mondo nel suo insieme.

Le rivoluzioni tecnologiche rappresentano solo un aspetto di questo fenomeno.

Non c'è luogo in cui l'impatto dei media non si faccia sentire sugli atteggiamenti religiosi e morali, sui sistemi politici e sociali, sull'educazione.

Nessuno ignora, per esempio, il ruolo della comunicazione, che le frontiere geografiche e politiche non hanno potuto arrestare, nei capovolgimenti che si sono verificati nel corso degli anni 1989 e 1990, e di cui il Papa ha sottolineato la portata storica.1

"Il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione, che sta unificando l'umanità, rendendola come si suol dire " un villaggio globale ".

I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali.2

Più di un quarto di secolo dopo la promulgazione del Decreto del Concilio Vaticano II sulle comunicazioni sociali, Inter mirifica, e due decenni dopo l'Istruzione pastorale Communio et progressio, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali desidera riflettere sulle conseguenze pastorali di questa nuova situazione.

Lo fa nello spirito della conclusione di Communio et progressio: "Il Popolo di Dio, avanzando nei tempi in cui si svolge la storia umana, … già scorge con immensa fiducia e caldo amore le meraviglie che a piene mani gli promette la già iniziata epoca spaziale della comunicazione sociale ".3

Ritenendo che i principi e le idee di questi documenti conciliari e postconciliari abbiano valore durevole, desideriamo applicarli al contesto attuale.

Non pretendiamo di pronunciare parole definitive su una situazione complessa, in movimento e in continua evoluzione ma soltanto offrire uno strumento di lavoro e degli incoraggiamenti a coloro, uomini e donne, che si trovano di fronte alle conseguenze pastorali di queste nuove realtà.

2. Durante gli anni successivi alla pubblicazione di Inter mirifica e di Communio et progressio, ci si è abituati ad espressioni come "società di informazione", "cultura dei media" e "generazione dei media".

Questo tipo di espressione è da mettere in evidenza: essa sottolinea che ciò che gli uomini e le donne dei nostri tempi sanno e pensano della vita è in parte condizionato dai media; l'esperienza umana in quanto tale è diventata una esperienza mediatica.

Gli ultimi decenni sono stati anche teatro di spettacolari novità nel campo delle tecnologie della comunicazione.

Ciò ha comportato sia una rapida evoluzione delle vecchie tecnologie, sia la comparsa di nuove tecnologie della comunicazione tra le quali figurano i satelliti, la televisione via cavo, le fibre ottiche, le videocassette, i compact disc, la creazione di immagini con il calcolatore ed altre tecnologie digitali ed informatiche.

L'utilizzazione di nuovi media ha dato origine a ciò che si è potuto chiamare "nuovi linguaggi", ed ha suscitato, da un lato, ulteriori possibilità per la missione della Chiesa, e dall'altro, nuovi problemi pastorali.

3. In questo contesto, incoraggiamo i Pastori e il Popolo di Dio ad approfondire il senso di tutto ciò che attiene alla comunicazione ed ai media, ed a tradurlo in progetti concreti e realizzabili.

"I Padri del Concilio, nel guardare al futuro e nel cercare di discernere il contesto nel quale la Chiesa sarebbe stata chiamata a compiere la sua missione, poterono chiaramente vedere che il progresso della tecnologia stava già "trasformando la faccia della terra" arrivando perfino a conquistare lo spazio ( cf Gaudium et spes, n. 5 ).

Essi riconobbero che gli sviluppi nella tecnologia delle comunicazioni, in particolare, erano di proporzioni tali da provocare reazioni a catena con conseguenze inattese".4

"Lungi dal suggerire che la Chiesa debba mantenersi a distanza o cercare di isolarsi dal flusso di questi eventi, i Padri conciliari videro la Chiesa essere nel cuore del progresso umano, partecipe delle esperienze del resto dell'umanità, per cercare di capirle ed interpretarle alla luce della fede.

È proprio dei fedeli del Popolo di Dio il compito di fare uso creativo delle nuove scoperte e tecnologie per il bene dell'umanità e la realizzazione del disegno di Dio per il mondo … perché le potenzialità "dell'era del computer" siano utilizzate al servizio della vocazione umana e trascendente dell'uomo, così da glorificare il Padre dal quale hanno origine tutte le cose buone".5

Teniamo ad esprimere la nostra riconoscenza nei confronti di tutti coloro che hanno permesso la costituzione nella Chiesa di una rete creativa di comunicazione.

A dispetto delle difficoltà dovute alle risorse limitate, agli ostacoli posti talvolta alla Chiesa nel suo accesso ai media, al rimodellamento costante della cultura, dei valori e degli atteggiamenti provocato dalla onnipresenza dei media molto è già stato fatto e continua ad esserlo.

I vescovi, il clero, i religiosi e i laici che si consacrano a questo apostolato fondamentale meritano la gratitudine di tutti.

Occorre anche che esprimiamo la nostra soddisfazione sia per tutti quegli sforzi positivi di collaborazione ecumenica nel campo dei media in cui sono implicati dei cattolici e i loro fratelli e sorelle di altre Chiese e Comunità ecclesiali, sia per la collaborazione interreligiosa con i membri delle altre religioni dell'umanità.

E non solo auspicabile ma necessario "impegnare i cristiani ad unirsi ancor più strettamente nella loro azione di comunicazione e ad accordarsi più direttamente con le altre religioni dell'umanità in vista di una comune presenza nelle comunicazioni".6

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1 Cf Giovanni Paolo II, Centesimus annus, nn. 12-23
2 Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 37
3 Communio et progressio, n. 187
4 Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
5 Ibid
6 Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Criteri di collaborazione ecumenica ed interreligiosa nel campo delle comunicazioni sociali, n. 1